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Autore: Liz Earnshaw    15/07/2012    10 recensioni
Salve! Penso sia la prima storia scritta sul libro. E' un po' complicato narrare dal punto di vista di Christian. E' una o.s. e segue l'addio di Ana Steele. L'obiettivo, comunque, è quello di mantenere salda la personalità strana e lunatica di questo personaggio. A partire dai suoi modi di fare, dalle sue parole, ho cercato di essere coerente con questo aspetto secondo me fondamentale. Leggete e recensitee!
Dalla o.s.:
Anastasia se n’era andata. Era scappata via, senza dire una parola. O meglio, ne aveva detta qualcuna di troppo. Iniziarono a prudermi le mani, così le affondai nei capelli, arrabbiato con me stesso. “Cosa cavolo ti è venuto in mente, Mr Grey? Pensavi davvero che quella ragazza sarebbe diventata la tua Sottomessa?”. Quella vocina continuava ad echeggiare nella mia testa. Scrollai il capo, ignorandola.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note dell’autrice: salve, questa è una mia prima O.S. sul libro. E’ un po’ strano scrivere dal punto di vista di Christian. E’ davvero complicato, tant’è che sono tutt’ora incerta sul risultato. A voi i commenti, allora. Buona lettura!

POV CHRISTIAN

Anastasia se n’era andata. Era scappata via, senza dire una parola. O meglio, ne aveva detta qualcuna di troppo. Iniziarono a prudermi le mani, così le affondai nei capelli, arrabbiato con me stesso. “Cosa cavolo ti è venuto in mente, Mr Grey? Pensavi davvero che quella ragazza sarebbe diventata la tua Sottomessa?”. Quella vocina  continuava ad echeggiare nella mia testa. Scrollai il capo, ignorandola.

-Gail, può farmi una tazza di thè? –Domandai, superando la cucina per giungere in una specifica stanza. Quella stanza.

La aprii silenziosamente e chiusi furtivamente la porta alle mie spalle, sperando di non essere visto.

La osservai con attenzione: c’era tutto quello che volevo fare con Miss Steele, lì dentro? Mi domandai, aggiustando il bavaro della camicia.

Con la solita eleganza raggiunsi il letto e accarezzai le coperte rosse che lo rivestivano: qui volevo prendere Ana? Chiesi ancora a me stesso, sperando di ottenere una risposta.

Non sapevo quale fosse diventato il mio obiettivo. Prima mi sfogavo sulle giovani brune che non esitavano ad interpretare quel ruolo. Poi cambiò tutto. Quando Anastasia mi donò la sua virtù, quando la vidi dormire per tutta la notte all’Heathman, nulla sembrò essere come prima. Almeno così pensavo.

Poi, però, sentivo qualcosa fremere dentro: io volevo che lei diventasse la mia Sottomessa. Lo speravo, con tutto il mio corpo. Al sol pensiero, qualcosa si muoveva nel basso ventre.

“Perciò lo vuoi ancora?”. Maledetto Super Io!

-Sì, lo voglio! –Urlai, sbattendo la cinghia di cuoio per terra.

“Allora marcirai da solo, Mr Grey! Trovati un’altra sottomessa, e buona notte!”

-No! –Affondai le mani nei capelli, in preda alla disperazione.

Cosa mi aveva fatto? Non mi ero mai trovato in una situazione del genere. Nessuno era stato in grado di destabilizzare il signor Grey, prima di allora.

Uscii da lì, passai per la cucina ed ignorai quel thè che mi ricordava qualcuno.

Dovevo parlare con il dottor Flynn.

Era a pochi passi da casa, perciò non ci misi molto ad arrivare.

Varcai la soglia dello studio sobrio ed elegante, dalle pareti verde pallido con due divani verde scuro di fronte a due poltrone di pelle.

Salutai frettolosamente la segretaria e piombai da Jhon, senza avvertimenti.

Ricordai la mia buona educazione e la faccia che avrebbe fatto Grace se mi avesse visto. Chinai il capo, a mo’ di scuse, e chiusi la porta.

-Buona sera anche a te, Christian. –Esordì, infastidito.

-Dottor Flynn. –Risposi, cercando di mantenere la solita compostezza.

Finalmente alzai lo sguardo e, incrociando i suoi occhi, notai un velo di sorpresa.

-Devo parlarti. –Avevamo stabilito un accordo: potevo chiamarlo Jhon, potevo dargli del tu e viceversa. Nella terapia da lui progettata la differenza fra psicoterapeuta e paziente veniva del tutto abbattuta: non sono un vero e proprio cliente, lui è il mio confidente e io posso dirgli ciò che mi passa per la testa. “Senza irrompere così sgarbatamente, magari!”

-Ho notato. Siediti. –La sua voce così pacata, sicura, composta, mi irritava. Possibile che gli strizzacervelli non avessero nessun tipo di problema?

-Anastasia se n’è andata. –Dissi, tutto d’un fiato, sperando quasi che non mi sentisse. Era una sconfitta, quella. Nessuno se ne era mai andato: io cacciavo, al massimo, quando mi stancavo o mi si chiedeva di più. Ed il di più credevo di non poterlo dare. A nessuno.

Lui alzò le mani al cielo, muovendo appena la sedia. –E allora?

Eccolo: è lo sguardo da strizzacervelli! Mi sta studiando, implacabile, in attesa di una qualche reazione.

Dovevo essere me stesso, facendo sì che scavasse dentro quegli occhi grigi e apparentemente apatici, impassibili a qualunque tipo di emozione.

-Allora non lo so! –Mi alzai, mandando a benedire tutto il galateo. Portai nuovamente la mano nei capelli, che ritrassi subito. Lo guardai, disperato. –Cosa devo fare, Jhon? –Speravo che fosse lui a darmi una risposta: era la mia stramaledettissima ancora di salvezza.

-Non mi chiamo Christian Grey, lo sai. Sei tu che devi prendere una decisione, e sei capace di farlo. –Continuò, con la penna stretta fra le labbra e con quell’aria serena, quasi come se avesse la soluzione e non volesse darmela. Che bastardo.

Lo invidiavo. Ero geloso della sua stabilità, di quella sicurezza, di quella tranquillità che io possedevo solo nei gesti. Non ero a mio agio nel mio corpo, è vero, ma cercavo in ogni modo di non darlo a vedere. Dentro, però, non potevo ingannare nessuno. Specialmente me stesso.

-Io non sono più sicuro di quello che voglio. Penso… penso di poter rinunciare ai miei bisogni per lei. E’ andata via e adesso nulla sembra avere più senso nella mia vita. Neanche questa! –Estrassi dalla tasca la chiave della stanza dei giochi.

-Ne sei sicuro? –Domandò, scrutando attentamente ogni mia mossa.

La mano era tremante, insicura, mentre teneva stretto stretto quell’oggetto.

Lo raggiunsi, sedendomi davanti alla scrivania. Posai lì lo strumento che mi dava libero accesso ad un nuovo ed eccitante mondo. Il mio mondo.

La guardai, con decisione.

-Sì, credo di sì. -Affermai nuovamente, toccandomi il colletto della camicia, sempre più innervosito. Sperai invano che non lo notasse.

-Credi? Christian, tu hai dei seri problemi ma sei anche una persona intelligente: quella chiave è l’emblema di uno stile di vita condiviso da molti! Non è una malattia! Il problema risiede su alcuni degli oggetti che ne fanno parte. Perciò non focalizzarti tanto sullo stumento, sul simbolo, quanto sulla funzione.

Chiusi gli occhi, sentendo un vuoto allo stomaco.

-Uno! –Tenevo stretta fra le mani una delle tante cinghie, mentre picchiavo avidamente Anastasia, costringendola a contare. Lei mi aveva chiesto di provare, voleva scoprire il suo limite e io avevo accettato di condurla nell’oscurità, senza troppe spiegazioni.

-Due! –Iniziò a tremare sotto il mio corpo, mentre i miei occhi si facevano sempre più accesi ed eccitati, ansiosi di sentirla gemere di dolore.

-Tre! –E’ forte Anastasia Steele. E’ tanto forte. Ma prima o poi crollerà, come mia madre. Come quella puttana drogata. Sì, urla Miss Steele, fallo per me!

-Quattro! –Iniziò a reagire, sussultando al quarto colpo.

-Cinque! –Singhiozzi. Piacere. Pianto. Lussuria. Sentimenti troppo diversi, per due persone così vicine.

-Sei! –Raggiunsi il culmine del piacere, accecato dalla rabbia e dal desiderio. Non notai nulla, non mi interessava niente, neppure di lei: dovevo soddisfare il mio bisogno e finalmente me ne aveva dato modo. Oh, dal primo giorno che la vidi immaginai quella scena.

Li riaprii, inorridito. Quante personalità avevo? Quell'alter ego era spaventoso, inquietante, orribile… ed ero io. Era la mia vera natura.

Mi portai una mano al petto, percependo una presenza lì dentro, nella mia anima.

Sentendomi Dorian Grey, mi domandai come avrei potuto annientarla? Come sarei potuto tornare da Anastasia pur sapendo di possedere un essere dentro, un essere minaccioso, un mostro senza scrupoli pronto a balzare fuori.

Non potevo mettere in dubbio la sua incolumità.

Mi mancò il respiro al sol pensiero. Io non potevo più farle del male, lo sapevo.

Lei aveva la capacità di inibire e al contempo svegliare quel mostro. Sarei stato in grado di regolare una situazione così?

-Sei sicuro di poterlo fare? Vuoi davvero avere un nuovo obiettivo? Lei è la vera chiave, non quella. –Indicò l’oggetto sulla scrivania, inerme. Fece una pausa e riprese. -Noi non guardiamo al passato, lo sai. Ma in questo caso, non posso che rammendarti quanto sia sconcertante quello che può succedere. Tu ne sei consapevole, è vero?

Annuii. Sì, ci stavo appunto pensando, Mr Flynn e tu, come sempre, mi hai letto nel pensiero.

-Andrò da lei. Voglio sposarla e comprare una casa tutta per noi. Non ci saranno più punizioni, niente di perverso e sadico. Ho preso la mia decisione.

Cercai di sembrare impassibile e deciso, davanti all’occhio indagatore dello psicologo.

-Se ne sei convinto, fa’ pure. –Indicò la porta, pur restando seduto alla poltrona.

Pareva mi stesse invitando ad andare direttamente negli inferi, col pass stretto fra le mani. Un pass speciale.

-Perché non mi dai il tuo appoggio? Dannazione! –Mi alzai nuovamente. Stavo perdendo le staffe. Pensai di dovermi scusare, ma non lo feci, restando in silenzio.

-Perché non è quello che faccio. E’ una tua decisione ed è scaduto il tempo, Christian.

Lo scrutai, sperando di incendiarlo con lo sguardo.

-A presto! –Si alzò, accompagnandomi alla porta.

-Sì, a presto Jhon! –Uscii, afferrando il mio BlackBerry.

From: Christian Grey

To: Anastasia Steele

Date: 8 June 2011 14.05

Object: Domani

Cara Anastasia, perdona questa intrusione al lavoro. Spero che stia andando bene. Hai ricevuto i miei fiori? Ho visto che domani ci sarà l’inaugurazione della mostra del tuo amico alla galleria, e sono sicuro che non hai avuto il tempo di comprare la macchina. La strada è lunga. Sarei più che felice di accompagnartici io, se tu volessi.

Fammi sapere.

Christian Grey

Amministratole delegato, Grey Enterprises Holdings Inc.

Schiacciai il tasto INVIA, deciso a prendermi quello che era mio.

   
 
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