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Autore: babykit87l    18/07/2012    2 recensioni
Dopo il calore che mi avete dimostrato nella longfic "Nuovo anno... Nuova vita" ho deciso di continuare la storia con una nuova ff... Ora Sakuragi e Rukawa stanno insieme ma riusciranno a mantenere il loro rapporto? Nuovi arrivi allo Shohoku e vecchie conoscenze potrebbero mettere in discussione una storia appena nata, come la loro? Leggete e lo scoprirete ^^
Genere: Commedia, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Akira Sendoh, Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Living'
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Angolo dell'autrice: eccomi di nuovo qui! Ho voluto continuare la storia "Nuovo anno... Nuova vita" con un'altra long, che ho già deciso sarà più lunga della precedente e verterà su un periodo più ampio della vita dei due ragazzi. Ci saranno come sempre colpi di scena ma non voglio dirvi troppo o non avrete più voglia di leggerla ^.^
Spero vi piaccia questo primo capitolo e se vi va, come sempre, commentate e recensite ;) Io accetto tutto, positivo e negativo!!
A presto
Babykit

La nostra vita

Capitolo 1:

POV HANAMICHI
Bene. Niente panico. È solo una borsa con un paio di cambi. Ci hai già dormito perché dovresti essere agitato? Insomma non ti stai mica trasferendo. No assolutamente, ma portare lì qualche cosa della mia roba è qualcosa. Significa che stiamo facendo sul serio. Magari è troppo presto e capiamo che il nostro rapporto non va e ci lasciamo. E io non voglio questo.
Ok, capisco che mi sto facendo un mucchio di pippe mentali. Non fasciamoci la testa prima di essercela rotta. Io andrò lì e sarà tutto bellissimo e se succede che litighiamo e ci molliamo… Beh voleva dire che doveva andare così. Forse è meglio che mi spieghi un po’.
Da quei primi giorni dell’anno, in cui io e Kaede ci siamo messi insieme e ho capito che sono effettivamente gay, sono passati quattro mesi, nei quali noi ci siamo frequentati e abbiamo recuperato tutte quelle fasi di un rapporto che avevamo saltato ancor prima di metterci insieme. Non è stato facile, abbiamo dato scandalo al rientro a scuola e ora ogni volta che camminiamo vicini tutti ci guardano, alcuni male, altri malissimo, altri ancora invece ci ignorano, o almeno fingono di farlo. È davvero una situazione stressante. Fortunatamente i miei amici non si sono allontanati e anzi ho risolto definitivamente con Yohei, per intenderci ora siamo più amici di prima, mentre Haruko purtroppo da quella sera non mi parla più. Dev’essere delusa dal rifiuto. Forse si aspettava che fossi ancora come al primo anno. Kaede invece si è integrato, almeno un po’, nel mio gruppo e ha preso il posto di Ryota come capitano della squadra. Ricordo ancora tutte le menate per quella nomina.
 
FLASHBACK
Sta per finire l’anno scolastico e ci saranno a breve gli esame di fine semestre che determineranno chi andrà al terzo anno e chi invece dovrà ripetere il secondo. Quest’anno sono più che sicuro di andare benissimo. Nonostante avessi la testa impegnata a capire chi fossi e cercare di risolvere tutti i casini con Kaede, mi sono impegnato molto nello studio, forse proprio per evitare di pensare troppo al caos di tutto l’anno, per cui ho alzato la mia media da 7 insufficienze dello scorso anno e nemmeno un’insufficienza quest’anno. Eh si, sono un genio in tutto io! Vabbè ma torniamo a noi. Sono arrivato piuttosto in anticipo così ho curiosato un po’ nella scuola e, tenetevi forte… Ora sono in biblioteca (non sapevo nemmeno che c’era una biblioteca nella scuola) e sto studiando un po’ da solo, perché con gli altri poi si finisce a cazzeggiare e non si fa nulla e non voglio rovinarmi la media, sono maturato tanto quest’anno e voglio mantenere questo profilo.
Sto studiando informatica, per la quale mi sono reso conto di avere una predisposizione quasi naturale, un po’ come per il basket, quando vedo Ryota venirmi incontro e sedersi accanto a me. Non mi sono nemmeno accorto che nel frattempo sono arrivati tutti gli altri studenti.
- Ehilà! Che ci fai qui?- Gli chiedo mentre mi saluta.
- Veramente ti cercavo. Ti dovrei parlare- È serio e mi sembra anche preoccupato. Che sarà successo?
- Ok, e io che pensavo fossi venuto per studiare. Lo sai che hai gli esami di fine corso vero?- Lo prendo un po’ in giro mentre raccatto tutta la mia roba e usciamo dalla sala.
- Si più o meno si tratta anche di questo-
- Dimmi pure- Lo incito a parlare.
- Ascolta io, come hai detto tu, ho gli esami quest’anno e devo impegnarmi per poterli superare. Non voglio fare come Mitsui l’anno scorso. Per cui ho deciso di lasciare il club di basket, così da avere la mente libera per studiare- Fa una pausa e mi guarda. Penso di aver capito quello che mi vuole dire così lo fermo prima che possa continuare.
- Aspetta, credo di aver capito dove vuoi arrivare, ma ti fermo subito. Il basket è importante per me però devo mantenere una media alta per poter ottenere una borsa di studio all’università e se fossi il capitano avrei degli obblighi da rispettare e non mi concentrerei abbastanza sullo studio-
- Davvero? Non vuoi essere capitano?- La sua espressione è abbastanza stupita.
- Già davvero-
- Bene, meno male- Cosa? Perché è sollevato?- Ero venuto per dirti che nonostante i tuoi enormi progressi credo che Rukawa abbia la giusta esperienza per poter essere il nuovo capitano- Sinceramente sono un po’ deluso ma va bene così.
- Oh ok. Meglio così allora. Stavo per proportelo io-
- Ottimo! Allora vado a comunicarglielo-
- Bene… Ah una cosa: non dirglielo davanti a tutti gli altri. Voglio vedere se me lo dice lui o aspetta l’annuncio ufficiale-
- Come vuoi. Anche se dovrò farlo prima o poi-
- Sì, magari fra un paio di giorni ok?- Annuisce, mi saluta e se ne va.
Io guardo l’orologio e mi rendo conto che è quasi ora di andare in classe così riconsegno i libri in biblioteca e mi avvio. Davanti l’aula trovo Kaede e Ryota che nel frattempo va verso le scale per tornare al suo piano, mi avvicino e lo saluto.
- Allora qualche novità?- Spero me lo dica senza che debba cavarglielo fuori di bocca.
- Niente di che- Come non detto. Devo usare la tattica dello sfinimento, ovvero gli faccio talmente tante domande che alla fine cede e me lo dice.
- Ah no? Perché Ryota era qui?-
- Così, parlavamo della squadra- Lo so idiota. Perché non me lo dici?
- Anch’io faccio parte della squadra, quindi… Che ti ha detto Ryota?-
- Che ha intenzione di mollare il club- È più duro del previsto. Ma io non mollo.
- No?? Davvero?- Annuisce- E adesso come facciamo? Staremo senza capitano?- Ora devi dirmelo.
- No è ovvio- Non ci credo. Non aggiunge altro.
- Sicuramente sarà io il nuovo capitano. Questo è ovvio- Vediamo se a questa provocazione risponde.
- Non credo proprio- Fa una pausa- L’ha proposto a me- Halleluya. Ce l’ha fatta a farselo uscire da quella bocca.
- Davvero? E tu che hai risposto?-
- Che ci devo pensare- Cosa?
- Perché?- Sono allibito da questa cosa. Poi sento la risposta e mi sciolgo.
- Volevo parlarne prima con te. Sapere che ne pensavi tu- È troppo carino.
- Veramente?- Annuisce. Io faccio finta di pensarci un attimo- Per me va bene. Mi accontenterò di essere vice-capitano- E gli sorrido.
La campanella, che indica l’inizio delle lezioni, suona e noi entriamo in classe.
FINE FLASHBACK
 
Già. Ora sono vice-capitano. Non è male, visto che Kaede parla poco e delega tutto a me. Praticamente sono io che detto legge in palestra. E di questo non posso che esserne contento. So che ho detto che non volevo troppi obblighi e che invece sembra tutto il contrario ma in realtà lui pensa e io parlo. E le colpe di tutto ricadono su di lui. Adesso è chiaro no?
Tornando a noi, questo weekend i genitori di Kaede sono fuori città. Sembrerà una cosa normale perché non ci sono mai ma in realtà da quando è iniziato l’anno scolastico non sono più partiti, per cui ci siamo dovuti arrangiare come meglio potevamo. Questo weekend invece non ci sono e Kaede mi ha proposto di dormire da lui, lasciando qualche capo lì nel caso succedesse ancora, cosa che capiterà di certo. Nulla di strano, è una cosa naturale tra due persone che stanno insieme, però sono agitato, perché come dicevo prima vorrebbe dire che facciamo sul serio e l’ansia mi sta uccidendo. Sono stato così solo a quella prima partita amichevole contro il Ryonan quando ho iniziato a giocare a basket. Comunque non posso tirarmi indietro e ora sono davanti casa sua con il borsone in mano; dovrei bussare ma ho il cuore in gola. Faccio qualche respiro per prendere coraggio e suono il campanello. Aspetto qualche secondo poi vedo la porta aprirsi.
- Ciao- Mi fa cenno di entrare. Io lo saluto e poso a terra la borsa.
- Pensavo non volessi più venire-
- In effetti sono un po’ agitato-
- Dici che è troppo presto?- Mi rendo conto che anche lui è teso. Di certo non dall’espressione del volto sia chiaro. È una strana nota che sento nella sua voce. In questi mesi ho imparato a conoscerlo e a notare certe piccole sfumature che solo stando insieme si percepiscono, come adesso. In fondo anche per lui è la prima volta.
- No, assolutamente. Siamo pronti per questo passo. Insomma ho già dormito qui altre volte. Un borsone non cambia le cose. Giusto?- Denega con la testa.
- Bene, allora vado a posare la borsa in camera da letto- Dico mentre salgo le scale. Ormai conosco questa casa come le mie tasche.
Entro nella stanza e inizio a sistemare tutte le mie cose, non sono molte però hanno tutte un certo significato, poi torno al piano di sotto dove Kaede sta preparando qualcosa da bere. Io mi avvicino e lo abbraccio da dietro, poggiando la testa sulla sua spalla. Siamo ancora piuttosto impacciati quando si tratta di coccole e gesti d’affetto. Sento infatti che si irrigidisce.
- Così mi fai cadere la bottiglia di mano- Mi dice continuando a versare il liquido nei bicchieri.
- E che importa? Puliremo tutto più tardi- Allora si rilassa e posata la bottiglia sul tavolo, si gira e poggia la testa sull’incavo tra la spalla e il collo. Sento il suo respiro sulla mia pelle. È una sensazione incredibile, mi piace da pazzi. Lui alza il volto e fissa i suoi occhi nei miei.
- A che pensi?- Gli chiedo continuando a guardarlo. Lui fa spallucce, però mi risponde.
- Vorrei che il tempo si fermasse in questo momento- Può sembrare strano sentire queste parole uscire da lui, ma in realtà, da quando stiamo insieme, è diventato molto più espansivo, almeno quando siamo solo io e lui.
- Anch’io- Noto però che si è un po’ rabbuiato- Cos’hai? Non sei contento che passeremo un intero weekend insieme, due giorni solo noi due?-
- Si, certo- Sospira. Che succede?
- Ma…?- Lo sprono a parlare. Deve imparare a comunicare questo benedetto ragazzo. Perlomeno con me, accidenti!
- Ma mi sento un po’ sotto stress- Dice abbassando lo sguardo.
- Lo so, ti capisco. È iniziato il nostro ultimo anno e tu sei diventato capitano. Hai un sacco di responsabilità e..- Mi interrompe con uno sguardo serissimo.
- Non parlo di questo. Sai a cosa mi riferisco- Anche io divento serio. Non pensavo volesse affrontare adesso l’argomento.
- Sì, è dura ma insieme siamo forti, no?- Gli dico allora, sciogliendo l’abbraccio.
- Certo. Solo che mi sento sempre perennemente osservato e non ce la faccio più- Lo guardo intensamente. Capisco perfettamente che cosa prova, perché anche io mi sento così. A scuola siamo diventati un’attrazione, ogni volta che passiamo in un corridoio o davanti ad un aula, gli altri si danno gomitate e cenni per indicarci. Hanno persino cercato di intervistarci, ma siamo riusciti a sviarla, almeno quello. Per quanto mi riguarda cerco di non pensarci e i miei amici mi fanno sentire sicuro. Lui invece ha solo me. Io però non basto a colmare il vuoto intorno. Se non ci fossero quelli della squadra sarebbe praticamente solo. Gli prendo il volto tra le mani e lo bacio dolcemente. È una sensazione unica. Poi mi avvicino al suo orecchio e sussurro.
- Fregatene degli altri… Sei una persona meravigliosa, non devi mai dimenticarlo- Mi sposto e riprendo a baciarlo. In pochi secondi perdiamo il controllo e facendo spazio sul tavolo lo faccio sedere e poi sdraiare sopra. Il bacio diventa sempre più intenso finché uno strano suono ci fa tornare alla realtà. È quel gatto malefico, che Kaede ha preso in sostituzione di una moto regalatagli dai genitori. Mijo l’ha chiamato, ovvero le iniziali di Micheal Jordan, ora ci guarda e miagola per avere le sue attenzioni. E come per magia mi ritrovo sul divano con affianco il mio ragazzo che dedica tutte le sue attenzioni a quell’essere, che non solo è il re di questa casa ma mi ringhia e tenta di graffiarmi ogni volta che mi avvicino a Kaede. No dico, è una cosa normale?
Vabbè la serata passa piuttosto in fretta, ceniamo sul divano guardando una partita di basket e decidiamo di andare in camera da letto, la mia stanza preferita (non vedo spiegare il perché, vero?). Ci accoccoliamo sul letto. Sono appoggiato sul suo petto e il calore che emana mi fa rilassare. Siamo in silenzio e quasi mi sto addormentando quando Kaede decide di parlare.
- Stavo pensando che ormai stiamo insieme da un po’-
- Sì, è vero. Ma ci pensi che due anni fa non ci sopportavamo e ora guarda, stiamo insieme-
- Sì ma non parlavo di questo. Stavo pensando che in tutto questo tempo sei sempre venuto qui da me-  Ma cos’ha oggi che vuole affrontare tutti argomenti spinosi?
- È vero. Mi piace questa casa, è grande, spaziosa, libera e ci sei tu- Spero che questo blocchi la conversazione ma a quanto pare non è così.
-  Beh io ci sono comunque e anche casa tua è libera. Mi hai detto che vivi da solo- Mannaggia a me e a quando parlo.
- Sì ma non è grande come questa, è la tipica casa giapponese, ho un futon al posto di questo comodo letto- Cerco di dissuaderlo dal venire a casa mia. Ci sarebbero troppe cose da spiegare.
- Io mi adatto a tutto- Ok tronchiamo qui questa storia.
- Non è il caso che vieni a casa mia, te l’assicuro. Rimaniamo come stiamo adesso-
- Perché?-
- Perché è così. Basta- Ho usato un tono davvero acido. Mi guarda malissimo, mi scansa da lui e si gira dalla parte opposta alla mia. E siccome siamo due orgogliosi, anche io mi giro e non ci parliamo più. Che palle! Doveva essere un weekend romantico e siamo finiti per litigare. Lo sapevo che questa storia del portare qualche cosa da lui era una pessima idea. Speriamo di riuscire a risolvere domani mattina con la mente più lucida e l’arrabbiatura svanita.
 

 
   
 
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