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Autore: Sonia_0911    17/07/2012    1 recensioni
Katrina vive nel suo tranquillo paesino.
Lei non è come gli altri. Lei sa di essere diversa, tutti non fanno che dirle questo da sempre.
Tuttavia, cosa accadrebbe se finalmente cambiasse qualcosa? Cosa ne sarebbe di lei? Come cambierebbe la persona che crede di essere?
Prima storia che mi accingo a pubblicare, scritta diverso tempo fa.
Chi è curioso, mi segua, per scoprire Katrina ed il suo mondo.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO SECONDO

– Il nuovo regno –

Mentre cadeva nell’oscurità  Katrina non aveva paura, anzi, non sapeva perché, ma non vedeva l’ora di arrivare a destinazione.
Il suo desiderio si avverò nell’istante in cui finì di pensarlo poiché atterrò bruscamente su un letto di muschio che, tuttavia, non le evitò di sentire il dolore dell’improvviso atterraggio. Cercò di mettersi in ginocchio e anche se molto stordita e alquanto intontita ci riuscì, si guardò intorno con curiosità e anche se la suavista non era ancora tornata nitida, la visuale non era  cambiata molto rispetto a prima che entrasse nel buio passaggio; attorno a lei vedeva solo alberi, cespugli e arbusti.
Dopo l’attenta osservazione
ricadde a terra pesantemente visto che le sue gambe erano ancora malferme, fu così che s'accorse di un Aureum alquanto scottante sul suo collo, lo estrasse e lo osservò, notando che all’interno del vetro ricurvo era apparsa una piccola nuvoletta di fumo verde che sparì in attimo per lasciare il posto ad una freccia indicante lei, credendo che il ciondolo si fosse guastato Katrina lo mise via e cercò di alzarsi in piedi riuscendoci solo dopo tre tentativi, ma proprio quando stava per cominciare a muovere i primi passi verso, almeno così lei credeva, casa sua, si sentì una cosa ghiacciata e acuminata poggiata sul collo, oltre ad una stretta molto forte all'altezza delle spalle che le impediva di muoversi, in preda alla paura fece per girarsi ma la lama le si premette ancora di più sulla gola.
Subito dopo una voce solenne e ferma gli chiese “Chi sei? Perché sei venuta fin qui?” Katrina impaurita ma decisa rispose “Non so chi tu sia, ma io non parlo con la gente che mi minaccia puntandomi un coltello addosso, soprattutto quando non ho fatto niente a parte rialzarmi da terra, tra l’altro, debole delle mie forze!”, subito sentì la gelida lama lasciarle la gola e la morsa sulle spalle allentarsi fino a sparire. Katrina ricadde a terra, felice di aver fatto rinsavire l’aggressore, ancora impaurita si girò per vedere chi le avesse fatto una cosa tanto cattiva aspettandosi uno degli abitanti del villaggio, ma quello che si trovò davanti la lasciò senza parole.
Di fronte a lei si stagliava un giovane all’incirca della sua età, alto all'incirca un metro e ottanta. Aveva degli occhi di un colore che variava tra il verde ed il viola e dei capelli neri come il carbone; era vestito con una casacca verde scuro e un paio di pantaloni dello stesso colore tenuti fermi in vita da una cintura marrone, scuro anch’esso, ai piedi portava delle strane scarpe dall’aria leggera di un colore tale e quale a quello della cinta, infine in vita insieme alla cintura potava un coltello con la lama splendente e l’impugnatura, neanche a dirlo, verde scuro, che a Katrina sembrava fatta di sasso e diamanti, come se non bastasse a tracolla portava un arco bianco, tuttavia le frecce non c’erano o almeno questo parve a Katrina.

Il ragazzo la fissò stranito per un lungo momento, poi le porse la mano e l’aiuto ad alzarsi, una volta in piedi Katrina cominciò a fargli delle domande.
“Tu chi sei? Quanti anni hai? Dove ci troviamo?” poiché aveva capito di non essere più nello stesso posto di prima, il ragazzo rispose “Sono Xander Mniwith, ho sette salici e mezzo e qui siamo nel Bosco di Agaran, nel Regno di Crisall, territorio magico e incantato, mondo degli elfi, unicorni, fate, streghe e molti altri…e tu? Chi sei? Quanti salici hai? Ma soprattutto a quale razza appartieni?” Katrina ancora sconvolta dalla rivelazione rispose balbettando “Mi chiamo Katrina Mac Terlow, ho sedici anni, non so a quanti salici corrispondano … so che può sembrare sconvolgente ma … sono semplicemente un umana” ora era il turno del ragazzo di sentirsi sconvolto ma nonostante questo chiese curioso “Come sei arrivata qui?” Katrina decise di proporgli l'indovinello imparato dal signor Rolander “Se saprai rispondere a questo indovinello io ti dirò tutto quello che vuoi sapere, altrimenti rimarrai nell’ignoranza, poiché il modo in cui sono arrivata è legato ad un segreto a cui, a sua volta, è legato questo indovinello…accetti?” il ragazzo interessato,  non senza una certa ansia rispose fermamente “Sì” così Katrina continuò dicendogli “Dunque rispondi. Chi è il saggio del bosco che da molto tempo nessuno vede ma che tuttavia tutto sa e che compare quando serve?” Xander ci pensò un po’, poi titubante rispose “Umh…Feldér Orag, il vecchio saggio del Bosco di Emst” Katrina, stupita ma sollevata, accettò la risposta corretta e poté finalmente parlare con qualcuno, sicuramente fidato, di tutte le avventure successele da quando il signor Rolander le aveva consegnato i due oggetti magici che ora teneva con lei.
Gli raccontò di Aureum e Acquamarin, di come li aveva ricevuti, dei loro poteri e di come l’avevano aiutata a trovare il passaggio, portandola nel posto in cui adesso si trovava.
Per tutto il racconto il giovane Xander non le tolse gli occhi di dosso neanche un attimo, sentiva nel suo profondo qualcosa mai provato prima, anche se riuscì a tenerlo ben nascosto alla ragazza, che continuava senza il minimo sospetto a parlare delle vicende accadutele.
Quando Katrina ebbe finito il suo racconto, il ragazzo decise di portarla nella sua dimora; sia per farle un po’ di domande sulle cose del mondo umano e
altre varie cose di cui si era documentato nei liberfol letti, sia per informarla e proteggerla dal suo mondo, che per lei era ancora estraneo.
Katrina seguiva Xander con apprensione per uno stretto passaggio che, a dire del ragazzo, li avrebbe portati verso la sua dimora. Mentre camminavano per quell’oscura strada cominciarono, finalmente, a fare un po’ di conversazione. Katrina iniziò a porre delle domande al ragazzo, chiedendo curiosa “Potresti illuminarmi su che cosa sono i salici e come funziona questa cosa?” Xander tranquillamente le rispose “I salici sarebbero quelli che tu chiami anni, da noi, i salici sono le misure intermedie per gli anni…ora ti spiego meglio” disse vedendo la faccia stranita di Katrina “Da quando nasci fino a, come diresti tu, quando hai dieci anni, il tempo viene misurato in giunchi, poi si passa ai salici, per esempio io ho sette salici e mezzo, che per te credo sarebbero diciassette anni e mezzo, e infine superati i … trent’anni si passa all’ultimo stadio le querce….l’anziano nominato da me prima è il saggio più vecchio di tutto il regno in teoria dovrebbe avere mille e cinquanta querce … io però dico che potrebbe averne anche molte di più….”.
L’ultima frase sulle mille e più querce dell’uomo saggio resero incredula Katrina facendole dire “E’ impossibile! Non può averne così tanti! Un uomo a quell’età è già cenere … !” “Già, hai ragione” disse Xander “ma io non ho mai detto che fosse un uomo … sai perché misuriamo l’età con gli alberi? Perché gli alberi sono molto più duraturi degli uomini e di qualunque altra creatura … e comunque il vecchio saggio è un elfo, come me d’altronde….” a quella rivelazione Katrina non poté fare a meno di fermarsi ad  osservare il ragazzo ed un po’ stupita chiese al nuovo amico “Ma gli elfi non hanno le orecchie a punta?” Xander si fermò poco più avanti e per tutta risposta a quella domanda scostò i capelli neri, mostrandole le sue orecchie terminanti con una piccola e delicata punta. Agli occhi di Katrina sembravano la cosa più aggraziata mai vista, quando la ragazza ebbe finito di ammirarle,  Xander si riabbassò i capelli e continuò a camminare spedito sul sentiero, diventando leggermente rosso in viso, Katrina, ignorando il rossore del giovane continuò con “l’interrogatorio” “Tu…hai un soprannome?” “Sì, ne ho vari, dipende da dove mi trovo o da chi mi cerca…c’è chi mi chiama Xan o chi mi abbrevia il nome togliendo solo una lettera, come Ander e infine, anche se credo di averne altri, c’è il mio preferito Xan Aloy, nella tua lingua dovrebbe voler dire….Xan il verde….” disse lui, Katrina replicò subito allegra “Mi piacerebbe chiamarti Aloy…se per te va bene…” l’altro la guardò un momento, poi si girò di nuovo e alzò le spalle dicendo “Ottimo, ne ho trovato uno nuovo….” Katrina lo fissò un attimo poi scoppiò in una dolce risata che andò a colpire come una freccia il cuore del giovane Xan che da molto non provava simpatia per nessuno, addolcendolo e facendolo sorridere insieme alla sua nuova, giovane amica.

La strada era quasi al termine, ma prima di arrivare a casa sua, Xander chiese a Katrina “Perché, sei voluta entrare nel tunnel? Voglio dire, cosa ti ha spinto a farlo…. potevi benissimo rinunciare e andartene, no?” la domanda di Aloy fece riflettere Katrina per un momento, poi disse convinta “Hai ragione, potevo andarmene, ma mi sarei pentita di non averci provato…così, senza pensarci ho agito…certe volte il cuore guida meglio della testa…” detto questo continuò a camminare più spedita di prima, poiché era ancora incerta se avesse fatto bene o meno a saltarci dentro e più ci pensava più soffriva, pensando a sua madre e Rose preoccupate per lei.
 

Arrivarono a casa di Xander appena prima del tramonto…l'elfo le spiegò che anche lì c’era un Sole uguale al suo, solamente che veniva chiamato in maniera differente…da loro si chiamava Olos ed era considerato il principale astro al quale si doveva tutto; ad esso seguiva soltanto Aslè, la Luna, la dea della notte.
Dopo aver guardato il Sole, o meglio Olos, che lontano scendeva dietro gli alberi, si diressero verso una casa immersa nella radura. All’esterno era tutta di legno e nel “giardino” era presente solo uno strano
gigantesco albero che copriva la casa con i suoi immensi rami; all’interno era arredata poveramente ma c’era comunque tutto il necessario per vivere bene e comodamente.
Una volta dentro Aloy, le mostrò la casa e mentre lo faceva rispondeva anche alle frequenti domande postegli da Katrina quando trovava un oggetto sconosciuto o bizzarro. Finito il giro, Xan andò in cucina e accese il camino, prese della carne e cominciò ad arrostirla sul fuoco con mano sapiente, poi disse a Katrina “Guarda nella dispensa, troverai la torta di more gialle, prendila” Katrina ubbidì e tornò poco dopo con una piccola, profumata torta.
 

Quella sera la ragazza mangiò tutto con voracità, poiché non aveva toccato cibo da quando era giunta in quel posto magico e Xan la guardava divertito, poiché nessuno aveva mai mangiato la sua carne più velocemente di come aveva fatto quella ragazza umana seduta lì, a fianco a lui.
Dopo cena, andarono a sedersi fuori sui due piccoli sgabelli davanti alla porta e ricominciarono a chiacchierare.
Stavolta fu Xander a iniziare domandando “Com’è la tua famiglia?” “La mia famiglia, in realtà è formata solo da mia madre e me…mio padre non l’ho mai conosciuto….anche se avrei desiderato molto averlo affianco a me e mamma…” rispose Katrina tristemente “Mi dispiace, scusa non volevo far emergere tristi ricordi … comunque se ti può consolare io … i genitori li ho avuti fino a quando avevo tre o quattro giunchi, poi, un giorno gli emissari del Tiranno sono venuti a prenderli e da allora sono dovuto vivere da solo contando esclusivamente su me stesso….” la ragazza lo guardò compassionevole e disse “Anch’io ho dovuto vivere abbastanza in solitudine…non sono decisamente una persona gradita nel mio mondo…” “Perché?” “Perché…lascia stare….è una cosa stupida….” ma vedendo che gli occhi di Xan continuavano a essere puntati su di lei convinti ad ascoltare la storia, Katrina prese coraggio e iniziò a raccontare la storia del fatto successole quando aveva sette anni e di come fosse stata ignorata da allora in poi da parte dei suoi coetanei. La storia colpì molto Xander, soprattutto per il fatto dei “segni misteriosi”, così le disse “Aspetta qui! Vado a prendere una cosa…” Katrina attese sull’uscio seduta compostamente sulla sua seggiolina rimirando Aslè che splendeva sopra di lei. Aloy tornò poco dopo con un sottile volume in mano, era di colore giallognolo e sembrava fatto con grandi foglie, ma questo passò in secondo piano quando Katrina vide i soliti segni misteriosi incisi sulla prima pagina del misterioso volumetto.
Subito raccolsero tutta la sua attenzione e in meno di un secondo li aveva già tradotti, quel testo s’intitolava << Gli oggetti magici del regno >> il che la attirò subito come una calamita, era come se sentisse di dover trovare qualcosa di estremamente importante lì dentro. Xander vedendo il suo interesse per il liberfol capì, e glielo porse, lei lo aprì e lo sfogliò rapidamente, fino a quando trovò delle pagine riguardati proprio i suoi due oggetti magici, Aureum e Acquamarin, allora si fermò e cominciò a leggere. Sul libro c’era scritto questo:

 

Tra gli oggetti di maggior rilevanza nel regno sono presenti questi due Aureum e Acquamarin.  Aureum è una magica collana in grado di aiutare il proprietario in ogni sorta di

ricerca  e  di aiutarlo in ogni tipo di situazione avvertendolo del pericolo, di una persona, di una richiesta d’aiuto, insomma di qualsiasi cosa il ciondolo ritenga necessario”

Questo spiega il fumo verde prima che Aloy mi saltasse addosso….. Aureum mi stava avvisando di lui, infatti Aloy vuol dire verde….” riflettè Katrina tra sé…

“nella maggiore dei casi in accompagnamento alla collana si trova anche una matita dalle propensioni magiche, il suo nome è Acquamarin e possiede la capacità di disegnare qualunque cosa, su qualunque superficie esattamente come se la immagina il proprietario, riuscendo a creare un’imitazione perfetta dell’oggetto desiderato, inoltre le sue doti le permettono di tradurre qualsiasi lingua sconosciuta, anche se  fosse ormai abbandonata e non più conosciuta da molto tempo,  inoltre è

probabile abbiano altri  poteri tuttora sconosciuti, poiché sono pochissime le informazioni in possesso su di essi. Secondo la storia dettata dagli antichi saggi, l’unica persona in grado di possedere questi oggetti e quindi di far sprigionare i loro magici poteri è una persona chiamata Elaine, questa fanciulla chiamata     l’ Eletta sarà scelta grazie alla sua mano disegnatrice, la quale di fronte ad un vecchio la tradirà … essa una volta consegnatele gli oggetti dovrà rendersene degna compiendo la missione a lei destinata …"
 

 
Katrina richiuse sonoramente il liberfol sbigottita dalla storia appena letta, fissava il fascicoletto che aveva in mano, era così sconvolta che perse addirittura l’equilibrio, cadendo seduta a terra stordita e confusa.
Xan vedendo la reazione della ragazza si impaurì, ma solo per un attimo, poiché, l’attimo dopo la stava già aiutando a rialzarsi spiegandole con calma e dolcezza perché le aveva fatto leggere quel liberfol “Innanzitutto, volevo vedere se era questa la lingua misteriosa di cui mi hai parlato e a quanto ho visto è proprio questa….cioè la lingua elfica, la mia lingua madre. In più volevo vedere la tua reazione di fronte alla storia dei tuoi oggetti…il che ha chiarito una cosa, tu sei l’Eletta, la cosiddetta Elaine…” Katrina lo fissò stranita poi disse quasi urlando “E’ assurdo! Io mi chiamo Katrina non Elaine, insomma dovrei saperlo chi sono no?!!” Xan la guardò teneramente, poi le disse “Lo so, ma vedi, suppongo che, in elfico Katrina si traduca Elaine…inoltre essere un’Eletta vuol dire essere una persona destinata a grandi cose…credimi…” Katrina sentendo le parole dell’amico si rassegnò e, guardandolo preoccupata gli chiese “Ma per quale grande impresa dovrebbero aiutarmi i miei amati oggetti?” il ragazzo la guardò con i suoi occhi verde-viola e sconsolato le disse “Non lo so….”.

Ci fu un lungo momento di silenzio durante il quale Katrina si sentì triste e sola, nonostante ci fosse Aloy lì con lei sentiva la mancanza dei suoi cari e questo le pesava molto…inoltre continuava a porsi domande senza risposta e questo fatto, più di tutto il resto, la intristiva e la faceva arrabbiare. Mentre la ragazza rifletteva pensierosa su quelle cose, Xander, si spremeva le miningi pensando se c’era qualcuno in grado di aiutarli a capire il mistero dell’impresa che avrebbero dovuto svolgere e dopo aver fatto diversi tentativi a vuoto gli venne in mente un nome, o meglio una persona, in grado di aiutarli, si girò di scatto verso l’amica, ancora rimunginante ed esclamò “Sì, ho trovato!” Katrina spaventata dalla reazione improvvisa dell'amico fece un salto cadendo di nuovo a terra e appena ripresasi chiese “Co-cosa?” “Ho trovato chi ci può aiutare!” rispose il giovane allegramente, la ragazza lo fissò qualche secondo e gli chiese “Chi sarebbe costui?” “Ma è ovvio, l’unica persona che può aiutarci è il saggio del bosco di Emst, dopotutto penso sia stato lui a darti gli oggetti…” disse il ragazzo eccitato, mentre la fanciulla un po’ meravigliata gli diceva “Ma scusa, te l’ho detto prima chi mi ha dato gli oggetti, ed era un uomo, non un elfo, e comunque si chiamava Rolander…” il ragazzo riflettè poi disse “Forse…essendo un saggio anziano conosce una magia per tramutarsi e poi anche lui come me avrà vari soprannomi o addirittura vari nomi, no? Perché non potrebbe essere stato lui in incognito?” Katrina lo squadrò un momento, in seguito annuì e disse “Bene, allora…come ci arriviamo da lui?”.
Xander l’accompagnò di nuovo in casa  e, una volta giunti in salotto le illustrò la strada più semplice per arrivare al bosco di Emst. Sulla mappa del regno tracciò un percorso abbastanza semplice da seguire anche per un’estranea come Katrina. La ragazza, vedendo il percorso pensò fosse giunto il momento dei saluti, così disse cortesemente “Beh…ti ringrazio dell’ospitalità…e…umh…addio!” porgendo la mano al ragazzo, lui la osservò stranito, poi si mise a ridere e rifiutò la mano con un colpo della sua dicendo “Ma cosa credi! Pensi non ti voglia accompagnare? Beh… mi dispiace tanto ma ti seguirò come un' ombra finché non avrai compiuto la tua missione, anch’io come te voglio arrivare in fondo a questa storia, e poi qui sei una straniera, avrai bisogno di me! Allora cosa ne pensi?” la domanda gliela fece per cortesia, poiché lo sguardo lasciava capire che avrebbe accettato solo un sì come risposta. Katrina ben felice della proposta lo guardò raggiante e lo abbracciò forte, ma accortasi di quello che aveva appena fatto si staccò rapidamente dicendo imbarazzata “Scu-scusa, io … emh … non … insomma … Grazie …” le parole le uscirono dalla bocca impacciate, tuttavia a Xan non importava, anzi era contento anche se, non aveva ancora capito appieno il motivo.
Una volta scelto il percorso e preparato tutto il resto, decisero di andare a dormire.
Xander la accompagnò nella sua stanza, era bellissima, decorata con fiori di ogni tipo e con un letto a baldacchino favoloso, una volta sistemata augurò al suo amico una buona notte, dopo di che cadde in un sonno profondo e rilassante poiché tutte le avventure della giornata l’avevano spossata molto, per non dire che l’avevano resa esausta e mentre lei dormiva sul letto di Xan, lui si distese sull’erba del giardino addormentandosi mentre rimirava il cielo costellato di aster lucenti.





Note: Ecco il secondo capitolo della mia storia. Cosa faranno ora i nostri ragazzi? Dove li porterà il viaggio che vanno ad intraprendere? Mistero... per il momento almeno ;)
Spero che questo racconto possa piacere a qualcuna/o di voi, se volete farmi sapere cosa ne pensate lasciate un commentino (piccolo, piccolo anche) ne sarei ben felice.
Con questa richiesta vi saluto e mi auguro di vederci al prossimo capitolo. Ciao :)

  
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