Lo sguardo di una persona dice molto più delle sue parole.
Osservalo, attendi, sii paziente, scrutalo con discrezione,
impara a leggerne i significati, le variazioni, l’intensità, i messaggi che esso manda.
Se ci riuscirai potrai dire di aver imparato un codice comunicativo universale.
Anton Vanligt, Mai troppo folle
Capitolo 1 :
Incontri
Quel giorno non chiusi occhio, continuavo a rimuginare sui personaggi della storia che stavo scrivendo. Scrivere alle volte è molto semplice,
ma altre è un po’ più difficile. Ecco, forse, alcuni scrittori sono ispirati quando sono felici e vedono tutto rosa e fiori e qui direi che
questo non è affatto il mio caso. Altri, invece, sono ispirati quando le cose non vanno molto bene e si trovano nel loro periodo nero.
Questo è il mio caso!
Perché? Semplice perché io sono Rebecca Giglio e come avrebbero detto i miei antipatici compagni di classe una secchiona sfigata e
imbranata. Beh, sì, questa è proprio la mia definizione, a mia discolpa posso dire che credo di non essere brutta, questo secondo il
parere di mia madre.
Ma si sa che i genitori per i loro figli sarebbero disposti a sparare le più enormi cavolate del secolo solo ed unicamente per renderli
felici.
Ritornando al discorso di prima posso dire che tutta la mia vita è il mio periodo nero, ma non è certo colpa mia se non riesco a farmi
degli amici, anzi credo di non averne per niente bisogno, però mi manca mio padre che purtroppo è morto due anni fa.
Anche se non era mai a casa, ma passava il tempo a viaggiare per il mondo gli volevo tanto bene. Quando tornava da uno dei suoi
viaggi mi raccontava aneddoti, mi faceva vedere le foto che aveva scattato e mi regalava dei bellissimi souvenir. Mi manca tanto!
Ah, mi ero dimenticata di dire che domani sarebbe stato il primo giorno di scuola dopo le vacanze.
Forse era anche per questo che non riuscivo a chiudere occhio? Possibile.
§§§§
Stava suonando la sveglia, mi maledissi per aver comprato quella cavolo di radio sveglia che nemmeno a pagarla mi avrebbe svegliato
con una canzone, al posto del brontolio che faceva quando non era sintonizzata sulla frequenza giusta.
Si poteva dire che io avessi dormito si e no quattro ore.
Ero molto agitata, mia madre era già uscita per andare a lavoro.
Mi preparai la colazione, poi mi lavai e infine andai a scuola.
Ero davanti al cancello ancora chiuso, non c'era nessuno.
Ero stata la prima ad arrivare. Pazienza, avrei aspettato e mi sarei preparata psicologicamente all’apertura.
Pochi minuti dopo, arrivarono due ragazzi: una ragazza e un ragazzo che non avevo mai visto.
Li squadrai attentamente, il ragazzo era bellissimo e appena incrociai i suoi occhi sentii il mio cuore battere sempre più velocemente.
Non avevo idea di cosa stesse succedendo, non mi era mai capitato.
Dopo mi soffermai a guardare la ragazza, lei era stupenda, di certo molto più bella di me.
I due ragazzi poi si fermarono a parlare e quindi dedussi che si conoscessero.
Poi la ragazza venne verso di me mi salutò e si presentò.
<< Ciao io sono Alessandra Mason e lui è mio cugino Lorenzo McCombil. Tu come ti chiami? >> quindi erano solo cugini. Che sollievo.
Aspetta, ma che cavolo stavo pensando?
<< Il mio nome è Rebecca Giglio. >> risposi.
<< Sai, noi siamo nuovi. Quando apriranno i cancelli potresti accompagnarci nella nostra aula: la 2° C ? >>
<< Certo, è anche la mia classe! >>
Accompagnai i due nell'aula.
Quando li videro arrivare, tutti i ragazzi si precipitarono come avvoltogli su di loro presentandosi contemporaneamente.
Io, intanto, mi ero già seduta.
Alessandra e Lorenzo, poi, li guardarono negli occhi e vennero a sedersi vicino a me, senza nemmeno rispondere alle loro domande.
Le prime tre ore passano velocemente con le presentazioni dei due nuovi ragazzi e le assillanti e noiose domande dei professori su
come erano trascorse le vacanze.
All’intervallo Alessandra mi trascinò letteralmente fuori dalla classe.
<< Che c’è? >> chiesi un po’ intimorita da tale gesto.
<< Hai visto come io e Lore abbiamo trattato i tuoi compagni di classe? >> mi domandò lei.
<< Si, perché con me siete stati così gentili e invece con loro siete stati così scortesi? >>le chiesi.
<< Rebecca, io e Lore abbiamo capito di che pasta erano fatti guardando il loro sguardo. Uno sguardo vale più di mille parole! Ricordatelo.
Anche se facevano con noi i gentili, il loro sguardo li tradiva. Loro volevano diventare nostri amici perché ci siamo trasferiti da una
città molto grande, Londra. Abbiamo notato che in questo paesino le notizie girano molto velocemente avranno pensato
che siamo molto ricchi o qualcosa del genere.>> rimasi basita da ciò che mi aveva appena detto.
<< Ma che cosa stai dicendo loro volevano solo essere gentili. >> gli difesi. Infondo erano miei compagni di classe. Non potevano essere così subdoli.
<< Certo, certo come no! Infatti, con te sono sempre gentili giusto? >> mi domandò lei sarcasticamente.
Non ebbi il tempo di rispondere perché suonò la campanella.
Passai le ultime due ore a rimuginare su ciò che Alessandra mi aveva detto.
Era vero?
In effetti, i miei compagni erano sempre stati molto scortesi con me. Erano carini solo quando era previsto un compito in classe,
perchè volevano copiare da me. Forse aveva veramente ragione Alessandra.
Tornai a casa con questi pensieri che mi frullavano in testa.
Ciao a tutti!
Spero che questo inizio vi piaccia.
Audrey