Raccontami una favola…
«Papà.»
Fece finta di non averla
sentita.
«PAPAAA’!!»
Ignorarla era ormai
invano.
«Che c’è?» sbuffò Vegeta voltandosi verso la
piccola Bra, che si era messa in piedi sul letto con le coperte già tutte in
disordine.
Aveva fatto una fatica disumana per portarla
in camera, farle mettere il pigiama, farle lavare i denti e sistemarla nel suo
lettino, infilando le coperte sotto il materasso in modo che lei non potesse
scivolare giù durante la notte, e ora lei si era già
rialzata.
La piccola si tolse di bocca il suo ciuccio
e lo lanciò per terra ridendo.
«Raccontami una
favola!»
«No.
Dormi.»
«Favola! Favola! Favola!» iniziò a strillare
Bra saltando furiosamente sul materasso.
Troppo per i nervi delicati di
Vegeta.
«Mamma me la racconta
sempre.»
«Appunto, io non sono la mamma» rispose
secco il padre.
«Ma la mamma non c’è
ora!»
Maledetta Bulma e maledetti i suoi infiniti
convegni!
«Appunto, niente favola per stasera.
Dormi.»
«Nooo! Favola! Favola!
Favola!»
Che fare? Una soluzione poteva essere uscire
dalla stanza e fare finta di non sentire quelle grida finché non si fossero
placate, ma Vegeta sapeva che Bra aveva ereditato la testardaggine e la tenacia
di entrambi i genitori, e che avrebbe continuato per
ore.
L’amara alternativa era quella di leggerle
quella benedetta favola.
«Mettiti a letto o non ti racconto un bel
niente» la minacciò.
Lei subito si rimise sotto le coperte e
attese in silenzio.
Lui iniziò ad esaminare uno dei tanti libri
di favole che c’erano sullo scaffale accanto al
letto.
«Cosa vuoi che ti
legga?»
Bra indicò un piccolo libricino:
“Cappuccetto Rosso”.
Vegeta estrasse il libro, si sedette sulla
sedia a dondolo accanto al lettuccio e iniziò a sfogliare le pagine
sbuffando.
«C’era una volta…» iniziò a leggere
svogliatamente, ma subito la bimba lo interruppe e lo
rimproverò:
«Leggi con un po’ di “esprevvissità”,
papà!»
Ecco, non solo doveva mettersi a raccontare
una favola, ma lo doveva fare pure con
espressività!
E a dirglielo era una mocciosa (una
meravigliosa mocciosa) di tre anni!
«C’era. Una. Volta.» ripeté digrignando i
denti. «Una bambina, la più carina che si potesse mai
vedere.»
«Ma la mamma dice che sono io la bambina più
carina del mondo! Non è vero?» lo interruppe Bra, mettendolo di fronte a un
grande problema: dire alla sua bambina che in realtà era Cappuccetto Rosso la
più bella, e spezzare il suo cuoricino, o cambiare la
storia?
«Certo che sei tu, ho solo letto male» disse
il principe dei Sayan. «C’era una volta una bambina, la più orrenda che si
potesse vedere. Era proprio brutta e la sua mamma se ne vergognava molto, e la
sua nonna ancor di più» proseguì modificando le parole del
testo.
Ora la sua piccola era più
contenta.
«La sua mamma le aveva cucito su misura un
cappuccetto che le copriva così bene quel bruttissimo viso, che tutti la
chiamavano semplicemente Cappuccetto Rosso. Un giorno sua madre aveva preparato
delle gustosissime ciambelle e le disse…»
«Ma le ciambelle erano buone come quelle che
fa la nonna?» chiese Bra.
Quante
domande!
«No» sbuffò Vegeta. «Erano uno schifo in
confronto a quelle della nonna.»
«E perché dice
“gustosissime”?»
«Perché ho sbagliato a leggere. Dice
“disgustosissime”.»
Bra fece una smorfia di
disappunto:
«Ma papà, tu non sai leggere!»
protestò.
«Non è vero!» ribatté Vegeta. «Prova tu a
leggere questi caratteri piccolissimi!»
«Ok, ma fai
attenzione!»
«Sì, sì» sbuffò il padre, e
continuò con la narrazione. « Un giorno sua madre aveva preparato delle disgustosissime
ciambelle e le disse: “Bambina mia, dovresti andare a fare visita alla nonna:
sta poco bene e vorrei tu le portassi questi dolcetti che ho appena
sfornato.
Mi raccomando, però: sai bene che non devi
fermarti per strada per nessuna ragione”. Cappuccetto Rosso, senza farselo
ripetere due volte, partì per andare dalla nonna, la quale abitava al limitare
del bosco. Passando per il bosco, gioio…»
No, non poteva continuare a leggere una cosa
del genere: gli sarebbe venuto il diabete e il suo orgoglio di principe sayan ne
sarebbe uscito gravemente leso.
«Passando per il bosco, idiota e deprimente
come sempre, si soffermò per cacciare degli scoiattoli da portare alla nonna e
cucinare alla brace, ma venne morsa da uno di questi odiosi animaletti e in più
uno stormo di rondini le schittò in testa.»
La piccola Bra scoppiò a ridere come una
pazza.
La storia, quella modificata, le piaceva,
constatò con orgoglio Vegeta.
«
Di lì a poco, la bambina si imbatté nel Lupo
Cretino, il quale aveva una gran voglia di farla a pezzi e sbranarla ma,
essendoci dei cacciatori lì vicino, si limitò a rivolgerle la parola: “Ma che
orribile bambina sei! Come diavolo ti chiami e dove diavolo stai
andando?”
“Mi chiamo Cappuccetto Rosso, e brutto ci
sei tu. Dove vado sono affaracci miei, pezzente” rispose la piccola scordando
che la mamma le aveva spiegato quanto fosse pericoloso fermarsi a dar retta a
degli sconosciuti, soprattutto se così bastardi e maleducati. “Però se proprio
ti interessa sto andando dalla mia vecchia a portarle questi scoiattoli da
cucinare”. “Abita molto lontano da qui?” si informò il
Lupo.
“Chettefrega?” rispose la
bambina.
“Dannazione perché diavolo devi essere così
dannatamente antipatica! Volevo solo farmi un po’ gli affaracci tuoi! Oltre che
brutta sei pure bastarda forte!”
“Crepa” rispose Cappuccetto Rosso, e
continuò per la sua strada.»
«Io sono più gentile di Cappuccetto Rosso!»
disse orgogliosa Bra.
«Sì, ma non devi parlare con gli
sconosciuti. E ora lasciami continuare: il Lupo Cretino decise di vendicarsi e
seguì la piccola Cappuccetto Rosso la quale, ignara di tutto, se ne andò per la
sua strada, fumando una sigaretta e sputando per terra, imprecando ogni volta
che pestava una cacca di cavallo e pestando tutti i fiori e gli animaletti che
incrociava durante il tragitto. Intanto il Lupo, che era Cretino, ma non così
tanto, individuò la casa della Vecchia e prese una scorciatoia per arrivare
prima di quell’orribile bambina. In due salti arrivò alla casa della vecchia
rimbambita e bussò.»
«Come bussò?» chiese
Bra.
«Come bussano tutti» rispose
Vegeta.
«E
come?»
Il sayan
sbuffò:
«Così:“Toc,
toc”.»
Ottenuto ciò che voleva, ovvero sentire suo
padre fare “toc toc”, Bra ritornò silenziosa e attenta.
«“Chi e’?” chiese la vecchia rimbambita.
“Sono Cappuccetto Rosso, sono la tua bambina” disse il Lupo mascherando la voce
“e sono venuta a portarti un cestino di cose disgustose che ha preparato la
mamma per te”. La vecchia rinco… rimbambita, che era a letto perchè era vecchia…
e rimbambita, rispose: “Fuori dai piedi, non voglio vedere il tuo brutto muso!”
La bambina cercò allora di convincerla in altri modi: “Brutta megera, ti ho
portato pure la pensione! Se la vuoi devi farmi entrare!” La vecchia allora
sbuffò: “Solleva il catenaccio e la porta si aprirà”.
Il Lupo così fece e la porta si aprì. Appena
in casa, si gettò sulla nonna e se la mangiò non in un sol boccone, ma lentamente e molto dolorosamente,
perché era un Lupo sadico a cui piaceva far soffrire le sue prede prima di
sbafarsele.»
«Che bello!» gioì la piccola Bra. «Questa
vecchia era proprio antipatica!»
«
Quindi richiuse l’uscio e andò a mettersi nel letto aspettando
l’arrivo di Cappuccetto Rosso la quale, di lì a poco, bussò alla
porta.»
«E come
bussò?»
«Come prima» rispose Vegeta iniziando a
seccarsi di quel giochetto.
«E come?» sorrise la
bambina.
Il padre non poteva non
accontentarla:
«”Toc toc”. “Chi è?” Cappuccetto Rosso,
sentendo quella strana voce, ebbe all’inizio un po’ di paura ma, pensando che la
nonna si fosse di nuovo scolata il Bourbon, rispose: “Apri, vecchia ubriacona.
Ti ho portato da mangiare.” Il Lupo, assottigliando un po’ la voce, la invitò ad
entrare e, vedendola apparire, si nascose per bene il viso sotto le coperte.
“Sistema il cestino sul tavolo, bambina mia ed avvicinati” le disse. Cappuccetto
pensò che era strano che la nonna fosse così gentile con lei, però si avvicinò
lo stesso, sperando che la vecchia le volesse dare una sostanziosa mancetta per
il favore. Tuttavia, osservandola bene, notò qualcosa di strano e iniziò a
domandare: “Nonna… ma che braccia grandi hai!” “E’ per riempirti di botte,
brutta carciofa!” rispose il Lupo. “Nonna … ma che gambe grandi hai!" “E’ per
prenderti meglio a calci, stupida befana!” Cappuccetto Rosso, sempre più
stupita, riprese: “Nonna … ma che orecchie grandi hai!” “Sono tutte le boiate
che mi tocca sentire, miserabile umana!” “Nonna … ma che occhi grandi hai!” “E’
l’orrore che provoca la tua vista, schifo parlante!” “Nonna … ma che bocca
grande hai!” “Che palle… è per mangiarti meglio!” E così dicendo, il Lupo
Cattivo si gettò sulla malcapitata bambina e se la mangiò in un sol boccone. Ma
la bambina faceva schifo, così la vomitò, poi si rimise a letto e si
addormentò.»
«E Cappuccetto Rosso era ancora viva??»
chiese Bra, sempre più incuriosita, a un Vegeta sempre più
stanco.
«Non lo so, ora lo scopriamo. Il suo russare
attirò l’attenzione di alcuni cacciatori che passavano proprio in quell’istante
nei pressi della casa e,
incuriositi, osservarono dalla finestra la scena e decisero di entrare. Non
trovando la nonna, che ben conoscevano, e veduto il Lupo con la pancia piena,
immaginarono cosa fosse successo e, senza perdere altro tempo, aprirono la
cassaforte della vecchia, rubarono tutti i soldi che c’erano e se ne andarono
via, senza accorgersi della moribonda Cappuccetto Rosso, distesa per terra, che
morì dissanguata insieme al Lupo Cretino.
Fine.»
«Che bella!! Raccontamene un’altra, papà!»
esclamò Bra battendo le mani entusiasta.
Vegeta
sbadigliò.
«No, ora si
dorme.»
«Va bene…» disse la bimba; si rannicchiò
sotto le coperte e chiuse gli occhi, ma prima che il padre uscisse dalla stanza
lo richiamò e gli chiese:
«Me ne racconterai un’altra,
domani?»
Vegeta ci pensò un attimo
su:
«Forse…
vediamo.»
In fondo ci aveva preso gusto a modificare
le favole terrestri; quelle originali erano troppo
noiose.
Il sayan andò nella propria stanza, deciso
ad aspettare sveglio la moglie, ma si addormentò quasi
immediatamente.
Quella notte sognò una vecchietta in camicia
da notte che lo rincorreva.