Prologo
Io non sono.
O meglio, non ero.
Ho sempre vissuto chiedendomi dove sarei mai potuta capitare se un giorno qualunque avessi preso un treno, o avessi semplicemente alzato il pollice in autostrada sperando che qualcuno mi notasse chiedendomi se mi servisse un passaggio. Giunsi alla conclusione che a diciotto anni si potesse provare anche se probabilmente, da quanto i miei mi tenevano il fiato sul collo per la scuola e stronzate varie, avrebbero chiamato i carabinieri appena avessi messo il mio bel culo fuori di casa.
Così, alla bell'età dei diciotto, mi ritrovai con una mano alzata su un lato della strada, con il pollice puntato in alto.
Bella la vita, eh?
Ma ricominciamo con le presentazioni: Io non sono, o meglio, non ero nessuno.
Fin quando quella dannata macchina si fermò abbassando il finestrino e scoprendo due occhi incredibilmente azzurri fissarmi incuriositi - Un passaggio? - chiese.
Senza esitazione annuii, aprendo la porta -evitando preghiere inutili- e sedendomi accanto al tipo che mi avrebbe sicuramente aiutata negli anni a venire.