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Autore: Dira_    28/07/2012    31 recensioni
“Mi chiamo Lily Luna Potter, ho quindici anni e credo nel Fato.
Intendiamoci: niente roba tipo scrutare il cielo. Io credo piuttosto che ciascuno di noi sia nato più di una volta e che prima o poi si trovi di fronte a scelte più vecchie di lui.”
Tom Dursley, la cui anima è quella di Voldemort, è scomparso. Al Potter lo cerca ancora. All’ombra del riesumato Torneo Tremaghi si dipanano i piani della Thule, società occulta, che già una volta ha tentato di impadronirsi dei Doni della Morte.
“Se aveste una seconda possibilità… voi cosa fareste?”
[Seguito di Doppelgaenger]
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Lily Luna Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Doppelgaenger's Saga'
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Epilogo

 

 
 
 
Quando la tempesta sarà finita, non saprai come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo.
Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c'è dubbio.
Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi era entrato.
(Kafka sulla spiaggia, H. Murakami)
 
 
 
Lily era stata la prima ad avvistare Harry, Al e Thomas. Teddy aveva visto la ragazzina alzarsi in piedi ancor prima che spuntassero dalla collina scoscesa che digradava verso la rimessa delle barche – luogo ultimo e sicuro in cui avevano deciso di spostarsi.
“Sono loro!” Gridò correndogli incontro, insolitamente vitale per una mezza intossicazione da fumo. Ma era la forza di volontà, e soprattutto la tensione di saperli ancora dentro, ad averla tenuta in piedi fino a quel momento. Ad averli tenuti tutti, in piedi.
Fu Albus a staccarsi dalla piccola comitiva. Era il più malconcio e bruciacchiato dei tre a giudicare dallo stato della sua felpa sportiva, una volta verde, adesso grigiastra e piena di bruciature. Più malconcio, eppure ebbe la forza di andare verso la sorella e strizzarla in un abbraccio.
Teddy poté immaginare facilmente cosa si stessero dicendo, dalle lacrime della ragazzina e l’aria sollevata e un po’ irritata dell’altro. Lily doveva star profondendosi in scuse e il fratello maggiore doveva pensare che metà di esse fosse dovute solo al senso di colpa.
Andò loro incontro, facendo cenno a Dominique e Scorpius di restare seduti a respirare dalle maschere di ossigeno portatile che gli agenti tedeschi – preventivamente avvertiti – avevano portato con sé. Non controllò il giovane Von Hohenheim; grazie a Merlino, non era più affar suo.
“Scusa!” Lily aveva l’aria di averlo detto almeno cento volte. “Mi dispiace, io…”
“Basta, Lils.” La fermò Al facendole una carezza e sporcandola di fuliggine su tutta la guancia. “Sai bene che non siamo qui solo per te. Non fare l’egocentrica.” Motteggiò senza asprezza.

Lily fece una piccola smorfia consapevole, guardando poi verso Tom. “Stai bene Tommy?”
Thomas aveva un’espressione molto diversa dalla solita facciata d’indifferenza che approntava per urbi et orbi. Doveva essere piuttosto provato. “Sì.” Disse. “Ed è Tom.”
Lily ridacchiò e poi andò ad abbracciarlo. Sorpresa ulteriore, il ragazzo non si irrigidì né si scostò infastidito ma ricambiò con un certo trasporto. Rigido come uno stoccafisso, avrebbe detto James, ma era pur sempre un abbraccio.
Merlino, voglio tornare da Jamie.
Era un desiderio così acuto che solo il buonsenso gli impediva di tentare una Smaterializzazione intercontinentale. Rivolse allora lo sguardo ad Harry che si stava pulendo gli occhiali con il risvolto del mantello d’ordinanza, infischiandosene dell’etichetta e della sacralità dell’uniforme. Notatolo, l’uomo interruppe l’operazione e andò a stringergli la spalla. “Teddy, credo di doverti la mia completa gratitudine.” Aggrottò lui stesso le sopracciglia al tono formale e si sciolse quindi  in un sorriso. “Meno male che c’eri, ragazzo mio. Meno male.”
Ted si sentì arrossire di disagio e piacere. Non era molto virile, ma quello era il suo padrino.

“Grazie Harry.” Si schiarì la voce. “Avrei voluto avere il potere di fermarli.” Non chiese scusa e fu straniante; ma anche stranamente giusto.
“Sappiamo benissimo che era impossibile!” Rise infatti l’altro scuotendo la testa. “Hai fatto quello che dovevi, li hai tenuti al sicuro. Grazie.”
Ted strinse la mano sulla sua spalla. “Non pensarci neppure. Dopotutto rimangono miei studenti. Lo dico senza il rischio di sembrare fuori luogo … ho solo fatto il mio lavoro.”

Harry annuì. “Con pessimi studenti, oserei dire.” Suggerì con sguardo che suggeriva tutt’altra opinione; dietro l’aria doverosa da padre severo era chiaro come il sole che fosse orgoglioso dei suoi figli.
E della loro capacità di attirare guai? Anche. Harry a volte è proprio strano…
“Oh, credimi, quest’anno i Tassorosso hanno ottime probabilità di vincere la coppa delle Case.” Motteggiò di rimando.
Cosa?” Fu la voce di Tom a sorprenderli. “Significa che ci verranno tolti dei punti per quello che abbiamo fatto?”
“Non se ne parla!” Gli diede manforte Lily. “Voglio dire, sono pronta a non uscire di casa prima dei quarant’anni e pulire tutti i gabinetti di Hogwarts con uno spazzolino da denti, ma non puoi togliere punti a Grifondoro Teddy! Stavamo vincendo!”
“Veramente no.” Le fece eco Al inarcando le sopracciglia. “Mi ricordo i valori della Clessidra, Lils. Eravamo sopra a voi di almeno cento punti.”
“Ah, saranno sicuramente migliorati dall’ultima volta!” Ribatté quella con sicurezza. “I due secchioni di Serpeverde sono in gita e non potevate fare punti a Durmstrang.”

Lui ed Harry si guardarono prima di mettersi a ridere; era bello vedere come nonostante tutto, nonostante le cicatrici che sia Lily che Tom avevano riportato, riuscissero ancora a pensare a cose come i punti delle proprie Case.
Va bene. È ottimo. È buon materiale per lasciarsi tutto questo orrore alle spalle.
“Hai ragione Lily. È meglio se ti preoccupi della punizione che ti aspetta a casa.” Disse Harry, e dietro il sorriso era maledettamente serio. La quindicenne parve intuirlo perché fece un sospiro scornato e annuì. Gli occhi le andarono immediatamente verso il falso Luzhin, che, piantonato da due agenti e ammanettato, non muoveva muscolo. Teddy l’aveva però beccato più volte a fare lo stesso gioco di Lily. Ma sempre in tempi alterni; i loro sguardi non si erano mai incrociati.
“Sono arrivati gli Auror … o credo siano tipo Tiratori Scelti tedeschi.” Disse Lily mordicchiandosi le labbra. “L’agente Gillespie e lo zio ci stanno parlando da un bel po’. Non capisco il tedesco, ma credo li stiano interrogando. Hanno fatto domande anche a noi, in inglese.”
Il sorriso del padrino scomparve come neve al sole. La realtà, oltre la felicità di saperli tutti vivi e in salute, tornò prepotente. “Bene.” Disse. “Adesso vado a parlarci io. Al, Tom … voi bevete e sedetevi, non voglio sentir rimostranze. Lily, vale lo stesso per te.” I tre ragazzi si avviarono ubbidienti verso Scorpius e Dominique; i due maschi furono accolti a pacche sloga - legamento e borracce d’acqua debitamente incantate con un Rabbocco. Lily si limitò a sedersi vicino a Dominique e ascoltarla ciarlare sconclusionatamente come suo solito.
Arrivò dunque il momento delle domande. “Von Hohenheim?”
“È morto.” Ad una sua protesta Harry levò una mano significativamente. “È precipitato da venti metri di torre e abbiamo visto il suo corpo venir aggredito dalle fiamme. Credo sia abbastanza, e voglio che con Tom se ne parli il meno possibile.”
“… È stato lui?”

Un lampo scuro passo nelle iridi chiare del Salvatore. “No. Sono stato io. Tom non ha levato la bacchetta contro suo padre.”
Ted deglutì. “Va bene.” Mormorò guardingo. Credeva ovviamente alle parole del padrino, ma non era del tutto sicuro che l’adolescente che in quel momento stava bevendo acqua e scherzando con gli altri non ne sarebbe stato in grado.

Meglio così.
“Non poteva essere diversamente.” L’espressione dell’uomo era incredibilmente seria. “Thomas non dovrà mai uccidere nessuno, in nessuna circostanza … la sua anima non ne reggerebbe il peso.”
Ted aggrottò le sopracciglia, poi capì. “È perché è già stata divisa, vero?”

Harry annuì. “Non sono bravo in queste cose, ma credo che una settima parte di anima sia un po’ poco per reggere quello che un omicidio comporta. Von Hohenheim doveva saperlo, è suo figlio.” Sospirò. “Credo volesse farla finita portandosi tutto ciò che aveva creato con sé, Tom compreso. Il modo migliore era renderlo un assassino. Nulla di bello sarebbe accaduto alla sua anima, se avesse preso la vita di suo padre.” Voltò il viso verso il castello. La barriera che le racchiudeva doveva aver ceduto, e ormai l’intera struttura era in fiamme.  
Ted si passò una mano trai capelli. Ci sarebbero voluti giorni perché tornassero colorati e brillanti come era la norma. Giorni e James. “Farsi uccidere…” Meditò. “… sei sicuro che fosse questo il suo fine ultimo?” Esitò vedendo l’espressione dell’altro. “Voglio dire … tutto quel che ha fatto … Per farsi uccidere da suo figlio?”
Harry sospirò. “Era pazzo.” Scrollò le spalle. “In ogni caso non ha più importanza. È finita.”
Ted annuì con un sorriso. “Non vedo l’ora di tornare a casa.”
L’altro si massaggiò la nuca con una smorfia. “Merlino, a chi lo dici … Un bagno di dieci ore e un buon the.” Spalancò gli occhi quasi immaginasse quella meraviglia. “Ma temo che prima ci siano alcune questioni da sbrigare.” Soggiunse a malincuore, guardando Von Hohenheim Nipote. “Lui?”
“Non ha detto una parola da quando ve ne siete andati. Gli agenti sono venuti e l’hanno preso in consegna, credo che vogliano interrogarlo alla loro centrale. Per noi bastano semplici deposizioni, ma per lui…”

Harry annuì, dandogli una pacca sulla spalla. “Ma … quel ragazzo biondo? Quello venuto con Al?”
Ted assunse un’espressione imbarazzata. “È scappato.” Si risolse a dire grattandosi la guancia e guardando verso la fitta foresta che si apriva a pochi metri dalla rimessa. “Nessuno lo stava sorvegliando perché … beh, tu e i ragazzi eravate dentro, gli agenti erano appena arrivati e bisognava spiegar loro la situazione e…”
“Ed ha preso il volo.” Harry sospirò. “Beh, c’era da aspettarselo. Credo fosse stato messo in mezzo da Al.” Si strinse nelle spalle. “Era un Magonò. Forse è meglio così, non era giusto che venisse messo in mezzo. Non è come se avesse partecipato attivamente alla cattura di Lily.”

Ted convenne con un cenno della testa, accompagnando il padrino verso gli agenti. L’uomo si presentò all’impeccabile agente-capo con due enormi baffi biondissimi e l’aria marziale. Da una certa latitudine, agli occhi di Ted, i maghi si somigliavano tutti.
“Come stavo spiegando alla sua collega, Capo Auror Potter, prendiamo in consegna Sören Von Hohenheim.” Esordì questo. “Il caso, come potrà immaginare, passa ufficialmente a noi per motivi geografici. Tuttavia il nostro Ministero sarà lieto di collaborare con il vostro, nel caso lei e i suoi agenti vogliate prendere parte agli interrogatori … come ospiti.” Ci tenne a specificare, rimarcando il fatto che il merito della cattura sarebbe andato a loro.
Poco giusto. Ma considerando le centinaia di regole e regolette degli Statuti di Cooperazione Magica che sicuramente son stati infrante…
“Vi ringrazio.” Sorrise Harry con la sua miglior espressione da copertina. Era piuttosto affascinante e energica, e i tedeschi parvero gradirla da come si rilassarono immediatamente. “Dateci solo un po’ di giorni per riprenderci, poi saremo a vostra completa disposizione. Come potrete ben capire, voglio dedicarmi alla mia famiglia.”
Natürlich!” Esclamò il mago con aria comprensiva. Ron ghignò alle spalle del suddetto. L’obbiettivo principale della messinscena del padrino era evitare la sua, di deposizione. E ci stava riuscendo perfettamente.

Forse Al è finito a Serpeverde per un motivo ben preciso. L’ho sempre pensato, ma … è un po’ come il Grande Segreto dei Potter. Sarebbero potuti essere tutti degli eccellenti Serpeverde. Tranne James.
“Abbiamo già completato le deposizioni dei vostri figli, quindi credo che non ci sia motivo per cui restiate ulteriormente qui. Dell’incendio e la sicurezza della zona ci pensiamo noi.” Concluse il teutonico funzionario.
Herr Blumstein ci ha gentilmente fornito una Passaporta per tornare a Londra.” Si inserì Nora mostrando con un certo divertimento uno stivale dall’aria vissuta. “Chissà perché avete questa fissazione per render le calzature Passaporte, qui in Europa…” Soggiunse.

Harry ridacchiò all’aria perplessa del tedesco; era ovvio che ormai intercorresse un intenso cameratismo tra il padrino, Ron e la strega d’oltreoceano. Era raro che i due uomini si fidassero così apertamente di qualcuno, ad eccezion fatta delle loro mogli. Doveva essere una donna notevole. 
“Bene!” Esclamò con forza Harry. “Credo sia ora di andare, oltre che il caso. Ginny ed Hermione saranno preoccupate a morte, per non parlare di Rose, Hugo e James!”
“Li troveremo tutti alla Tana.” Lo rassicurò Ron. “Certo però che è meglio non perder tempo.”  
Ted capì il sottotesto e si affrettò ad andare dai cinque adolescenti che si erano riuniti e stretti tra di loro, raccontandosi le vicendevoli parti in quella faccenda. Non gli sfuggì come Al e Tom stessero accostati, dividendo la stessa borraccia e battibeccando sulla suddetta – Tom non voleva bere quanto l’altro gli stava consigliando di fare. Non si tenevano per mano, ma quella vicinanza era più esplicita di un bacio da film.

Incrociò lo sguardo di Harry, che guardava proprio in quella direzione. Sorridendo.
Ma lo sa?
Sarebbe stato il Secondo Segreto dei Potter, sicuramente.
Harry sa o meno di quel che succede tra Thomas e Al?
“Ragazzi, ora di andare.” Li riscosse. Scorpius fu il primo a saltare in piedi, mollando la mascherina e mettendosi a tracolla la borraccia.
“Grandioso! Devo raccontare quanto sono stato eroico alla mia Rosie. Mi amerà e non faremo che fare sesso per le prossime venticinque settimane!”
“Questo eviterei di dirlo in presenza di zio Ronnie, biondo. Ci tieni ai tuoi attributi, no?” Ghignò Dominique facendolo impallidire vistosamente.

Lily non si alzò come gli altri. O meglio, si alzò, ma guardò ovunque tranne che in direzione del padre e della Passaporta. Guardava verso il falso Luzhin, o il vero Von Hohenheim. Teddy trovava piuttosto inquietanti quei suffissi.
“Lui… che fine farà?”Chiese con un filo di voce che non le si addiceva. Ted pensò che ci sarebbe voluta più di qualche risata condivisa e affetto familiare perché la quindicenne superasse quella storia.  
Di noi, forse è stata quella più colpita. Forse persino più di Tom.
“Lo ha preso in consegna il Ministero Tedesco, com’è ovvio che sia visto che siamo in Germania e lui è tedesco.” Le spiegò come se stesse parlando del tempo. Gli altri erano tutti ammutoliti. “Gli faranno delle domande, e se si dimostrerà collaborativo…”
“Finirà a Nurmengard?”

Ted si trovò a corto di parole perché percepiva dolore nella voce dell’altra. Sorprendentemente, fu Scorpius a prendere la parola, prendendo anche da parte la ragazzina.
“Ascolta… Sì, finirà in prigione, perché quel che ha fatto non può prevedere altro.” Gli sentì dire, in tono pacato e maturo, così lontano dal suo solito smaccato e gioviale da sembrare quasi quello di un’altro. “Però credo che saranno clementi con lui. Dopo che l’avranno interrogato sarà chiaro come il sole che ha fatto quel che ha fatto perché suo zio gliel’ha ordinato. Non ci andranno giù troppo pesanti, specie perché è un testimone prezioso.”
“Sei sicuro?” Lily teneva gli occhi incollati alle scarpe e ma tutto il resto del corpo sembrava teso verso il tedesco, ad una decina di metri di distanza. Il suddetto sembrava non aver notato la cosa; ma aveva lo stesso atteggiamento fisico dell’altra.

Ha notato che stanno parlando di lui, eccome.
“Ehi, stai parlando con un tizio che ha avuto metà famiglia ospite ad Azkaban!” Sogghignò il biondo, con una spigliatezza che nascondeva uno stato d’animo contrario. Lo si capiva dagli occhi. “Mio padre ha fatto cose poco carine quando era giovane, ma è riuscito comunque a trovare la sua strada ed avere una vita dignitosa. Una bella vita. Se Sören vuole, può uscirne.”
Favoloso Scorpius – Ted lo pensò con affetto. Quel ragazzo aveva più cuore e cervello di tanti suoi coetanei e di molteplici adulti.
Rose non avrebbe potuto scegliere persona migliore.
Lily gli sorrise grata. “Okay.” Si voltò di nuovo in direzione degli agenti e del loro arrestato. Poi guardò lui, l’autorità probabilmente più vicina. “Teddy, pensi che possa andare a salutarlo?”
“Lily, non lo so…”
“Solo salutarlo!” Insistette, poi inspirò. “Forse è meglio se vado a chiedere a papà.”
“Meglio, direi.” Si inserì Albus con espressione poco contenta, ma senza aperte rimostranze. La presenza di Tom e gli eventi che lo avevano reso protagonista quel giorno e l’anno prima non glielo permettevano.

 
Chiedere a suo padre una cosa del genere era come tirargli un calcio nel sedere mentre era chinato. Una cosa del genere. Sicuramente altrettanto urtante.
L’espressione con cui accolse la notizia infatti fu quella di chi aveva ricevuto un colpo inaspettato.  
“Voglio solo salutarlo prima che la Passaporta si attivi!” Inghiottì un groppo di incertezza, perché anche suo zio Ron e l’americana li stavano guardando. “Io … credo di doverglielo.”
“Tu non gli devi nulla, Lils!” Sbottò suo zio con forza. “Quel piccolo, viscido bastardo…”
“Mi ha salvato la vita.” Lo interruppe ignorando suo padre. Era molto più facile parlare senza guardarlo in viso. “So benissimo quel che ha fatto e non intendo perdonarlo, ma devo dirgli addio.” Ecco le parole giuste. “Se voglio lasciarmi questa storia alle spalle … ecco, sento che devo farlo.”
Sentì suo padre sospirare. “Va bene.” Acconsentì facendo finta di non vedere l’espressione di protesta sul viso dell’amico di una vita. Si rivolse alla strega. “Nora, puoi spiegare la situazione agli agenti prima che si allarmino? Credo che il loro inglese sia limitato al gergo professionale.”
“Nessun problema.” Replicò sorridendole. “Vieni.”

Lily sentì il cuore stazionarsi in zona gola quando si avvicinò agli agenti, tipi enormi e minacciosi. Sören era stato fatto sedere a terra e aveva le mani legate da manette magiche, dietro la schiena. Quando la vide sgranò gli occhi ma non aprì bocca. Riprese però colore, e questo era talmente palese che non doveva esser l’unica ad essersene accorto. Le guance pallide si erano tinte di rosso.
Dannazione.
Lily sentì a malapena le parole che si scambiarono gli adulti in quell’idioma pietroso che era il tedesco; era infatti troppo presa a fissare l’altro e farsi fissare di rimando. Da fuori dovevano sembrare due idioti. Poi uno dei tre tedeschi disse qualcosa a Sören e questo si alzò immediatamente quasi l’avessero caricato a molla. Era rincuorante – anche se sbagliato pensare che lo fosse – sapere che anche l’altro voleva parlarle.
Come se non bastasse tutti – ma proprio tutti – li stavano guardando come se fossero due pesci tropicali in un acquario babbano.

“Possiamo avere un paio di minuti? Da soli?” All’espressione degli agenti crucchi mise su la sua migliore aria contrita. “Per favore?”
Come se volessi fargli scivolare una bacchetta in tasca! Sarei la vittima, qui!
Nora parlottò nuovamente con quello che sembrava il capo, a giudicare dalle mostrine. Quello fece un cenno svogliato, ma accondiscendente. L’americana le mise una mano sulla spalla. “Solo un paio di minuti.” Le raccomandò, allontanandosi poi con gli altri tre maghi.
Sören tirò un lungo sospiro, e Lily si trovò di colpo a corto di parole.
Sono un idiota.
“Lily…”
“Volevo solo dirti addio.” Impostò il tono di voce nel modo più neutro che poté. Il suo proposito si infranse miseramente sullo sguardo dell’altro.

Dovrebbero bandirli, occhi così. I cattivi devono esser cattivi, i buoni buoni.
… Sì, come se funzionasse così, nella vita reale.
“Grazie.” Replicò Sören distogliendo lo sguardo quasi avesse capito che la metteva a disagio. “Lo apprezzo molto.” Prese di nuovo un forte respiro. “Io, Lilian … mi dispiace.”
“Lo so.” Ancora quel discorso. Non sarebbero mai andati avanti e il tempo sarebbe finito chiedendo e sentendosi dire quella stupida parola.

Scusa. Non serve a niente scusarsi. Non cambierà quel che è successo.
“Non sei cattivo.” Buttò fuori e evitò accuratamente di notare l’ espressione di genuina sorpresa che ne conseguì. Sören era troppo vulnerabile per non farle male. Di nuovo. “Tu … non sei una persona cattiva.” Ribadì. “Non so se … se conterà qualcosa per gli altri. Ma per me sì.” Le scarpe avevano la forma più interessante del mondo quando si volevano trattenere le lacrime.  
Perché dev’essere così … così maledettamente complicato?
“Grazie.” Dovevano proprio tenerlo ammanettato? Era maledettamente difficile non piangere quando una persona a cui voleva bene si rivelava un inganno. Era doloroso realizzare che l’affetto non era sparito di un’oncia. Sua nonna – o le sue allucinazioni – avevano ragione. Sören era sempre lì, non era diverso dalla persona che aveva conosciuto. Sorrideva nello stesso modo, schivo e incerto, la guardava nello stesso modo, come se fosse un mondo nuovo in cui era appena atterrato e non vedesse l’ora di scoprire.
Dannazione.
“Non ringraziarmi.” Tirare su con il naso non era come piangere, vero? “Diventa una persona decente, piuttosto.”
Qualcosa si accese nello sguardo dell’altro. Lily si rifiutò categoricamente di capire cosa. “Te lo prometto.” Replicò. “Posso…” Sören guardò verso gli agenti. Era ben chiaro che il tempo si fosse già esaurito. “… Posso scriverti?” Deglutì e lanciò un’altra occhiata verso i suddetti, in rapido ed efficiente avvicinamento. “Se ne avrò la possibilità, si intende.”
Lily lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi. Non si era accorta di averle tenute serrate al petto per tutto quel tempo. In fondo non era come una promessa. Non era niente e…

No, è decisamente qualcosa e dovrebbe dirgli di no.
Non lo farai mai - diceva la voce di quella gran stronza di sua nonna.
“Sì. Non so se potrò risponderti però.” Ammise sincera; era altamente probabile che suo padre avrebbe intercettati i Gufi, specie se provenienti da una prigione, facendo poi due più due.
Uguale quattro. Uguale Lily non pensare neanche di corrispondere con un galeotto che ha cospirato per farti rapire e quasi uccidere.
Uguale diamine papà, hai proprio ragione.
Era una promessa che non aveva senso, e doveva saperlo anche l’altro. Eppure.
“Non fa niente, ti scriverò comunque.” Le sorrise appena. “Addio Lilian.”
Lily sapeva di essere una persona irrazionale. Per questo, solo per la sua irrazionalità, gettò le braccia al collo di Sören e strinse forte. Forse gli fece pure male, ma non lo sentì irrigidirsi affatto per il dolore. Se c’era un modo per ricambiare un abbraccio ammanettato, Sören lo fece.
Lily si staccò e corse via senza voltarsi. Farlo sarebbe stato del tutto folle, dato quel che sentiva agitarsi nel petto. Tornò da Al e gli altri e fu grata a tutti di non sentire dire una sola parola sulla scena a cui sicuramente avevano assistito.
“La Passaporta è attiva.” Disse suo fratello. Lily annuì e si lasciò portare via. Non guardò neanche una volta verso Sören Von Hohenheim, verso Sören Prince. Ma ebbe la certezza che lui stesse guardando lei.
 
****
 
 
“Non posso credere di essermi perso tutta l’azione!”
Ted sorrise stringendo la presa sulla vita di James, seppellendo il viso nell’odore caldo e familiare della pelle del suo ragazzo.

“Se non altro ti sei risparmiato un intossicazione da fiamme magiche. Non sono mai stato tanto contento di aver abbandonato l’Accademia per l’insegnamento…” Borbottò mentre il fuoco nel camino scoppiettava vivace e salvifico, considerando che avevano abbandonato i vestiti da un bel pezzo; avrebbero dovuto montare un impianto di riscaldamento quanto prima.  
Ci penseremo non appena inizieranno i lavori. Magari tra un mese.
Il calore del camino e una quantità bastevole di coperte e cuscini stesa a terra componevano comunque il giaciglio perfetto, fuori dal mondo, e Ted lo trovava perfetto per concludere una giornata a dir poco infernale.
Avevano cenato alla Tana, raccontato, esplicato, rassicurato. L’intero Clan era accorso da tutte le parti della Gran Bretagna per accogliere i valorosi. Era stato rinfrancante, allegro. Ma non aveva fatto altro che desiderare portar via James per tutto il tempo, chiudere le porte della loro casa e sprangarcisi dentro per almeno una settimana.
Me lo merito, direi.
Nessuno infatti aveva mosso obiezioni quando aveva declinato l’invito di Molly a restare per la notte; addirittura Harry aveva sorriso e aveva augurato loro serenamente la buonanotte.
Beh, c’è di peggio che immaginare me e James nello stesso letto. Tipo, quello che è accaduto oggi.
Alzò lo sguardo verso il viso imbronciato dell’altro. Corrucciato, avrebbe detto il ragazzo.
Imbronciato, decisamente.
“Jamie, posso farti notare che è stato pericoloso e piuttosto spaventoso?” Considerò pigramente, baciandogli l’addome. L’altro fece un sospiro compiaciuto, ma tenne il punto.
“Esatto! Sono un allievo auror, avrei dovuto esser presente più di tanti a…” Gli tappò la bocca con un bacio, e non ci furono rimostranze.
Devo cominciare a rivalutare la fisicità. Non è tanto male, se ci si pensa. Efficace, senza dubbio.
James gli passò le dita lungo i capelli, ritirandosi poi perplesso. “Teddy … te lo devo proprio dire.” Considerò. “Hai i capelli pastello.”
Ted inarcò le sopracciglia all’espressione con cui guardava la sua povera testa. “Mi sto già adoperando nella cura.” Gli fece notare, e l’altro fece un sogghigno.
“Vedo. E sento.” Mormorò strofinandosi significativamente contro di lui. “Oh, tho … ‘sti colori accesi tutto di un tratto!”
Ted ridacchiò, nascondendo il viso nell’incavo del collo dell’altro. Il suo concetto di ‘riposo del guerriero’ aveva l’odore di erba appena tagliata, sudore e James.
Sfido a trovarne uno migliore.
“Mi han detto che sei stato grandioso, là fuori. Davvero ti sei trasformato in un lupo o Malfoy ha avuto le allucinazioni?” Chiese buttandosi nel disastro di coperte, piumoni e cuscini e tirandoselo rudemente dietro. Ted non si lamentò.
“Ho solo fatto il mio dovere.” Replicò. “E poi, se fai Potter di cognome, o Weasley di ascendenza non sai badare a se stesso. È un po’ una costante a cui bisogna porre rimedio. E chi meglio di un Lupin?”
“Ma che stronzo!” Gli mollò uno schiaffo sulla schiena, però gli ridevano gli occhi. “Ehi, comunque non scherzo … Secondo me, il vero eroe di tutta questa faccenda, mio Teddy, sei tu.”
“Lo pensi davvero?” Chiese, buttando la modestia dalla finestra per una volta.  
James lo guardò come se fosse un cretino integrale. “Tu che dici? Hai tenuto insieme la baracca per tutto il maledetto tempo. Ti dovrebbero dare una medaglia, o almeno, dedicarti un brindisi!”
“Non vedo medaglie o bottiglie di Burrobirra.” Scherzò di rimando. “ … ma non mi lamento, ho qui tutto quello da cui volevo tornare.” E su questo non scherzava.
James ghignò, come suo solito per nascondere un incipiente principio di occhi lucidi e commossi. “Vorrei vedere.”  Si stese sui cuscini e allargò le braccia. “Bentornato a casa, mio eroe!”
Ted scoppiò a ridere.

 
 
****
 
 
Il ritorno a casa era stato un’ordalia, ma anche precisamente come se lo aspettava.
Tom aveva dovuto infatti, nell’ordine: telefonare ai suoi ed assicurargli che era sano e salvo, oltre a promettere che non sarebbe tornato immediatamente ad Hogwarts, ma sarebbe prima passato da loro per il fine settimana. Rassicurare tutti gli occupanti della Tana – ovvero tutto il Clan Potter-Weasley in seduta plenaria – che era ancora in sé e che non stava affatto elaborando il lutto per la perdita di quell’immenso figlio di puttana di Von Hohenheim. Evitare di essere ingozzato a morte da Molly durante la cena. Rispondere poi a svariati Gufi, da quello di Meike, prioritario, a quello di Loki, inaspettato. Infine, evitare di mettere le mani addosso ad Al in presenza di Hugo e Fred Junior, che avrebbero diviso la camera con loro quella notte.
Il compito più difficile di tutti …
Aveva invidiato Lupin che, con una faccia di bronzo invidiabile, aveva salutato tutti e si era portato via James quasi di peso.
Sesso post-guerra per loro. Il migliore.
La situazione era tornata alla normalità solo a tarda notte, quando finalmente tutta la mandria di teste più-o-meno-rosse aveva lasciato tavola e raggiunto le camere da letto, impilandovisi in più modalità.
Scorpius stesso aveva lasciato la casa solo una mezz’ora prima, portato via da un carro trainato da funebri cavalli neri, marchio Malfoy per eccellenza.
Dalle triple porzioni che gli han servito e dal fatto che potesse baciare Rose senza essere decapitato da Ron, è indubbio che ormai sia ufficialmente parte del clan.
Dopotutto si è quasi fatto ammazzare. La prova di rito per essere ammesso l’ha passata a pieni voti.
Lui non era andato a letto. O meglio, aveva finto, ma quando aveva sentito Hugo russare, Fred fare lo stesso e Al dormire profondamente era scivolato via, preso le scale e poi la porta sul retro, quella che dava sul giardino.
C’era una coltre di neve che copriva tutto; dimenticava sempre come il tempo in Inghilterra fosse bizzarro. Era lieto lo fosse, perché il silenzio della neve era quanto di più pacifico vi fosse.
Silenzio, finalmente.
Ne aveva bisogno per restare solo con i suoi pensieri. Non che avesse una gran voglia di pensare in realtà, per una volta. Quando riaprì gli occhi, scoprì di non essere solo; Lily era seduta sulla vecchia altalena legata alla quercia secolare che si ergeva tra la sterpaglia e i vecchi attrezzi babbani che Arthur tentava di usare senza successo ad ogni falciatura. Era fornita di sciarpa e una grossa felpa appartenuta a James, a giudicare dai colori accesi nei toni del rosso.
Si guardarono brevemente, poi Tom la raggiunse.
“Ehi.” Disse l’altra con un mezzo sorriso. “Non dormi?”
“Potrei farti la stessa domanda.” Si sedette sul basso steccato, dopo aver spolverato via la neve che vi si era depositata. “Avremo la stessa risposta.”
Lily ridacchiò. “Credo di sì.” Non vi era spensieratezza in quella esternazione e Tom perse la voglia di congedarsi e tornare dentro. “È stata una giornata … beh, trovalo tu un aggettivo, super-cervellone. Sei tu quello con il vocabolario stampato in testa.”
“Non credo esista una parola adatta per classificarla.” Scrollò le spalle e guardò la frangia della sua sciarpa di Serpeverde. Non sua; era tutta spiegazzata.

Ho di nuovo preso quella di Al.
“Già.” Lily si spinse sull’altalena che fece un cigolio forte quanto uno scoppio di incantesimo. Si fermò. “È finita, giusto?”
“Sì.” Convenne guardando verso la Tana. Era completamente immersa nel buio, eppure sembrava più luminosa e calda di una giornata d’estate. Doveva fare quell’effetto avere un posto da chiamare casa. “Ma non era questa la domanda, vero?” Indovinò.
“Sei chiacchierone stasera, Tommy.” Motteggiò l’altra con una piccola smorfia. Poi annuì. “Finirà mai? Voglio dire … questa sensazione schifosa. Come sentirsi scollati dal mondo, intendo.”
Tom capì perfettamente quello che provava; era la stessa cosa che aveva provato per otto mesi a Rügen e che stava sentendo in quel momento.
Sono vivo, non è morto nessuno. Stiamo tutti bene.
Davvero?
Scosse la testa. “Ci vorrà del tempo. Comunque credo di doverti delle …”
“Se mi stai per chiedere scusa ti do un pugno sul naso. Ne ho sentite fin troppe. Per una vita intera, direi.” Lo fermò aggrottando le sopracciglia. E Tom intuì da chi altro le avesse sentite.

“Le mie hanno il pregio di esser vere.”
“Anche le sue.” Ritorse con forza, con rabbia. Non le ribatté. “Non è questo il punto, comunque… È che non servono a niente. No?” Anche stavolta non diede risposta. Non era come se ne fosse richiesta una. “Sai, ho mentito a zio Ron … quando gli ho detto che non ho perdonato Sören.” Riprese. Per l’appunto, era un monologo. Ma andava bene, perché non si sentiva particolarmente loquace. “Non l’ho perdonato, non ancora … ma so che lo perdonerò, prima o poi.” Inspirò con forza, dando un calcio ad un cumulo di neve che aveva scavato davanti a se con un piede. “È … è normale? È giusto?”

“Perdonare? Sì, per fortuna.” Si strinse nelle spalle e un solo nome gli venne in mente; il proprietario al momento dormiva il sonno dei giusti, perché se si fosse svegliato l’avrebbe ammazzato per non essergli accanto a dormire come avrebbe dovuto. “Parlo a titolo personale, come puoi ben immaginare.”
Lily fece un mezzo sorriso, ravviandosi i capelli con le mani. La vide serrare appena le dita sulla cute. “Merlino, che schifo di giornata.” Mormorò facendolo sorridere. L’umorismo era qualcosa che apprezzava profondamente, in Lily. “Tutti a dirmi che è finita, Tommy … ma perché ho l’impressione che sia appena iniziata?”
Sospirò. “Non finisce mai con la morte del cattivo. È una cosa che succede solo nelle fiabe.” E chi poteva sapere meglio di lui? “Ma non dovrai mai affrontare tutto questo da sola. Credo che questo conti qualcosa.”
Non lo siamo, non lo sono. Questo fa tutta la differenza del mondo.

Lily gli sorrise apertamente stavolta. “Puoi giurarci.” Si aggrappò alle corde dell’altalena. “Mi daresti una spinta?” Chiese dal nulla.
La guardò perplesso. “Non abbiamo più cinque anni.”
“Come se l’avessi mai fatto quando li avevamo.” Ritorse, poi il sorriso vacillò. Appena, non si notava neppure, ma successe. Tom non poteva classificare quell’espressione, perché non era una LeNa e non era neppure una persona empatica.

Si staccò comunque dalla staccionata. “Cinque anni…” Borbottò facendola ridacchiare. Però spinse e l’avrebbe fatto anche se non aveva senso, per lui.
Era proprio questo essere umani.
 
 
****
 
 
Bretch Van Der Linde rincasò tardi quella sera. Era certo di essersi dimenticato di dire agli Elfi di lasciare qualcosa in caldo per cena ma dopotutto andava bene così, non aveva fame.
Von Hohenheim era morto. C’era di che festeggiare, ma esser stato un piccolo ingranaggio che aveva contribuito ad innescare quella serie di eventi lo rendeva comunque nervoso.
È normale, è normale vecchio mio… Un buon bicchierino e tutto andrà a posto.
Essere l’informatore della task-force anti-Thule era stato un rischio, ma calcolato; anonimo, puntuale e calcolatore, proprio così. Von Hohenheim andava fermato. E se il pazzo avesse parlato? Averlo fatto prima di lui gli avrebbe garantito un salvacondotto verso l’immunità.
Che gli altri andassero pure al diavolo, lamentandosi e disperandosi della perdita di un mago geniale,  Alberich era stato un pazzo fino all’ora della sua morte ed era stata un’autentica fortuna che fosse morto portandosi i loro nomi.
Sospirò, aprendo la porta dello studio con un colpo di bacchetta; l’indomani mattina avrebbe fatto le valigie, diretto nelle sue proprietà in Sudamerica. Con un po’ di fortuna il suo nome sarebbe sbiadito dalla memoria comune in qualche decennio.
Andò verso il mobiletto di cristallo che ospitava la sua amata collezione di bottiglie di rara stagionatura e si versò un bicchierino di ErbaVerde delle Ardenne, sorseggiandolo con piacere.
Alla tua memoria, Alberich.
Lo sputò immediatamente quando sentì le vie respiratorie chiudersi di colpo. Troppo tardi; l’alcool tracimò dalle sue labbra. Crollò a terra.
Veleno!
Fu allora che vide un’ombra scura, languidamente allungata sulla sua poltrona preferita, quella più vicina al fuoco. Qualcosa era appollaiato sopra lo schienale, come un avvoltoio. No, erano i suoi sensi sconvolti. Era una persona.
“Il buon vecchio Brecht ha sempre le stesse abitudini.” Cantilenò la voce di un uomo, infantile e per questo sballata, inquietante. “Sempre un bicchierino per conciliare il sonno … o la coscienza sporca.” L’avvoltoio si chinò su di lui con un tanfo di tabacco e pessimo whisky. Questo prima che anche il naso smettesse di funzionare, lasciandolo a boccheggiare come una carpa fuori dall’acqua.
“Beh, dovevi aspettartelo vecchio mio.” Rise la voce. “A nessuno piacciono gli spioni.” La voce si allontanò e tornò verso l’altra ombra. “Non è vero, mia regina?”
 
 
 
Inside this cold heart is a dream
That's locked in a box that I keep
Buried a hundred miles deep
Deep in my soul in a place that's surrounded by aeons of silence¹…
 
 
 
 
 
 
****
 
Note:

Trolololo.

Ho fatto la troll fino all’ultimo, ne sono consapevole. *occhi angelici*
Comunque, questa¹ la canzone che chiude la storia.
Ascoltatela, è bellissima, azzeccata e … vabbeh, ho già detto belissimimisisimissima?
Ora, in chiusura…
Che dire, sono stati due anni (due anni!) lunghi e bellissimi. Ad Umbra Lumen non sarebbe stata quello che è se non fosse stato per VOI. Sì, tutte le persone che leggono, disegnano, recensiscono i miei disperati e mi contattano tramite fb. Un grazie immenso, perché non siete il carburante della storia, ne siete Il MOTORE.
I piani per il futuro degli sciagurati … Come ho detto su Facebook, ho intenzione di scrivere il Settimo anno di scuola di Dominique e Violet, una specie di shot estiva e poi, sì, inevitabile: la Terza Parte.
(Dan-dan-dan!)
Sto già lavorando al plotting da un po’, quindi non credo si dovrà attendere molto. Forse addirittura prima di Settembre!
Insomma, diciamocelo: ci sono ancora molte cose da spiegare, no? :P

A presto quindi!

Dira

  
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