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Autore: poisoncandygram_    16/07/2012    4 recensioni
Una notte d'ottobre ti ritrovi a confidare alle stelle la tua vita e il desiderio di cambiare; poi, all'improvviso, delle Ombre misteriose ti traggono in salvo.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Matthew Shadows
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Una notte d'ottobre ti ritrovi a confidare alle stelle la tua vita e il desiderio di cambiare; poi, all'improvviso, delle Ombre misteriose ti traggono in salvo.


Shadows cover(s) me.


Sono seduta sul ciglio della strada. Fa freddo, l'arietta fresca di inizio ottobre non risparmia di sicuro me, vestita di due stracci. Sono le tre di notte. Il buio mi avvolge, persino quel cazzo di lampione ha smesso di funzionare. Oh, c'è qualcosa che funziona nella mia fottuta vita?
Sono appena stata scaricata da un'auto. La mia pelle sa di sesso, sa di fumo. Sa di uomo.
Che schifo, ecco cosa penso, che schifo. La mia vita è uno schifo e l'unica cosa che mi viene da fare, e sarà stupido, è fissare l'enormità del cielo e parlare con le stelle. E scusate il linguaggio, ma io e la finezza non siamo mai andate d'accordo.


Bè, lasciatemi presentare. Mi chiamo Nancy. Gran bel nome da puttana, penserete.
E bè, non avete tutti i torti. Ma dai, no, non è il mio vero nome, questo è quello d'arte. Tra virgolette, s'intende.
Mi chiamo Alexandra. Alex per gli amici che in realtà non ho mai avuto.
Ho quasi 24 anni. Si, 24 anni buttati nel cesso, sprecati.
Sono scappata da casa quando ne avevo 19. Una casa enorme, nel centro di Los Angeles, con una piscina altrettanto enorme, camerieri e donne delle pulizie di qua e di là. Mio padre è un avvocato, uno di quelli di successo, mia madre un medico, conosciuto più o meno in tutto il paese. O almeno così erano, ora neanche so se sono in vita e, sinceramente, me ne fotto.
Bè, avevo tutto, penserete. Ma è proprio questo il problema, non avevo niente.
Una cosa ce l'avevo, la cosa più preziosa del mondo: mia sorella, due anni più giovane di me.
Avevamo tutto in comune; dall'amore per la musica metal, all'odio incondizionato verso la nostra famiglia, dalla voglia di libertà al fatto che mettevamo al primo posto i nostri sogni. Lei mi capiva, e io capivo lei. Lei era la mia forza ed io ero la sua. Le sue lacrime erano anche le mie, i suoi sorrisi erano miei. Lei era l'unico motivo per cui ancora mi trattenevo in quella casa ma...ecco, lei s'è suicidata.
A 17 anni, una pistola puntata alla tempia e...boom, se n'è andata a fare headbanging in paradiso.
Lei mi ha lasciata sola, in quella casa circondata da mura impregnate d'odio, dove l'amore neanche si sapeva cosa fosse. L'unico amore che si percepiva nell'aria era il suo, e quando non l'ho più sentito, ho dovuto fuggire, in cerca di una vita migliore. Che ovviamente non ho trovato...
Ho resistito ancora due mesi ma i miei mi hanno sempre odiata, e a quel punto lo facevano ancora più pesantemente.
Io ero una 'ribelle', sempre sulle sue, con i capelli che non vedevano da tempo il loro colore naturale, con i piercing che mi abbellivano la pelle, sempre vestita di nero, con le borchie ai polsi. E poi...poi fumavo, mi sballavo con le droghe e, cosa più eclatante, mi scopavo una ragazza. No, io non ero la figlia perfetta che avrebbero voluto. Io ero tutto il contrario e non andavo bene alla loro presunta famigliola perfetta. Non ero amata, neanche per errore.
Volevano che mettessi da parte tutto, i miei sogni, il mio amore; per loro. Perché la mia felicità non contava, contava soltanto la loro. Poco egoismo, mi dicono.
E alla fine l'ho fatto, ho mollato tutto, li ho fatti vincere.
Quella sera ho preso una borsa, l'ho riempita a caso, mi sono sparata gli Iron Maiden nelle orecchie e sono uscita, così, giurando su mia sorella che non sarei mai più tornata in quell'inferno.
Ho abbandonato tutto.
Ho abbandonato anche lei, l'amore della mia vita, l'unica persona che avessi amato, oltre a mia sorella, e che mi avesse dato amore. Lei, la perfezione personificata: pelle bianca, occhi azzurri, e capelli neri, come le ombre.
E nemmeno sapevo che avrei fatto, che cazzo sarebbe successo da quella notte in poi.
Ho fatto l'autostop. S'è fermato un ragazzo con gli occhialini da secchione e una maglione da vecchio. Ho accettato il passaggio; una persona per bene, mi ero detta, e lo era.
Sono andata a vivere a casa sua, come fosse nulla. Mi trattava come fossi sua sorella, con l'unica differenza che, probabilmente, sua sorella non se la sbatteva a letto. A me sì.
Era successo una sera, avevamo bevuto, sono caduta sul letto e lui m'è caduto sopra. Abbiamo sudato tutta la notte.
Dopo questo, abbiamo iniziato a farlo tutte le notti. Fino a che una sera non s'è unito anche un suo amico.
Insomma, ero presa tra due uomini. E, a dirla tutta, mi piaceva. Mi piaceva saziare i loro corpi con il mio, muovermi tra di loro, farli urlare di piacere, godere insieme a loro. E poi, dovevo uccidere i sentimenti, dovevo farmi gelare il cuore, e quello era, forse, l'unico modo.
Il problema, sapete, è che la situazione è poi degenerata.
Alla fine mi ritrovavo, ogni notte, un uomo diverso tra le lenzuola. Non chiedetemi come sono arrivata a tanto, nemmeno io lo so.
Una notte mi sono portata a letto uno di quei boss che comandano le prostitute. Mi ha detto che mi muovevo bene, che il sesso era parte di me e dovevo sfruttare questa mia ''dote''. Non c'ho pensato due volte e ho accettato di andare con lui, neanche sapendo cosa mi aspettasse.
Mi ha messa su una strada la notte dopo. Sono due anni ormai.
Due anni che non dormo due notti di fila nello stesso letto, che ogni notte sento un profumo diverso, vengo toccata da mani diverse, provo piaceri diversi. Alcuni sono uomini soli, altri sono solo ubriachi. Altri tradiscono le mogli, altri ancora hanno solo soldi da sprecare.
All'inizio non era neanche così male, per dire, dovevo solo rotolarmi in un letto e guadagnavo, guadagnavo da far schifo.
Più soldi avevo, più ne spendevo. Dopo un po' ero piena di complessi, di paure, ansie. La droga era la mia piccola via d'uscita. Lo è ancora, ma so che un giorno tutto questo mi ucciderà.
Ma no, come può? In realtà sono già morta dentro, sono stata uccisa anch'io da quella pallottola che le ha trapassato il cervello.
Perdonatemi stelle, perdonatemi se infango il vostro cielo con la mia merda di vita.

Sono ancora qui, cazzo. Sono le tre mezza. La strada è peggio del deserto del Sahara. Rido, rido per non piangere, per non sentire ancora di più quanto sono sola a non avere nessuno che possa asciugarmi le lacrime.
Mi sono rotta il cazzo di tutto questo, sì. Non voglio più farlo, non posso più farlo.
Ma il problema è che non posso fare ciò che voglio, ché poi non so più come vivere, come mantenermi.
No, Nancy, devi fuggire di nuovo, e devi trovare la giusta via di fuga, questa volta.
E smettila di chiamarti Nancy, non sei più lei, sei la vera te, sei Alex.
Che cazzo, parlo anche da sola.
Sta arrivando un'auto, gli abbaglianti mi accecano e m'illuminano le cosce nude. Ecco, si sta fermando.
Ecco, sto salendo. Merda, non avevo smesso? Eppure che posso fare se non salire?
Bon, sono seduta e lui è partito. Chissà dove mi ritroverò, 'sta notte.
Non mi sono nemmeno voltata a guardarlo. Non mi fotte sapere chi dovrò accontentare sta volta. Non m'importa sapere la sua età, vedere la sua faccia schifosa. Non m'importa più di niente.
Silenzio. Un fottuto inquietante silenzio.
''Farai scena muta per tutto il tragitto? Ti avviso che la strada è lunga..''
Oh, ha parlato. Dal suo tono di voce sembra stia ridendo ma non ho lo scazzo per girarmi, e neanche per parlargli. Preferisco guardare il buio della notte, fuori dal finestrino.
''Dai, parlami..''
Mi volto di scatto. Sono...stupita dalla sua espressione da cane bastonato. Ha un viso dolce. Ha un sorriso tenerissimo e due fossette deliziose gli solcano il viso. Alex, che è tutta 'sta dolcezza? Mi rivolto.
''Ti prego...''
''Che cazzo vuoi, cristo?'' Lo guardo, lo fisso.
''Ehi, calma.''
''Calma? Ma con che faccia mi dici di stare calma? No, non posso. Merda, sei il terzo uomo che scoperò stanotte. Ho male dappertutto e sono stanca, ma devo, devo farlo perché è il mio schifo di lavoro. E' ciò che merito, è ciò che DEVO fare. E tu mi dici di stare calma? No, questo no.''
Urlo. Mi rigiro. Una lacrima mi solca il viso. Che figura di merda, lui che ne può, lui vuole solo fare sesso, non ha colpe.
Non dice niente, lui. Sento solo un dito che mi sfiora la guancia e porta via quella lacrima sola. Perché? Perché l'ha fatto?
''Non piangere.'' Mi sussurra, concentrato sulla guida.
''O-okay.''
Altre lacrime m'inondano il viso. Sono solo urla, silenziose, che gridano ''Save me''. Ma le sento solo io, distruggono solo me.
''Io non voglio fare nulla con te stanotte.''
''Stronzate. Allora perché ti sei fermato?''
''Perché io voglio salvarti.''
Mi giro, si gira. Lo guardo, mi guarda. Mi perdo, mi perdo nei suoi occhi di cui non riesco a definire il colore. Le lacrime mi appannano la vista. Il buio ci avvolge. Ha sentito, forse, le mie urla?
''Stronzate, nessuno può salvarmi.''
''Io sì.''
Sono confusa. Smetto di piangere.
''Come ti chiami?''
''Matt.'' E sorride.
''Matt come Matthew? O proprio solo Matt?''
''Matthew Charles Sanders. Ma tutti mi chiamano Shadows. Matt Shadows.'' Ri-sorride sfoderando quelle fossette che, bo, mi fanno impazzire.
''Uhm...Ombre.'' Sorrido, lui si gira e fa lo stesso.
Il suo nome m'intriga.
Sembra una buona persona, sembra ch'io possa fidarmi. Sono sempre stata un'ingenua con una testa di cazzo, io cedo subito, io mi fido ciecamente e vengo sempre fregata. Ma 'sta volta il mio istinto, o non so cosa, mi dice che posso stare tranquilla.
''E tu..tu come ti chiami?''
''Bè, Nancy, ma è un nome di merda. Quello vero è Alexandra, ma se ti va puoi chiamarmi Alex.''
''Ovvio che mi va..siamo arrivati.''
La macchina s'arresta davanti a un cancello grigiastro. Lui scende e io lo seguo. C'è un giardino spazioso che circonda una villetta. Sembra un posto carino. Mi fa strada e entriamo dentro. Accende le luci e rimango incantata. E' una casa moderna con dei piccoli dettagli antichi. E' stupenda e accogliente. Mi fa accomodare sul divano mentre lui si prende una birra dal frigo.
''Ne vuoi una?''
''Naa, non mi va ora, grazie.''
Mi sorride e si toglie la felpa mostrando fiero una canottiera dei Guns 'n Roses.
Le sue braccia sono tutte piene di tatuaggi. Dio, le sue braccia sono il paradiso, sono meravigliose. Mi han tolto il fiato, davvero. Adoro i tatuaggi, sono una splendida forma d'arte, ne ho qualcuno anch'io, ma questa è un'altra storia.
Lo vedo andare di là, e lo vedo tornare a petto nudo. Deglutisco.
''Ho visto che ti stavi mangiando con gli occhi i miei tatuaggi, volevo farti vedere gli altri.'' Sorride.
Ma cristo, quest'uomo non sa far altro che sorridere? Io muoio. Io adoro il suo sorriso anche se non so un emerito cazzo di lui. Il suo sorriso m'ha distratta persino dal suo fisico muscoloso e attraente. E' altissimo, ed è spessissimo. Una montagna, insomma, una montagna tatuata.
''E' tardi, sarà meglio che tu vada a dormire.'' Mi porge una mano, premuroso, e mi tira di peso in piedi.
''Quella è la tua stanza, se vuoi farti una doccia, lì c'è il bagno e..mettiti questa, starai comoda.'' Mi porge una sua maglia, enorme.
''Oh...grazie mille. Si, credo che mi farò una doccia.'' Gli sorrido e sparisco dietro la porta del bagno.
Apro l'acqua e mi tolgo 'sti schifo di vestiti, li butto a terra e entro in doccia, lasciandomi avvolgere dall'acqua tiepida.
Ho tremila pensieri accavallati nella testa. Perché sta facendo tutto questo? Perché non sono nel suo letto a inebriarlo di piacere ma sono nella sua doccia, pronta a dormire a casa sua senza che mi sfiori? Perché vuole salvarmi da tutto 'sto casino? Non so, non ho una risposta per nessuna di 'ste domande.
I minuti scorrono più veloci dell'acqua, esco, mi asciugo e m'infilo la sua maglia. Mi fa sentire protetta, oh, non lo so perché. Mi specchio. Mi arriva fino alle ginocchia e rido, mi sento buffa. Mi sento...un po' meglio.
Esco e vado in camera, mi metto sotto le coperte e lui arriva, okay, poteva coprirsi invece di entrare con solo dei boxer addosso ma...mi rimbocca le coperte, con il gesto più dolce e delicato del mondo. Lo guardo a occhi spalancati.
''Che c'è? Ti senti bene?''
''Oh, sisi, mai stata meglio è che...non sono abituata a essere trattata così...bene.''
''Bè, abituati allora...ora dormi, io vado di là.''
Va verso la porta e mi da un ultimo cenno di saluto.
''Ombre...?''
''Dimmi.''
''Perché lo stai facendo?''
''Te lo dico domani, ora riposa.''
''Okay.''
Ci scambiamo ancora un sorriso, poi lo vedo sparire nel buio. Spengo la luce e mi lascio coccolare dal calore delle coperte.
Sono le 5 passate. Domani sarò curiosa di sapere chi è quest'uomo piombato così nella mia vita.
Un'ultima occhiata alle stelle e via, raggiungo il mondo dei sogni.

  
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