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Autore: Artemis Black    14/07/2012    4 recensioni
[Andrew Garfield]
"Non avrei mai immaginato che le nostre vite, fino ad allora così intrecciate, potessero distanziarsi tanto rapidamente. Se l'avessi saputo prima, le avrei tenute più strette, senza permettere a forze invisibili di separarci..." Non lasciarmi, Kazuo Ishiguro. La storia parla di come dal nulla possa comparire la tua ragione di vita, quella che ti salva appena in tempo prima di cadere totalmente nelle tenebre. Così un giorno, Kimberly Rae detta Kim, incontra Andrew Garfield. Forse era destino, forse no… ma i due faticheranno a dirsi addio, per poi… [momentaneamente sospesa]
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Atto primo.

La sveglia suona come sempre alle 7.30 precise, svegliandomi con la canzone dei Coldplay intitolata Lost! che era appena passate in radio.
Mi alzo e vado a farmi una doccia gelida per svegliarmi. Dopo essermi lavata, impiego la solita mezz'ora a scegliere che mettere: jeans, maglia dei Rolling Stones un pò sgualcita e le mie adorate converse verdi consumate.
Scendo le scale e mi catapulto in cucina. Il disordine regna in questa stanza!
Ci sono ancora i piatti della cena della sera precedente, li metto tutti nella lavastoviglia e lasci che li lavi al posto mio. L'invenzione perfetta per quella pigra di mia madre!
Prendo del latte e i cereali per fare colazione, o meglio, non avendo una tazza dove mettere i cereali, ne metto una manciata in bocca e poi bevo il latte. Aaaah che ingegno!
Tutto grazie a quella sfaticata di mia madre.
La vado a chiamare in camera sua e la sveglio dicendole che devo andare a scuola.
"Tesoro, stasera lavoro fino a tardi. Per mezzanotte cerco di stare a casa." disse mezza assonnata.
Risalii in camera e presi lo zaino con l'iPod e andai a scuola.
Siccome ero in anticipo, decisi di andare a piedi anziche prendere la metro e l'autobus.
Una bella camminata non mi avrebbe fatto male, sopratutto dopo essermi mangiata una scatola di biscotti il giorno precedente, Quindi c'era anche un pizzico di senso di colpa che mi spingeva a camminare.
Dopo tre quarti d'ora arriva nella tanto temuta struttura, che ogni ragazzo/a che si rispetti, odia con tutto il cuore. Tranne me. Mi piace studiare, imparare, scoprire cose nuove e sopratutto comprenderle.
Ma anche io, ahime, odiavo alcuni professori.
Quello di chimica... che inoltre odiava me perchè avevo i capelli rossicci.
Prendevo B a tutti i suoi compiti anche se meritavo una A. Pazienza!
Andavo bene in tutte le altre materie anche se non ero un super genio e non aspiravo a grandi borse di studio. Ero al penultimo anno e quindi dovevo cominciare a prendere in considerazione che fare della mia vita dopo il liceo. College? Andare a lavoro? Viaggiare? Fare la mammona a vita?
Ero indecisa.
Ma pensiamo giorno per giorno... già è difficile passare per i corridoi pieni di ragazze all'ultima moda con trucco e parrucco sempre impeccabile e ragazzi pompati e super-stronzi che giocano nella squadra di football e credono di essere le celebrità della scuola perciò possono permettersi tutto.
Un esempio? L'anno scorso ero andata ad una festa con una compagna di classe di spagnolo e che poi non vidi per il resto del party. Si trasformò in un orgia collettiva e bisognava stare attententi ad aprire qualsiasi porta di ogni stanza, potevi trovarci cheerleader con giocatori intenti a provare ogni posizione del kamasutra oppure gente sbronza che neanche si conosceva e si accompiavano felicemente in bagno.
Me ne andai prima della mezzanotte e passeggiai per le strade di New York. Entrai in una biblioteca e comprai dei libri (tanto per cambiare) e tornai a casa felice di aver trovato una vecchia rilegatura di alcuni libri di Shakespeare e Dickinson.
Spagnolo, francese, matematica e finalmente la campanella dell'intervallo suonò.
Fiumi di gente si riversò nei corridoi per poi scomparire nel campo da football o nella mensa. Con tranquillità presi le mie cose e mi diressi al mio armadietto. I corridoi erano vuoti e una pace perfetta aleggiava nella scuola.
Stavo mettendo a posto dei libri e prenderni altri quando uno scellerato con lo skate mi venne addosso.
"Idiota!" urlai massagiondomi il polso destro.
"Oddio scusami! Stavo guardando il cellulare e poi... solitamente non c'è nessuno nei corridoi adesso..." disse aiutandomi a rialzarmi.
"Beh c'ero io caro, e non sono certo una ragazza tanto piccola da non essere notata!" dissi un pò acida.
"Scusami, hai ragione." disse lui raccogliendo lo skate.
"No... scusami, sono stata troppo acida." dissi e presi i libri da per terra.
Lui mi aiutò a raccoglierli e si presentò.
"Comunque io sono Andrew, Andrew Garfield." disse sorridente.
Niente male come ragazzo, ma mi aveva quasi ucciso, quindi era nel mio diario nero.
"Oh, quello che gioca nella squadra di basket! Non dovresti essere un pò più alto?" gli dissi.
"Si in effetti rispetto agli altri sono bassino ma me la cavo abbastanza bene a giocare. Come sai il mio nome? Non sono certo il capitano!" disse lui.
"Sai com'è, le voci di corridoio ti attribuiscono vari flirt con l'ex fidanzata del quarterback e decine di relazioni clandestine con varie cheerleader... sai così dicono." dissi sarcastica.
"Davvero?!" disse e si mise a ridere a voce alta.
Che... bella risata.
"La gente non sa che inventarsi!" disse lui piegandosi in due dalle risate.
"Già, devi sapere che io ho avuto una relazione con il bidello dell'anno scorso e inoltre mi piace mangiare le lumache! Incredibile quanta fantasia aleggia in questo istituto!" dissi.
"Ahahahahaha... comunque non mi hai detto il tuo nome." disse lui e smise di ridere.
"Ma tu chi sei che avanzando nel buio della notte inciampi nei miei più segreti pensieri?" dissi seria.
"Perchè citi Shakespeare?" mi rispose.
Conosceva la frase... o mio dio.
"Ehm, ecco io..." incespicai nelle mie stesse parole.
Ero rimasta spiazzata!
"Le cortesie più piccole piantano sorrisi come semi che germogliano nel buio." disse lui con un sorriso.
"Dickinson..." dissi a bassa voce.
"L’individuo equilibrato è un pazzo." disse lui continuando.
"Và avanti..." sussurrai
“Da un certo punto in avanti non c’è più modo di tornare indietro. E’ quello il punto al quale si deve arrivare…” disse chiudendo gli occhi e gesticolando.
"La vita è fatta di piccole felicità insignificanti, simili a minuscoli fiori. Non è fatta solo di grandi cose, come lo studio, l’amore, i matrimoni, i funerali. Ogni giorno succedono piccole cose, tante da non riuscire a tenerle a mente né a contarle, e tra di esse si nascondono granelli di una felicità appena percepibile, che l’anima respira e grazie alla quale vive." concluse sorridendomi.
Aveva citato Bukowski, Kafka e infine Banana Yoshimoto.
Lasciò il suo skate per terra e comincio a spingerlo verso la fine del corridoio. Stava andando via.
"Sono Kimberly! Kimberly Rae! Ma puoi chiamarmi Kim!" dissi a urlando.
Lui si girò e mi sorrise. Un sorriso sincero e bellissimo.
Il mio cuore batteva, batteva più forte del solito.
Poteva essere l'inizo di qualcosa?
 
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Salve a tutti!
Eccomi qui con una nuova storia! stavolta la protagonista, Kim, sarà affiancata da Andrew Garfield (si quello che ha fatto The Amazing Spiderman).
Quando mi sono accorta che nessuno aveva mai scritto su di lui, mi sono sentita quasi in dovere di scriverci una FF. Non so se avete visto il film Non lasciarmi, o The Social Network o Leoni per Agnelli (oltre al film su Spiderman), beh sono semplicemente fantastici.
Lui è un attore bravissimo che merita tanto, e io lo adoro!
Perciò se anche a voi piace o no, vi invito a seguirela storia e di vedere tutti i film in cui ha recitato!
Spero vi piaccia :D
See you soon,
Artemis Black 
  
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