Guardò in alto, con gli occhi persi tra le mille gocce di pioggia che scendevano.
Tic. Tic. Tic.
Le piaceva la pioggia: era fresca, non cambiava mai, cadeva e basta. La pioggia sapeva benissimo qual era la sua destinazione, la pioggia raggiungeva con tranquillità la terra dove rimaneva fino a quando non tornava in cielo per poi ricadere e tornare, ricadere e tornare. Cosa c’era di più bello di sapere già cosa riservava il futuro? Ricadere e tornare, ricadere e tornare. La pioggia conosceva il suo futuro. Lei no.
Tic. Tic. Tic.
L’odore della pioggia le entrò nelle narici ed Annie respirò con tutta la forza che riuscì a recuperare. Era bellissimo, era profondo, era pungente. Fece lavorare anche un altro senso e le orecchie riconobbero uno strano ritmo nella pioggia. Era armonica.
Indubbiamente, la pioggia le piaceva in tutte le forme. Non aveva mai visto dal vivo la neve ma tutte le foto che le avevano mostrato le erano piaciute. E il mare, essendo una fase attraversata dalla pioggia, era perfetto.
Tic. Tic. Tic.
Una goccia le cadde sul naso ma il suo dito non arrivò in tempo per pulirla perché una mano le strinse la spalla.
« Non dovresti stare qui, Annie »
Ecco perché le piaceva la pioggia. Perché lui era lì con lei quando pioveva. Perché si ostinava a dire che la pioggia era fastidiosa. Perché era lì.
« Finnick, è solo pioggia » ribatté, liberandosi della sua presa gentile.
La coprì con una giacca dopo essersela tolta « Ma ti stai bagnando, ti verrà un accidente »
Ancora una volta, si allontanò da lui e sussurrò « Senti? Senti il ritmo? Tic. Tic. Tic. Balliamo con la pioggia, Finnick » Lui la guardò per qualche secondo, posò la giacca per terra e le prese la mano.
« Lo senti il ritmo, Finnick? »
Finnick annuì e iniziò a farla volteggiare mentre la pioggia continuava a bagnarli. Quando furono completamente zuppi, disse « Annie, vogliamo rientrare? »
Lei fece cenno di si con la testa. Non aveva paura di perdere la pioggia. Molto presto, la pioggia sarebbe tornata a bagnarli per farli ballare.
Ricadere e tornare.