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Autore: i hear the bells    23/07/2012    1 recensioni
Appoggiai il mio braccio tremante sotto a quello di mio padre, davanti a noi c’era la damigella d’onore scelta da Luis.
Quando uscimmo dalla stanza un lungo tappetto rosso mi attendeva circondato da una serie di guardie.
« Stai bene bambina mia? »
« Va tutto bene papà, è solo un po’ di agitazione. Passerà…passerà » il mio papà annuì e incominciammo a percorrere il lungo tappeto rosso che ci conduceva alla cappella dove avrei dovuto sposarmi. Ad ogni passo, percepivo le gambe sempre più tese, perfino loro si rifiutavano di muoversi.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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NOTE: prima di postare l’ultimo capitolo, ci tenevo a ringraziare Sheridaan per avermi offerto ancora una volta il suo preziosissimo aiuto e   per aver letto e apprezzato questa storia.
Il racconto di Cam e Christine si conclude qui, chi lo sa magari un giorno mi ritroverò nuovamente a scrivere su di loro, è vero che questa storia è nata dal nulla e ha avuto la stessa durata di un lampo, però è anche vero che, sono molto legata a questi quattro capitoli e non mi dispiacerebbe ritornare a scrivere di un amore così struggente.
- La poesia finale è la stessa che ho citato nel primo capitolo con alcuni versetti. Si tratta di "Cet Amour" di
Jacques Prévert
.

Auguro a tutti una buona lettura...

 

-IV-

 
Era arrivato il gran giorno. Il giorno del mio matrimonio. Era da una vita che lo stavo sognando ; l’avevo immaginato esattamente così, come una favola: le rose bianche, il vestito da sposa, le damigelle d’onore, gli invitati, la cerimonia, il cielo caldo e luminoso. Era tutto incredibilmente perfetto, perfino il mio futuro marito era identico al principe azzurro dei sogni.
 
Avrei dovuto sentirmi fortunata e felice, ma non lo ero, più osservavo il mio riflesso allo specchio e più notavo l’assenza di un sorriso, l’assenza di occhi lucenti e carichi d’amore, non c’era niente di bello in ciò che vedevo.
 
Mia sorella mi sistemò i capelli formando una treccia lunghissima e splendente, unì le varie ciocche in un unico chignon lasciandomi le spalle nude e i capelli castani impreziositi da piccole perline.
 
« Sei bellissima Christine » diedi un ultima occhiata alla ragazza nello specchio. Era sul serio stupenda con quel vestito elegante e i capelli ordinati come una vera e propria principessa, eppure non mi piaceva l’immagine che vedevo. Era un immagine che non rispecchiava ciò che provavo.
 
« Grazie per l’aiuto » abbracciai mia sorella più forte che potevo, trattenendo a stento le lacrime. Come avrei voluto piangere, almeno per liberarmi in piccola parte della malinconia che nascondevo dentro per non far soffrire chi mi amava, ma la verità era che non potevo farcela a sopportare tutta quella finzione. Non ero nata per recitare e non ero nata per rinunciare all’amore.
 
Avevo desiderato per troppo tempo un amore vero e puro come quello mio e di Cam, non potevo rinunciare a quel sogno, non dovevo…
 
Mia sorella si staccò da me e uscì dalla stanza facendo entrare il mio papà. Com’era bello, non l’avevo mai visto vestito così elegante e per un breve momento le mie labbra sorrisero dimenticandosi di ciò che mi tormentava, ma quella gioia non era destinata a durare.
 
Appoggiai il mio braccio tremante sotto a quello di mio padre, davanti a noi c’era la damigella d’onore scelta da Luis.
 
Quando uscimmo dalla stanza un lungo tappetto rosso mi attendeva circondato da una serie di guardie.
 
« Stai bene  bambina mia? »
 
« Va tutto bene papà, è solo un po’ di agitazione. Passerà…passerà » il mio papà annuì e incominciammo a percorrere il lungo tappeto rosso che ci conduceva alla cappella dove avrei dovuto sposarmi. Ad ogni passo, percepivo le gambe sempre più tese, perfino loro si rifiutavano di muoversi.
 
Non appena varcai la soglia della chiesa, la marcia nuziale rimbombò per tutta la cappella e gli invitati si alzarono in segno di rispetto.
 
In fondo all’altare c’era la mia migliore amica che mi faceva da testimone, il parroco e Luis assieme al suo testimone.
 
Sembravano due statue greche vestite in giacca e cravatta. In quel momento odiai con tutta me stessa il suo sorriso patetico e maligno.
 
A malincuore arrivai a destinazione, mio padre mi consegnò al mio futuro marito e io per trattenere il senso di nausea cercai di guardarlo il meno possibile e pensare che mi aspettava una vita intera da condividere al suo fianco, non avrei mai potuta farcela. Soprattutto se ogni istante della mia esistenza mi ricordava lui, il mio Cam.
 
La cerimonia volò con non aspettata velocità e all’’improvviso il sacerdote terminò l’omelia e dopo qualche minuto di silenzio i testimoni e il mio fidanzato si alzarono, mi afferrò delicatamente per un braccio e mi ritrovai faccia a faccia con Luis e le promesse nuziali.
 
« Luis vuoi tu prendere la qui presente Christine come tua sposa nel Signore, promettendo di esserle fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarla e onorarla tutti i giorni della tua vita?» il corpo fu percosso da violente scosse di panico, e sentii ogni cellula del mio corpo tremare e rendermi ulteriormente vulnerabile. Gli occhi iniziarono ad annebbiarsi per le lacrime, mi sforzai con tutte le forze che avevo di non cedere al male interiore. Dovevo essere forte. Per me stessa, per Cam, per la mia famiglia…
 
« Sì lo voglio » fu la risposta sicura di Luis a farmi tornare alla realtà della cerimonia, non potevo più scappare purtroppo . Era tardi.
 
Il sacerdote si rivolse a me con un espressione preoccupata « Christine vuoi tu prendere il qui presente Luis come tuo sposo nel Signore, promettendo di essergli fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarlo e onorarlo tutti i giorni della tua vita?» Tutti i giorni della mia vita. Come potevo amare e onorare tutti i giorni della mia vita un uomo che detestavo, uno sconosciuto che mi stava rovinando l’esistenza. Come potevo mentire a tal punto davanti a Dio?
 
Improvvisamente percepii da lontano il rumore dei pneumatici che strisciavano contro l'asfalto ruvido. Sembrava una moto, anzi ero quasi certa che fosse la sua moto. Qualcosa mi diceva che lui non mi aveva abbandonato e che non l'avrebbe mai fatto. Mai.
 
Mi voltai verso l’entrata della chiesa, il mio Cam era seduto sulla moto ad aspettarmi. Tutto ciò che mi circondava: la malinconia, la finzione, le paure, il terrore di dover sposare un uomo avido e senza cuore, non avevano più importanza per me.
 
« Christine? » il sacerdote mi rivolse la domanda per la seconda volta e io sicura di ciò che stavo per fare senza tentennare ancora risposi secca « No, non lo voglio » .
 
Iniziai a correre per tutta la chiesa, come avevo fatto quella notte sotto il temporale . Non m’interessava di niente. Né di Luis e né dei suoi parenti.
 
Cam allungò le sue braccia verso di me per prendermi e non lasciarmi mai più andare. Mi strinse forte baciandomi con tutta la passione e la dolcezza che potessi mai desiderare.
 
Lo amavo, lo amavo con tutta me stessa. Era il mio passato, il mio presente e il mio futuro. Il protagonista dei miei sogni. Il degno finale della mia favola.
 
Questo amore
 
Così violento
 
Così fragile
 
Così tenero
 
Così disperato
 
Questo amore
 
Bello come il giorno
 
Cattivo come il tempo
 
Quando il tempo e cattivo
 
Questo amore così vero
 
Questo amore così bello
 
Così felice
 
Così gioioso
 
Così irrisorio
 
Tremante di paura come un bambino quando e buio
 
Così sicuro dì sé
 
Come un uomo tranquillo nel cuore della notte
 
Questo amore che faceva paura
 
Agli altri
 
E li faceva parlare e impallidire
 
Questo amore tenuto d'occhio
 
Perché noi lo tenevamo d'occhio
 
Braccato ferito calpestato fatto fuori negato cancellato
 
Perché noi l'abbiamo braccato ferito calpestato fatto fuori negato cancellato
 
Questo amore tutt'intero
 
Così vivo ancora
 
E baciato dal sole
 
E' il tuo amore
 
E' il mio amore
 
E' quel che e stato
 
Questa cosa sempre nuova
 
Che non e mai cambiata
 
Vera come una pianta
 
Tremante come un uccello
 
Calda viva come l'estate
 
Sia tu che io possiamo
 
Andare e tornare possiamo
 
Dimenticare
 
E poi riaddormentarci
 
Svegliarci soffrire invecchiare
 
Addormentarci ancora
 
Sognarci della morte
 
Ringiovanire
 
E svegli sorridere ridere Il nostro amore non si muove
 
Testardo come un mulo
 
Vivo come il desiderio
 
Crudele come la memoria
 
Stupido come i rimpianti
 
Tenero come il ricordo
 
Freddo come il marmo
 
Bello come il giorno
 
Fragile come un bambino
 
Ci guarda sorridendo
 
Ci parla senza dire
 
E io l'ascolto tremando
 
E grido
 
Grido per te
 
Grido per me
 
Ti supplico
 
Per te per me per tutti quelli che si amano
 
E che si sono amati
 
Oh sì gli grido
 
Per te per me per tutti gli altri
 
Che non conosco
 
Resta dove sei
 
Non andartene via
 
Resta dov'eri un tempo
 
Resta dove sei
 
Non muoverti
 
Non te ne andare
 
Noi che siamo amati noi t'abbiamo
 
Dimenticato
 
Tu non dimenticarci
 
Non avevamo che te sulla terra
 
Non lasciarci morire assiderati
 
Lontano sempre più lontano
 
Dove tu vuoi
 
Dacci un segno di vita
 
Più tardi, più tardi, di notte
 
Nella foresta del ricordo
 
Sorgi improvviso
 
Tendici la mano
 
Portaci in salvo.

  
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