Saluto
solo l'NE, perchè sono citati tutti (spero di non
aver dimenticato nessuno , in tal caso fucilatemi e trovatevi un altra
admin :P)
per il resto
sotto
buona lettura <3
Crack,
fanon o canon? Slash, Het, Threesome?
GOD
SAVE THE SHIP!
I
♥ Shipping è un'idea del
«
Collection of Starlight, » said Mr Fanfiction Contest,
« since 01.06.08 »
Somewhere
only we know
-Quante
altre ne hai portate qui?- il suo tono era
arrabbiato e deluso, mi guardava con gli occhi lucidi , ma la sua voce
non
tremava. Io la guardavo distaccato mentre mi preparavo una canna, non
capivo
perché quella reazione, insomma anche con lei mi ero
divertito li, che male
c’era se ci avevo portato le ragazze che non ero riuscito a
fare entrare in
casa mia?
-un po’- dissi innocentemente mentre cercavo
l’accendino nel giubbotto buttato
in un angolo della casetta.
- sei un vero e proprio coglione allora. Non capisco perché
continuo a venirti
dietro-
La guardai sgusciare via prendendo la prima boccata di fumo. Il mio
corpo mi
diceva di seguirla, di alzarmi e correrle dietro per capire cosa
intendesse, ma
una seconda boccata fece diventare quei pensieri più lontani
e così via fino a
non curamene più. Insomma che pretendeva da me? sono Nick
Armstrong, il mio
nome ormai è un marchio di inaffidabilità.
Tornai
a casa che la zia stava preparando la cena, avevo
tutto il tempo di salire e farmi una doccia per levarmi
l’odore di fumo di
dosso e giustificare gli occhi arrossati dicendo che mi era scivolato
lo
sciampo sopra mentre mi lavavo i capelli. E così fu. Lei mi
chiese cosa avevo
fatto e io ripetei la mia scusa accompagnata dalla risata di mia cugina
Deborah. Mi chiedevo come potesse essere così stupida da non
accorgersene che
ero strafatto. Io mi sarei accorto se i miei figli lo fossero stati, ma
forse
perché con il suo comportamento da santarellina non si era
mai avvicinata a
nulla del genere e con la sua fiducia sconfinata in tutti prendeva per
vero
tutto quello che dicevo. Non mi andava di uscire quella sera, non avevo
voglia
di fare niente. Me ne salii in camera mia e mi buttai sul letto
rifiutandomi
categoricamente di scendere a vedere uno di qui pallosissimi
documentari per
cui mio zio andava pazzo. Cercai di addormentarmi, ma l’unica
cosa che riuscivo
a fare era pensare a come passare quella noiosissima serata. Stufo di
starmene
a fissare il soffitto decisi di mettermi un po’ al pc,
sentire un po’ di musica,
vedere qualche film interessante, ma mi dava non connesso alla rete.
-chi cazzo a staccato il modem!- urlai dalla mia camera in direzione
del piano
di sotto e la voce ovattata dello zio non tardò a
rispondermi.
-io figliolo, non voglio che stiate su internet a quest’ora e
non rivolgerti a
noi con quei modi o e la volta buona che ce le prendi!-
Sibilai solo un vaffanculo fra i denti , troppo piano per farmi sentire
e mi
accasciai con la testa sulla scrivania. Misi su la musica e aprii una
cartella
che non ricordavo con la semplice scritta
‘’foto’’. Tutte foto di quando
ero
più piccolo, di sicuro erano stati loro a caricarle li. quando impareranno a farsi i cazzi loro?
Ormai c’ero e continuai a sfogliare
l’album sul computer cliccando la freccetta
della tastiera per mandarle avanti. Molte mi ricordavo di averle
scattate io. Mi
era sempre piaciuto fare foto. In quel album c’erano tutti i
membri del
circolo, alcune dei miei genitori, un sacco di foto del parco o delle
gite
fatte con il padre di Diana. Dopo una lunga serie di paesaggi sfocati
ne
riconobbi una di Melissa, Damien e Chris al parco che avevo scattato
io. Un
Damien di circa 5 anni e una Melissa di 4 che abbracciavano le
già lunghissime
gambe di un Christopher di 7 anni. Ancora mi ricordo tutta la scena. I
Black
erano venuti in città per trovare la nonna e Damien aveva
fatto amicizia con
Melissa sulle altalene. Avevano due salopette uguali , lui azzurra e
lei rosa,
che li facevano sembrare ancora più piccoli. A completare il
quadro Melissa
aveva dei codini colorati a tenere i capelli riccissimi e crespi. Credo
che
L’amicizia di Melissa e Chris sia nata insieme a lei, a quel
tempo l’aveva
sopranominato ‘’papino
pallettino’’ non so bene il perché, ho
sempre pensato
che fosse perché lui cera sempre per lei, la proteggeva da
tutto e l’aiutava
sempre. Prima che scattassi la foto Chris stava facendo due tiri col
pallone
con il gemello Doug, Melissa gli si era avvicinata saltellando tenendo
per mano
Damien, aveva strattonato il biondo per l’orlo dei pantaloni
per attirare la
sua attenzione e sorridendogli gli aveva detto –papino lo
possiamo adottare?-
indicando il bambino accanto a lei che lo guardava speranzoso. Non
credo che
Chris sia capace a dirle di no. Con un sorriso e il suo solito tono
accondiscendente
che le riserva sempre gli rispose di si e i due bambini lo
abbracciarono uno
per gamba. Lo ammetto, ho sempre invidiato l’amicizia di quei
due, hanno sempre
avuto qualcuno su cui contare, io sono sempre stato da solo, anche se
un tempo
avevo provato a costruire una cosa simile con lei. La foto successiva
ne era
una prova. Una Melissa di 7 anni sotto la casetta sul albero che
abbiamo
trovato anni fa nel bosco, abbandonata. La stessa casetta da cui se ne
era
andata quel pomeriggio con un espressione che non mi aveva mai rivolto.
Lei era
sempre quella buona, quella che vuole bene a tutti, l’unica
che abbia creduto
in me e io l’ho delusa. Basta, ne avevo abbastanza per oggi
di quella storia.
Spensi malamente il computer e mi gettai nel letto cercando di prendere
sonno.
Il
giorno dopo andai a suola, anche se non avevo dormito
quasi niente. Non avevo voglia di stare a casa, non avevo voglia di
stare solo
era questa la realtà. Stranamente avevo fatto pure i
compiti. Mi avvicinai al
mio armadietto, quasi mai usato se non per nascondere quello che era
meglio non
portare in classe. Chiudendo lo sportello vidi Adam venirmi incontro.
-sai dove è?-
- dovrei sapere di cosa stai parlando Conant o ti aspetti che vada a
consultare
la sfera di cristallo?-
- intendo Melissa, non la vede più nessuno da ieri. Era da
te?-
- no, non la vedo da ieri pomeriggio, non so di preciso quando. Hai
provato a
chieder a Chris? O a Faye? Se non sbaglio sono loro i suoi migliori
amici-
- pensavamo che essendo il suo ragazzo t-
-Non sono il suo ragazzo! Che andate a pensare- sbuffai dal naso, come
possono
andare a pensare una cosa del genere? Lei si merita molto di meglio che
uno
come me…
-Be passate molto tempo insieme soli , soprattutto in camera quindi
Diana
pensava che-
-al posto di stare a sentire le stupidaggini della tua ragazza dovresti
trovarti anche tu una scopamica Conant-
non volevo più sentire le cretinate di quel ragazzo ,
sbattei l’anta ancora
aperta e me ne andai verso la mia aula. Non seguii una sola parola
tutto il
giorno. Cercai solo di evitare , per quanto possibile, il resto del
circolo. Me
ne andai a casa e mi chiusi in camera mia fino alla cena, poi me ne
svignai
dalla finestra per farmi un giro in qualche locale e bermi qualcosa
dipiù forte
di una birra.
Tornai a casa presto per i miei soliti standard, non avevo bevuto
nemmeno
tanto, ero ancora un po’ sobrio. Mi feci una doccia fredda
per riprendermi un po’
e mi gettai a letto, dormendo fino a che la sveglia non
suonò alle 8 per andare
a scuola.
Andai
a scuola anche il giorno dopo. Nessuno mi venne a
chiedere niente, ma sentii Laurel e Melanie parlare di Melissa. Non
l’avevano
ancora trovata. Chi sa dove si è
cacciata
e perché non è ancora tornata…
Tornato a casa me ne tornai in camera mia, misi un cd a tutto
volume e mi
sdraiai sul letto a pancia in giù. Non riuscivo a non
pensare a che fine avesse
fatto Melissa. Pensai che fosse anche colpa mia, visto che ero stato
l’ultimo a
vederla, ma non mi ricordavo cosa ci eravamo detti. I ricordi erano
annebbiati.
Cercai di ricordare qualcosa ma mia zia mi venne a chiamare dicendo che
c’erano
dei poliziotti che volevano parlare con me. Ero andato spesso contro la
legge e
le autorità, ma cose minime o per cui non mi ero mai fatto
beccare. La paura si
un po’ strada in me finche non mi chiesero di Melissa.
-L’ho vista l’altro ieri nel pomeriggio, non mi
ricordo bene che ore erano, ma
credo non molto dopo la scuola. Ci siamo scambiati due parole e lei se
ne è
andata, niente di più- scrollai le spalle seduto sul divano,
sotto gli occhi
scrutatori degli agenti. Non mi chiesero altro, salutarono scusandosi
per il
disturbo e se ne andarono. Io tornai nella mia stanza e accesi il pc.
Non
avendolo più toccato da quella sera ci volle un
po’ e mi fece ricaricare le
finestre che avevo lasciato aperte, fra cui la foto di Melissa.
Sorrideva , con
i capelli raccolti tutti in treccine e perline, i vestiti sporchi di
terra,
sotto la casa sul albero.
‘’ sei un vero e proprio
coglione allora.
Non capisco perché continuo a venirti
dietro’’
queste parole mi tornarono in mente insieme a quasi tutta la
scena. Se
l’era presa perché avevo portato li un paio di
ragazze con cui divertirmi. Sei
sparita per questo?
non ce la facevo più a stare li fermo. Spensi il
computer, stavolta
correttamente e feci per uscire, ma mio zio mi fermò
-dove pensi di andare a quest’ora di sera? Senza aver cenato
poi!-
- non ce la faccio a stare qui fermo, vado a dare una mano agli altri a
cercarla- non era una vera e propria bugia. Volevo trovarla , ma non mi
sarei
unito agli altri. Mio zio non aggiunse altro , senza nemmeno guardare
la mia espressione
mi fece cenno di andare. Andai a piedi, camminando abbastanza
velocemente fino
al bosco. Arrivato li quasi corsi per arrivare alla casetta. Per un
attimo
pensai veramente di trovarla li, ma niente. Mi sedei sul bordo del
davanzale
con i piedi a penzoloni.
-ciao vuoi essere mia amica?-
-ma Nick noi siamo già amici! Non dirmi che hai preso di
nuovo le caramelle di
tuo fratello!-
feci una risata e mi sedei accanto a lei sul muretto dove stava
schiacciando
dei pinoli
-si ma noi non siamo amici come lo sei con Chris. Vuoi essere mia amica
come lo
sei con lui?- la guardavo speranzoso visto che i secondi passavano e
lei non
rispondeva, guardava solo verso il centro del parco
-Umm ok, ma dobbiamo andare in un posto- scese dal muretto con un salto
e mi
porse una mano. Feci altrettanto e strinsi quella manina piccola e
ossuta, ma
che aveva una stretta potente. Prese a correre e la seguivo senza
sforzo, anche
fra i cespugli. Non si fermo fino ad arrivare ad uno spiazzo. Li
rallentò, senza
mai lasciare la mia mano.
-l’ho trovata l’altro giorno, ci stavo per portare
papino , ma noi abbiamo già
un nostro posto quindi- scostò un ramo pieno di foglie che
nascondeva una
casetta diroccata su un albero.
- ti piace? Questa sarà il nostro posto, un posto da
qualche parte che
conosciamo solo noi. Un nostro segreto
che dovremmo costudire come la nostra amicizia. Allora ci stai?-
- certo. Lo costudirò per sempre-
I ricordi mi tornavano cose se fosse ieri. Le avevo promesso
che avrei
costudito il segreto per sempre, invece ero stato solo capace di
deluderla. Non
capivo come avevo potuto distruggere tutto quello che avevamo costruito
insieme,
tutto quello di più bello che avevo avuto in quegli anni,
quello che non
credevo di poter avere più. Aveva tutte le motivazioni per
andarsene, ma perché
così a lungo? Voleva evitarmi? Bastava dirlo a Chris, lui me
l’avrebbe detto
molto più che chiaramente che dovevo stargli lontano. Torna ti prego, ho bisogno di chiederti scusa. Non
voglio farti stare
male, non te lo meriti da me
Ormai
erano quattro giorni che non si avevano sue notizie.
Mi ero unito agli altri al gruppo di ricerche. Non riuscivo a non
pensare a
quello che le potrebbe essere successo. Ero come in una specie di
trans. Mi
alzavo andavo a scuola senza stare attento a nessuna lezione, ascoltavo
solo se
veniva pronunciato ‘’Melissa’’.
Me ne stavo quasi sempre in camera se non ero a
cercarla. Parlavo poco, non che parlassi molto prima, giusto lo stretto
indispensabile, se venivo interpellato, a volte nemmeno quello.
Dormivo male, ma la mattina mi alzavo a forza sapendo che se fossi
rimasto li
sarebbe stato peggio.
Cinque
giorni.
Nessuna notizia. Ne un messaggio, ne una chiamata, ne un ritrovamento.
La
polizia aveva spesso di cercare. Diceva che probabilmente era scappata
di casa o
che se fosse stata rapita e prima o poi l’avrebbero trovata.
Non gli credevo.
Non stavano facendo niente.
Quella sera dormii male. Incubi su incubi. C’era sempre lei.
la lasciavo cadere
verso il basso, giù nel fondo del burrone e non facevo
niente per aiutarla. Mi
svegliavo sudato e credevo che non avrei più dormito per i
sensi di colpa.
Invece non avevo pace. Erano quasi le sei quando i sogni cambiarono.
Credo
fossero più ricordi che sogni. Mi vestii velocemente e presi
le chiavi del
auto. Forse sapevo dove era.
-sai se un giorno volessi scappare di
casa credo che andrei qualche giorno sul continente a fare spese in
quel enorme
centro commerciale che hanno aperto da poco. Poi forse tornerei a casa
oppure
mi nasconderei qui finché non decido cosa fare-
perché nessuno ci aveva pensato prima ad andare a
cercarla sul continente?
Se non si trova qui a New Salem volete che non è stata
portata via da
quest’isola dove sarebbe facile da trovare? La
stupidità delle autorità mi
spaventa a volte, anche se più di una volta l’ho
sfruttata a mio favore, ma non
era momento di pensare a questo. Dovevo trovarla.
Il silenzio era straziante, lasciava spazio a troppi pensieri. Presi un
cd a
caso dal cruscotto e lo infilai nel lettore. Qualche secondo dopo
partì una
melodia troppo delicata per essere uno dei miei cd. Doveva essere
sicuramente
quel cd che mi aveva fatto lei dicendo che non voleva più
sentire quei
‘’rumoracci’’ quando era in
macchina con me. la canzone cantava
I
came across a fallen tree
I felt the branches of it looking at me
Is this the place we used to love?
Is this the place that I’ve been dreaming of?
Quelle
parole mi colpirono come schegge di vetro dritte al cuore. Mi
fermai
nella strada ancora deserta,
accostandomi
al ciglio della strada
concentrandomi su quelle parole.
And
if you have a minute why don’t
we go
Talk about it somewhere only we know?
This could be the end of everything
So why don’t we
go
Somewhere only we know?
This
could be the end of everything
So why don’t we go
Somewhere only we know?
Qualche
giorno era passato ed io ero stato così stupido da
non voler capire cosa stavo facendo realmente. Dopo quel primo
pomeriggio non
ero più tornato alla casetta del bosco, la evitavo anzi. Non
volevo pensare che
fosse li, dove era iniziato tutto, perché non riuscivo a
togliermi dalla testa
che fosse colpa mia. Quindi non appena ho pensato che poteva essere in
un posto
lontano non ci avevo pensato due volte ad andare, mentre mi rifiutavo
di andare
nel posto più logico. Forse si, era partita per il
continente , ma sarà già
tornata, la sua auto è qui.
Perché sono
così stupido quando si tratta di
lei? perché!
Feci inversioni e arrivai fino a dove mi era possibile con la macchina,
poi
continuai a piedi. Corsi per gli ultimi metri e mi arrampicai su per la
scaletta
come nemmeno da bambino avevo fatto. Vuota. Non cera nessuno o niente
che
dicesse che fosse anche solo uscita un attimo.
Cosa ti aspettavi è?
Di trovarla
qui placidamente addormentata? Di svegliarla e chiederle scusa
così che lei ti
avrebbe perdonato , abbracciato e tu l’avresti riportata a
casa seppellendo
tutto quello che avevi fatto?
Si, mi aspettavo proprio quello, ma sapevo che non poteva essere
così facile. Ti
prego torna, torna da me
Non erano nemmeno le sette, non avevo dormito, a quel punto
andare a scuola
sarebbe stato solo una perdita di tempo. Mi misi in un angolo
poggiandomi con
la schiena alla parete a guardare fuori dalla finestrella sopra di me.
Mi
addormentai nel arco di una mezzora e per un po’ continuai a
svegliarmi per gli
incubi. Sempre lo stesso sogno. Io li seduto a guardarla, lei con lo
sguardo
deluso che si voltava a cadeva giù e io stavo immobile
quando dentro di me
urlavo di no, che dovevo alzarmi e che dovevo salvarla. Solo un paio di
ore
dopo il sogno cambiò. Non si era voltata, non era caduta, si
era semplicemente
seduta accanto a me e non diceva niente, non faceva niente, non mi
guardava.
Sembrava anche non respirare, ma il fatto che fosse li mi bastava ad
essere
tranquillo, a sentire un calore addosso che prima non avevo. Finalmente
mi
addormentai come si deve. Niente sogni, niente incubi. Uno di quei
sonni che
vengono paragonati alla morte. Dormii tanto, perché quando
mi svegliai il sole
stava già di nuovo calando. Mi stiracchiai un po’
e notai qualcosa di pesante e
caldo su di me. una coperta.
-finalmente pensavo che non ti svegliassi più e che la
febbre non calasse più-
la guardavo con gli occhi sgranati, non ci credevo che fosse veramente
li
davanti a me. Feci uno slancio un avanti, anche troppo velocemente
perché mi
girò per un po’ la testa, e l’abbracciai
stretta.
-Melissa sei proprio tu? Non è un altro sogno vero?-
-si sono io , non stai sognando. Ti sei fumato qualcosa ho la febbre ti
fa
diventare così apprensivo?-
-sei sparita per 5 giorni e mi sono sentito in colpa perché
sei sparita dopo
esserti arrabbiata con me e sentivo il bisogno di chiederti scusa, un
abbraccio
mi sembra una cosa minima in confronto a quello che ho passato-
Non disse niente, sentii solo che il suo sorriso sparì da
quelle stupende
labbra e si strinse un po’ più a me, poggiando la
testa nel incavo della mia
spalla. Non era tipo da stare zitta, lei trovava sempre un buon motivo
per
parlare, se non lo faceva c’era sicuramente qualcosa che non
andava. La scostai
delicatamente per guardarla negli occhi , ma teneva lo sguardo basso.
Avvicinai
la mano per sollevarle il viso, ma lei si alzò prima che ci
riuscissi.
-stai male, meglio tornare a casa dai. Così anche gli altri
smetteranno di
preoccuparsi-
non aggiunse altro, mi porse una mano e mi trascinò via da
li senza lasciarmi
il tempo di replicare o fare altre domande.
Otto
giorni. Otto terribili giorni.
Per tutti era tornato tutto alla normalità. Melissa era
tornata a casa. Aveva
messo su una spiegazione molto più che convincente, solo io
sapevo la verità.
Le vedevo camminare per i corridoi della scuola, sempre affiancata da
qualcuno.
Nessuno la lasciava mai sola e io non avevo avuto modo di parlarle.
Ogni volta
che era sotto il mio sguardo, ogni minuto che passava lontano da me mi
faceva
male come tanti aghi al altezza nello stomaco. Non ero più
io, o forse ero più
io di quanto fossi di solito. Ma il fatto sta che stavo male e non
sapevo cosa
fare, cosa pensare se non a quella voglia di parlarle, di chiederle
scusa, di
farmi perdonare. Di dirle di
amarla…
Ma cosa andavo a pensare?? Da quando pensavo di amarla? Da quando io ,
Nick
Armstrong amavo?
Forse da sempre, forse da quel momento, ma il fatto sta che da quando
quel
pensiero balenò nelle mai testa non ci fu
calamità che lo spostasse da li.
Due
settimane. Due giorni alle vacanze. Meno di tre ore al
piano che covavo da giorni. Non so da dove mi sia uscito e non mi
credevo
nemmeno capace di partorire una cosa del genere, ma evidentemente mi
sottovalutavo. Le ultime ore di lezione ero diventate insopportabili,
non che
le prime le avessi considerate diversamente, ma quelle ancora di
più. Mi
separavano sempre di meno da quello che dovevo fare. Avevo due giorni
per
riuscirci, non speravo di riuscire al primo colpo. Conoscevo abbastanza
Diana
da sapere che lasciava il telefonino nel armadietto prima del ora di
ginnastica. Mi bastava solo trovare il momento giusto in quel ora per
arrivare
al suo armadietto e prenderle il telefono per non più di 5
minuti.
‘’Mel ci possiamo vedere
alla casa
abbandonata subito dopo scuola? Non mi sento molto bene e ho saltato ed
fisica
quindi sono già qui. Ti prego vieni appena uscita. Diana
:3’’
Invia dopo averlo ricontrollato attentamente. Sapevo che Mel
aveva storia,
materia che non sopportava e che le faceva un effetto soporifero,
quindi un po’
intontita dal sonnellino appena fatto sul banco e preoccupata per
l’amica non
si sarebbe fatta più di tante domande e sarebbe andata
subito li.
Soltanto che ad aspettarla ci sarei stato io. E se non avesse
funzionato?
Domani avrei chiesto il telefono a Chris e se non avesse funzionato
ancora in
qualche modo sarei arrivato al telefono di Faye.
-Diana?
Diana dove sei?- entrai nella casa abbandonata
guardandomi bene intorno. Dove se ne
andava senza macchina una ragazza che sta male??
Niente era vuota, deserta. Non c’era traccia di
Diana. Per scurezza andai a
controllare nel laboratorio. Deserto. Salii anche al piano di sopra, ma
niente.
Presi il telefono per chiamarla quando sentii dei passi scricchiolare
sulle
scale dietro di me.
-Didi se volevi farmi uno scherzo e prendermi alle spalle non ci sei
riuscita,
sei troppo rumorosa- risi ma non mi voltai aspettandomi un suo sbuffo e
un ‘’ok
Melissa, ci rinuncio ’’ , ma non è
quello che sentii.
-non sono Diana, lei non verà. Non sapevo come convincerti a
venire, a
convincerti a parlarmi-
-chiedere magari?-
- non so se ti sei accorta che non sei stata lasciata da sola un attimo
nelle
ultime settimane e che tutti sono convinti che c’entri io con
la tua fuga. Come
facevo a venire li e chiederti : hey Mel hai un minuto questo
pomeriggio,
vorrei parlare con te di una cosa in privato. Magari te lo avrei
chiesto sotto
lo sguardo assassino di Laurel e Melanie o mentre eri scortata dai
gemelli,
così probabilmente me ne sarei andato via con un occhio nero
e un probabile no,
visto che mi stavi ignorando, non negarlo. Tutti i santi giorni ti
presenti , o
meglio , ti presentavi con il tuo sorriso stampato in volto e mi
salutavi, mi
chiedi come sto e si, la maggior parte delle volte non ti rispondo, ma
tu vieni
sempre-
-forse al posto di pensare a come farmi parlare con te ti saresti
dovuto
chiedere perché ti evitavo-
-perché ti ho deluso, e continuerò a farlo , non
posso prometterti che non
succederà più, ma non ce la faccio ad andare
avanti senza saper di aver provato
di tutto per avere di nuovo la tua fiducia-
- o ma Nick io non sono delusa- mi avvicinai quel tanto che bastava per
accarezzargli
un braccio sorridendo per poi retrocedere e tornare seria- io sono
arrabbiata
che è diverso. Sai quanto Doug e Chris siano uniti , come
Diana e Adam ,Melanie
e Laurel o anche quanto Damien tenga a Sean, ma mai nessuno di loro ha
detto al
altro del loro posto! Mai! Persino Faye si è comportata
meglio! Ci ha portato
solo Deb e Suzan, ma da quel momento e diventato il posto di tutte e
quatro,
quatro amiche con un posto speciale, ma mai nessuna di noi ci ha
portato un
estranio! Tutti hanno un loro posto speciale in modo che loro sentano
che c’è
qualcosa di speciale che lega la nostra amicizia e tu l’hai
infranta! Ora
lasciami andare e medita su questo cosi magari capisci
perché ti evitavo e
continuerò ad evitarti- lo scostai via bruscamente,
facendomi largo per le
scale come le lacrime si facevano strada sul mio volto. Stava dicendo
qualosa,
ma io ero ormai lontana e lui non accennava a seguirmi. Stupido
corri e vieni da me, odio tutto questo. A te perdonerei tutto
se me lo chiedessi nel modo giusto…
Bum!
Tutte quelle parole erano minuscole pallottole sparate
al mio petto. Non riuscivo a muovere più un muscolo. Avrei
voluto fare un passo
avanti, non lasciarla scappare, abbracciarla stretta. Invece restai li
, fermo,
di spalle, a parlare da solo.
-Aspetta, non lasciarmi, io… io credo… credo di
amarti-
Ma ormai era troppo tardi perché mi sentisse. Rimasi li
immobile per un po’ a
ripensare alle sue parole. Aveva ragione, non c’era verso di
trovare il torto
in quel discorso, ma per mia fortuna vi era la soluzione. Tutto si
basava su un
segreto, un posto segreto, un posto nostro, un nuovo posto nostro.
Non
so quanto tempo sia passato ad oggi. Le giornate senza
scuola trascorrevano tutte uguali. Mi alzavo, mi vestivo, salutavo
distrattamente qualcuno , anche se forse non c’era nessuno
che mi sentisse e
poi uscio. Andavo nel posto dove prendevo i pezzi per la mia auto,
aveva un po’
di tutto. Più che altro mi serviva legname. Da li poi mi
dirigevo nel bosco e
lavoravo, seguendo un progetto disegnato come meglio potevo su un
foglio A4. Quando
tornavo la sera non parlavo con nessuno, nemmeno sentivo quello che
dicevano e
loro avevano smesso di fare domande. Sentivo distrattamente Deb parlare
della
scuola con gli zii quella sera. Possibile che sia già ricominciata?
mi costrinsi ad ascoltare. No, mancava ancora un giorno,
forse due, non
avevo colto bene quella parte. Giusto in
tempo allora, per domani avrò finito di sicuro, mancano solo
le rifiniture
Un
ultima martellata e finalmente era finita.
Posizionai una cornice con le foto di Mel da bambina che avevo sul
computer su
una mensola accanto alla piccola finestra. Un vaso con dei fiori sul
tavolino
di legno richiudibile sula parete grazie a delle cerniere e due grossi
cuscini
sul lato opposto. La lanterna pendeva già sul soffitto. Un
piccolo incantesimo
bastava a tenerla accesa al infinito. Uscii dal abitacolo e ammirai il
mio
lavoro dal esterno. Spero che le piaccia
più i quella vecchia…
Passai a casa giusto il tempo di darmi una ripulita e poi
riuscii , senza
badare alle proteste dei miei zii, e mi diressi verso casa Glaser.
Cercai nella tasca del giubbotto il bigliettino che avevo scritto prima
e lo
feci passare sotto la sua porta, suonai il campanello e come uno
stupido
ragazzino che fa uno scherzo, scappai a nascondermi dietro la siepe,
controllando che fosse lei ad aprire.
Non dovetti aspettare molto. La vidi affacciarsi, guardarsi intorno,
fare un
passo avanti e accorgersi del foglietto sotto il piede per poi leggerlo.
‘’ E
se hai un minuto, perché non andiamo a parlarne da
qualche parte che conosciamo solo noi? questa potrebbe essere la fine
di tutto
perciò perché non andiamo da qualche parte che
conosciamo solo noi?’’
Non
l’avevo firmato, ma dal suo sorriso capii che aveva
capito, quindi appena rientrò in casa corsi verso la mia
auto e mi diressi li
nel bosco, dove noi sapevamo.
Un
ora dopo la vidi arrivare alla casetta. Alla
vecchia casetta. Rientrai a
sedermi dentro, su uno dei cuscini, come se non fossi stato sempre alla
finestra ad aspettare che arrivasse. Gli inconfondibili scricchioli che
facevano i gradini a pioli preannunciavano il suo arrivo, facendomi
agitare
ancora di più.
-Cosa è questa!- era felice, allegra , stupita, sorridente. Perfetta…
-una casetta sul albero?-
-si ma da dove salta fuori! Fino a due settimane fa non c’era-
- l’ho costruita io, quella di la era vecchia, fradicia e
troppo piccola ormai,
ci serviva un nuovo posto per noi- cercai di mettere su un sorriso
innocente e
gli porsi la mano- dai vieni accomodati- prese la mia mano e si sedette
sul
cuscino accanto al mio, scrutando ogni piccolo particolare di quel posto
-è magnifica, non so che dire, o meglio vorrei dire tante
cose , ma niente mi
sembra giusto-
.potresti iniziare con dire che mi perdoni, che tornerà
tutto come prima, che
sono riuscito a rimediare al mio sbaglio anche se devo fare ancora
molta strada
e poi potresti venire qui ed abbracciarmi e magari poi potremmo testare
la
resistenza della casetta, che dici?- non avevo nemmeno finito la frase
che si
era avvicinata a darmi uno scappellotto mentre ridevo.
-sei sempre il solito, ma stranamente , per la prima parte hai ragione-
ed
eccola , di nuovo fra le mie braccia, di nuovo al suo posto.
- non so quante altre volte ti dirò che mi dispiace, ma mi
dispiace. In questi
giorni ho capito un sacco di cose , ma soprattutto una- fino a quel
momento
tenevo il viso nascosto nella sua spalla, fra quella marea di capelli
ricci
lasciati al vento.
-cosa? Che sei un coglione? Perché io te lo ripeto in
continuazione, ma a volte
dubito veramente che tu ne sia conscio- non potei che sorridere mentre
le
prendevo il volto fra le mani
-che ti amo- l’avrei baciata se non si fosse fiondata lei
sulle mie labbra,
facendomi cadere al indietro e procurando una risata a entrambi.
-perché sei sempre così lento? Io sono mesi, se
non anni che so di amarti-
Le sue parole, il suo sorriso, le sue labbra di nuovo sulle mie, quella
casetta, il mio cuore che faceva le capriole. Cosa potevo chiedere di
più?
Niente.
Nick Armstrong, marchio di inaffidabilità era tornato
indietro a quando era
bambino, aveva riscoperto come era veramente, aveva capito di poter
amare e
tutto grazie a una persona. La sua
Melissa.
*Se ne sta comoda
sulla sdraio a sorseggiare il tè* agitata? E
perché? *vede la prima pietra
arrivare e fermarsi a mezzaria a pochi metri da lei* sono una strega
previdente
io v.v
comunque è
stato un lungoooo ma lungoooo parto questo. Non ho mai scritto
così
tanto, sono molto sintetica mi conoscete. E il bello che era nata come
una
songfic questa e in un assolato pomeriggio al mare ho avuto
l’ispirazione. Non
è betata, l’ho finita di scrivere sulla nave in
ritorno dalla sardegna, quindi
per eventuali errori commentate, per eventuali spiegazioni commentate.
Per
eventuali critiche commentate. Se vi è piaciuta commentate.
Se non vi è
piaciuta commentate. Se non mi volete più vedere commentate.
Spero alla prossima
Melassa <3