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Autore: XShade_Shinra    15/07/2012    0 recensioni
Se c’era una cosa che Nana odiava era perdere le sfide, e probabilmente fu questo a mettere in guardia Mayu quella notte, quando sentì dei rumori provenienti dalla cucina.
[ Fanfiction partecipante alla Challenge "THE COW-T 2 - Settima Settimana" indetta dalla community maridichallenge ]
[ Fanfiction partecipante alla Challange "Tabella Cibo" indetta dalla community Think Fluff ]
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mayu, Nana
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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-Hell's Kitchen-
Se c’era una cosa che Nana odiava era perdere le sfide, e probabilmente fu questo a mettere in guardia Mayu quella notte, quando sentì dei rumori provenienti dalla cucina.
Fanfiction partecipante alla Challenge "THE COW-T 2 - Settima Settimana" indetta dalla community maridichallenge
 Fanfiction partecipante alla Challange "Tabella Cibo" indetta dalla community Think Fluff

-Titolo: Hell's Kitchen
-Autore: XShade-Shinra
-Manga: Elfen Lied
-Pairing: no pair
-Personaggi: Mayu, Nana
-Genere: Fluff
-Rating: Verde
-Warning: MM
-Capitoli: One-Shot
-Prompt THE COW-T 2: Tutto in una notte
-Prompt Tabella Cibo: Pasta
-Disclaimer: Tutti i personaggi di questa storia sono maggiorenni e comunque non esistono/non sono esistiti realmente, come d’altronde i fatti in essa narrati. Inoltre questi personaggi non mi appartengono (purtroppo...), ma sono proprietà dei relativi autori; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro ma solo per puro divertimento.
-Note: Il titolo è stato spudoratamente copiato dall'omonimo reality show ambientato in cucina. :3 Buona lettura.



- Hell's Kitchen -


Se c’era una cosa che Nana odiava era perdere le sfide, e probabilmente fu questo a mettere in guardia Mayu quella notte, quando sentì dei rumori provenienti dalla cucina.

Stropicciandosi gli occhi ancora piccoli a causa del sonno – aveva dormito poche ore e l’indomani aveva anche una verifica a scuola –, con la forza di volontà degna di una modella davanti alla vetrina di una pasticceria, si alzò dal morbido e fresco giaciglio, che sembrava emettere una forza di gravità capace di attrarre i corpi umani stanchi, e barcollò verso l’andito, diretta in cucina.

Una volta giunta alla porta scorrevole di quella stanza, la aprì appena e sussurrò piano: «Uhn, Nana?». La voce impastata dal sonno, il pigiama lungo e bianco, il tono di voce degno di un antagonista di un film di Dario Argento, il viso pallido e i capelli spettinati. Non ci fu da stupirsi se Nana, giratasi verso la porta e vedendo quella figura mostruosa e vagamente umanoide in quella fenditura nella porta, aveva urlato e per la paura aveva fatto cadere la pentola colma di acqua bollente sul pavimento, producendo un rumore forte e fastidioso che rimbombò per tutta casa.

Poteva aver visto sangue e arti che volavano, ma rimaneva una fifona per le piccole cose, soprattutto se c’era di mezzo anche Mayu.

«Un… un mostro!», esclamò, aprendo l’anta della credenza dove tenevano la pattumiera, pronta a nascondersi dentro il mobile.

Mayu aprì del tutto la porta e si mostrò alla Silpelit.

«Uhn, Nana?», ripeté entrando in cucina con uno sbadiglio trionfale a farle da colonna sonora. Nonostante il fracasso della pentola non si era svegliata più di quanto fosse già. «Che combini? Sono le tre di notte».

La ragazza dai capelli rosa capì che quella figura non era altro che Mayu e si rasserenò, alzandosi in piedi.

«Buo—Buongiorno, Mayu», la salutò, accarezzandosi la nuca. «Io… stavo solo… ehm…».

La bruna guardò la stanza, con gli occhi ancora cisposi, e notò subito la situazione drammatica nella quale versava. Nonne papere, tegami, pentole, wok, padelle, insalatiere, coltelli, piatti, stoviglie di ogni genere e specie bivaccavano fuori dai loro alloggiamenti. Ovviamente non si limitavano a stare composti sul tavolo, assolutamente no: lo scolapiatti, la parte alta del forno a microonde e del forno, i fornelli, il lavandino, perfino le sedie e il pavimento erano disseminati dei ferri del mestiere culinario.

E naturalmente le credenze erano tutte aperte e vuote.

Mayu cercò di mettere a fuoco cosa ci fosse sul tavolo, per quanto la penombra della stanza glielo permettesse, e vide che era stata fatta fuori l’intera confezione di uova – se lì c’erano solo i gusci e dei residui di tuorlo, dov’era il resto della parte interna?! –, un sacchetto di farina aveva aperto delle nuove piste sciistiche da fare invidia a quelle di coca a Saint Moritz, la caraffa dell’acqua aveva sbrodolato dappertutto, e per finire un mucchietto di sale giaceva solitario in un angolo, privo di cucuzzolo, rotolato ormai a valle, dentro una padella su una sedia.

Non poteva crederci.

Si strofinò gli occhi e guardò sconvolta quel disastro – in quel momento si svegliò davvero di colpo, dopo aver compreso che quello non era affatto un sogno.

«Nana, ma cosa hai combinato?!», chiese in un sibilo, chiudendo la porta dietro si sé e augurandosi che la caduta della pentola e le grida della Silpelith non avessero svegliato Kouta e Yuka.

La Silpelit guardò verso terra, veramente dispiaciuta.

«Kouta mi ha detto che Nana non sarebbe mai riuscita a fare la pasta in casa. Mi ha detto che un giorno l’ha mangiata in un ristorante italiano e gli è piaciuta subito, ma qui in Giappone è difficile da trovare…». Un sospiro, poi riprese a raccontare. «Così… volevo preparargliela stanotte per fargliela così trovare domattina per colazione… Nana ha fatto qualcosa di male?».

“Qualcosa di male?!”, pensò Mayu, spalmandosi una mano sulla faccia. «Nana… la pasta non si mangia a colazione… e poi…», i suoi occhi scuri si mossero al tavolo. «Dov’è il tuo preparato?», domandò con una nota di paura nella voce.

Nana sorrise imbarazzata e le indicò delle tagliatelle messe a stendere – nel vero senso della parola – su dei cucchiai fissati al piano cottura con del nastro adesivo.

Cauta, la bruna si avvicinò a quella pasta, notando che non era poi così male a vedersi. Assomigliava persino a delle tagliatelle vere e proprie. La forma perfetta era stata data sicuramente dalla nonna papera, e il colore era salutare. Forse, togliamo il forse, Nana aveva bisogno ancora di qualche lezione di cucina, ma Mayu – dall’ultima volta che stava per essere uccisa dal coltello che Nana stava usando per tagliare l’insalata – pensò che era stata brava, questo giro.

«Non sembrano male…», disse la ragazza, anche se aveva un po’ di paura di mangiarle.

«L’ha fatto Nana, tutto in una notte sola, con le istruzioni che Yuka le ha scaricato da internet!».

Mayu allora sorrise e si mise dritta in piedi, posando un delicato bacio sulla guancia dell’altra.

«Allora le lasciamo asciugare un po’ e le prepariamo per pranzo, ok?», propose, prendendo per mano la Silpelit. «Ora vieni, prima di mettere l’acqua nella pentola e prima che Yuka e Kouta si sveglino c’è una cosa che dobbiamo fare».

«Cos’è?», domandò l’altra, mentre Mayu la conduceva verso lo sgabuzzino dove avevano tutti gli attrezzi per l’igiene della casa.

«Pulire il disastro che hai combinato, Nana», spiegò, porgendole degli stracci. «E, purtroppo, abbiamo solo poche ore per farlo!».

«Basteranno», assicurò Nana con un sorriso, facendo capire all’amica che, probabilmente, la Silpelit non si rendeva davvero conto del proprio potere distruttivo – e non sul campo di battaglia ma in cucina!


§Owari§
XShade-Shinra

  
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