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Autore: CrystalRose    27/07/2012    7 recensioni
Un viaggio tra i pensieri, i ricordi e le riflessioni di Tuomas durante la stesura della quarta parte di Song Of Myself.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tuomas Holopainen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie '...Through my Music, Through my Silent Devotion...'
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Disclaimer: I personaggi di questa storia non mi appartengono, né tanto meno le canzoni citate. La storia è frutto della mia fantasia. La storia non è nemmeno scritta a scopo di lucro.



4: Love
 


I am the poet of the Body and I am the poet of the Soul,
The pleasures of heaven are with me and the pains of hell are with me,
The first I graft and increase upon myself, the latter I translate
into new tongue.
(Section 21, Song of myself- Walt Whitman 1821)






Kitee, Casa Holopainen, ore 6.48

Appoggio la tazza con il caffè sul davanzale della finestra della stanza insonorizzata.
Invece di sedermi come di consueto davanti alla Korg Karma, preferisco una vecchia sedia a dondolo che ho ripescato dal mio scantinato.
Quaderno e penna in mano mi siedo e volgo lo sguardo verso la finestra.
Fuori è ancora buio, prima delle undici non si vedrà la luce del sole.
Mi alzo, la luce del lampadario produce troppi riflessi sul vetro della finestra.
Rimanendo sulla soglia porto una mano fuori verso il muro che dà sul corridoio e spengo la luce.
Rimango nella penombra.
Lentamente, per non inciampare in qualche cavo delle tastiere, mi avvicino al lato della stanza opposto alla finestra.
C’è un piccolo mobiletto in mogano con sopra delle candele profumate.
In tasca ricordo di avere l’accendino e così posso illuminare le quattro grosse candele ai frutti rossi.
Le aveva comprate Johanna per abbellire la stanza.
Sospiro lasciando l’accendino sul mobiletto.
Il tira e molla che avevo con lei mi stava logorando.
Scaccio via questi pensieri, ora non mi va di pensarci.
Ritorno alla sedia a dondolo con una delle candele che appoggio sul davanzale accanto alla tazza.

Con il quaderno in grembo, appoggio la testa alla spalliera della sedia e chiudo gli occhi.
Devo completare l’ultima canzone per il nuovo album.
L’ho intitolata “Song Of Myself”, piccolo tributo al grande poeta Walt Whitman.
Una canzone su me stesso.

A song of me a song in need
Of a courageous symphony
A verse of me a verse in need
Of a pure-heart singing me to peace

Non è né la prima né tanto meno sarà l’ultima.
Ma come dire, è una sorta di riassunto di quello che sono io in realtà.
Se nelle altre canzoni parlo di elfi, di angeli caduti, del sole dormiente, di uccisori di sognatori, di domatori di desideri, di sirene e sonnambuli e addirittura del Sahara, in altre particolari canzoni parlo di me.
Della mia essenza. Della mia Anima Oceanica.
E così in ogni album c’è un tassello di me: Dead Boy’s Poem, Ocean Soul, Ghost Love Score, Escapist e The Poet And The Pendulum.

“All of my songs can only be composed of the greatest of pains
Every single verse can only be born of the greatest of wishes
I wish I had one more night to live.”


Lo stesso destino ho riservato a questa canzone.
La prima parte l’ho già completata ieri.
È divisa in 4 parti e questa è la quarta parte conclusiva.
L’idea è quella di scrivere una sorta di poesia e di farla recitare a qualcuno.
A qualcuno a cui tengo o a cui i ragazzi tengono.
Però potrei farla recitare a più persone.
Ora come ora non saprei da che parte iniziare a scrivere…
Dopo qualche minuto nella mia mente affiora una melodia dolce che si ben si unisce a quella che ho già scritto.
La poesia potrebbe avere come tema l’amore nelle sue più svariate forme.
All’improvviso un ricordo riaffiora nella mia mente…

Cammino per le strade di New York insieme a Emppu e Tero.
Siamo qui per la prima data americana del tour di Dark Passion Play.
Le strade sono affollatissime.
La gente ti urta senza nemmeno chiederti scusa.
Tutti che corrono per andare a lavoro o solamente per mescolarsi meglio con la folla e non dare troppo nell’occhio.
Passiamo davanti a un centro commerciale con le vetrine illuminate per la festa di Halloween. Ci fermiamo un attimo ad ammirare le zucche con intagliate delle facce spaventose. O per lo meno, così dovrebbero risultare.
La mia attenzione viene attirata da qualcuno seduto per terra accanto all’entrata.
Mi volto e rimango stupito.
È un ragazzino che sta chiedendo l’elemosina a coloro che gli passano accanto. Avrà su per giù sedici anni.
Nessuno gli fa caso, lo vedo che sta tremando per il freddo.
Si volta e nota che lo sto osservando. Cerca di sorridermi ma più che un sorriso gli esce una mezza smorfia.
Mi si stringe il cuore.
Faccio per avvicinarmi ma sento tirarmi per un braccio.
-Avanti Tuomas andiamo! Siamo in ritardo per il sound check!- mi dice Emppu trascinandomi dalla parte opposta.
Nemmeno il mio chitarrista si è accorto di lui.
-A..arrivo- e mi volto dando le spalle al ragazzino.


Riapro gli occhi e mi accorgo che vedo appannato.
Non mi sono reso conto di aver iniziato a piangere.
Con un sospiro mi asciugo le lacrime.
Sarà un lavoro lungo e se inizio così….
Faccio scattare l’apertura della penna e inizio a scrivere:

 

 

I see a slow, simple youngester by a busy street,
With a begging bowl in his shaking hand.
Trying to smile but hurting infinitely. Nobody notices.
I do, but walk by.

 

Amore…
Ma se un uomo rimane solo fino alla vecchia, cioè ha trascorso una vita in solitudine, senza mai lasciarsi andare all’amore e alla passione, per paura di un rifiuto (anche se essere amato è ciò che in realtà desidera sopra ogni altra cosa) in che modo potrebbe trovare sollievo?
O meglio cosa potrebbe fare per ovviare alla sua solitudine?


An old man gets naked and kisses a model-doll in his attic.
It’s half-light and he’s in tears.
When he finally comes his eyes are cascading.

 

Non vedo più nulla.
Mi volto. Uno spiffero deve aver spento la candela sul davanzale.
Mi alzo e noto che la finestra non era chiusa bene.
La chiudo e bevo un sorso di caffè che ovviamente è diventato freddo.
L’importante è assumere caffeina.
Prendo la candela e la riaccendo con una delle tre rimaste accese.
La rimetto al suo posto.
Torno alla sedia mentre sento i lupi ululare in lontananza.
Era tanto che non li sentivo.
Prendo il quaderno e rimanendo in piedi continuo a scrivere…


I see a beaten dog in a pungent alley. He tries to bite me.
All pride has left his wild drooling eyes.
I wish I had my leg to spare.



Mi risiedo ed inizio a dondolarmi leggermente.
Amore…
Quale forma di amore è più forte di quella di una madre nei confronti del proprio figlio? In qualsiasi situazione difficile di vita in cui egli si trovi?

 A mother visits her son, smiles to him through the bars.
She’s never loved him more.
 


Fuori il cielo si sta leggermente schiarendo.
Un altro ricordo riaffiora…

È il tour di Once.
Sono nell’ascensore scarlatto dell’albergo e sto scendendo per cenare con i ragazzi.
Si ferma al secondo piano, evidentemente qualcun altro l’ha prenotato.
Le porte si aprono.
È la ragazza che ho visto questa mattina a colazione.
È vestita in modo impeccabile. Sembra quasi che non le importi di essere così in sovrappeso. Anzi si vede che ne va fiera.
Timidamente entra, mi sorride e china la testa arrossendo.
Le porte si richiudono.
Non credo sappia chi sia, dev’essere imbarazzata dal fatto che io la stia osservando.
Che un uomo la stia osservando.
Che la possa trovare carina nonostante non sia esile come una modella.
Noto che ha una piccola farfalla verde tatuata sul collo.
Profuma di zucchero filato. Tutto l’ascensore ora ne è impregnato.
Non posso fare a meno di osservarla. È veramente una bella ragazza.
Mi domando perché si sia vestita così elegantemente.
Voglio dire, so perfettamente che cenerà da sola.
Le porte si riaprono e io rimango affascinato dal suo modo di fare.
È così elegante nei movimenti nonostante potrebbe risultare goffa.


An obese girl enters an elevator with me.
All dressed up fancy, a green butterfly on her neck.
Terribly sweet perfume deafens me.
She’s going to dinner alone,
That makes her even more beautiful

 

  Questo ricordo mi fa venire in mente ciò che il mondo dei media ci vuole propinare come bellezza assoluta. Facendo sentire migliaia di ragazze inadeguate e non perfette. Facendole star male e avere un pessimo rapporto con il cibo.
Queste pubblicità affisse ai muri che impongono un modello di perfezione da seguire, sono in netto contrasto con quello che molte città in realtà sono.
Un mondo non perfetto, fatto anche di violenza.
Ne stavo parlando tempo fa con Anette.
Lei come me, è contro l’oggettificazione femminile.

  

I see a model’s face on a brick wall.
Statue of porcelain perfection beside a violent city kill.
A city that worship flesh.

 

Alzo lo sguardo verso le candele.
Non posso far a meno di ricordarmi della prima volta che parlai con lei.

Pomeriggio inoltrato.
Sono nel backstage di un festival finlandese, per assistere al concerto delle Indica.
Camminando senza meta, mi ritrovo fuori dall’area del festival, in mezzo ad un prato.
E lì, sdraiata sull’erba con gli occhi chiusi, c’è una giovane ragazza scalza con dei lunghi capelli rossi.
Johanna.
-Sai lo facevo anch’io da bambino…- dico avvicinandomi.
Lei apre un occhio, facendo una piccola smorfia, per vedere chi le stesse parlando.
Poi lo richiude dopo avermi squadrato dalla testa ai piedi.
-Fare cosa?- mi domanda con una voce dolce e un tono indifferente.
-Sdraiarmi in un prato e isolarmi dal mondo-
-E perché ora non lo fai più?- chiede incuriosita aprendo gli occhi.
Mi coglie di sorpresa.
Perché non lo faccio più?
Forse perché a 33anni avevo perso l’innocenza con cui si fanno le cose.
Noto che ha due occhi azzurri bellissimi.
-Non ne ho idea-rispondo.
Lei si tira su a sedere, le mani appoggiate leggermente dietro la linea delle spalle.
-Avanti, siediti- mi dice sorridendo.

 

The first thing I ever heard was a wandering
man telling his story.
It was you, the grass under my bare feet
The campfire in the dead of the night
The heavenly black of sky and sea


Potrei far recitare proprio a lei questo pezzo.
Se proprio non servirà da input per riprovarci, per l’ennesima volta, mi resterà solo la sua voce che ricorda quel giorno.
E il ricordo di tutto quello che in un anno avevamo costruito:

It was us
Roaming the rainy roads, combing the gilded beaches
Waking up to a new gallery of wonders every morn
Bathing in places no-one’s seen before
Shipwrecked on some matt-painted island
Clad in nothing but the surf-beauty’s finest robe.


Mi alzo lasciando quaderno e penna sulla sedia.
Asciugandomi quasi stizzito le lacrime, che nuovamente hanno ripreso a scorrere sulle mie guance.
“Your eyes there were my paradise, your smile made my sun rise.”
“Ok Tommi è il momento di fare una pausa” mi dico.
Prendo la tazza dal davanzale e vado di sotto a prepararmene un’altra.
Stavolta doveva essere molto forte.

Torno di sopra un paio d’ore dopo.
Spengo le candele, ormai sono quasi le undici del mattino e inizia ad albeggiare.
Mi soffermo a guardare il paesaggio fuori.
Gli alberi innevati, avevano preso i toni dell’azzurro misto ad un verde quasi surreale.
Il cielo si tingeva lentamente di azzurro e giallo chiarissimo, donando alle acque del lago tonalità d’azzurro e verde che avevano un qualcosa di magico.
La natura è un qualcosa di spettacolare.
È una visione da togliere il fiato.
Mi volto per prendere il quaderno e appoggiarlo sul davanzale per scrivere.


Beyond all mortality we are, swinging in the breath of nature
In early air of the dawn of life
A sight to silence the heavens

 

Fortunatamente non ho né rimpianti né rimorsi.
La vita è fatta così, piena di ostacoli, delusioni e momenti felici.
Con il passare degli anni ho capito che certe cose saranno sì destinate ad andare in un certo modo, ma siamo sempre noi che, guidati dalla vita, sapremo scegliere cosa è giusto fare.
Da escapista sogno un mondo pieno di amore, bontà e semplicità. Dove la musica sia il sottofondo perfetto nella vita degli uomini.
E le emozioni e i ricordi la facciano da padrone.

 

I want to travel where life travel
following its permanent lead
Where the air tastes like snow music
Where grass smells like fresh-born Eden
I would pass no man, no stranger, no tragedy or rapture
I would bathe in a world of sensation
Love, Goodness, and Semplicity
(while violated and imprisoned by technology)


                                      Mi siedo davanti alla Korg.
Il tema principale non era mica l’amore?
Una piccola dedica ai miei idoli e a quanto li ami potrei farla, no?
Dio, cosa farei senza i miei genitori, le mie vere ancore di salvezza?

                                      
The thought of my family’s graves was the only moment
I used to experience true love
That love remains infinite,
As I’ll never be the man my father is

 

Le uniche persone che sanno come prendermi, che mi hanno aiutato anche quando non sapevo più chi fossi.
Quando dopo la pubblicazione di Oceanborn mi sentivo svuotato.
È stata una brutta sensazione: non sapevo più cosa scrivere. Non riuscivo nemmeno a suonare.
I miei mi hanno dato la forza di andare avanti.
Così come fece Tony dei Sonata Arctica, quando il problema si ripresentò nell’estate del 2001.
Volevo mandare all’aria la band.
L’avevo anche detto alla Spinefarm: “Fine della storia, i Nightwish hanno finito, non farò più nulla” (*)
Lui mi è stato accanto senza avere la presunzione di dirmi: “So come ti senti”. Perché sapeva benissimo che era impossibile saperlo.
È stato con me una settimana in Lapponia. Mi ha aiutato a liberare la mente, mi ha insegnato a sfogarmi in qualsiasi modo pur di non tenermi tutto dentro.
E lentamente ho risalito la china.
Se avessi mandato all’aria tutto, ora me ne starei qui a rimpiangere dell’errore più grande che potessi fare invece che scrivere una canzone per il nostro settimo album.

 

How can you “just be yourself”
when you don’t know who you are?
Stop saying “I know how you feel”
How could anyone know how another feels?


Una delle tante cose che mi hanno insegnato i miei genitori è quella di non giudicare gli altri.
Chi siamo noi per giudicare le azioni degli altri?
In fondo anche noi abbiamo delle colpe.
“Chi è senza peccato scagli la prima pietra”.


Who am I to judge a priest, beggar,
whore, politician, wrongdoer?
I am, you are, all of them already

 

Mia madre quand’ero piccolo (anche adesso se per questo) mi ripeteva sempre questa frase: “Non avere mai paura di sognare Too. Mai. Insegui i tuoi sogni, infrangi le regole se necessario. Non c’è paura in un sogno”
 

 Dear child, stop working, go play
Forget every rule

There’s no fear in a dream.
 


Vado a preparami il pranzo, sono quasi le due.
Quando ritorno nella stanza, altre due ore dopo, rileggo tutto ciò che ho scritto.
È perfetto ma non completo.
Sto un po’ a guardare fuori dalla finestra e un altro ricordo riaffiora….

È il giorno del mio compleanno.
Guardo fuori dalla finestra, riflettendo su come sarebbero andate le cose nei mesi successivi.
Se lentamente sto uscendo dall’abisso in cui sono sprofondato da dopo il licenziamento di Tarja, so che il “peggio” deve ancora arrivare.
Quando la stampa saprà di Anette la massacreranno. E non solo lei.
Ma sono stranamente fiducioso di potercela fare.
Anette ha bisogno del nostro supporto. Del mio in particolare.
Non è una professionista, si ritroverà come Alice nel paese delle meraviglie e non deve perdersi.
Mentre rifletto sento tirare il bordo della felpa.
-Zio mi prendi in braccio?- mi domanda Miro, il figlio di mia sorella. Tre anni di tenerosità.
Lo accontento.
Mi sorride e quel sorriso smuove qualcosa in me.
Sì, posso farcela.
Il piccolo si protrae verso il vetro della finestra, appoggiando le manine al vetro.
Mi avvicino di più.
-Nevica!- dice appiccicando il viso al vetro.
-Già- gli rispondo sorridendo, staccandolo dalla sua posizione- quando smette andremo a fare un pupazzo!-
Miro batte le manine entusiasta.
Qualche fiocco di neve volteggia proprio davanti al vetro.
-Zio?-
-Sì?-
-Ma dentro lì- e indica i fiocchi di neve- ci sono le case?-
Rimango un attimo spiazzato dalla domanda.
-Certo- rispondo- interi villaggi-
-E si possono vedere?-
-Sì ma non è facile. Bisogna credere nella magia dell’inverno-
-E come si fa?-
-Ti farò una ninna nanna per spiegartelo. Vuoi?-
-Sì. E di che colore me la fai?-
Ridacchio.
-Le ninne nanne non si colorano, si suonano-
-Me la suoni con nonna?-
-Certo. Anzi, te la farò cantare da lei. Sarà la nostra ninna nanna-
Miro mi sorride e mi butta le sue bracciotte al collo, stringendomi forte.
Ricambiai l’abbraccio, felice.

 

“Is there a village inside a snowflake?”
-a child asked me
“What’s the colour of our lullaby?”

 

Quella ninna nanna per Miro l’ho scritta subito ovviamente.
Ora è contenuta nel nuovo album.
L’ho intitolata Taikatalvi, Magia d’Inverno.
Gli è piaciuta un sacco. All’epoca l’avevo registrata qui a casa, una versione al piano con mia madre che la canta.
Solo per il mio Miro.
E per mia sorella, che non ce lo doveva portare ogni sera a casa per farlo addormentare.

Decido di scendere di sotto, nello studio di registrazione.
Apro la porta, accendo le luci.
Si sente un leggero odore di chiuso.
Sono due settimane che non scendo quaggiù.
Ormai sto sempre attaccato alle Korg, prima o poi si fonderanno.
Osservo il piano da dietro il vetro fonoassorbente.
Mi manca suonare quella meraviglia nera come la notte con i tasti bianchi allineati come tante stelle sulla Via Lattea.


I’ve never been so close to truth as then
I touched its silver lining

 

Nella mia mente risuona un testo già scritto in passato. Il testo di “The Kinslayer”:
Drunk with the blood of your victims
I do feel your pity-wanting pain,
Lust for fame, a deadly game.

L’unica che vince veramente una guerra è la morte.
Ma nonostante ciò, credo che morire per qualcosa in cui si crede fermamente, per un ideale o per un’altra persona, sia un gesto nobile.
Non tutti sono disposti a dare la vita per difendere un valore in cui credono, sia esso politico, religioso o sia l’amore.

 

Death is the winner in any war
Nothing noble in dying for your religion
For your country
For ideology, for faith
For another man, yes

Entro in saletta e mi siedo allo sgabello del piano.
Appoggio il quaderno sulle gambe.
Il coperchio dei tasti è già alzato.
Guardo il porta spartiti stranito.
Che ci fa qui lo spartito di “Beauty Of The Beast?”
Non ricordo di averla suonata l’ultima volta…
Mi guardo attorno e a terra, poco distante dal piano, vedo il raccoglitore blu scuro contenente tutte le cartellette dei miei spartiti e testi, completamente aperto.
Gli spartiti sono sparsi ovunque sul parquet.
Ora ricordo…
Ero in preda a una crisi da composizione, un classico.
Mi ero alzato a notte fonda, dato che non riuscivo a dormire, e come un forsennato mi ero messo a cercare uno spartito che mi aiutasse a sbloccare la situazione.
Non ricordo perché ho scelto proprio quello.
In fin dei conti dopo due settimane la situazione si era sbloccata di poco.
Con la mano sfioro tutti i tasti color avorio, senza produrre un suono.
Appoggio il quaderno a terra e mi metto a suonare la canzone che il porta spartiti mi suggerisce.
"Oh, sweet Christabel. Share with me your poem.
For I know now, I'm a puppet on this silent stage show.
I'm but a poet who failed his best play.
A Dead Boy, who failed to write an ending
To each of his poems."

Alla fine riprendo il quaderno e riprendo a scrivere…

 

Paper is dead without words
Ink idle without a poem
All the world dead without stories
Without love and disarming beauty


Careless realism costs souls

 

“In this world of a million religions everyone prays the same way”
"Your praying is in vain It'll all be over soon"
"Father help me, save me a place by your side!"
"There is no god Our creed is but for ourselves"

Qualcuno ha mai visto Dio sorridere?


 

Ever seen the Lord smile?
All the care for the world made Beautiful a sad man?
Why do we still carry a device of torture around our necks?
Oh, how rotten your pre-apocalypse is
All you bible-black fools living on a nightmare ground


Falling for every lie
Survivors' guilt
In us forevermore
15 candles
Redeemers of this world
Dwell in hypocrisy:
"How were we supposed to know"
4 pink ones
9 blue ones
2 black ones

 

I see all these empty cradles and wonder
If man will ever change

 

    Mi alzo e appoggio il quaderno sulla coda chiusa del pianoforte.
Ormai nella mia mente riaffiorano solo vecchi testi, scritti anni fa.
Ma che ancora rappresentano ciò che sono.
Posso solo adattarli per sottolineare che mi vedo sempre allo stesso modo.
“I only wished to become something beautiful
Through my music, through my silent devotion”

    

I, too, wish to be a decent manboy but all I am
Is smoke and mirrors
Still given everything, may I be deserving.


 

“Luojani, luoksesi anna minun tulla siksi miksi lapseni minua luulee
Sinussa maailman kauneus
Josta kuolema teki minusta taiteilijan
Luojani, luoksesi anna minun tulla siksi miksi lapseni minua luulee” (**).

Guardo fuori dalla finestra.
È di nuovo buio.
Adesso mi rimane solo una cosa da fare: mettere una fine a questa canzone, citando lo script del film.
Dopodiché posso dire di aver concluso l’ultima mia catarsi.



 

And there forever remains that change from G to Em.








 

"If you read this line, remember not the hand that wrote it
Remember only the verse, songmaker's cry the one without tears
For I've given this its strength and it has become my only strength.
Comforting home, mother's lap, chance for immortality
where being wanted became a thrill I never knew
The sweet piano writing down my life"

"Teach me passion for I fear it's gone
Show me love, hold the lorn
So much more I wanted to give to the ones who love me
I'm sorry
Time will tell (this bitter farewell)
I live no more to shame nor me nor you
And you... I wish I didn't feel for you anymore..."

A lonely soul
An ocean soul


 

FINE.





 

*citazione letterale di Tuomas, tratta da End Of Innocence, (traduzione adattata da me)
** My Lord, to you, let me become what my child thinks I am
In you is the beauty of the world, of which
Death made me an artist
My Lord, to you, let me become what my child thinks I am (Kuolema Tekee Taiteilijan)

Spazio autrice:
Non vi dico che mazzata scrivere questa OS, potrei diventare l’analista di Tuomas xD
L’ispirazione è partita tutta da un’immagine: Tuomas in un ascensore scarlatto insieme alla ragazza con il tatuaggio della farfalla verde. Come potete notare la mia immaginazione poi va a briglia sciolta!! XD
Non so che aggiungere se non il classico “spero che vi piaccia quest’ultima mia fatica!!”
Spero di non averla appesantita alla fine con le millemila citazioni, ma mi sono servite per andare avanti. O l’analista serviva a me :)
Un mega KIITOS va a petitecherie ed Infected Heart che hanno approvato la trama entusiaste, mi hanno dato suggerimenti sull’interpretazione di Love e mi hanno suggerito anche di scartabellare tra le vecchie perle Nightwishiane!!
Ringrazio tutti coloro che hanno speso il loro tempo a leggere questo malloppo, se volete lasciare critiche o commenti positivi liberi di farlo ^^
Se vi serve un analista dopo aver letto la storia fatemi un fischio che preparo un pullman xD
Alla prossima
CrystalRose.


Le canzoni citate nell’ordine sono:
12. Song Of Myself – Imaginaerum
10. Beauty Of The Beast – Century Child
02. Gethsemane – Oceanborn
07. Ocean Soul – Century Child
02. The Kinslayer – Wishmaster
10. Beauty Of The Beast – Century Child
10. Kuolema Tekee Taiteilijan – Once
10. Dead Boy’s Poem - Wishmaster

 

   
 
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