Tao
Le era piombato in casa una
fredda sera di pioggia.
Non aveva battuto ciglio o proferito parola. Era semplicemente entrato (dalla finestra)
senza dare una motivazione al suo arrivo.
Il cuore le schizzò in
gola nel vedere quegli occhi e nello scoprirsi felice d’incontrarli.
Lui la osservò a
lungo, senza parlare. Studiando, scrutando dentro la sua anima. Aspettando.
Ma non c’era nulla da dire.
Anche se nessuno dei due
comprendeva appieno il motivo per cui lui
l’aveva raggiunta, entrambi sapevano che prima o dopo quel giorno sarebbe
arrivato.
La resa dei conti. Per
comprendere quel singolare legame che li aveva uniti sin dal primo momento.
Passarono attimi
interminabili. Occhi negli occhi in una stanza buia. Milioni di parole che
prendevano forma ma non venivano espresse.
Non con la voce.
Poi lui si tramutò in
pura energia. Una nebulosa nera che la circondò dolcemente.
Lei si ritrasse un poco. Ebbe
paura. Ma non troppa.
All’inizio il contatto
fu bruciante sulla sua pelle, ma lei non lo cacciò né
tentò di fuggire.
Le piaceva quell’innaturale calore che l’avvolgeva piano. E lei, senza comprenderne bene il perché, si
lasciò abbracciare sempre di più.
La incantavano quelle carezze
di mani irreali. Le labbra che sembrava le stessero
percorrendo la curva perfetta del collo. Quel corpo apparente che si stava
spingendo contro il suo.
Quando lui riprese
forma dietro di lei, le labbra all’orecchio e le mani sui seni, ci
fu solo un attimo di incertezza.
E si abbandonarono alla febbre violenta che fu la loro
passione.
Ci fu dolore. Acuto e
penetrante. Ma le carezze esperte di lui lo placarono
immediatamente.
Poi una
sensazione mai provata: una complessa felicità la investiva; un grido
arrancava in gola, ma non riusciva a raggiungere le labbra; uno strano
solletico nel basso ventre che piano piano cresceva,
cresceva, sempre di più…
Ad ogni spinta,
ogni gemito, ogni bacio rubato quel fuoco diventava sempre più grande,
fino ad esplodere dentro di lei.
Si lasciò guidare
più volte verso l’estasi. Finché, imparati i passi di quell’inconsueta
danza, i loro piaceri diventarono un unico piacere.
Le mani
tese a cercare altre mani, le labbra unite in un unico grido. Lui contrasse i muscoli e la strinse forte a se.
Crollarono inermi l’uno sull’altra, ancora ansanti, ancora tesi.
Quando si rilassarono, lui si accoccolò stretto al
suo seno. Lei rimase immobile finché non sentì il respiro del
ragazzo farsi regolare nel sonno. Poi, ad occhi aperti, fissando il soffitto
scuro della sua stanza, cominciò a porsi mille domande.
Non una parola era stata
pronunciata quella sera, eppure era come se tutte le barriere che li dividevano
fossero crollate di colpo.
Cos’era stato? Solo una voglia esplosa al momento o una travolgente
passione? Una passione di quelle sfuggenti oppure una passione
cresciuta con attenzione, curata giorno dopo giorno, ora dopo ora?
Una vita di
sguardi fugaci e complici, di sorrisi maliziosi e bronci inguaribili, di
scherzi di mocciosi e litigi da adulti.
Una vita di
odio… e… di amore?
A quel pensiero sorrise e fu
come se tutte le sue certezze capitolassero, lasciando posto ad una nuova
verità.
“Xellos…”
sussurrò con dolcezza il drago d’oro, accarezzandogli la nuca
“io… io credo di amarti”
Lo strinse forte a se e fu un
peccato che, nel buio, non lo potesse veder sorridere.