Buona Lettura!
by Tropiusuccia (alias: Lurei-chan)
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Erano passati quattro anni dalla battaglia avvenuta tra i
Guardiani e la Ester per via dell’Embrione. Da allora
parecchie cose nella vita
dei nostri vecchi amici sono cambiate. Ognuno aveva preso la propria
strada una
volta finita la scuola elementare. Avevano frequentato la stessa scuola
media,
ma ora con l’inizio della scuola superiore si preannunciava
la loro
separazione.
Amu quell’anno si sarebbe
iscritta a un liceo privato
femminile…predisposizioni del padre fin troppo geloso.
La ragazza non aveva fatto storie,
aveva già un ragazzo
problematico, e forse proprio per questo il padre si era impuntato nel
farle
frequentare un liceo femminile con delle regole severe, pensava che
forse
sarebbe riuscito a dare problemi ai due ma facendo ciò, il
povero padre non
aveva fatto altro che il gioco di Ikuto che era molto sollevato nel
sapere che
nessun ragazzo si sarebbe avvicinato alla sua Amu in un luogo dove non
“avrebbe”
avuto accesso. Inoltre l’anno successivo sarebbero arrivate
anche Rima e Yaya a
farle compagnia, quindi era anche sicuro sul fatto che la ragazza non
sarebbe
stata sola.
Erano le prime luci
dell’alba quando Amu aprì gli occhi. Era
troppo presto per alzarsi, quel giorno sarebbe stato il giorno della
cerimonia
di apertura dell’anno scolastico nella sua nuova scuola. Era
agitata oltre ogni
dire e quella notte aveva dormito poco e niente, in parte la colpa era
per la
nuova scuola ma buona parte era di Ikuto che, con la scusa di farla
calmare
dalla sua agitazione, era rimasto con lei. Sì, lui era
ancora lì. Sentiva il
suo respiro lento e regolare, e soprattutto sentiva il calore e la
presa delle
sue braccia che le cingevano dolcemente la vita. Si voltò
per guardarlo in
volto. Il suo viso addormentato gli dava davvero
l’impressione di guardare un
gattino. Lo adorava. Era uno di quei rari momenti in cui vedeva il suo
volto
privo di malizia e scherno. Infatti ora le sembrava un essere ingenuo e
indifeso bisognoso di affetto. Non riuscì a trattenersi e
avvicinò le sue
labbra alla sua fronte per potergli dare un dolce bacio.
La ragazza notò il
cambiamento del respiro, e quando si
separò dal bacio lo vide con gli occhi aperti assonnati.
-scusa, ti ho svegliato- gli disse
arrossendo leggermente.
-speravo di svegliarmi
così- rispose dolcemente. Era ancora
intontito dal sonno.
Il ragazzo si stiracchiò
per poi sbadigliare.
-è ancora presto,
è appena l’alba- gli disse la ragazza
–torniamo a dormire-.
Ed ecco, lui strinse la presa, e il
suo sguardo, che fino a
poco fa era addormentato in un’espressione di innata
ingenuità, ora si era
trasformato in quello che Amu conosceva benissimo. La ragazza
sentì le sue
braccia stringerla più stretta a lui, e il calore che
l’avvolgeva crescere.
-se pensi che mi accontenti di un
semplice bacio sulla
fronte ti sbagli di grosso- le disse malizioso.
-non ora Ikuto…tra un paio
d’ore inizierà una lunga giornata
stressante- sospirò lei, si sentiva stanca solo a pensare
alla giornata che
avrebbe dovuto affrontare.
Il ragazzo rise, per poi baciarla
dolcemente sulle labbra.
-va bene…allora usami come
pupazzo anti stress stasera- le
disse sussurrandole nell’orecchio, e quindi facendola
arrossire.
-ma…ma…!- non
fece in tempo ad obbiettare che lui la
interruppe.
-starò fermo e buono, mi
lascerò fare qualunque cosa da te. Lo
so che l’idea ti piace- mentre continuava a sussurrarle
l’ultima frase
nell’orecchio, le aveva fatto poggiare la gamba sulla sua,
per far sentire la
sua eccitazione svegliarsi.
La ragazza arrossì ancora
di più.
-non smetterò mai di
sorprendermi per quanto tu possa essere
pervertito già di prima mattina- disse lei facendo la finta
arrabbiata.
-ottimo, pensavo di essere monotono.
Quindi posso continuare
così senza preoccupazioni- disse Ikuto sorridente.
-c-cosa?!- esclamò Amu
girandosi verso di lui
sorpresa…l’aveva giocata…ancora una
volta.
Non ci fu bisogno che la sveglia
suonasse. Amu era già
sveglissima. Ikuto le aveva fatto perdere due ore preziose di riposo,
infatti
una volta che svegliato era impossibile placarlo. Non avevano fatto
niente,
almeno su certe cose aveva cervello, sapeva che se avessero fatto sesso
di
prima mattina la ragazza non sarebbe uscita viva da quella giornata.
Però
l’aveva coccolata e baciata per tutto il tempo.
Amu non era per niente dispiaciuta
per quanto era successo,
infatti era servito a darle più energie…almeno
per ora.
Era già nella sua nuova
divisa in camera sua. Si voltò verso
il ragazzo steso ancora sul letto coperto dal piumone rosa. Su di lui
svolazzavano gli Shugo Chara.
-come mi sta?- chiese quasi
imbarazzata lei.
-ti sta benissimo- disse Ran
svolazzandole attorno.
Mentre Dia, Suu e Miki annuivano in
segno di approvazione.
Yoru aveva alzato il pollice ammiccando con l’occhio felino.
Ma c’era qualcuno che non
si era ancora espresso. Così la
ragazza si voltò verso costui e lo guardò
disorientata inclinando di lato la
testa. Sul volto del ragazzo c’era un segno di
disapprovazione.
-non ti piace?- chiese lei quasi
delusa.
-non è che non mi
piaccia…la gonna dovrebbe essere più
corta, e quella camicia è abbottonata fin troppo sopra, per
non parlare di
quella giacca che copre buona parte delle curve- disse lui facendo un
rapporto
dettagliato.
Amu lo guardò male
–devo ricordarti che sono iscritta ad un
liceo femminile con delle regole che non sono per niente leggere?-.
-mmh…d’accordo
dato che la divisa non si può cambiare lascia
che te la sistemi io- disse alzandosi con sguardo malizioso.
-eh?? Cosa…- non
riuscì a controbattere. Era già nelle
perfide mani del ragazzo.
Le mani di lui si muovevano sul corpo
della ragazza senza
alcuna incertezza, mentre lei era arrossita vistosamente. Certo, ormai
lui
conosceva ogni singola parte del suo corpo…però
si doveva ancora abituare a
quell’idea…anche se era quasi un anno che andavano
a letto insieme.
-ecco fatto- disse lui soddisfatto
del lavoro svolto.
La ragazza si guardò allo
specchio…la divisa aveva
tutt’altro aspetto…aveva la gonna più
alta, quindi dava l’impressione di essere
più corta. I primi due bottoni della camicia erano
sbottonati ed era sopra la
gonna. La giacca era tutta sbottonata.
Yoru sgranò gli occhi e
ripetè la mossa precedente alzando
però un secondo pollice.
Dia, Ran, Suu e Miki iniziarono a
ridere quando notarono
l’espressione stravolta di Amu.
-ma dico! Sei pazzo!? Vuoi che mi
sospendono il giorno di
presentazione delle matricole?!- disse lei furiosa verso Ikuto che
sorrideva
malizioso.
-non ti sospenderanno per un motivo
del genere…ma potrebbe
succedere se vedessero che esci con un ragazzo più grande di
te e che viene a
trovarti durante l’orario scolastico-.
-c-cosa?! No! Non ci provare! Non oso
immaginare le storie
che farebbe mio padre se venissi sospesa!- disse lei quasi in preda
alla
disperazione.
Ikuto sorrise e
l’abbracciò –su, non essere
così tesa. Se ti
stressi troppo potrei temere per quello che mi farai
stasera…-.
-t-tu! Lo stai facendo apposta!-
cercò di divincolarsi dalla
sua stretta ma fu inutile.
Una sua mano finì sul
fondoschiena della ragazza, mentre la
sua bocca gli si era avvicinata all’orecchio.
-la tua lentezza nel capire i miei
giochi mi eccita in modo
incredibile…- detto ciò le leccò
l’orecchio.
Improvvisamente Ami irruppe nella
stanza della sorella
–AMUUU!! Mi accompagni a scuola…?-. La bambina
aveva ormai 10 anni e
frequentava la stessa scuola elementare che aveva fatto la sorella
maggiore.
–Iku-niichan!- gridò Ami avvicinandosi ad Ikuto.
-ciao Ami- disse lui mettendo una
mano sulla testa della
bambina.
Amu sospirò, era ben
contenta che la sorella li aveva
interrotti, ma era anche un po’ infastidita, non era la prima
volta che li
sorprendeva in momenti caldi.
Qualcuno dal piano inferiore aveva
sentito la piccola. Sulla
soglia della porta apparve il padre di Amu e Ami con il fiatone.
-Dannato!! Ti ho detto di smetterla
di entrare in camera di
mia figlia dalla finestra!- disse quasi urlando dalla disperazione.
-si calmi, agli uomini di una certa
età non fa bene
arrabbiarsi di prima mattina- disse con tono di scherno Ikuto.
Con questo mise K.O. l’uomo.
-Amu, Ami…non è
che non mi volete più bene perché sto
diventando vecchio?- un mare di lacrime iniziò a sgorgare
dagli occhi del
povero uomo.
Ami annuì…forse
non aveva neanche capito la domanda del
padre che scappò via per rifugiarsi in bagno come
d’abitudine.
Amu sospirò –va
bene allora andiamo?- disse la ragazza
prendendo per mano la sorella.
A sua volta Ami prese la mano di
Ikuto –vieni anche tu?-.
Amu guardò in cagnesco la
sorellina…certo le faceva piacere
che le accompagnasse anche lui…ma se l’avessero
vista in giro, con la divisa di
una scuola femminile conciata a quel modo, con Ikuto che era
evidentemente più
grande di lei…
-certo che vengo- rispose sorridente,
dopo aver analizzato
accuratamente l’espressione di Amu.
Camminavano per strada come erano
partiti inizialmente. Ami
era in mezzo ai due che la tenevano per mano. Potevano sembrare una
famiglia
giovane e felice.
Arrivarono davanti alla scuola
elementare sotto gli sguardi
curiosi dei passanti. Salutarono la piccola per poi dirigersi alla
stazione.
-so la strada, non
c’è bisogno che mi accompagni- disse lei
cercando di prendere distanza dal ragazzo.
-sai che…quando fai
così sembra che tu mi odi? Siamo sicuri
che mi ami?- disse lui alle sue spalle.
La ragazza si fermò e
voltò di scatto –idiota! Lo sai che
io…-.
Venne presa in contropiede, se
l’era trovato di faccia.
Pensava di trovarvi un’espressione delusa e triste, invece
aveva la sua solita
faccia maliziosa.
-lo so. Sei timida e una fifona, hai
paura di non riuscirti
controllare per questo vuoi evitare il contatto soprattutto quando
possiamo
essere visti da qualcuno- sulle sue labbra il ghigno mostrava i suoi
denti di un
bianco candido.
Il volto di Amu si
trasformò e ora era furioso –tu!-.
-ti amo- disse lui dolcemente, e la
rabbia della ragazza
sbollì in un attimo.
Si baciarono incuranti degli sguardi
indiscreti, durante il
bacio Amu aprì gli occhi sentendo qualcuno bisbigliare, e
vide due ragazze con
la sua stessa divisa. La ragazza spinse via Ikuto, che non ancora
soddisfatto
la forzò, e approfondì il bacio. La ragazza
mugugnava imbarazzata, mentre
cercava di fermare l’impetuosità del ragazzo che
la stava travolgendo. Le due
ragazze ripresero a camminare gettando ancora delle occhiate ai due.
Ikuto si allontanò dal
bacio –non mi dire che con il mio
bacio da maestro stavo per farti perdere il controllo. Sei diventata
ribelle
tutto ad un tratto-.
-non era quello!- gridò
rossa in volto.
-oh, allora era per quelle due
ragazze con la tua stessa
divisa?- rise maliziosamente.
Le aveva viste! E aveva fatto apposta
a baciarla in quel
modo!
-ahhh! Maledizione! Ho voglia di
urlare! Non credo riuscirò
a resistere per molto a una giornata del genere!- disse lei voltandosi
verso il
treno che l’avrebbe portata a scuola.
Il ragazzo rise e la seguì
–mi sa che dovrò stressarla
ancora di più-. Le sue parole non vennero udite da Amu, la
ragazza era partita
in quarta prendendo ampie distanza da Ikuto.
Erano saliti in
treno…l’immagine era abbastanza buffa. Lei
era seduta il più lontano possibile dal ragazzo e guardava
dalla direzione
opposta. Teneva le braccia conserte e le gambe accavallate. Ikuto rise,
la
trovava in qualche modo dolce la sua presa di posizione.
Però c’era qualcosa
che lo infastidiva. Forse aveva fatto male a sistemarle a quel modo la
divisa…attirava troppi sguardi, e in particolare quelli di
tre ragazzi che
erano lì nella stessa carrozza.
Vide uno dei tre farsi coraggio e
avvicinarsi alla ragazza
–ehi, ciao-.
Lei si girò furiosa
–che vuoi- disse sprezzante.
Ikuto rise, ecco la sua ragazza
“cool and spicy”. Il ragazzo
che le aveva rivolto la parola rimase un po’ spiazzato. Si
grattò la nuca e
cercò di dire qualcosa
–beh…ecco…bella giornata? Vero?-.
Lo sguardo di Amu si fece ancora
più tagliente e lo stesso
le sue parole –uno schifo totale. Avrei tanta voglia di
picchiare qualcuno- le
ultime parole erano rivolte a Ikuto che rideva.
-ah…ahh- riuscì
a dire soltanto il ragazzo che indietreggiò
lentamente tornando dai suoi amici allibiti.
Erano per strada e Ikuto rideva a
più non posso. Era raro
vederlo ridere a quel modo, e se fosse stato in altre circostanze Amu
sarebbe
stata ben contenta di vederlo così. In quel momento
però la sua risata era il
suono più fastidioso che avesse mai sentito sulla faccia
della terra.
La ragazza camminava ad occhi chiusi
cercando di reprimere
la rabbia. Le sue care compagne Shugo Chara cercavano di calmarla e
sollevarle
il morale. Yoru invece accompagnava la risata di Ikuto.
-Amu- la chiamò Suu. La
ragazza si voltò verso la piccola
amica e notò che aveva in mano una piantina che poteva
essere usata come gioco
per gatti.
Amu rise all’idea di
potersi prendere una piccola rivincita.
Mancavano ancora una manciata di minuti ed era praticamente quasi
arrivata a
scuola, quindi poteva concedersi quel grandissimo piacere.
-grazie mille Suu- disse prendendo la
piccola pianta dallo
stele. Controllò che non ci fosse nessuno e poi lo
chiamò -I-k-u-t-o- disse
scandendo ogni singola lettera.
Il ragazzo fermò la sua
risata seguito a ruota da Yoru. I
due adocchiarono subito la punta dello stele. Un paio di orecchie
feline
apparvero in testa a Ikuto, seguite poi da una coda. Il ragazzo con lo
sguardo
simile a quello di un felino guardavano con un certo accenno di
eccitazione il
piccolo stele, e cercò di prenderlo, ma la ragazza lo
spostò all’improvviso.
I due continuarono così
per un bel po’e in un ultimo
tentativo disperato per prendere la piantina, Ikuto cadde rovinosamente
su Amu.
Caddero sul prato che c’era a bordo strada. Ikuto si
accoccolò con la testa sul
petto della ragazza e iniziò a fare un rumore dalla gola e
muoveva la coda in
modo oscillatorio.
La situazione aveva preso una piega
inaspettata e Amu non
sapeva come uscirne.
-Ikuto, non è il momento
di fare le fusa…- in quel momento
qualcosa vibrò nella tasca dei pantaloni del ragazzo che
sembrò tornare in se.
Si alzò da sopra la
ragazza e l’aiuto a risistemarsi dato
che aveva un po’ di polvere addosso.
-la prossima volta fa attenzione a
come ti prendi la
rivincita. Devo passare dalla
Easter, ci
vediamo più tardi- dopo gli eventi di 4 anni fa Ikuto ne era
diventato il
presidente.
-ok- si scambiarono un bacio veloce
per poi separarsi.
Un po’ le dispiaceva
vederlo andare via. Ogni volta era
così. Quando chiamavano doveva precipitarsi subito alla
Easter, essere il
presidente di un’importante azienda non era
facile…contando inoltre che aveva
solo 20 anni.
La ragazza sbuffò e si
girò verso il poco pezzo di strada
che la divideva dalla sua nuova scuola. Distrattamente mentre camminava
iniziò
a parlare con le sue amiche Shugo Chara.
Attraversò il cancello
esterno della scuola, e una ragazza
si voltò verso di lei sentendola parlare da sola. Amu non se
ne accorse, ma per
fortuna Miki si.
-Amu! Ricorda che per gli altri
è come se stessi parlando da
sola! C’è una ragazza che ti sta guardando!- fece
notare disperata.
Amu solo allora si rese conto della
sua distrazione, si
voltò verso la ragazza che la guardava estraniata.
Per riparare in qualche modo a quella
situazione, Amu fece
cenno di saluto verso la ragazza, che però reagì
spaventandosi e scappando via.
Ecco, ora non era stato Ikuto a
cacciarla nei guai, ma bensì
sé stessa. Certo gran parte della colpa era però
del ragazzo che l’aveva
stressata in quel modo già di prima mattina, e lei sentiva
il bisogno di
sfogarsi con le sue piccole quattro amiche.
Arrivata dinnanzi
all’ingresso della palestra nella quale si
sarebbe tenuta la cerimonia di benvenuto, una professoressa la
fermò.
-le sembra il modo di indossare la
divisa?- disse severa. In
una scuola severa come quella c’era da aspettarselo che i
docenti dessero del
lei agli studenti.
Solo allora Amu si ricordò
della divisa…aveva pensato di
sistemarsela una volta che si fosse separata da Ikuto…ma con
quello che era
successo le era passato per la testa.
-dopo la cerimonia la prego di
sistemarsi- disse la docente
squadrando la ragazza con occhio di falco.
La ragazza ripensando al ragazzo
assunse un’espressione
truce…che venne ovviamente mal interpretata dalla docente.
-ha per caso da ridire?- il tono
freddo si era accentuato
con una nota di irritazione.
Amu non rispose e riprese a
camminare…e si pentì amaramente.
Avrebbe voluto scusarsi e dire che ovviamente avrebbe provveduto a
sistemarsi
la divisa…ma la sua personalità che spesso
l’allontanava dagli altri e che la
metteva spesso in difficoltà era molto più forte.
Entrata nella palestra un gruppo di
matricole la squadrò,
tra queste vi erano le due ragazze che aveva incontrato quella mattina
prima di
salire sul treno.
-oh…è
lei…- bisbigliò una alle sue amiche.
Un’altra poi disse
–credo di conoscerla…ho sentito voci in
giro che picchiava i ragazzi più grandi di lei sin dalle
elementari…-
-cosa? Allora c’era da
aspettarselo che avesse un ragazzo
così più grande di lei-.
-forse è dalla yakuza-.
I suoi timori vennero a galla come
niente…sapevano tutto
quello che Amu avrebbe voluto nascondere. Anche se in parte le ultime
due voci
non erano poi così veritiere…Ikuto del resto
aveva solo 5 anni in più di lei… lì
in Giappone si fanno tanti problemi per 5 anni di
differenza…mentre in altri
paesi si sentono anche matrimoni con differenze di età ben
oltre alla norma.
Stranamente mancava la ragazza che
stamattina l’aveva
sentita parlare “da sola”. Si guardò
attorno con il suo sguardo truce e
annoiato per le dicerie. Non volendo si voltò verso il
gruppo di ragazze…e loro
pensavano che lei le stesse guardando male…si voltarono
subito e andarono via.
Una serie di azioni involontarie, le
stavano facendo inimicare
l’intero istituto…ed era solo il primo giorno di
scuola!
La cerimonia finì con
grande gioia di Amu. Durante il
discorso le voci sul suo conto avevano fatto il giro di tutta la
palestra.
Uscì da quel luogo
infernale con passo svelto. Doveva andare
a vedere il tabellone per sapere la classe in cui sarebbe stata
quell’anno.
Camminava con passo svelto per evitare gli sguardi e i commenti che le
facevano
alle spalle. Lesse scocciata il tabellone. Terza sezione del primo
anno.
Sarebbe stata lì. Era inutile dirigersi già verso
la classe. Il primo giorno
serviva più che altro a presentare la scuola ai nuovi
arrivati, ma poiché Amu
voleva evitare in qualunque modo il contatto con le sue future
compagne, si
isolò. Andò a sedersi sotto l’ombra di
un albero che era lì in giardino.
In quei momenti di noia
iniziò a sentire le due ore di sonno
mancato quella mattina. Nel momento in cui stava per chiudere gli occhi
e
appisolarsi, sentì un rumore di rami. Istintivamente
alzò lo sguardo.
Accovacciato sull’albero c’era lui…il
suo gatto dispettoso.
-sto facendo un incubo?- disse lei
fissandolo. Lui rise.
-se ci sono io allora non
può essere che un sogno- poi la
guardò meglio e disse -sembri distrutta- finì
ridendo.
-sembra che tu ne sia felice- rispose
scocciata la ragazza
che poi continuò –non preoccuparti il tuo piano di
“distruzione totale
dell’essere denominato Amu” procede a gonfie vele-.
Il ragazzo la guardò
seriamente. Si mosse, e rimase appeso
al ramo in testa in giù tenendosi solo con le gambe.
-va così male?- disse lui
a poca distanza dal volto di Amu.
-peggio di
così…- sospirò lei depressa.
-beh peggio di così
potrebbe andare se mi vedessero- ammiccò
lui.
-appunto…anche se ormai si
è già sparsa la voce… - era
rassegnata.
-pensavo avessi bisogno di una carica
di energia, per questo
sono venuto- detto ciò il ragazzo scese dal ramo,
accovacciandosi sulle gambe
della ragazza che sorrise.
Iniziò ad accarezzargli i
capelli, dai quali spuntarono le
sue orecchie feline.
-ti rilassa toccarle, non
è così?- disse lui chiudendo gli
occhi, mentre assaporava il dolce tocco delle mani di Amu.
Stettero così per un
po’, quando improvvisamente la ragazza
notò un movimento dell’orecchio felino. Il ragazzo
si alzò di scatto.
-arriva qualcuno, non voglio
peggiorare la tua situazione,
quindi mi starò un po’ buono- disse leccando le
labbra di Amu che sussultò
imbarazzata.
Lo vide saltare sull’albero
e nascondersi tra la folta
chioma.
-emh…- qualcuno
parlò e Amu si voltò verso la voce.
Era la ragazza che quella mattina
l’aveva vista parlare da
sola.
-oh…ciao- disse Amu un
po’ imbarazzata. Sul viso aveva
ancora il rossore per l’azione di Ikuto.
-stamattina sono stata
scortese…- la ragazza aveva un tono
di voce molto gentile.
-non
preoccuparti…piuttosto ti sarà sembrato strano
che io
parlassi da sola…- rispose Amu abbassando il volto
imbarazzata.
Una risata lieve si sentì
provenire dalla folta chioma
dell’albero. Amu la sentì chiaramente ma la
ragazza che era appena arrivata no.
Amu guardò male in alto. Poi si ricordò di non
essere sola, e che comportandosi
così non avrebbe fatto altro che mostrare stranezze alla
ragazza. Si voltò
verso di lei e vide che la fissava.
-ecco io…-
iniziò a dire per cercare una scusante.
Ma non fu necessario
perché in un improvviso scatto di gioia
la ragazza si avvicinò a lei e le prese le mani.
-allora anche tu le senti?- i suoi
occhi luccicanti
imperlati da lacrime di commozione erano fissi su quelli di Amu
abbastanza
confusa.
-c-cosa?- riuscì solo a
dire.
La ragazza continuò
–anche tu senti le voci? Sono un’appassionata
di spiritismo. Sento spesso le voci degli spiriti della gente morta che
non
trova pace e quindi non riesce a lasciare il mondo terreno-.
Dinnanzi a
quell’affermazione Amu iniziò a pensare che
infondo quella strana lì non era lei.
-mi chiamo Rika Kato, spero che
diventeremo buone amiche-
occhi di ammirazione fissavano la povera Amu.
Qualcuno rideva ancora tra le foglie
dell’albero. Questa
volta però Rika sentì.
-è lo stesso spirito con
cui parlavi stamattina? Ti sta
facendo i dispetti?- chiese lei guardando in alto curiosa.
Amu si agitò, alzando le
mani per coprire la visuale della
nuova strana amica.
-no ecco…!- se negava che
altra spiegazione poteva darle per
quella risata mal trattenuta –si! È uno spirito di
gatto molto dispettoso…-
riuscì a inventare. Però l’amica ancora
non distoglieva lo sguardo.
Ikuto silenziosamente chiese a Yoru
di far muovere le foglie
dell’albero per far sembrare che lo spirito andasse via.
-ecco è andato via- disse
Amu ringraziando con lo sguardo
Yoru che le fece l’occhiolino.
-oh…che
peccato…- disse delusa Rika.
Amu iniziò a spingere
l’amica –su, su andiamo a visitare la
scuola!-.
Mentre passavano tra i corridoi, le
ragazze non facevano
altro che parlare di Amu, che infastidita aveva assunto la sua
espressione dura
che andava nettamente in contrasto con quella sorridente di Rika che
parlava di
spiriti.
Una voce attirò
l’attenzione di Amu…la infastidì.
-guarda, ha fatto amicizia con quella
strana ragazza che non
fa altro che parlare di spiriti e cose del genere-.
-che ci si poteva
aspettare…le persone strane vanno
d’accordo con i pazzi…-.
Questa era stata abbastanza cattiva.
Poteva sopportare le
voci sul suo conto…ma quelle sulla sua nuova amica no.
-tu!- si fermò rivolgendo
uno sguardo di ghiaccio alla
ragazza che aveva appena dato della pazza a Rika.
La ragazza si girò,
facendo finta di non aver notato che Amu
si riferiva a lei.
Amu spazientita le si
avvicinò e si mise a braccia conserte
–parlo con te-.
La ragazza si voltò
–quanto sei rozza, questa scuola non è
per gente come te-.
-non mi interessa della scuola ne
tanto se sono rozza. Più
che altro mi importa della gente vigliacca che sa parlare solo alle
spalle.
Sono la peggior razza di gentaglia- disse Amu sprezzante.
-chi sei tu per parlarmi
così?! Mio padre è direttore
dell’azienda
Kitinao- disse la ragazza facendosi grande per la potenza economica
della sua
famiglia.
-l’azienda Kitinao? Quella
piccola azienda alle dipendenze
della Easter?- Amu rise di scherno.
La ragazza diventò rossa
dalla rabbia –tu da che famiglia provieni
per poter deridere la mia?!-.
-io? Beh mio padre è un
fotografo e mia madre una ex
modella. Siamo una famiglia abbastanza comune- disse Amu rispondendo
con
leggerezza.
La ragazza scoppiò a
ridere e disse –allora non sei neanche
degna di rivolgermi la parola-.
In quel momento il cellulare di Amu
iniziò a squillare.
Tempismo perfetto…o forse Ikuto aveva sentito tutto?
-oh sei tu Ikuto?- Amu rispose
guardando in faccia la
ragazza che aveva fermato la risata. Amu coprì il microfono
del cellulare e
disse –scusami, sono al telefono con il mio
ragazzo…Ikuto Tsukiyomi…penso che
tu sappia chi sia-.
L’espressione della ragazza
mutò improvvisamente…da
sorridente era diventata senza espressione.
-a scuola? Beh devi sapere che sto
avendo uno scontro con la
figlia del direttore dell’azienda…aspetta come si
chiamava?- fece
finta di non ricordare.
L’espressione stupita della
ragazza si era espansa a tutte
le ragazze presenti nel corridoio.
-ah…vuoi parlare con lei?
D’accordo- Amu le passa il
telefono –vuole parlare con te-.
La ragazza prese tremante
l’apparecchio e lo portò
all’orecchio.
-non ho capito l’azienda di
tuo padre, forse tu potresti
dirmi il nome?- la ragazza riconobbe la voce…aveva
incontrato Ikuto in una
delle cene di affari alle quali era andata con il padre e la famiglia.
–sai
potrei anche lasciar perdere il nome dell’azienda di tuo
padre però tu dovrai
farmi un favore-.
-q-quale?- disse con voce tremolante
la ragazza.
-stringi amicizia con Amu-.
La cosa sorprese la ragazza.
-accetti lo scambio?-.
-s-sì…- disse
desolata la ragazza.
-perfetto…ci conto. Ora mi
ripassi la mia Amu?-.
La ragazza passò il
cellulare ad Amu.
-spero vi divertiate insieme- disse
lui sorridente.
-c-cosa?! Cosa le hai chiesto?!-
chiese Amu sorpresa.
-di diventare una tua amica- rispose
con estrema semplicità.
Amu sospirò –a
più tardi…-.
-ok mia piccola peste- disse lui
riattaccando.
-beh immagino…che debba
presentarmi- disse la ragazza
titubante.
-non è necessario, non ti
preoccupare per quello che ti ha
detto- disse Amu voltandosi verso Rika.
Ma venne fermata dalla ragazza.
-aspetta!- Amu si voltò
verso di lei –la mia amicizia con te
potrebbe far guadagnare punti all’azienda di mio padre- disse
con occhio furbo
la ragazza.
Amu la guardo
estraniata…gente come lei…sarebbe stato
difficile averla come amica.
-mi chiamo Shuko Kitinao- le
stringeva la mano –posso
chiamarti…Amu-chan?-.
Amu sospirò…la
sua vita scolastica andava sempre più
complicandosi…
Shuko sistemò la sua
uniforme, se l’era “aggiustata” nel
modo che l’aveva Amu. Poi la ragazza sistemò anche
quella di Rika.
-da oggi inizieremo la rivoluzione!
Che bello il sapore del
potere!- disse Shuko ispirando profondamente.
Rivoluzione? Il primo giorno di
scuola?
La fortuna (o sfortuna?) volle che
Amu capitasse in classe
con le sue due strane amiche. Entrano nella classe dove avrebbero
passato
quell’anno di scuola. C’erano poche studenti e
quando videro entrare le tre si
ammutolirono. Almeno avevano smesso di sparlare in presenza di
Amu…dopo a
quello che avevano assistito in corridoio.
Le tre si avvicinarono alla finestra,
e Amu si affacciò
annoiata.
Shuko le parlava, ma lei
l’ascoltava distrattamente, mentre
Rika teneva gli occhi chiusi cercando di isolare i rumori e le voci
inutili per
poter udire gli spiriti.
Qualcuno entrò nella
classe. Una serie di mormorii si
innalzò.
-Amu! Amu!- Amu si voltò
verso la direzione in cui indicava
l’amica.
Amu vide chi era entrato. Un uomo
molto giovane…aveva
occhiali da vista e capelli neri corti.
Le stava guardando.
-oh…abbiamo tre piccole
ribelli- disse lui avvicinandosi
–sono il vostro professore di inglese, Ren Hiujy- il
professore prese la mano
di Amu e l’accarezzò –lei è
Amu Hinamori? È appena il suo primo giorno di
scuola ed è già popolare-.
Amu tirò via la mano di
scatto imbarazzata…era stata presa alla
sprovvista.
Qualcuno dalla finestra aperta
entrò con agilità. Amu venne
coperta dall’ombra del nuovo arrivato…e solo
allora si accorse che era Ikuto.
-sensei- disse formalmente Ikuto
–le dispiacerebbe fare
attenzione a non toccare minimamente le sue studenti?-.
Dei gridolini si sollevarono nella
classe. Tutte stavano
ammirando Ikuto e la sua teatrale entrata in scena.
Amu sospirò rassegnata.
Ecco come spiattellare ai quattro
venti chi fosse il suo ragazzo.
-oh. Abbiamo un visitatore?- disse il
professore.
-beh avendo fatto ingenti donazioni a
questo istituto non
nego di volerlo visitare- Ikuto continuava a parlare in modo formale.
-d-donazioni?- disse Amu titubante.
Non ne sapeva niente.
Ikuto si voltò di poco
verso di lei e solo allora capì. Visitare
la scuola…era una buona scusa per presentarsi lì
anche durante l’orario
scolastico.
Come al solito aveva pianificato
tutto…sin dall’inizio.
-allora lasci che le faccia da
guida…- disse il professore.
-no grazie…preferisco che
mi accompagni Amu-.
I due girarono per i corridoi e le
varie aule della scuola.
Amu non era molto di aiuto nel mostrare la scuola dato che neanche lei
la
conosceva ancora. Le studentesse incuriosite, seguivano attentamente
con lo
sguardo i due. La ragazza era visibilmente a disagio dinnanzi a quella
situazione, così assunse la sua solita espressione truce.
Non voleva mostrare
l’imbarazzo che stava provando in quel
momento…soprattutto ad Ikuto. Quindi
doveva resistere.
Ikuto d’altro canto
camminava spensierato al suo fianco
mostrando (finto?) interesse verso le strutture scolastiche.
Aveva qualcosa in mente? Era troppo
tranquillo…
-Amu?-
-eh?! Che vuoi!?- disse scontrosa. Un
gesto involontario.
-potresti aggiornarmi sul livello
raggiunto dal tuo stress?-
chiese lui sorridente.
-è abbastanza elevato,
manca poco all’esplosione- rispose
quasi ringhiando. Continuava a camminare davanti a lui a braccia
serrate. Il
suo volto era teso e truce.
-interessante-
mormorò lui portandosi una mano al mento.
Erano arrivati in palestra, ormai non
c’era più nessuno. E
li la ragazza ebbe uno sbotto di rabbia misto allo stress.
Prese Ikuto dal colletto della
camicia e lo sbatté al muro.
Baciò con fervore il ragazzo approfondendo fin da subito il
bacio con la
lingua.
Dopo una manciata di secondi si
staccò, aveva l’affanno, e
ora abbracciava il corpo del ragazzo con forza.
-quando sei così
passionale…mi fai venire voglia di
prenderti subito- disse il ragazzo invertendo i ruoli. Ora era lui a
spingerla
al muro. Lei si aggrappò a lui facendosi sollevare.
-lo senti vero? Desidera raggiungere
con te l’apice del
piacere- le sussurrò ad uno orecchio.
Lei si avvicinò al suo
orecchio e iniziò a leccarlo, fino a
succhiargli il lobo.
La spingeva sempre più al
muro, e quando la ragazza iniziò a
pensare che finalmente avrebbe sfogato tutta quella tensione e carica
di
adrenalina accumulata in mezza mattinata, ma fu allora che ebbe una
brutta
delusione. Infatti Ikuto la riportò sul pianeta terra,
staccandosi un po’ da
lei e sistemandosi il colletto.
-la giornata è ancora
lunga, mia cara e dolce Amu. Conserva
questa tua impetuosità per stasera, ti prometto che ti
divertirai- disse lui
leccandole le labbra.
La faccia di lei questa volta non
assunse la sua tipica
espressione arrabbiata. Diventò maliziosa, proprio come
quella di Ikuto.
-allora preparati, perché
ti restituirò tutto questo
moltiplicato per cento- disse ridendo maliziosa, e mentre si
allontanava da lui
rispose al bacio “leccato” con uno suo.
-mmh interessante, sta imparando in
fretta. Quello sguardo
non era affatto male- si disse lui ridendo anche a sua volta
maliziosamente,
mentre la vedeva andare verso la porta della palestra.
Le voci su Amu e Ikuto iniziarono a
spargersi per
l’istituto, perciò il ragazzo provvide subito a
parlare con la preside della
scuola e informarla che il loro fidanzamento era ufficiale e che se
avesse dato
problemi alla ragazza, avrebbe cessato le donazioni alla scuola. Del
resto non
voleva si complicasse ancora di più la situazione della
ragazza.
Nel frattempo Amu era in classe con
le sue amiche, Rika e
Shuko. Erano le uniche due a non temerla.
Anche Shuko si era dimostrata essere
tutt’altra
persona…anche se aveva delle ideologie di grandezza un
po’ troppo stravaganti.
-quando hai conosciuto Ikuto-sama?-
chiese ad un tratto
Shuko.
-vediamo…è
stato circa 5 anni fa- rispose Amu ricordandosi
parte dell’avventura che aveva vissuto con Ikuto e i suoi
amici.
-oooh! E quando e’
scoppiato l’amore?- chiese la ragazza
sempre più interessata.
-emh…ecco…- ora
era imbarazzata. Ripensare al passato e alla
sua goffaggine in amore la faceva arrossire in modo spaventoso.
-sento una voce…- disse
con un sussurro Rika interrompendo
le due ragazze affianco.
-una voce?- chiese Amu cercando di
cambiare discorso.
-sì…- sembrava
davvero concentrata.
Amu guardò male
Yoru…stava tirando un brutto scherzo
all’amica…che per quanto strana, le risultava una
persona tranquilla con cui
poteva andare d’accordo. Yoru era praticamente affianco
all’orecchio di Rika
che parlava di cose senza alcun senso. È vero, nessuno lo
vedeva lì a parte
Amu, Ran, Dia, Suu e Miki ma le voci potevano essere udite come un
fruscio
dalle persone con una particolare sensibilità.
-un nome…Alice- disse ad
un tratto Rika.
-Alice?- chiesero
all’unisono Amu e Shuko.
-Alice…fritta- Rika
sembrava pensierosa.
Shuko invece la guardò
perplessa. Amu si avvicinò a Riko, e
con la scusa di metterle una mano sulla spalla tirò un pugno
a Yoru che finì
dall’altra parte dell’aula.
-oggi sono piuttosto
fastidiosi…questi spiritelli- Amu
rideva con un sorriso molto tirato.
La giornata era quasi conclusa. Non
vedeva Ikuto da quando
erano andati in palestra, in compenso però, Yoru si era
divertito tutto il
tempo a sfottere Riko, e Amu lo aveva colpito in tutti i modi pur di
interromperlo.
Le sembrò parecchio strano
che Ikuto non era fuori al
cancello ad aspettarla. Così decise di dirigersi verso la
stazione con Riko.
Shuko era stata passata a prendere da un autista al servizio della sua
famiglia.
Riko era di poche parole e Yoru si
appisolato nella cartella
di Amu. Riko scese dal treno e saluto pacatamente Amu.
Finalmente quella lunga giornata
sembrava volgere al
termine. Era stanca ma per fortuna riuscì a non
addormentarsi e a scendere alla
sua fermata.
Di Ikuto ancora nessuna traccia.
Sospirò e continuò la
strada per tornare a casa sua…fino a quando non
sentì un violino…un suono fin
troppo famigliare per le sue orecchie. Proveniva dal piccolo parco,
dove Ikuto
era solito suonare.
Raggiunse di corsa il luogo e lo
vide. La sua postura dritta
e elegante, mentre faceva scivolare l’archetto sulle corde
del violino con un
gesto lento e dolce.
La ragazza si rilassò e
sorrise. Quel suono e l’immagine di
lui le fece dimenticare tutto lo stress accumulato. Lui la prendeva
sempre in
giro, la faceva arrabbiare e l’accusava di essere poco dolce
con lui, ma era
solo perché a Ikuto le piaceva sotto tutti i suoi aspetti e
non era disposto a
rinunciarne neanche a uno. Lei dall’altro
canto…provava la stessa cosa. Amava
quel ragazzo, e anche se spesso era arrabbiata con lui…poi
bastavano poche note
suonate con il violino a farla calmare. La melodia che stava suonando
le stava
esprimendo espressamente i sentimenti che il ragazzo provava per lei.
Non notò che il ragazzo
aveva riposto lo
strumento. Era ancora incantata dalla
melodia e aveva chiuso gli occhi.
Si sentì sollevare e
spalancò gli occhi sorpresa.
-dormi in piedi?- chiese lui
sorridendole.
-come potrei dormire mentre suoni per
me?- era quasi offesa.
Lui continuò a sorriderle
dolcemente e le stampò un leggero
bacio sulle labbra.
-vogliamo andare mia cara?- mentre lo
diceva aveva già
cominciato a camminare, e la portava come se fosse una principessa.
-è
imbarazzante…mettimi giù…- disse lei
arrossendo e
abbassando lo sguardo.
Ma lui continuò a tenerla
in braccio e sembrava non avesse
alcuna voglia di metterla giù.
Era sera inoltrata, Amu aveva appena
finito di cenare. Ikuto
l’aveva portata in braccio fino alla porta di casa, poi era
andato via,
avvisandola che l’avrebbe trovato nel letto.
Un po’ impaziente di
rivederlo e stanca per la giornata con
la voglia di stendersi, salì le scale. La sua stanza era
buia. Entrò e si
chiuse la porta a chiave, lui non
c’era…ancora…però era meglio
prevenire
improvvise entrate dei suoi famigliari.
Si stese sul letto ripensando alla
giornata appena
trascorsa. Tutto sommato…si era divertita. Aveva conosciuto
nuove amiche e
dinnanzi a lei si era aperta una nuova vita quella da studente delle
superiori.
Ikuto era sempre con lei, come i suoi Shugo Chara. Chiuse gli occhi,
sul suo
viso c’era stampato un sorriso.
-sei felice- constatò la
voce di Ikuto.
Lei annuì leggermente,
continuando a sorridere e ad avere
gli occhi chiusi.
Lo sentì distendersi
affianco a lei.
-suppongo che quindi non avrai
bisogno di un anti-stress-
disse lui sorridendo a sua volta con le braccia incrociate dietro la
testa a
fargli da cuscino.
-di un anti-stress no- disse lei ora
guardandolo –ma della
persona che amo ho sempre bisogno-.
I due si abbracciarono e baciarono.
Non vi era malizia nelle
loro coccole, solo tanta tenerezza e amore.
-IKUTO!!!- qualcuno sbatteva
animatamente alla porta di
Amu…era il padre di lei –SO CHE SEI LI’
DENTRO!-.
-credo sarebbe
meglio…fermarsi…- disse Amu al
ragazzo…beh il
momento dolce era durato fino al momento che non erano stati colti
dalla…passione.
-lascialo urlare- disse Ikuto.
-Ikuto…- Amu dovette
tapparsi la bocca per non far sentire
il gemito.
-credo sia inutile
trattenerli…- disse lui con affanno -…se
quelli di prima sono riusciti a svegliarlo-.
Ikuto le scostò la mano e la baciò, e mentre il padre di Amu gridava alla porta, mentre il ragazzo baciava con passione Amu, la ragazza sorrise e non passò inosservato al ragazzo che sorrise a sua volta.
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Spero vi sia piaciuta :) Continuerò ad aggiornare, di solito mi diverto a scrivere fan fiction su anime/manga vecchiotti (come il mio caro Card Captor Sakura) ma non escludo anime nuovi che oggi regalano le emozioni alle nuove generazioni (e con tutto che sono cresciutella me li guardo XD perché ogni tanto si sente davvero il bisognio di tornare come si era una volta).
Ciao ciao!by Lurei-chan