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Autore: Morgana Pendragon    30/07/2012    1 recensioni
Penelope Petrulli è una semplice bambina,bruttina,e con un strano senso dell'umorismo. Ma anche lei,come tutte le persone del mondo,è alle prese con il primo amore. Ma cosa succede quando questo non si rivela essere il principe azzurro,dolce e gentile,che ha sempre immaginato? Con una nuova delusione,ritroviamo una Penelope cresciuta,cinica,e con la fobia per ogni genere di storia seria. La sua vita? Un casino. Ma le cose sembrano andar male solo quando il primo amore,decide di tornare nella sua vita.
-Tratto dal quarto capitolo :
-" Buongiorno".
-" Buongiorno,tesoro" disse Roberto,scoccandole un bacio sulla guancia.
-" Come stai?".
-"Magnificamente. Potresti raggiungermi in ufficio?".
-" Arrivo".
-Edoardo si trattenne dall’urlare,e vomitare nello stesso momento.
Che dire di più...spero che qualche anima buona voglia degnarmi di almeno un commento,e sapere se la storia vale qualcosa...o no. A presto!
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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CAPITOLO 1

 

 

 

 

 


Era una meravigliosa domenica mattina dell'anno 1989.

Il sole era alto,era già mezzogiorno,ed illuminava un vasto giardino in cui giocavano almeno una decina di bambini. Avevano su per giù tutti la stessa età,circa nove e dieci anni. Erano agghindati a festa; le bambine indossavano graziosi abiti,lunghi al ginocchio e dai più svariati colori,tutto abbinato alle scarpette e ai nastrini per i capelli; alcune facevano bella mostra della propria capigliatura lasciando i capelli sciolti,mentre altre per comodità avevano preferito legarli. I bambini invece indossavano dei completi che variavano dal colore azzurro al marroncino,portavano pantaloni fino al ginocchio,una camicia bianca e un gilet fatto a  maglia; alcuni erano stati costretti dai genitori ad indossare una giacca,ma presto quest'ultima fece compagnia all'erba fresca del prato.

L'evento che pretendeva tanta attenzione altro non era che una festa di compleanno. Ma il bambino in questione non era affatto un comune ragazzino,ma bensì il figlio minore dell'imprenditore Conti.

Giacomo Conti era un bell'uomo di trentotto anni.

Aveva i capelli biondi,che come di moda,portava lunghi con la riga laterale;i suoi occhi erano azzurri,talmente chiari che erano cristallini,erano grandi ed erano circondati da lunghissime ciglia. Le sue labbra rosee ed il naso perfetto completavano il viso angelico. Aveva un fisico snello e ben allenato,infatti passava quasi tutti i suoi pomeriggi liberi in palestra.

Amava lo sport,in particolare il calcio e la boxe,e spesso lo si sentiva dire che se solo non fosse diventato un imprenditore sarebbe sicuramente stato un grande pugile. La moglie rideva e lo prendeva in giro dicendogli che con la sua vanità non avrebbe resistito nemmeno un giorno se il suo riflesso gli avesse rimandato la sua immagine con un occhio nero,o un labbro spaccato,come minimo.

Fatto sta che il signor Conti era molto ben voluto. Il suo carattere era dei più pimpanti,nessuno ricordava di averlo mai visto arrabbiato,era allegro e dinamico,scherzava di continuo ed aveva sempre la battuta pronta.

Da giovane era andato via di casa e,grazie all'eredità del nonno paterno e alle sue  doti  negli affari,era riuscito,prima a rivelare una piccola attività abbastanza redditizia di un giornale,in seguito ebbe un tale successo che adesso ci si dimenticava persino tutti i nomi delle sue società,ed era diventato milionario.

La moglie era una deliziosa creaturina,di otto anni più giovane. Adorava il marito,e  chiunque aveva  modo di vederli,capiva che erano fatti l'uno per l'altro. Sara Stradi,adesso Conti, era un ex ginnasta,adorava anche lei il calcio,più del marito stesso. Era una donna di costituzione molto magra ma pur sempre ben proporzionata,aveva lunghi capelli fin sotto le spalle,bruni e lisci,gli occhi erano d'un verde smeraldino e le labbra erano carnose. Amava ballare, infatti aveva costretto il marito a seguire un corso serale di ballo. Aveva un carattere dolce,anche se era evidente la gelosia che provava nei confronti del marito ogni qual volta qualche donna vi prendeva fin troppa confidenza. Ma nonostante ciò odiava le scenate e sapeva che Giacomo le odiava anche più di lei.

Era rimasta incinta molto prima del matrimonio,entrambe le volte,e per questo la sua famiglia aveva provato poca simpatia per Giacomo e le avevano dato parecchi problemi. Adesso era comunque acqua passata,e i due bambini erano i gioielli di famiglia. Roberto e Edoardo erano la gioia dei nonni,degli zii e ovviamente dei genitori.

Roberto era il maggiore,aveva undici anni,era alto per la sua età e molto magro,un tipetto tutto pelle e ossa,con grandi occhi verdi,della madre,e capelli biondi,del padre. Era molto riservato e,a differenza della famiglia,faticava molto a socializzare. Adorava scrivere, e le auto,gli piaceva studiare,la sua materia preferita era matematica,ed era anche portato per l'inglese. Si chiudeva spesso nella sua camera per tutto il giorno,e adorava leggere il giornale la mattina prima di andare a scuola. Provava per il fratello un premuroso affetto,ed era orgoglioso di essere il maggiore dei figli, quindi si sentiva in diritto di dire al fratellino cosa fare o cosa non fare.

Edoardo dal canto suo odiava quest'atteggiamento del fratello,ma non vi badava molto. Quel giorno aveva compiuto nove anni,era un giovanotto ormai,e voleva una festa degna di tale onore. Non vedeva l'ora di aprire i regali.

Era un ragazzino sveglio e pieno di vita. Aveva i capelli biondi del padre, i suoi stessi occhi azzurri cristallini e due adorabili fossette ogni volta che sorrideva o faceva una qualsiasi smorfia. Sara diceva che le aveva ereditate da suo padre,il nonno materno. Era uno scapestrato,ovunque c'erano guai lui centrava sempre qualcosa,passava molto tempo in giardino,poiché amava l'odore dell'erba bagnata. Aveva in odio qualsiasi tipo di dottore,studiava solo le materie per cui aveva interesse,che erano narrativa e arte. Nel suo tempo libero divorava molti libri,di tutti i generi,disegnava tutto ciò che gli passava per la  mente,e la sera ascoltava le storie di Roberto prima di andare a letto. Era sempre circondato da amici e parenti, e quando non ne poteva più si nascondeva in camera del fratello,dove per buona parte del tempo restava in silenzio,perché sapeva che Roberto odiava essere disturbato quando scriveva.

Provava antipatia per i fiori e per le bambine in generale. Non le sopportava quando volevano costringerlo a giocare alla famiglia,e questo succedeva spesso.

Edoardo non solo era la fotocopia rimpicciolita del padre,ma lui venerava Giacomo come un Dio. Provava un rispetto e una stima incalcolabile per l'uomo,che per lui rasentava la perfezione. Mal sopportava il calcio,ed aveva invece un lieve interesse per la boxe,ma ciò che preferiva era suonare il piano,da molto infatti prendeva lezioni. Quella sera aveva intenzione di esibirsi davanti a tutti gli invitati,era lui in fin dei conti il protagonista della serata.

Il giardino in cui giocavano i bambini  era splendido. L'erba era stata tagliata il giorno precedente. Era di un delizioso verde chiaro,alti,anzi enormi,alberi facevano bella mostra nel giardino,ma non solo: bellissime varietà di fiori si mostravano alla luce del sole, rose,margherite,violette,girasoli,tulipani,ecc. Come un  arcobaleno. I bambini stavano  giocando a nascondino,cercavano di spiare le mosse degli altri e di arrivare per primi alla tana, alcune bambine avevano deciso di non giocare,e a gruppo passeggiavano osservando i fiori. Soltanto tre avevano acconsentito a giocare  con i bambini,una di queste tre era la più vecchia conoscenza dei due Conti. Il suo nome era Penelope Petrulli.

Indossava un completo giallo,era una maglia lunga fino al ginocchio,aveva una calzamaglia bianca e le scarpette di vernice. Aveva i capelli lunghi legati in due alte codine con degli elastici gialli a forma di farfalle. Conosceva la famiglia Conti da quando era nata,dato che era la figlia del migliore amico di Giacomo. Aveva un feeling in particolare con Roberto,avevano in comune tantissime cose,infatti anche lei amava scrivere,studiare ed era molto riservata. Aveva però una predilezione nei confronti del fratello minore,Edoardo,della sua stessa età. Si era presa una cotta per lui circa un anno fa,quando l'aveva sentito suonare per la prima volta. Andava parecchio d'accordo con Edoardo,anche se lui preferiva di gran lunga parlare con lei per confrontare le sue opinioni su un libro che avevano letto entrambi,era capitato spesso che lui le rovinasse la fine di uno di quei libri. Se fosse stato qualcun'altro si sarebbe a dir poco adirata,ma davanti al sorriso e alle fossette di Edoardo si scioglieva come neve al sole. Se c'era una cosa che non sopportava era che quando c'erano nei paraggi altri bambini,lui la ignorava per giocare con loro. Ma per fortuna c'era Roberto che non la metteva mai da parte e preferiva la sua compagnia  a quella di chiunque altro. Per sua fortuna quel giorno non solo aveva l'ottima compagnia di Roberto,ma anche quella di Marianna Spavaldo,una ragazzina dolce e timida con cui andava molto d'accordo. Alla fine la piccola Marianna aveva fatto amicizia persino con il maggiore dei fratelli.

Penelope era una ragazzina tutto pepe,aveva sempre la risposta pronta a qualsiasi cosa,e un senso dell'umorismo che solo Roberto e gli adulti riuscivano a cogliere. Era una bambina di media altezza,i suoi capelli erano lunghi e bruni,aveva una carnagione molto pallida,gli occhi piccoli erano ambrati e profondi,donandole uno sguardo adulto che sembrava leggerti l'anima. Il naso era piccolo,con qualche lentiggine visibile solo da molto vicino,le labbra erano sottili ma con una particolare forma a cuore. Era figlia unica e per quanto sperasse nella nascita di un fratelli,o di una sorellina,i genitori non avevano accontentato questo suo desiderio.

Quella mattina aveva deciso che si sarebbe divertita tantissimo,non gli andava di giocare a nascondino ma quando Edoardo stesso gliel'aveva chiesto,aveva accettato immediatamente,mentre le farfalle svolazzavano felici nel suo stomaco. Mentre spiava di nascoste le mosse del bambino che aveva il compito di scovarli,vide qualche albero più in là Edoardo che fissava pensieroso il giardino,sicuramente pensava a qualche strategia per correre e fare tana. Una coccinella sull'erba attirò l'attenzione di Penelope. Era estasiata! Com'era bella! lei adorava le coccinelle.

Si abbassò lentamente per vederla da vicino,facendo attenzione per non essere vista. Roberto dall'altra parte del giardino la guardava con un sopraciglio inarcato,non aveva voluto partecipare al gioco,e quindi guardava seduto mentre stava seduto compostamente.

In un attimo Penelope si sentì afferrare il braccio malamente. Il bambino che faceva la conta la guardava divertito,e urlò:

<< Trovata!>>.

Penelope si liberò il braccio facilmente e cominciò a correre più veloce,vide Edoardo affiancarla e dirle:

<< Dai,muoviti! Corri più veloce!>>.

Il giovane presto la distanziò,e correndo Penelope vide che alle calcagna aveva il ragazzino della conta. Così prese un bel respiro e aumentò la velocità arrivando a toccare la tana nell'esatto momento in cui Edoardo stava urlando:

<< Tana libera tutti!>>.

Penelope  aveva il fiatone e guardava con occhi meravigliati il bambino.

<< Ma sei bravissimo!>> esclamò  entusiasta.

Edoardo la guardò sorridendo e pavoneggiandosi le disse:

<< Lo so!>>.

Le voci dei vari genitori richiamarono i ragazzini per il pranzo, e tutti obbedirono all'istante. I bambini corsero affamati, e nel giro di pochi minuti il giardino era rimasto quasi deserto.

Penelope chiamò Edoardo.

<< Cosa c'è? >> chiese il  il bambino tornando indietro,visto che era già arrivato in casa. Era un po' scocciato,doveva dirgli qualcosa proprio quando era pronto in tavola?

La bambina dal canto suo si era bloccata. Perché l'aveva fatto? lei non aveva nulla da dire,o almeno aveva qualcosa ma non poteva certo dirla così! Insomma aveva  avuto per  un momento la brillante idea di approfittare che tutti gli altri erano andati via, per potersi dichiarare. Ma cosa doveva fare? Non si era preparata un discorso,probabilmente avrebbe sbagliato anche più della metà delle parole,le tremavano le ginocchia.

Provò a dire qualcosa ma nessun suono fuoriuscì dalle sue labbra.

<< Allora? >> insistette Edoardo guardandosi indietro,voleva rientrare e al più presto,tutti a quest'ora si stavano chiedendo che fine aveva fatto!

Penelope si voltò e abbassando gli occhi vide una margherita bianca, e in un lampo di genio,la colse.

Voltandosi verso Edoardo con il fiore in mano,chiuse gli occhi.

<< Questo è per te. Tu...mi piaci!>>.

penelope non ebbe il coraggio di riaprire gli occhi fin quando non sentì Edoardo prendere la margherita. Allora decise di non fare la sciocca,ed aprì prima un  occhio,per assicurarsi che fosse tutto apposto,e poi l'altro.

Edoardo le stava davanti,fissava il fiore con uno sguardo dubbioso,accigliato. Passarono pochi istanti,ma Penelope cominciava a sudare freddo,tale era la sua agitazione,e quei pochi istanti le sembravano ore interminabili.

Ad un tratto Edoardo,come ridestandosi da un pensiero particolarmente complicato,cambiò espressione e con noncuranza fece girare la margherita tra le dita,guardandola disgustato.

Fissò i propri occhi azzurri in quelli ambra di Penelope,e con un tono irritato le disse:

<< A me fanno schifo i fiori >> esordì con fare pratico. Voleva rientrare in casa,e alla svelta anche. Così continuò dicendole:

<< E poi tu a me non piaci >>.

Buttò il fiore per terra,e voltandole le spalle non la considerò più.

Penelope si sentiva una stupida. Perché gliel'aveva detto? Non poteva cucirsi la bocca? Che vergogna! Che vergogna! E poi lui si era comportato come un incivile. Che bisogno c'era di comportarsi a quel modo?

Penelope si sentiva in un certo qual modo,ferita nel suo orgoglio femminile,e al solo pensiero di dover passare ancora parte della giornata alla sua festa la irritava moltissimo. Con che coraggio sarebbe rientrata in casa,e avrebbe affrontato tutti a testa alta,come se nulla fosse accaduto?

E poi un'altro interrogativo le rodeva in testa. Perché non piaceva a Edoardo?

D'accordo che non era una bella bambina,lo sapeva,però perché mai era stata respinta in modo tanto scortese?

La rabbia cominciò a scoppiargli in petto. Era solo perché era la sua stupidissima festa di compleanno,dove era circondato da molti altri bambini, e quindi poco gl'importava di lei!

Gli occhi cominciarono  a pizzicarle,ma si costrinse a non piangere. Doveva resistere finché poteva.

<< Penelope entra! Sono già tutti seduti a tavola!>>.

La dolce voce di Sara la raggiunse,e lentamente si avviò in casa.

Come se nulla fosse accaduto,pensava.

Come se nulla fosse accaduto,ripensava.

Come se nulla fosse accaduto,cercò di convincersi.

Non appena però varcò la soglia della sala da pranzo,tutti i bambini di voltarono nella sua direzione,tutti tranne Edoardo,che continuava imperterrito a mangiare il suo pranzo con voracità,ignorando tutto il resto.

Penelope sentì i suoi occhi inumidirsi e si strofinò la mano su un occhio,poi sull'altro. Sapeva che sarebbe  scoppiata a piangere da un momento all'altro.

Roberto,che era entrato in silenzio in casa non appena i genitori avevano chiamato i bambini,fissava la bambina con dolcezza. Così decise di correre in suo aiuto. Si alzò dal proprio posto e con passo veloce raggiunse Penelope,la prese per mano e la portò con se.

Nessuno dei bambini aveva fatto caso all'accaduto,infatti non appena Penelope era entrata,avevano perso interesse,ed avevano ricominciato ad abbuffarsi.

Non aveva fatto in tempo nemmeno ad arrivare alle scale che era scoppiata in lacrime. Roberto restava in silenzio,e così restò anche quando erano arrivati in camera sua. Penelope pianse,singhiozzò come non mai,e alla fine del pianto si sentì esausta.

Poggiò la testa  sul cuscino,sul letto del maggiore,e chiuse le palpebre. Era grata al conforto che il silenzio di Roberto le aveva dato.

<< Ti va' di ascoltare una mia storia?>> disse Roberto,parlando per la prima volta.

<< Sì,grazie >>.

Rimasero in camera per tutto il resto del pomeriggio.

Penelope si era talmente appassionata alla storia che le veniva raccontata,che aveva persino dimenticato il motivo per cui piangeva.

Roberto d'altronde non le aveva fatto nessuna domanda,come se non gl'importasse nulla dei suoi problemi. Eppure in quel momento poco gl'importava del pensiero di chi le teneva compagnia. Adesso era importante solo sapere se il cavaliere sarebbe riuscito nell'impresa.

Nonostante ciò furono costretti ad abbandonare il loro nido quando si presentò l'ora di aprire i regali e mangiare la torta. Di fatto questo non li disturbava dato che Roberto non mangiava dal pranzo e Penelope invece non aveva toccato cibo dalla mattina,adesso che ci pensava aveva una fame da lupi.

Così lasciando la storia a metà,si diressero,per la seconda volta quel giorno,in sala da pranzo.

Una bellissima torta, con un ' Buon Compleanno Edoardo' faceva mostra sulla tavola,al centro, e dietro di essa un carinissimo Edoardo faceva la propria figura regalando splenditi sorrisi a chiunque.

Penelope sentì le farfalle nel suo stomaco svolazzare felici a quella vista. Davanti ai suoi occhi l'unica immagine importante era lui,nessun altro avrebbe potuto attirare la sua attenzione.

Roberto le stava accanto,e  insieme al resto della sala intonava il 'tanti auguri' che spettava al fratellino,era sorridente e orgoglioso di Edoardo,come se fosse lui il padre.

Edoardo prese un bel respiro e con un sol soffio spense le nove candeline sulla sua torta al cioccolato. Tutti applaudirono,e Penelope già gustava l'ottimo sapore del dolce. Le luci,che erano state spente per spegnere le candele,vennero accese e Sara tagliò la grande torta in tante piccole fette. Penelope la ringraziò quando le porse  la sua fetta,e lentamente mangiò il dolce,assaporandolo con tutta la calma del mondo.

Il piattino si svuotò troppo presto per i suoi guasti,ma prontamente Sara le chiese se ne volesse ancora un po' e lei accettò di buon grado la seconda porzione.

Stavolta mangiò più voracemente,e una volta terminato,bevve due bicchieroni di acqua. Si guardò intorno alla ricerca di Roberto e lo vide intento a parlottare con Marianna,vicino il tavolo dei regali,dove già tutti  cominciavano a radunarsi.

Per la felicità di Edoardo era finalmente arrivato il tanto atteso momento dell'apertura dei regali. Se possibile il suo sorriso si era allargato e spazientito scuoteva i regali,alla ricerca di un indizio per indovinare la sorpresa.

Penelope si avvicinò al tavolo ma era così indietro che non riusciva a vedere nulla,sentiva solo il rumore della carta e gli schiamazzi dei bambini alla vista dei regali,e la voce di Edoardo che estasiato ringraziava.

Penelope non voleva certo perdersi questo spettacolo,aveva comprato a Edoardo il libro che desiderava in versione originale e autografato dallo stesso autore,quanto aveva fatico?!,ma sapeva per certo che Edoardo l'avrebbe adorato,come minimo!

Spintonò dei ragazzi,ma quelli nemmeno la degnarono,così decide di intrufolarsi nella folla,ma le furono tirate le codine e qualcuno la spinse all'indietro facendola cadere. Penelope trattenne un singhiozzo,mentre gli occhi cominciarono a divenire lucidi. Lanciò uno sguardo agli adulti e li vide tutti intenti,come i propri bambini,ad osservare i regali.

Un senso di disperazione l'assalì. Era stata una giornata terribile,non poteva credere che l'unica cosa piacevole potesse essere la torta!. Non riuscì a reprimere un appena udibile lamento.

<< Ehi Penelope,cos'è successo? Perché piangi? >> le chiese con voce roca e profonda Giacomo Conti.

La bambina lo guardò disperata,e uno splendido sorriso nacque sul bel volto dell'uomo.

<< Cosa c'è? A me puoi dirlo,sai che sei la mia principessa preferita,no? >>.

Giacomo Conti adorava la piccola Penelope,proprio come una figlia. Per lui la bambina aveva un enorme potenziale,era dolce e allegra,adorabile insomma!

Le diceva sempre che era la sua principessa preferita,e lei ogni volta ribatteva che non sopportava le principesse,perché erano troppo perfette, e anche antipatiche.

Ma stavolta non rispose,lo guardò con le lacrime agli occhi,prima di cercare di dirgli:

<< I-i-i regal-li...non-n li pos-so guardare! >> disse cercando di essere più chiara possibile. Giacomo Riuscì comunque a capire ciò che la bambina voleva dire,perché sempre con il sorriso sulle labbra  le accarezzò i capelli e le disse:

<< Ah ma che maleducati! Non ti preoccupare,ti aiuto io.>>

Così  la prese in braccio,senza alcuno sforzo,e si posizionò il più vicino possibile a Edoardo,che continuava a scartare i regali.

Dopo due regali fu il turno del suo,e con il cuore che batteva a mille,lo vide scartare il piccolo regalo,e con gioia,vide la meraviglia farsi strada sul viso di Edoardo.

<< Ma è fantastico! Grazie,grazie Penelope! Era proprio quello che volevo! Bellissimo!>>.

Edoardo guardò prima i genitori della bambina,poi si rivolse a Penelope e le rivolse un sorriso che le scaldò il cuore.

Arrossì vistosamente ma riuscì comunque a dire:

<< P-prego >>.

Edoardo ricominciò a scartare il resto dei regali.

Penelope si sentiva soddisfatta adesso,e rivolse a Giacomo un radioso sorriso,poi si ricordò di essere ancora in braccio all'uomo e gli disse:

<< Se sei stanco puoi anche farmi scendere >>.

<< Hai già visto ciò che t'interessava,eh?>> le chiese facendole l'occhiolino.

<< Assolutamente no >> borbottò lei in risposta,voltandosi di nuovo verso il tavolo dei regali. Giacomo rise sommessamente facendo luccicare i cristallini occhi azzurri.

<< Grazie,è davvero molto bello!>> esclamò Edoardo,e  Penelope si concentrò sul regalo che aveva ottenuto tale commento e con una certa disapprovazione vide che si trattava di un'altro libro, e con scetticità pensò che le probabilità che quel libro potesse piacere ad Edoardo,erano molto basse.

Quel libro gli era stato regalato da Claudia Magnelli,che era la terza bambina che si era unita insieme a lei e a  Marianna a giocare a nascondino con i bambini. Portava i capelli sciolti,di un biondo cenere,mossi,e un vestitino lavanda. Aveva dei grandi occhi scuri e delle labbra carnose,troppo secondo il parere di Penelope. Era una bella bambina,che adesso guardava sorridendo Edoardo,mentre gli si avvicinava.

Sconvolta Penelope  vide Claudia andare verso il ragazzino, e sgomenta,la vide avvicinarsi la viso e stampargli un bel bacio sulla guancia.

Come osava quella ragazzina prendersi certe libertà con Edoardo,quando lei che lo conosceva da quando erano nati,non aveva mai preso in considerazione nemmeno l'idea di fare una cosa del genere? La rabbia le montò addosso,e non fece che accentuarsi quando sentì gli applausi,gli urletti,e quando lo vide,si proprio lui! Edoardo,che l'aveva rifiutata  quella mattina perché lei non gli piaceva! Lo stesso ragazzino che adesso si guardava intorno imbarazzato e sorridente,perché la cosa,come ebbe modo di capire Penelope,non gli dispiaceva affatto.

Allora decise che non gl'importava più nulla dei regali,e con poche fulminee mosse fece capire a Giacomo che voleva scendere,così l'uomo la poggiò delicatamente a terra e la guardò incuriosito.

<< Cosa c'è? Non ti va più di vedere i regali?>>.

<< No >>.

Rispose con noncuranza. Si lisciò la maglia, e con calma si diresse lontano dai bambini e dagli adulti,si sedette su una sedia,mentre Giacomo ritornava a guardare il figlio che continuava ad aprire i regali.

<< Già da piccolo fa conquiste! Chissà quante donne ti porterà a casa! >> esclamò il padre di Penelope. Non sospettava neppure cosa quelle parole,e quella visione, aveva scatenato nella mente della figlia.

Penelope infatti stava dando in escandescenza,con una curiosa espressione pensosa. Pensava a vari epiteti poco gentili nei confronti di Edoardo,che era solo "uno stupido maschio",e alla bambina,che adesso che la guardava meglio, sembrava un brutto rospo con i capelli biondi,e le stava antipatica,troppo.

E così,nel bel mezzo della festa,nessuno si era minimamente accorto di lei,nessuno si era voltato,nessuno aveva avuto dei riguardi nei suoi confronti,nemmeno suo padre!,tranne Giacomo Conti,l'uomo più gentile che avesse mai conosciuto.

" Un giorno troverò un uomo così,e solo allora mi sposerò!" pensò voltandosi a guardare l'uomo,che era intento ad aiutare la moglie  a togliere le carte dei regali dal tavolo.

I bambini cominciarono a disperdersi,poiché Edoardo aveva finito di scartare i regali,e si accingevano a giocare ad un gioco di società.

Roberto stava parlando con il fratello e con Claudia,e Penelope si soffermò molto su Edoardo. Parlava  con quella bambina con un enorme sorriso sulle labbra. La rabbia l'accecò per un momento, poi con freddezza arrivò alla sua decisione definitiva.

L'avrebbe odiato per il resto della sua vita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 Che dire...qualcuno è arrivato fin qui? Davvero? Non è che magari da gran bella persona vuoi lasciarmi un commento? Pensa che farai felice una persona! :D

 

 

 

  
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