Quello
sarebbe stato il primo Natale dopo molti anni
che Rosso trascorreva a Biancavilla, eppure per lui era come se mai
neppure un
Natale fosse trascorso in nessuna parte del mondo.
Negli ultimi anni, egli di certo aveva saputo
che il Natale esisteva, trascorreva per tutti, ma non se
n’era mai curato. Ora
si sentiva spiazzato e confuso, quasi fuori luogo.
Sua
madre, Dalia, era così felice e contenta di quel
Natale che si prospettava d’improvviso normale, sereno: li
aveva invitati a
pranzo, e con loro il professor Oak, naturalmente. E poi Blu,
ovviamente, era
felice. Avrebbe voluto organizzare, preparare, decorare il mondo
intero: quella
casa, che per tanti anni era rimasta squallida e spoglia a Natale come
in ogni
altro giorno, ora sembrava brillare più delle altre, come
sommersa da una marea
di luci, festoni, ghirlande. Per Blu era forse il primo, vero Natale
della sua
vita. E come avrebbe potuto lui, Rosso, rovinargli quel momento, come
aveva
rovinato per lui anni e anni di vita?
Biancavilla
era accesa come una lampadina: tutta
ardeva, fremeva, pulsava di vita, di compere, di amore. E Rosso,
camminando in
quella calca, si sentiva solo come si era sempre sentito tra la gente. In una via pedonale del
centro era stato
allestito un piccolo mercato natalizio. Rosso era lì, ma
avrebbe preferito non
trovarvisi, non per il freddo, cui era abituato, ma per tutta quella
folla
urlante e affannata e furiosa nei suoi acquisti…
Rosso
non avrebbe voluto essere lì, insomma.
Sua
madre appoggiò le mani su un ampio maglione
scuro col collo rotondo e disse: “Questo è molto
bello.” Rosso non rispose.
Dalia sorrise e proseguì: “Non è vero,
caro?”
“Ho
già dei maglioni, mamma.”
“Oh,
Rosso, andiamo. Non puoi metterti per il pranzo
di Natale gli stessi maglioni che portavi sul Monte Argento, sarebbe
eccessivo.”
“È
molto bello” ammise Rosso.
“Credi
che piacerà anche a Blu?” proseguì
dolcemente
sua madre, appoggiando il maglione contro il suo largo petto per
valutarne la
misura. “Oh, che spalle grandi che hai, tesoro. Ti ci
vorrà una taglia in più.
Ma quanto sei bello!”
Rosso
sorrise a quelle parole. Sua madre sembrava
innamorata della sua rinnovata bellezza: a poco a poco, le occhiaie
erano
sparite dalle sue guance scavate, e il suo volto si era fatto
più maschio,
umano, non demone.
“Ti
ci vorrà qualche camicia, ora che sei così alto:
quelle che avevi una volta non ti stanno più. E ti
comprerò anche qualche
maglia da intimo. Non pensavo che ti saresti più lasciato
comprare vestiti da
me, sai” disse Dalia sorridendo. Rosso la guardò e
vide che pensava a tutto ciò
che era accaduto negli anni precedenti. Allora le cinse le spalle con
un
braccio e la strinse a sé, mormorando: “Ora sono
qui.”
“Va
bene. Passiamo oltre” disse sua madre dopo aver
pagato. “Avevamo detto che ti serviva un cappotto.”
“D’accordo.”
“So
che il negozio all’angolo svende tutto perché si
trasferisce” disse sua madre.
“Va
benissimo” disse Rosso, che non si ricordava di
quale negozio ella stesse palando. Era un piccolo negozio nel quale sua
madre
gli comprò un cappotto grigio, un paio di guanti e una
sciarpa. Rosso pensava
che fossero abiti meravigliosi, ma si domandava se fossero adatti a lui.
Più
tardi, tornando a casa, sua madre gli domandò:
“Tesoro, c’è qualcosa che vorresti per
Natale? Sai… è passato così tanto
tempo
dall’ultima volta che ho comprato un regalo per te.”
Rosso
la guardò con stupore e disse: “Credevo che
fosse questo il tuo regalo di Natale.”
A
quelle parole, Dalia scoppiò in una risata che
riempì la strada ed esclamò: “Ma certo
che no, tesoro! Queste sono solo cose di
cui hai bisogno.”
“Ma
io non voglio niente” disse Rosso.
“Sono
io che vorrei farti un regalo” disse Dalia
seriamente, guardandolo negli occhi. Rosso capì, ma chinando
lo sguardo disse:
“Il regalo più grande che puoi farmi è
volermi regalare qualcosa, dopo tutto
ciò che ho fatto.”
“Non
essere sciocco, mio caro” lo riprese Dalia
sorridendo. “E poi bisognerà bene che trovi un
regalo anche per Blu. Tu hai già
deciso cosa regalargli?” domandò poi con aria
assorta, e ascoltando la sua
domanda Rosso si sentì vacillare.