Death.
Freddo,
sotto e dentro di lei. Una sensazione spiacevole. Dove si trovava?
Il
buio la circondava, le
sembrava di non esistere più, tutto intorno a lei era
sfocato, il buio opprimente.
Un
odore acre la ridestò
lievemente, spingendola ad alzare la palpebre che sembravano pesare
come
macigni, un soffitto alto di pietra grigia attraversato da rami di
scuri
rampicanti, che potevano benissimo sembrare tante mani dalle dita
scheletriche
intrecciate.
Rabbrividendo
si mise a
sedere, i palmi delle mani a contatto con il freddo della pietra, si
trovava in
un ampio spazio rettangolare, sola. Alzandosi barcollante e insicura si
guardò
intorno, notando alte colonne abbracciate da rovi e da fiori
ghiacciati, c’ era
tanto freddo che il suo fiato si trasformava in piccole nuvolette di
condensa.
Si
avvicinò titubante al
bordo più vicino, si aspettava di vedere fiamme profonde e
scure, anime che
urlavano e pregavano disperatamente di essere liberate,
perché lo aveva capito,
quella non era la terra, e di certo non poteva neanche essere
l’ Olimpo. Ma lei
non era morta, non poteva morire, ma non riusciva a spiegarsi il
perché si
trovasse negli Inferi.
Inaspettatamente
oltre la
pietra grigia vide ghiaccio, scuro, e sembrava che fosse vivo, sembrava
fissarla e volerla intrappolare delle sue spire di vapore ghiacciato.
Non aveva
mai immaginato che il mondo degli Inferi potesse essere un posto
così freddo e
desolato, si era aspettata di essere circondata da fiamme e anime
dannate,
quando l ‘unica cosa che sentiva erano i brividi che le
correvano sulla pelle.
Da
quella distesa
agghiacciante emerse una figura, inizialmente dello stesso colore del
ghiaccio,
camminava verso di lei, lentamente e senza distogliere lo sguardo dal
suo
volto. E lei rimase intrappolata in quegli occhi accesi come braci
ardenti, che
contrastavano splendidamente con il pallore del viso, si
sentì avvolgere da una
stretta forte e fredda, le sue braccia l’ avvolgevano e le
loro labbra si
toccavano, dentro di lei sentì il fuoco impadronirsi di lei,
quel fuoco che si
era aspettata di vedere lì intorno la bruciava ora
dall’ interno. E si sentì
bene, tutte le ombre presenti nel suo spirito, quelle che la facevano
sempre
sentire a disagio e fuoriposto, con quel contatto sentì solo
il benessere.
Fulmini
si abbatterono
intorno a loro, colpirono le colonne avvolte da rovi intirizziti.
Istintivamente
la fanciulla si strinse al Dio che l’ aveva rapita,
spaventata da ciò che stava
accadendo intorno a loro.
“Diventerai
la regina
degli Inferi” Le sussurrò lui all’
orecchio e prima che Persefone potesse
replicare Ade premette contro le sue labbra un melograno, facendole
inghiottire
a forza qualche seme.
“Ade!”
Una foce forte e
tonante, come la più grande delle tempeste
rimbombò intorno a loro, poco prima
che una figura alta e possente, dalla lunga barba castana e occhi color
del
grano si presentò davanti a loro.
“Demetra
rivuole sua
figlia.” Disse con voce autorevole il padre degli Dei
piantando nella pietra
dura la folgore e allungando l’ altra mano verso di loro.
“Sei
arrivato tardi
fratello, ormai non può più andarsene.”
“Cosa
hai fatto Ade?” La
rabbia sgorgava dai suo occhi e dalle sue parole.
“Ha
mangiato un frutto
degli Inferi, è legata a questo posto ormai.”
Disse trionfante il dio degli
Inferi stringendo ancora di più la presa sui suoi fianchi
mentre Persefone
tentava di allontanarsi.
“È
così?”
“Non
intero, solo qualche
seme.” Disse debolmente mentre le lacrime premevano contro
gli occhi per uscire,
ancora le braccia di Ade si strinsero attorno a lei, non senza una
certa
delicatezza.
Gli
occhi del Padre degli
dei si strinsero.
“Non
posso permettere che
il mondo degradi in questo modo, Demetra è disperata e tutto
sta morendo.”
Sembrò riflettere un attimo, senza distogliere lo sguardo
dagli occhi infuocati
del fratello “È deciso, passerai metà
dell’ anno con tua madre e metà negli
Inferi, purtroppo è il massimo che posso fare. Ora
vieni.” Di nuovo, le porse
la mano. La fanciulla si allungò, sentendo tuttavia le
braccia di Ade attorno
al suo corpo, che però, seppur riluttanti, la lasciavano
andare. Si volse solo
una volta indietro e incrociò gli occhi del Dio che la
guardavano con un misto
di rabbia e tristezza, ma fu solo un momento, perché la luce
la circondò e lo
scenario lugubre degli Inferi svanì.
Si
gettò tra le braccia
della madre, gioendo nel sentire il contatto con la sua pelle calda, il
battito
accelerato del suo cuore e le sue labbra sui suoi capelli, mentre il
mondo
rifioriva intorno a loro di una nuova Estate. Eppure sentiva che le
mancava
qualcosa, era a disagio con tutta quella luce, si sentiva esposta,
nuda, fuori
posto.