A Daphne,
e a tutti coloro che vogliono essere baciati.
Tutti vogliono essere baciati
Si è appena abituata all’idea del negozio invaso da una
massa di donne vestite di rosa venute da chissà dove,
ed ecco che accade un altro evento eccezionale ed inspiegabile:
quel signor Avery, che per vivere fotografa begli
abiti su belle donne,
l’ha appena baciata.
“Ma perché l’ha fatto?” gli domanda, abbassando la testa e
la voce come una scolaretta colta nel bel mezzo di una birichinata.
“Empatia” risponde quello, scrollando le spalle come se non
sapesse di che cosa si sta parlando. “Mi sono messo al suo posto, e ho sentito
che voleva che la baciassi.”
Eh no, così è troppo
comodo!, grida lo spirito di Jo,
reprimendo l’istinto di strillargli contro che non può prendere le sue teorie – o, per meglio dire, le
teorie del professor Flostre –
e usarle come uno scudo per giustificarsi di fronte a lei.
“Temo che lei si sia messo al posto sbagliato” gli risponde,
riuscendo in qualche modo ad acquietarsi. “Io non desidero essere baciata. Né da
lei, né da altri.”
“Oh, ma tutti
vogliono essere baciati” insiste lui, quasi che una donna non possa essere
considerata tale senza aver ricevuto un bacio. “Anche i filosofi.”
Questo è troppo, grida ancora lo spirito di Jo, sconvolto dalla semplicità
con la quale quell’uomo nomina i filosofi, come se si trattasse di persone
comuni.
“Mi dispiace, signor Avery, ma non abbiamo quello che lei
sta cercando.” Di qualunque cosa si tratti.
“La accompagno.”
“Non c’è bisogno. Conosco la strada.”
Esce, lasciandola sola. E lei non lo ammetterebbe mai, ma rimpiange
il calore di quel bacio.