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Autore: kymyit    12/07/2012    1 recensioni
Una nota casa discografica americana decide di lanciare una band giapponese visual kei: gli Shunkashuutou.
Una dei dirigenti invita nella sua villa, insieme agli ospiti asiatici, il suo amico d'infanzia italiano Iyv, il ragazzo di lui e la sua sorellina, Hogan ed Helena Russell.
Quando poi Haruka, la cantante, verrà trovata morta spetterà proprio all'italiano e al suo socio rimboccarsi le maniche e venire a capo del complicato mistero.
Perché niente è come viene fatto sembrare.
Se poi ci si mette un medico legale con cui Iyv ha un conto in sospeso, la situazione non è certo delle migliori.
Il resto dei presenti, eccetto Mafuyu, e forse Emily, rimase confuso a quella rivelazione. Persino Iyv restò a bocca aperta, perché aveva certo sospettato una soluzione così romanzesca, ma era troppo… romanzesca, appunto, e l’aveva accantonata nella sua mente per ricercare le prove ed evitare di seguire immediatamente una pista che avrebbe potuto rivelarsi fasulla.
La sua regola principale era: non concentrarti mai su un qualcosa, vaglia le varie ipotesi, prendi tutto per plausibile e solo dopo sfoltisci le idee, quando sarai sicuro che alcune possano essere scartate.
E prove ce n’erano a favore di quella verità, mancava il movente, e temeva di saperlo. Era in casi come quelli che bisognava puntare il fascio di luce teatrale sul colpevole e farsi spiegare, raccontare, ogni cosa.

[Rat: arancio, rosso al terzo capitolo, ma non troppo rosso]
Genere: Sentimentale, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Iyv & Hogan'
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Capitolo 8: Perché ti amo, amore mio.



E all’improvviso tutto si spacca.
Ti guardo e vedo un’altra nei tuoi occhi.
Il mio riflesso è solo un mero spauracchio,
nel tuo cuore son sepolte le mie ossa.

(Addio, amore mio; Shunkashuutou)


La consapevolezza della verità giunse a Shuukako come l’infrangersi inevitabile di un vaso lasciato cadere nel vuoto senza che alcuno si preoccupi di afferrarlo. Semplicemente stava lì, davanti alla porta della stanza del signor Mitsutani, a guardare un assassino di cui conosceva la faccia e la voce, ed eppure non riconosceva. Perché non riusciva a concepire l’immagine dell’uomo che amava sotto la luce del sangue.
-Come hai potuto?- domandò a Natsuya, le lacrime sgorgavano copiose dai suoi occhi -Natsuya!-
-Perché dai per scontato che sia stato io?- domandò lui, senza scomporsi più di tanto. Shuukako sobbalzò, presa in contropiede da quella domanda gelida eppure così dolorosa.
Perché non riusciva a difenderlo?
“E’ perché è così evidente!” le soggiunse in aiuto la propria mente, quella piccola parte di lei ancora razionale “Perché altrimenti sarebbe in questa stanza?”
Mafuyu le posò la mano sulla spalla e strinse calorosamente in una morsa dolce per recarle un minimo di conforto.
-Lui non è Natsuya.- le disse semplicemente, come se ciò potesse rasserenarla. Gli occhi di Shuukako si sbarrarono di fronte alla verità cruda e semplice, perché tutto allora si spiegava, ma il cuore doleva ancora nonostante quel minimo sollievo. E se da un lato si chiarivano molte cose, nuovi interrogativi si aggrovigliavano nella sua mente come serpenti il cui veleno logorava anima e corpo.
Il resto dei presenti, eccetto Mafuyu, e forse Emily, rimase confuso a quella rivelazione. Persino Iyv restò a bocca aperta, perché aveva certo sospettato una soluzione così romanzesca, ma era troppo… romanzesca, appunto, e l’aveva accantonata nella sua mente per ricercare le prove ed evitare di seguire immediatamente una pista che avrebbe potuto rivelarsi fasulla.
La sua regola principale era: non concentrarti mai su un qualcosa, vaglia le varie ipotesi, prendi tutto per plausibile e solo dopo sfoltisci le idee, quando sarai sicuro che alcune possano essere scartate.
E prove ce n’erano a favore di quella verità, mancava il movente, e temeva di saperlo. Era in casi come quelli che bisognava puntare il fascio di luce teatrale sul colpevole e farsi spiegare, raccontare, ogni cosa.
-Tu lo sapevi?- domandò soltanto il falso Natsuya e Mafuyu annuì.
-Non l’ho capito subito, purtroppo. Hai ingannato tutti.- scosse il capo, deluso -Se avessi fatto più attenzione, lei non sarebbe morta.- strinse i pugni fino a sbiancare le nocche.
-Non era tua madre al telefono, vero?- domandò ancora il falso Natsuya e i presenti fissarono attoniti Mafuyu.  Fu il trillo del campanello a rispondere a quella domanda. Un suono acuto e musicale che fece sobbalzare tutti. Il signor Hopkins scoccò un’occhiata ad Emily, poi si precipitò ad aprire. Il falso Natsuya fissò nuovamente Mafuyu, quasi volesse incenerirlo con lo sguardo, ma quello non si lasciò intimidire più di tanto.
Era furente.
Mafuyu non era un tipo molto espressivo, spesso lo si chiamava Principe dei Ghiacci. Avevano composto anche una canzone su questo, quando erano ancora tutti e quattro insieme.
Lui, Shuukako, Haruka e Natsuya.
Il falso rimase sconcertato nel leggere l’odio più puro negli occhi scuri del cantante, mentre Shuukako stringeva le dita sottili intorno ai lembi della manica della camicia.
-Mafuyu… - domandò tentando con scarsi risultati di controllare il tremolio della voce. -Chi era al telefono?-
-Era- iniziò a dire quello, ma una voce tonante alle sue spalle lo interruppe.
-Tsunayoshi!-
Si voltarono tutti quando sentirono lo scalpiccio di scarpe bagnate nelle vicinanze della porta e un coro di sorpresa si levò quando una testa rossa e fradicia fece capolino nella stanza. I presenti guardarono prima il falso, poi quello che pareva il vero Natsuya, con se fosse possibile, ancor più palese confusione nel volto.
Hogan era estremamente sconcertato ed Helena sconvolta: aveva chiacchierato con una ragazza morta e con il suo assassino che si spacciava per qualcuno che gli somigliava incredibilmente e quest’ultimo aveva anche baciato la ragazza dell’altro che era appena arrivato a reclamare la propria identità… cose così accadevano solo nei fumetti o nei libri del mistero, come poteva non restarne devastata? Non era finzione, non era intrigante o affascinante come quando sfogliava le pagine dei suoi manga o dei suoi libri. Era terribile, semplicemente terribile.
Come poteva Iyv sorridere quando svelava la verità dietro alle menzogne più nere?
Blackmoore, con ancora la sigaretta stretta fra le labbra, stava dietro questo nuovo arrivato, quest’apparizione, se così si può dire. Sul suo volto vi era un’espressione infastidita.
-Il medico legale mi ha detto tutto!- sbottò Natsuya stringendo i pugni.
Le tempie fasciate dolevano per tanti motivi, la botta in testa, lo stordimento, il viaggio aereo, ma lui doveva essere lì, in quel momento. Doveva capire perché Tsunayoshi aveva preso il suo posto a quel modo. Voleva solo quello e invece poi aveva incrociato il dottor Blackmoore sotto il portico, intento a fumare. E per sbaglio, perché, anche se era una cosa così semplice e ovvia giudicando obiettivamente, Blackmoore non aveva capito chi fosse e senza garbo gli aveva riferito di Haruka. Natsuya si precipitò verso il ragazzo che fino a pochi giorni prima era suo fratello e l’afferrò per il bavero. Lo scosse con forza e rabbia, strattonandolo come una bambola di pezza.
-Perché l’hai uccisa?!- ruggì tracimante di dolore e rabbia. Le lacrime gli imperlavano gli occhi scuri privi delle lenti a contatto colorate. Tsunayoshi pareva assorto in qualche elucubrazione mentale e fissava Natsuya senza cambiare espressione. Questa sua inespressività urtò i nervi dell’altro al punto che Hugh Hench e il signor Bowen dovettero letteralmente strapparglielo dalle mani.
-Perché l’hai uccisa?!- gridò ancora -Che ti ha fatto di male?!-
Tsunayoshi alzò le spalle e sui suoi occhi comparve l’ombra d’un sentimento. Si raddolcirono e colmarono di dolore, ma fu un attimo, perché poi il falso verde delle lenti inghiottì nuovamente ogni cosa e ciò che gli altri videro fu solo un volto inespressivo, non toccato da quanto accadeva.
-Nulla.- gli rispose.
-Nulla?!- sbottò il ragazzo, strattonando il signor Bowen con forza. -Nulla?! L’hai uccisa… per niente?!- L’ennesimo strattone e per poco il giapponese, nonostante la corporatura minuta non riuscì a sfuggire alla presa dei due uomini. Mafuyu dovette dare loro man forte, ma non certo per il bene dell’intruso omicida, quanto perché voleva sapere. Poi avrebbe persino aiutato Natsuya o forse si sarebbe comportato persino peggio, lasciando cadere la sua maschera fredda per sputare fuori tutto il sentimento di cui era capace. Tutte le emozioni covate in quel breve lasso di tempo, in quei pochi giorni che dovevano essere il preludio, il cancello, ad un’avventura, ad un sogno carico di emozioni da capogiro, si erano trasformate nella bocca vorace di un baratro. E per cosa?
Per nulla?
Tsunayoshi, indifferente, scosse la testa e diede le spalle ai presenti. Si diresse a passo lento verso la finestra e guardò fuori.
-Era un ostacolo.- disse, senza smettere di fissare l’incessante pioggia scrosciare sul giardino della villa.
-Un ostacolo?- ripeté incredulo Natsuya -Haruka, un ostacolo?-
Tsunayoshi tacque qualche secondo, concedendosi di guardare ancora all’esterno prima di rispondere, poi si rivolse al fratello, addolorato. Le sopracciglia corrucciate e le labbra distorte in una smorfia disgustata.
-Per noi!- affermò.
Gli occhi degli astanti, compresi quelli dei due agenti rimasti nascosti nella villa secondo le direttive di Iyv e appena entrati nella stanza, scorrevano confusi dall’uno all’altro dei due fratelli, per non perdersi neppure un istante di quella confessione, neppure un battito di ciglia, un leggero movimento delle labbra.
-Per noi?!- ribatté Natsuya in preda ad una crisi di nervi -Ti stai contraddicendo!-
Tsunayoshi deglutì, il suo sguardo s’incupì -Me l’avevi detto tu.- rispose lamentoso -Sempre insieme, sempre insieme… -
No, Natsuya non poteva davvero capire cosa passasse per la testa di suo fratello, né perché rivangasse una promessa che da bambini si rinnovavano spesso, seduti sul letto, nel parco, dopo essere scappati dai bulletti della scuola oppure dopo qualche saggio musicale. Una promessa che dava loro coraggio di affrontare quel mondo così grande che incuteva tanta paura in due bambini. Una promessa che però alla fine era l’equivalente del “Quando sarò grande ti sposerò!” detto alla mamma, o al papà. Che Tsunayoshi fosse un tipo geloso Natsuya lo sapeva, ma non fino a quel punto, non fino ad uccidere…
-Ma lei ti voleva portare via da me.- continuò, lamentoso -E mi ha dato fastidio che tu m’ignorassi.-
Natsuya non riusciva proprio a capacitarsi di cosa dicesse il fratello. Non riusciva a concepire che una gelosia così prepotente giacesse latente in lui. Non in quel ragazzo che incamerava un successo dietro l’altro e che, nonostante l’età, aveva già un lavoro degno di nota e poteva considerarsi un esempio da seguire per molti. A volte perdeva la calma, ma è normale se un imprevisto ti da la zappa ai piedi. Chi non s’infurierebbe?
-Ma io non t’ignoravo, Tsunayoshi, io- -Tu!- lo interruppe quello avvicinandosi a passo svelto. Hugh Hench e il signor Bowen temettero che Natsuya gli si scagliasse contro e Mafuyu si preparò ad afferrare l’altro gemello per trascinarlo via, ma quello non parve preoccuparsi e gesticolò furiosamente -Tu preferivi passare tutto il tempo con loro e l’hai baciata!-
Shuukako chinò lo sguardo. Già. Natsuya aveva baciato Haruka, una volta… l’aveva odiata a morte per questo, poteva dire di comprendere come si era sentito Tsunayoshi, almeno un poco…
-Hai fatto l’amore con lei, non facevi che parlare di lei e mi ferivi, mi ferivi in continuazione!- Tsunayoshi era agitato oltre il limite in quel momento. Tentava di ostentare una certa calma, un certo controllo di se con gesti plateali, ma non riusciva a dominarsi. Non c’era mai riuscito, in effetti. Per questo sua madre e suo padre l’avevano portato più volte da quel dottore e questo tizio aveva detto loro che aveva un disturbo della personalità e da allora aveva visitato un sacco di ambulatori con un sacco di cretini che credevano di sapere leggere nel suo cervello, ma nessuna delle loro presunte terapie faceva effetto. A volte fingeva, in modo da non doverci più tornare. E funzionava. Mamma e papà erano contenti quando si comportava bene e non dava di matto e poteva giocare con Natusya. Ma poi erano cresciuti e i pomeriggi da trascorrere insieme erano diventati più rari e le visite dai medici sempre più frequenti. Ma Natsuya non sapeva, lui non doveva sapere, altrimenti avrebbe avuto paura.
-E io ero stanco di dividerti con lei, dovevo fare qualcosa, lo capisci?- esclamò con un lungo sospiro guardando prima Shuukako, poi suo fratello. Lei rimase spiazzata.
Natsuya aveva fatto sesso con Haruka?
Si sentì profondamente stupida per aver creduto a tutte le cose dolci che invece le diceva. Natsuya parve crollare di fronte alla realtà dei fatti e scosse il capo. -Come hai potuto pensare che così facendo non ti avrei allontanato, invece?-
A quelle parole Tsunayoshi parve inorridire, quasi sbiancò e la voce uscì dalla sua bocca tremula ed insicura.
-Ma tu hai promesso… -
-Hai ucciso una persona, Tsunayoshi! Come posso perdonarti per questo?-
-L’ho fatto per noi!- sbottò -Se non si fosse messo in mezzo quello là- indicò Iyv - sarebbe andato tutto per il verso giusto!-
-In realtà chiunque sarebbe stato in grado di capire chi c’era dietro all’omicidio.- disse l’italiano attirando l’attenzione di tutti verso di sé, compresa quella di Blackmoore che voleva davvero venire a capo di quella storia assurda, ma più di ogni altra cosa, era curioso di vedere che cosa avrebbe combinato Patrizio Vidali quella volta.
Tsunayoshi strinse i denti.
-Ah, sì?-
L’investigatore annuì -Fin dall’inizio c’era qualcosa che non quadrava.- disse -Perciò ho buttato una piccola esca per sondare le reazioni dei presenti. E, magicamente, abbiamo trovato l’arma nella valigia del signor Mitsutani.- disse -Anche se tutti i sospetti fino a poco prima portavano a Shuukako. A voi questo cosa fa pensare?-
-Che… - fu proprio Shuukako a rispondere, cupa -Che io abbia cercato di sviare i sospetti da me.-
-Esatto.- rispose Iyv -Inoltre, forse è stata solo una mia impressione, ma il Natsuya con cui abbiamo condiviso la serata sembrava l’unico a considerare l’eventualità che Mitsutani potesse essere colpevole mentre Mafuyu l’ha sempre difeso a spada tratta. Inoltre, la chiamata di sua madre mi è parsa molto sospetta. Sei un credibile bugiardo, ma non troppo… -
Mafuyu annuì, stringendosi nelle spalle e Shuukako gli strinse le dita intorno al braccio, per richiamare la sua attenzione. -Perché non ci hai detto nulla?-
Mafuyu gettò un’occhiata verso Tsunayoshi -Non me la sentivo di causarti un altro trauma e poi, quando ho provato a contattare il detective questa notte sono stato quasi scoperto.- tremò al solo pensiero. Se avesse varcato la soglia della stanza, Tsunayoshi sarebbe corso ad ucciderlo.
-Mi dispiace… - disse a denti stretti soffocando un gemito.
Shuukako scosse la testa. Iyv riprese il suo discorso -Ho sempre avuto l’impressione che l’assassino tentasse di sviare i sospetti da se, ma non è stata Shuukako ad uccidere Haruka, perché l’angolazione e la forza impressa all’arma del delitto dimostrano che l’aggressore di Haruka era molto più forte e leggermente più alto di lei. Shuukako è più alta di Tsunayoshi, ma non ha la stessa forza, suppongo. A causa della lama che le ha danneggiato le corde vocali, non ha potuto chiedere aiuto. Ma ha lasciato un messaggio.  Adesso so cosa significa e perché proprio Tsundere invece che Shuukako. Haruka aveva capito.-
Tsunayoshi strinse i pugni.
-Lei aveva capito a cena che non eri Natsuya.-
-Il formaggio!-esclamò Shuukako, colta da ispirazione improvvisa.
-Il dottor Blackmoore ne ha trovato sulla scena del crimine e mi ha domandato se per caso non avessi fatto uno spuntino nella stanza.- a quel punto sorrise appena -Ma non mi permetterei mai di farlo, perciò, poiché ho visto chiaramente che Haruka non ha portato del cibo in camera, quel formaggio lì c’è arrivato in un modo soltanto. Tsunayoshi, tu te ne sei messo nel piatto durante la cena, ma Haruka ti ha avvertito e hai dovuto rinunciarvi, così devi esserti nascosto qualche pezzo per mangiarne di nascosto, questo perché a Natsuya non piace il formaggio, giusto?-
Natsuya annuì.
-Ecco, quelle briciole le hai perse mentre uccidevi Haruka, contaminando così la scena del delitto con prove a tuo sfavore, ma non te ne sei accorto. Il messaggio che Haruka ha lasciato prima di morire doveva essere “Tsunayoshi” ma tu l’hai scoperta e hai tentato di rimediare, non hai scritto Shuukako perché Haruka aveva già iniziato a scrivere Tsunayoshi. Infatti, il “na” era leggermente scarabocchiato perciò fin da subito ho pensato che il messaggio fosse stato ritoccato.-
L’attenzione di tutti era ancora rivolta verso di Iyv che proseguì, le sopracciglia corrugate in una smorfia di concentrazione. -Quello che non capivo era il perché, anche se adesso è tutto chiaro.-
Tsunayoshi sbuffò -Sì, è come ha detto lei.- ammise -Ho aspettato che Mafuyu uscisse a fumare e mi sono chiuso in bagno, così, quando ha salutato quel grassone- indicò Hugh Hench che digrignò i denti per l’offesa gratuita -sono uscito dalla stanza senza farmi vedere. Shuukako aveva il phon acceso, diceva di doversi lavare i capelli e dopo saremmo usciti in giardino a fare una passeggiata da soli.-
Natsuya provò nuovamente l’insano desiderio di spaccare la faccia a suo fratello, ma si trattenne, per stare a sentire tutto il resto. Tutto il triste restante racconto.
Haruka mi ha aperto e io… - alzò le spalle e le mani ruotarono verso il soffitto, sorrise innocentemente -Io sono entrato, ho finto di baciarla, ma lei mi ha respinto, aveva capito che ero io, così ho saltato i preamboli e l’ho uccisa.-
-Ma perché?!- sbottò Tsunayoshi -Perché!? Così! A sangue freddo!-
-Perché volevo che lei sparisse dalla faccia della terra!- esclamò indicando Shuukako che trasalì.
-Io?-
-Si, tu! Tu me l’hai portato via! Se non fossi mai entrata in casa nostra, noi saremmo rimasti sempre insieme! Sempre!- Tsunayoshi si scagliò contro di lei, con il pugno alzato, in quel momento nei suoi occhi vi era solo pura e semplice rabbia, nient’altro che furia cieca. Un forte pugno si abbatté sul suo zigomo fratturandolo e respingendolo a terra. Tsunayoshi ruggì, infastidito da quell’interruzione e si rialzò, pronto a riattaccare. Due paia di braccia lo afferrarono e lo trattennero mentre Natsuya, davanti a Shuukako, si massaggiava la mano arrossata. Pareva invecchiato di anni tanto era affaticato e sofferente nel corpo e nella mente. Shuukako si appiattì contro la parete, ma non emise un solo gemito di terrore, era una ragazza profondamente orgogliosa, si chiuse la bocca con le mani e gridò interiormente per la paura e la disperazione, tentando di conservare le lacrime che tracimavano dagli occhi per dopo. Per quando tutto sarebbe davvero finito.
-Natsuya!- urlò Tsunayoshi, i due poliziotti intervenuti lo tenevano ben stretto. Dovettero buttarlo a terra per ammanettarlo, ma lui neppure li vedeva. Erano ostacoli, solo ostacoli, fissava suo fratello, lo implorava con le sue grida rabbiose e Natsuya non poteva che stare a guardare. -Natsuya!!-
-Hai il diritto di rimanere in silenzio… - disse uno degli agenti.
-Natsuya!-
-… qualunque cosa dirai, sarà usata contro di te in tribunale… -
-Natsuya!- Tsunayoshi si contorse come una serpe sulla porta della stanza, allungando il collo per non perdere di vista suo fratello e quando lo vide stringere fra le braccia Shuukako per consolarla, la disperazione si dipinse sul suo volto. Tutto il suo mondo crollò definitivamente. Balbettò qualcosa e riuscì con un forte strattone a sfuggire ai due agenti di custodia, corse nel corridoio e raggiunse le scale. Lo inseguirono gli agenti, lo seguì Iyv e Hogan gli andò dietro, Natsuya corse anche lui, corse più veloce di tutti, perché… perché era suo fratello, probabilmente nel suo intimo aveva percepito una rottura, eppure non riusciva a capire completamente. Tsunayoshi mise il piede sulla balaustra e saltò.
-No!-
L’urlo di Natsuya riecheggiò per la tromba delle scale, accompagnando la caduta del corpo di Tsunayoshi. Natsuya andò a sbattere contro la ringhiera e rimase sporto a guardare, con gli occhi sbarrati e le mani tese, invano, verso suo fratello. Urlò ancora e Tsunayoshi, per un attimo, parve sorridere. Pianse, l’assassino, ma la sua unica lacrima fu travolta dal sangue che lo schianto fece spruzzare tutt’intorno.
Quando Blackmoore controllò, era morto.




Hogan caricò i bagagli sulla macchina, Helena stava seduta sul sedile davanti, ascoltando la musica col suo lettore mp3. Pioveva a dirotto, come due giorni prima. La villa era avvolta in un manto lugubre e plumbeo, l’acqua ne sciacquava via l’immagine calda e accogliente. Iyv abbracciò calorosamente Emily, strinse la mano al signor Hopkins. -Perché non venite a stare da noi? Abbiamo posto per tutti.- propose.
Emily scosse il capo. -Abbiamo del lavoro da sbrigare, coi ragazzi del gruppo e… e poi… - in quel momento guardò la villa -Devo prendere una decisione.-
Iyv annuì tristemente. Probabilmente quella villa non sarebbe più stata “Villa Bloomfield”. Ma chi l’avrebbe comprata sapendo quanto vi era accaduto?
Emily salutò nuovamente Iyv con un caldo abbraccio fraterno e tornò in casa, dove l’attendevano la signorina Salomè e il signor Bowen. Hugh Hench preparava la cena, mentre gli Shunkashuutou erano tornati in Giappone, in tre. Blackmoore e gli uomini della scientifica avevano preso i corpi di Tsunayoshi e Haruka, anche se non vi era bisogno di ulteriori autopsie. Lasciò la villa senza salutare l’investigatore che tanto odiava col suo solito sarcasmo. Il signor Mitsutani aveva fatto ritorno alla villa e aveva ricevuto le più sentite scuse da parte di Iyv e Hogan per averlo usato come capro espiatorio. L’uomo accordò il proprio perdono, ritenendo necessarie le misure prese dall’investigatore. Quando era tornato, i due corpi erano già stati rimossi e gli fu risparmiata la vista del sangue di Tsunayoshi all’ingresso.
Iyv si mise al volante e agganciò la cintura di sicurezza. Sistemò lo specchietto retrovisore e guardò Helena. Non sorrideva, leggeva senza leggere uno dei suoi fumetti. Hogan fumava e lui non se la sentì di levargli la sigaretta di bocca.
Accese la macchina e parti, le luci dei fari tagliavano la nebbia e accendevano la pioggia, come se il cielo piangesse lacrime di fuoco. L’acqua s’infranse ritmicamente sul parabrezza accompagnando il silenzio con il suo ticchettio monotono. Hogan spense la sigaretta sul portacenere, poi frugò sul cruscotto, trovò subito la sua rivista e lanciò un’occhiata ad Iyv.
-Stavolta ti sei tenuto le manacce in tasca, eh?- lo provocò. Iyv annuì, sorridendo appena. -Patrizio?-
Iyv lo guardò appena, sterzando.
-Va tutto bene?-
-No. Non va mai bene quando muore qualcuno.- disse tristemente. -Non a quel modo. Se non si fosse buttato, probabilmente, si sarebbe ucciso più tardi. Neppure lui ha retto… - la sua mente tornò a quella volta. Scacciò il pensiero -La mente umana è così fragile.-
-Non capisco però… - disse Hogan -Avrebbe dovuto immaginare che suo fratello l’avrebbe odiato per quello che ha fatto, perché è stato così idiota? Avrebbero potuto scoprirlo… - scosse la testa e alzò le mani al soffitto -E’ stato semplicemente stupido ed avventato!-
Iyv tamburellò con le dita sul volante e scosse a sua volta il capo -Credo fosse sociopatico.-
-I sociopatici non dovrebbero essere incapaci di provare sentimenti?-
-Al contrario, sono soggetti a scatti d’ira. Possono essere disonesti e truffare creando altre identità, non possono provare rimorsi però. E non hanno capacità di pianificazione, ecco perché il suo piano era strutturato così male. Poi aggiungici un amore ossessivo nei confronti di suo fratello ed ecco il quadro completo.-
-Povera Haruka… - Helena si era tolta le cuffie e aveva ascoltato buona parte della conversazione -Morire per… per questo… -
-La mente umana è capace di atti così subdoli… -
-E Shuukako e gli altri continueranno a lavorare per l’uscita del disco?- domandò ancora Helena -La loro amica è morta, come possono farlo?-
Iyv sospirò -Forse vogliono onorarla, forse lei avrebbe fatto lo stesso, non possiamo saperlo.- La guardò dallo specchietto  -Per quanto ci si sforzi, non si può mai comprendere fino in fondo ciò che una persona pensa, perché agisce in un certo modo, se si potesse sapere, molte cose non accadrebbero.-
E non si riferiva solo a quanto accaduto in quei giorni, Hogan lo sapeva, Iyv parlava anche per se stesso, per darsi pace, per spiegarsi ancora una volta come stavano le cose.
-Sono preoccupato per Emily.- disse Hogan -Vivere in una villa dove sono stati compiuti due omicidi… -
Iyv trasalì scherzosamente. -Tu ti preoccupi per qualcuno?!- frenò la macchina sollevando tutt’intorno alti schizzi d’acqua, fortunatamente erano ancora su una strada secondaria di campagna.
-Guarda che non sono senza cuore!- sbottò Hogan, poi sfogliò con malagrazia la sua rivista -E, comunque, tu mi hai fatto preoccupare anche troppo. La prossima volta che fai così ti pesto a sangue.-
-Di che state parlando?- domandò Helena.
-Nulla.- tagliò corto il fratello.
-Di cose da uomini.- fece Iyv.
-Da uomini in generale o di cose che non dovrei sapere?-
-Dipende da cosa non dovresti sapere.- sorrise Iyv fissandola dallo specchietto. Helena arricciò il naso e gli fece una smorfia.
-Ho capito, sono i vostri sporchi segreti. Vuol dire che anch’io non vi dirò i miei.-
Hogan chiuse di scatto la rivista. -Quali segreti?- la scrutò a lungo, mentre un terribile sospetto si fece largo nei suoi pensieri -Non sarà per caso che c’è qualche moccioso che ti ronza intorno?!-
-Chissà... - fece lei, nascondendosi dietro il fumetto per sfuggire alla sua occhiata inquisitoria. Hogan diede immediatamente in escandescenze, mentre Iyv si lasciò sfuggire una risatina liberatoria. Certo non avrebbe dimenticato, non avrebbe potuto. E’ tutto più facile se a morire sono i cari altrui, è una cosa spiacevole, ma si va avanti. Haruka però era troppo giovane, come Helena, come Adrienne. Il mondo e gli uomini mietono troppe vittime innocenti, talmente tante che alcune perdono la vita senza che nessuno possa fare nulla per salvarle, come nel caso di Haruka. Helena era riuscito a strapparla via alla leucemia, Adrienne ce l’avrebbe avuta sempre sulla coscienza. Era accaduto, ormai, come aveva detto Hogan, ma ciò non impediva al suo ricordo di tormentarlo. Come per gli amici di Sealand che erano stati sacrificati, così anche la morte di Adrienne nel suo cuore sarebbe stata l’ammonimento, affinché continuasse a lavorare per impedire che altri morissero a causa degli idoli del mondo.
Nascondendosi agli occhi dei più poteva fare molto, sottrarsi alle catene della burocrazia e colpire a fondo, molto più a fondo di chiunque altro. Grazie a ciò Hogan ed Helena erano insieme a lui, prova vivente d’un lavoro ben fatto, uno sprono a proseguire per quella via.
Rise, ringraziando in cuor suo di avere i due fratelli al suo fianco, mentre Hogan continuava la sua ramanzina carica di sana gelosia fraterna nei confronti di Helena. Lei lo istigava maliziosamente.
Piano piano, man mano che s’allontanavano dalla villa, il malumore li lasciò, come un peso tolto gradualmente dal cuore.
Non avrebbero dimenticato, la mente umana conserva ogni cosa, ma tentarono di passare oltre.


Due settimane dopo i medici della famiglia Minami confermarono la tesi di Iyv. Tsunayoshi era sociopatico, ma su richiesta di Natsuya, solo le famiglie coinvolte nel lutto furono a conoscenza di quanto accaduto durante il viaggio in America. Natsuya trascorse diverso tempo ricoverato in ospedale per monitorare il suo stato di salute. Esattamente un anno dopo questa vicenda, uscì il disco dei Shunkashuutou intitolato ANO NATSU NO HI NO REQUIEM. Sulla copertina dell’album vi era la foto più recente di Haruka, scattata appena arrivati a villa Bloomfield. Sul retro, dietro i titoli dei brani, l’ultima foto di Natsuya e Tsunayoshi. Per i fan del gruppo fu un grandioso tributo, per i superstiti fu un doloroso dovere. Metà dei pezzi erano cantati da Haruka e durante i live la sua voce registrata accompagnava Mafuyu. L’altra metà dei brani fu il frutto delle riflessioni e dei tormenti che accompagnarono il gruppo in quel lungo periodo di sofferenza. Al termine del tour, in comune accordo, gli Shunkashuutou cambiarono il loro nome in KEISHOU, perché l’eredità che ricevettero da quella tragedia fu cospicua quanto pesante per i loro cuori.

Emily decise di non vendere la villa di famiglia, ma fece ristrutturare da cima a fondo i locali in cui morirono Haruka e Tsunayoshi. Non servì a molto, ma quella era la sua casa, un caro ricordo dei suoi genitori, non avrebbe potuto mai lasciarla o, peggio, distruggerla. Col passare del tempo riuscì a convivere con l’angosciosa sensazione della morte sotto il suo stesso tetto.


Una volta tornato a casa con Hogan ed Helena, Iyv riportò gli accadimenti sul suo registro, stendendo un approfondito rapporto. Le scartoffie lo aiutavano a restare lucido e freddo, a ritrovare la calma. Dopo aver apposto la firma, infilò il fascicolo in una busta, dopodiché inviò un messaggio a Blackmoore per farsi inviare il rapporto delle autopsie. Stranamente, pensò, quello acconsentì senza creargli problemi, segno che la vicenda aveva toccato anche lui, in qualche modo. Avrebbe inviato il tutto alle autorità giapponesi e locali l’indomani. Spense la lampada, con un sospiro mesto.
“Andare avanti.” Si disse “Ancora una volta.”
Hogan lo aspettava sveglio a letto, leggeva e sembrava rilassato e tranquillo, Iyv sorrise accoccolandosi al suo fianco, quello gli cinse le spalle con il braccio e rimasero così, senza zuffe o ironie, semplicemente vicini. Due uomini nello stesso letto, con un passato torbido e mesto alle spalle ed un futuro ignoto ad attenderli.
In fondo, non decidiamo noi in che corpo nascere. La vita è tutta una questione di fortuna. Iyv, aveva avuto la fortuna di nascere con un cervello capace di vedere il lato leggero delle cose, Hogan era stato sfortunato a crescere con un padre assente, ma era così, inaspettatamente, prepotentemente buono e pronto a sacrificarsi, che era riuscito a sopravvivere ed Helena… lei non sarebbe stata con loro se non avesse avuto la fortuna di avere Hogan a vegliare su di lei. Quel ragazzo, Tsunayoshi, era stato semplicemente sfortunato, perché la sua fortuna era suo fratello e questi aveva capito troppo tardi di contare così tanto.




Perché ti amavo alla follia
E’ forse questo il mio errore? No.
E’ l’oscuro abisso che mi ha inghiottito.
Non vedevo altro che te e son finito per cadere.
Addio.
Ti amo, amore mio.
(Addio, amore mio; Keishou)






Fine


Note: Oddio, è finita!! Cavolo, quasi non ci credevo più. Avrei voluto finirla da un pezzo, ma mi sono sempre mancate le parole. Sapete come funziona, no? A volte è difficile trovare le parole per iniziare, altre volte per finire... in questo caso ci ho messo un pezzo a trovare un modo di concludere. Avevo in mente di far rivivere ad Iyv ciò che gli era accaduto con Adrienne, ma Tsunayoshi non aveva interesse di prendere in ostaggio Helena. Era come un mulo col paraocchi. Mentre la sua fine l'avevo concepita dall'inizio. Forse vi sembrerà romanzata questa storia, lo so, è la mia prima, perciò, sinceramente e senza essere cattivi (che sono carogna, ma sensibile) ditemi che ne pensate e cosa secondo voi avrei dovuto cambiare.
E non dite i boxer a pallini di Hogan, perché quelli restano.
Scherzo non ha i boxer a pallini.
Vi lascio con la speranza di potervi presto proporre altro su questi due, perché certo non mi tengo uno come Blackmoore così solo per rompere, arriverà la resa dei conti, prima o poi... ma ora stappiamo lo champagne e festeggiamo!
Hogan: E la mia settimana?
...
Alla prossima!
   
 
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