Birth.
Il vento soffiava con
forza attorno all’ imponente Olimpo, al di sopra di scarpate
impervie e immerso
nelle nubi colorate dal sole, oltre tutto poteva sembrare un’
illusione, quel
posto il cui nome era associato a termini quali la distruzione era il
loro
simbolo di pace, ma non solo di pace tra popoli e persone, in quel
posto era la
pace interiore a governare gli animi, il luogo in cui le esistenze
degli dei
erano iniziate.
Una figura slanciata e
pallida sospirò, assaporando con piacere la sensazione del
vento sulla pelle, i
capelli scuri le solleticavano la schiena liscia e la lunga veste scura
le
avvolse le gambe, per poi liberarle ancora.
Il suo sguardo si perdeva
nell’ immensità del cielo alle prime ore
dell’ alba e le sue labbra si
stiravano in un sorriso inconscio. Sembrava che la vita sull’
Olimpo le
piacesse, soprattutto quando la luce dell’ alba colorava
l’ aria e nasceva un
giorno nuovo.
Un’ altra figura, una
donna dai capelli ricci e castani
dai
lineamenti rigidi, avvolta da abiti del colore del cielo limpido stava
poco
distante da lei ad osservarla con lo stesso sguardo che la figlia
riservava
solo al cielo, si chiedeva spesso a cosa pensasse, fin da quando era
nata aveva
pensato che sarebbe stato facile capire i pensieri della figlia, e
anche se
ogni volta che guardava il suo volto rivedeva il proprio da giovane, la
sua
mente sembrava inaccessibile, sembrava. Percepiva
in lei qualcosa, che sembrava farla sentire costantemente a disagio.
“Sei un libro aperto.”
Disse con un tono dolce e un po’ malinconico Demetra.
La giovane fanciulla
sobbalzò lievemente, voltandosi verso la madre che fino a
quel momento non
aveva visto tali erano le sue attenzioni rivolte al cielo che
lentamente cambiava,
quando Emera prendeva il posto di Ecate.
“Madre.” La salutò con un
lieve sorriso e piegando appena di lato la testa, tornò poi
a guardare il cielo
“Qualcosa ti turba? Solitamente non vieni qui
fuori.” Quella era una delle cose
per cui le piaceva, c’ erano volte in cui aveva bisogno di
restare sola o
semplicemente desiderava rilassarsi un po’ all’
aria aperta e quasi mai
qualcuno andava a disturbarla, non che la presenza di sua madre la
urtasse.
“Non ti sei stufata di
stare qui, senza uscire davvero?” Le disse la madre. La
figlia la guardò con
uno sguardo interrogativo. “Perché non ti fai un
giro? Magari con Menta, ah e
già che ci sei non è che potresti prendermi delle
erbe?” Chiese scherzosamente
Demetra, mentre le sopracciglia di Persefone si sollevavano in
un’ espressione
divertita, era tentata davvero di uscire e sentire ll’ erba
sotto i piedi,
respirare il profumo dei fiori e tutte quelle cose che fanno le persone
felici.
“Ovviamente puoi andare
quando vuoi, mica subito.” Aggiunse frettolosamente la madre
avvicinandosi alla
figlia e sussurrandole all’ orecchio le erbe che avrebbe
voluto che lei
raccogliesse, la figlia non si curò di trattenere una risata.
E quando se ne andarono la
figlia lanciò un ultimo sguardo al cielo intorno
all’ Olimpo, non potendo
immaginare che sarebbe potuto essere l’ ultimo. Per molto
tempo.
Dopo aver litigato con
l' HTML finalmente sono riuscita a inserire il banner (uno dei pochi
decenti mai fatti dalla sottoscritta).
Quindi, che dire su questa cosa? Solo che non dovete spaventarvi, in
tutto è composta da tre capitoli, più o meno
della stessa lunghezza e che ne pubblicherò uno al giorno
(che altrimenti va a finire che ammazzo Nvu). Tutto qui, spero solo di
essere riuscita a farvi conoscere in modo piacevole la storia di
Persefone.
La cosa più difficile è stata scegliere il genere
._. e probabilmente ho anche sbagliato...
Grazie per aver letto! :D A domani!