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Autore: alister_    25/07/2012    18 recensioni
E' dura essere una giovane scrittrice in erba, se il tuo editore ti obbliga a scrivere qualcosa che venda. Specie se quel ''qualcosa che venda'' è una sdolcinata e banale storia d'amore che non hai alcuna intenzione di scrivere. E soprattutto se sei una single incallita e inacidita del tutto incapace di portare a termine un compito simile.
Come si può porre rimedio ad una totale inesperienza in campo amoroso? Tra esperimenti fallimentari, idoli delle teenager e film di qualità scadente, romanzetti rosa e tentativi di vita sociale si snoda la storia della scrittrice più cinica e nevrotica di tutti i tempi!
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Ehi, non è così difficile.

Grosso modo è così che si potrebbero riassumere i miei pensieri in questo momento, mentre, sorseggiando la mia coca cola, ascolto l'avvocato raccontarmi bizzarri aneddoti sul suo lavoro.

Ha un bel modo di parlare: un tono rilassato, che però riesce a a dare la giusta intensità ad ogni frase, rendendo i suoi racconti davvero piacevoli.

Mi sta raccontando di una causa di divorzio a cui ha lavorato qualche tempo fa, nel quale il fulcro della diatriba tra i due contendenti era il piccolo pechinese Maxie, per cui moglie e marito avevano speso dovizia di lacrime e urla durante gli incontri nel suo ufficio.

Mi ritrovo con il sorriso sulle labbra senza neanche rendermene conto.

Sì, è facile, decisamente facile.

Mi sono fatta mille problemi per niente. A quanto pare, ho ancora qualche asso nella manica, per quanto riguarda l'interazione con il prossimo: riesco a fare conversazione molto meglio di quanto mi credessi in grado. O, forse, è soltanto l'avvocato a mettermi incredibilmente a mio agio.

Strano: credevo che sarei stata agitata e avrei farneticato frasi senza senso, e invece ogni parola mi è uscita dalla bocca in tutta naturalezza, da quando ci siamo visti.

Ho accantonato tutte le mie fisime sull'inesperienza in un angolo del mio cervello, per potermi godere appieno questa serata.

Ecco, una nota per il mio ego di scrittrice: non è così difficile. Gli appuntamenti sono piacevoli, ed è piacevole chiacchierare con la persona che piace.

Quindi, in definitiva, è tutto decisamente più semplice di quanto mi sembrasse e, soprattutto, di quanto venga descritto solitamente nei romanzi d'amore.

Parola d'ordine: semplicità. Un'interazione tra due persone normali all'insegna della normalità.

Potrei propormi questo, per il mio libro, ma piacerebbe davvero una storia così piatta? Senza triangoli amorosi, grandi tragedie e diatribe?

E' assurdo: più il tempo passa, più torno a sbattere la testa contro gli stessi ostacoli, senza fare il minimo progresso. Neppure questa mia nuova e inaspettata vita sociale sembra dare i suoi frutti, dopotutto. Mi tornano in mente le parole della mia fan intelligente: i lettori non voglio una storia realistica, perché di realistico c'è già la realtà.

Forse ora, per la prima volta, comincio a comprenderne il senso.

Che nessuno mi fraintenda, questa serata mi sta piacendo un sacco, e probabilmente non mi divertivo tanto dai tempi dei miei primi successi letterari; adoro questa normalità, questa facilità di interazione. La domanda è: quanto può essere interessante una storia di questo genere? Può davvero appassionare, pur raccontando vicende vissute da tutti?

Finora mi sono sempre posta il problema di creare una trama verosimile, ma forse ora comincio a capire il punto di vista di chi vuole leggere storie più romanzate, rispetto alla realtà. Certo, senza scadere nell'assurdità come nei romanzi del mio caro collega...

-Scusami, l'ho fatto ancora-, dice l'avvocato. -Mi sono messo a parlare di lavoro e mi sono trasformato nell'avvocato noiosissimo che sono. Accidenti, non avresti dovuto scoprirlo così presto!-

Rido, sentendomi un po' in colpa: in realtà sono ad io, ad essermi persa a vagheggiare sul mio lavoro. Meglio non ammetterlo, però, o verrebbe fuori il discorso “storia d'amore”, che avrebbe risvolti quanto meno imbarazzanti.

-Nessuna noia, anzi-, rispondo. -Mi sembrava una storia piuttosto avvincente. La terrò in mente per qualche futuro romanzo-.

-Oh, se dovrai mai scrivere un libro su coppie di mezza età in crisi e divorzi coloriti, sai a chi rivolgerti come fonte-.

Mi sfugge un'altra risata, mentre la cameriera ci porta le pizze (una normale Prosciutto e funghi per me, e una normalissima Quattro stagioni per l'avvocato: niente nomi fantasy, come promesso).

Sto ridendo davvero un sacco, stasera: spero di non suonare incredibilmente sciocca come la mia ex compagna di classe dalla risata facile. Oddio, non voglio trasformarmi in un'ochetta!

-Come stanno i miei cari ex compagni di classe?-, chiedo, cogliendo lo spunto di conversazione che mi è venuto in mente.

L'avvocato aspetta di aver finito di masticare la sua fetta di pizza prima di rispondere: che gentleman, dovrò fare anch'io attenzione a non ruminare come una portuale mentre mi avvento sulla mia cena.

-Benone, direi. Credo che manchi poco alla fine del loro tirocinio. Restano ancora un po' basiti di fronte a certi individui e alle pretese che avanzano, ma nel complesso se la cavano bene-.

Evito di approfondire il discorso chiedendogli se la mia cara amica civetti ancora con lui ogni due per tre: non sarebbe carino sparlare, né rivelarmi subito come l'acidona che sono.

-Ti prego, non lasciare che ricominci con gli aneddoti sul lavoro. Raccontami qualcosa tu del tuo, che è sicuramente più interessante-.

-Ultimamente è ben poco interessante, fidati-, rispondo, con un sorriso, mentre taglio un'altra fetta di pizza.

-Blocco dello scrittore? Colpa del romanzo d'amore?-

Mi sfugge il coltello di mano. Credo anche mi si sia disegnata una perfetta “O” sul viso, perché l'avvocato ride sommessamente.

-Ma come fai a...-

-La tua pagina Facebook- risponde, prima che finisca la domanda. -Tempo fa avevi chiesto aneddoti amorosi ai fan-.

Oh, è vero. Merda, mi ero totalmente dimenticata della stupida pagina Facebook di cui anche lui è fan.

Così sa del romanzo rosa: uhm, meglio cercare di cambiare in fretta argomento, o finiremo incastrati in una conversazione che decisamente non voglio avere.

-Ecco, a proposito-, dico, svelta, -non mi hai mai spiegato come conosci i miei libri-.

Lui ridacchia.

-Credevi che leggessi solo il codice civile?-

Touché, avvocato.

Come farti capire, senza sembrare una deficiente, che con il tuo completo elegante e la tua cravatta scura non hai esattamente l'aspetto di uno che, tornato a casa, si mette a leggere avventure fantasy?

-Devi sapere che io ho una doppia vita-, riprende, serissimo, togliendomi d'impiccio.

Io lo guardo sinceramente incuriosita, mentre prendo un sorso d'acqua.

-Di giorno, sono un avvocato dedito al lavoro, impegnato fino a tarda sera con improbabili divorzi ed intricate cause di eredità-. Fa una pausa ad effetto. -Ma quando torno a casa, mi libero di questa identità e...-

Di nuovo si interrompe per creare suspense, e a me sfugge una risata nervosa per il sentirmi puntati addosso i suoi begli occhi color nocciola.

Si allenta il nodo della cravatta con fare teatrale: immagino non abbia idea di quanto sexy sia quel gesto. Pare agire in tutta innocenza, e anche questi suoi racconti romanzati non hanno nulla a che spartire con le pose da diva del mio caro collega – al diavolo, perché mi viene da fare il paragone con quello.

-Di notte mi trasformo in accanito giocatore di videogiochi-.

La sorpresa ritarda la mia risata di qualche secondo. Questa proprio non me l'aspettavo: l'avvocato è pieno di sorprese. O, forse, sono stata io a giudicare ancora una volta il libro dalla copertina.

In fondo, di lui so davvero poco, se non che è un avvenente avvocato con qualche anno più di me. A conti fatti, potrebbe anche essere un serial killer. Okay, forse sto esagerando, ma è indubbio che di sicuro è pieno di difetti che io, abbagliata dal suo bel viso e dalla sua abilità di conversatore, ancora non scorgo. Magari è qualche perversione strana o, che so, gli puzzano tremendamente i piedi.

Oh Signore, ma perché mi ritrovo intrappolata in queste pare mentali proprio ora che sono in sua presenza e tutto sta andando a meraviglia? Non mi ero detta che è tutto facile? E allora perché incasinarsi la vita con problemi che neanche sussistono (ancora)?

Per fortuna ci pensa lui a riportare la serata sui giusti binari, riprendendo il discorso:

-Non sono un grandissimo lettore, ho poco tempo e quando torno a casa preferisco staccare la spina, ma sono “Star Nine” è uno dei miei giochi preferiti-.

Ecco il nesso libri-videogiochi: “Star Nine” è un mio romanzo di fantascienza da cui è stato tratto un videogame per PC, a cui ho provato a giocare anch'io con scarsi risultati.

-Mi sono incuriosito e ho letto anche il libro, poi ho comprato il seguito-, conclude infatti lui. -Però non ho mai letto tutti i tuoi altri romanzi, e non li conosco se non di nome, mi dispiace-.

-Figurati!- mi schernisco io. -Non devi mica leggerli per farmi un piacere. Al contrario, non mi sarei mai aspettata che avessi letto sul serio qualcosa di mio-.

Lui sorride. Oh, ha proprio un bel sorriso, l'ho già detto?

-Per quanto possa contare il parere di uno che di letteratura se ne intende ben poco, mi sono piaciuti molto-.

Questa volta sono io a sorridere: riesce a dire la cosa giusta con una facilità disarmante. Probabilmente neppure si rende conto di quanto mi facciano piacere le sue parole e i suoi sorrisi; sicuramente ignora quanto questo incontro all'insegna di normalità e naturalezza stia dimezzando il mio bagaglio personale di ansie e complessi.

Continuiamo a cenare chiacchierando del più e del meno. Saltano fuori un paio di aneddoti degli anni del liceo – e credo traspaia almeno in parte la scarsa simpatia che nutro per i suoi colleghi junior, ma lui non fa commenti – e mi ritrovo senza troppo sforzo a rivangare ricordi che sembrano appartenere a un tempo diverso.

Ad un certo punto mi viene da pensare che quest'appuntamento, forse, sarebbe uno di quegli eventi adatti a quell'epoca, e non a questa, ma è solo un flash, che incrina per una manciata di secondi l'appassionato racconto di una gita scolastica e mi lascia vagamente stordita, come se mi trovassi nel posto sbagliato al momento sbagliato; poi torno a concentrarmi sul momento, e la serata fila liscia finché non andiamo alla cassa.

Insisto per pagare la mia parte, e non devo battagliare molto per convincere l'avvocato. Il mio metal detector per difetti si chiede se sia a favore della parità tra i sessi o solo un po' tirchio, ma poi mi scrollo di dosso il pensiero e tiro fuori i soldi che devo.

Fuori dalla pizzeria, c'è una lieve aria settembrina. L'estate sta finendo, e in questi tre mesi non ho fatto alcun progresso con il mio romanzo; in compenso, ho incontrato l'autore de “L'amore di noi due” e avuto un appuntamento con un bell'avvocato. Com'è strana la vita, eh?

-Dove hai la macchina?-, mi chiede il mio appuntamento.

-Oh. Da nessuna parte. Non ce l'ho, la macchina-.

Lui sgrana gli occhi stupito: più o meno è sempre questa la reazione quando qualcuno scopre che alla mia veneranda età non ho ancora la patente e che, cosa più importante, riesco benissimo a sopravvivere senza.

-Sono venuta in autobus-, aggiungo, prima che faccia una domanda ovvia.

-Allora vieni, ti do un passaggio a casa-, dice lui, senza la minima esitazione.

Ecco, com'era ovvio aspettarsi.

-Ma no, non è assolutamente necessario. La fermata dell'autobus è qui a due passi e il servizio a quest'ora è più che buono-.

-Mi occuperò anche di diritto civile, ma ho ben presenti le statistiche di rapine e violenze. E' da pazzi girare da soli a quest'ora, specie per una ragazza-.

Mi mordo il labbro, combattuta.

Da una parte, il passaggio mi farebbe comodo – anche se lui sta decisamente esagerando, dato che sono appena le dieci e mezza e in giro ci sarà pieno di vecchiette che portano a spasso il cane – e sarebbe un pretesto per chiacchierare ancora un po'. Sarei contenta se la serata si protraesse ancora un po', dato che per ora nessuno ha parlato di ripetere l'esperienza.

D'altro canto, però, il farmi accompagnare sotto casa in macchina mi sa decisamente di cosa troppo intima. Troppo da appuntamento, ecco, dove con il termine intendo cena che si conclude con scambio di saliva proprio in auto. Abbiamo già l'elemento cena e io, sinceramente, vorrei evitare il conseguente scambio di saliva.

Mi chiedo se sia sua abitudine baciare le ragazze al primo appuntamento. Una volta avevo letto in qualche rivista che è norma baciarsi al terzo appuntamento, ma si trattava di sicuro di qualche rivista da adolescenti; chissà, a quest'età, come funziona.

Oddio, e se si aspettasse che lo inviti a salire per dell'altro?

Hai il modo di rapportarti al tuo prossimo che avrebbe un'adolescente priva di esperienza del mondo, lo sai?”

Mio malgrado, mi tornano in mente le parole di Satana: in questo momento mi sembrano più vere che mai. Sono intrappolata in un dilemma dettato proprio dal fatto che non so come funzionino queste dinamiche e, per questo, mi cruccio forse anche più del dovuto.

-Ehi, tutto okay?- Lo sguardo sollecito dell'avvocato mi riscuote dai miei drammi. -Sei un po' pallida, motivo in più per accompagnarti a casa. Su, non fare storie-.

Mi arrendo all'evidenza. In fondo sembra proprio un gentiluomo e non è il caso di rovinare una serata così piacevole mettendomi a pestare i piedi come una bambina.

Lo seguo alla macchina – di cui non riconosco la marca, ma che sembra decisamente meno sfarzosa di quella del mio collega – e salgo in silenzio.

L'intero tragitto è decisamente più silenzioso del resto della serata: mi limito a dare indicazioni per arrivare a casa mia, mentre il mio cervello lavora freneticamente su un modo rapido e cortese di congedarmi prima di dare impressioni sbagliate.

Improvvisamente un evento piacevole fino a pochi minuti fa mi sembra essersi trasformato in una trappola mortale, da cui fuggire al più presto. Allo stesso tempo, c'è una piccola parte di razionalità che sopravvive in un angolino del mio cervello – la stessa che mi diceva di non bidonare l'avvocato la scorsa settimana – che mi avverte di non rovinare tutto con la mia inadeguatezza.

Penso con tutte le mie forze a qualcosa da dire, ma all'improvviso non trovo argomenti. Il panico è arrivato, alla fine: be', meglio ora che a inizio serata.

-Qui?- mi chiede, fermando la macchina davanti al mio portone.

Ecco il momento: dovrei prendere la borsa, salutare e filare, ma le mie gambe non sembrano della stessa opinione.

-Sì...- dico, e la voce mi esce moscia come quella di una bambinetta idiota. Cerco di ridarmi un tono: -Grazie per il passaggio e per la compagnia-.

Lui sorride: mi sembra quasi sollevato della mia ritrovata parlantina.

-Grazie a te. Spero ci saranno presto altre occasioni per ripetere l'esperienza-.

Mentre, stupidamente, cerco una frase con cui replicare adeguatamente – Lo spero anch'io? Contaci? – lui si sporge verso di me.

D'istinto mi irrigidisco, ma le sue labbra sfiorano soltanto la mia guancia, rapide e disinteressate, lasciandosi dietro una traccia di dopobarba elegante.

Camuffo il mio sciocco di disagio con un sorriso, sperando che lui non abbia notato il mio essere tesa come una corda di violino.

Ci auguriamo la buonanotte a vicenda; poi io scendo e lo saluto con la mano mentre fa retromarcia.

Quando mi chiudo il portone alle spalle, tiro un sospiro di sollievo.

E' andata.
















E anche questa è andata \o/

Ringrazio di cuore tutti coloro che hanno recensito lo scorso capitolo, sia i nuovi che i vecchi lettori. So che in molti volevano vedere una scena di trucco e parrucco con Satana che imbellettava la nostra Scrittrice, ma non era in programma: scoprirete quanto ci ha messo lo zampino nel prossimo capitolo.

In questo volevo finalmente dare un po' di spazio all'avvocato: ribadisco ancora una volta che la narrazione è filtrata dal punto di vista della protagonista, quindi se ha dato l'impressione di essere troppo perfetto, è perché al primo appuntamento la nostra Scrittrice lo vede così, ecco xD

A proposito di primo appuntamento: è filato tutto liscio, più o meno. Questo perché, secondo me, spesso le cose si rivelano decisamente più facili a farsi di quanto non sembrino a dirsi. Spero di non avervi annoiato con un appuntamento tanto banale X°D

Vi aspetto per il prossimo capitolo e sulla mia solita pagina Facebook per ogni aggiornamento :D

   
 
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