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Autore: Cat in a box    31/07/2012    2 recensioni
Dopo la caduta del Meteor su Midgar, la maggior parte della popolazione è stata infettata dalle cellule aliene di Jenova, manifestandosi sul corpo degli esseri umani con il Geostigma. [...] Un'ultima missione per l'Avalanche, ormai, sull'orlo di dividersi. Dimostrerà di esserne ancora all'altezza? [...] Al contempo, un eroe caduto si è ritirato dalla battaglia. Il suo animo è ancora diviso a metà, tra bene e male. Sarà un incontro inaspettato a fargli intraprendere una scelta.
Genere: Avventura, Drammatico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jenova, Kadaj, Nuovo personaggio, Sephiroth
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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02.The mission


“Chi erano i cecchini che ci hanno attaccato?”
 
Domandò Vincent, mentre rifoderava la Cerberus nella fondina ancorata alla cintura dei jeans.
 
“Spie. Si fanno chiamare L’Artiglio Nero. Ci danno la caccia da tempo, diciamo, immemore.”
 
Rispose Destructor.
 
“Vecchie rivalità tra organizzazioni.”
 
Spiegò Pyro.
 
“Non eravamo venuti qui con l’intenzione di portare guai, anche se ormai è diventata la firma sul nostro biglietto da visita…” proseguì Pyro, togliendosi gli occhiali da sole e infilandoseli nella tasca dei pantaloni.
 
Sollevò lo sguardo.
 
I suoi occhi sembravano due blocchi di grigia cenere. Aveva i capelli lunghi fino alle spalle, di un biondo dorato e dall’aspetto ispido. I lineamenti del viso erano delicati. “….stiamo cercando dei mercenari per questa missione e voi dell’Avalanche, siete i più indicati quando si tratta della ShinRa.”
 
“La missione avrebbe qualcosa a che vedere con la ShinRa?”
 
Domandò Tifa con aria sorpresa.
 
“Sì.”
 
Rispose secco Destructor, che fino a quel momento era rimasto a braccia conserte e con le spalle appoggiate al muro. Era più alto di Pyro, almeno di una spanna e aveva le spalle più larghe. I lineamenti del viso erano tozzi e i capelli di un rosso fiammeggiante erano tagliati a spazzola.
 
“Per essere soci di un’organizzazione fate lavori piuttosto rischiosi…” commentò Vincent “…da dove vengono i poteri che avete usato poco fa?”
 
“La nostra è una piccola organizzazione e non disponiamo di un corpo offensivo…” spiegò Pyro “…però, abbiamo un laboratorio di sviluppo della Materia e le prestazioni di poco fa, sono merito dei nostri ultimi prototipi.”
 
D’un tratto, dalla porta di ingresso che era stata ridotta ad un colabrodo, entrò Cloud.

Reggeva tra le mani quattro buste della spesa e stava osservando con aria sorpresa i buchi alla porta. Poi, rivolse il suo sguardo verso i due omaccioni che si trovavano all’ingresso, insieme al resto dei suoi compagni.
 
“Che cos’è successo?” chiese con aria interrogativa, depositando le buste sul pavimento.
 
 

Lo stesso giorno, solo qualche ora più tardi, Pyro e Destructor, avevano convinto i membri dell’Avalanche a seguirli per incontrare il capo della loro organizzazione. Un certo tizio un po’ eccentrico che si faceva chiamare “Il Professore”.
 
Avrebbe fornito loro maggiori dettagli sulla missione.
 
Partirono da Midgar verso le prime ore del pomeriggio sulla jeep di Barrett, che aveva lasciato a Tifa in caso di necessità. Nel fuoristrada che avevano di fronte, Pyro e Destructor, li stavano facendo da guida.
 
Avevano accennato alla loro destinazione: era un piccolo paese a venti chilometri dalla grigia metropoli.

Poche case e pochi abitanti. Un luogo tranquillo e lontano da occhi indiscreti.
 
Yuffie era rimasta a casa coi bambini.
 
Dopo un’ora e mezza di viaggio, il fuoristrada si fermò.
 
Li aveva portati davanti ad una locanda. Era una vecchia costruzione in legno, che nell’aspetto imitava lo stile coloniale e aveva un’aria desolata.
 
Pyro fu il primo ad uscire dalla vettura e fece cenno loro di seguirlo dentro.
 
Entrarono tutti nella locanda.
 
L’interno era vuoto e le sedie erano state ordinate sopra ai tavoli. Dietro al bancone c’era un uomo, senz’altro il locandiere, che stava asciugando e riordinando qualche boccale.
 
Alzò lo sguardo verso di loro.
 
Prima su Pyro e Destructor, poi guardò con una certa curiosità i tre estranei che erano entrati con loro.
 
“Il capo si trova sul retro.”
 
Disse loro, con aria indaffarata.
 
“Seguitemi.” Disse Pyro, che li portò sul retro della locanda, mentre Destructor era rimasto dal locandiere in procinto di ordinare una birra.
 
Erano in una dispensa, dove erano conservate diverse cisterne di birra. Pyro ne spostò una, sotto alla quale si trovava una botola in legno, di forma circolare.
 
La aprì, rivelando una scala a chiocciola che portava ad un piano sotterraneo.
 
Pyro aveva fatto a tutti cenno di proseguire prima di lui.
 
Scesero nel sotterraneo, dove, d’impatto si ritrovarono in mezzo ad un corridoio le cui pareti erano bianche. Anche il pavimento era bianco. Un bianco così accecante che a fatica si riuscivano a distinguere i contorni delle pareti.
 
Pyro restò fuori.
 
“Proseguite dritto…” disse “…troverete una porta che vi condurrà in una stanza e lì vi sta aspettando Il Professore.”
 
Allora, i tre, proseguirono lungo il corridoio che sembrava interminabile e arrivarono alla porta di cui aveva parlato Pyro, o almeno, se quella era una porta. Sembrava uno specchio nero, lucido, di forma rettangolare e rifletteva le loro immagini.
 
Cloud si avvicinò e la fotocellula fece aprire le porte scorrevoli.
 
“Benvenuti…” gli accolse una voce ovattata.
 
Entrarono tutti in una stanza bianca, dai contorni indefiniti. Al centro, era stato collocato un’enorme tavolo circolare nero con tre sedie attorno, anch’esse del medesimo colore. Non c’erano altri arredamenti nella stanza.
 
Il Professore doveva avere dei gusti piuttosto eccentrici.
 
Si avvicinarono al tavolo e in quel momento, si accorsero che la voce che avevano appena udito, proveniva da un laptop che si trovava sul tavolo.
 
Sullo schermo, videro l’immagine di un uomo di mezza età, dai capelli brizzolati pettinati indietro e dal volto vissuto. Era agghindato, anche lui, in giacca e cravatta, ma di tonalità che andavano dal blu notte all’azzurro cielo. Dietro a due lenti a mezzaluna, due occhietti vispi di un intenso verde foglia, stavano studiando i tre mercenari dell’Avalanche da lui convocati.
 
In mano, reggeva un bicchiere di vino rosso.
 
“Prego, accomodatevi…” gli invitò con tono gentile, mentre la porta scorrevole si richiudeva alle loro spalle “…mi presento: il mio nome è Albert Kob, ma potrete chiamarmi semplicemente Il Professore."
 
I tre si accomodarono attorno al tavolo.
 
“Sono a capo di questa organizzazione scientifica, chiamata Millennium, da ben vent’anni. Io sono uno scienziato e ho dedicato metà della mia vita alle ricerche sulle mutazioni genetiche, in particolare, a quelle indotte da organismi parassiti. Ho lavorato per ShinRa due anni, nel reparto scientifico, e collaboravo alle ricerche su Jenova insieme al Professor Hojo.”
 
Vincent ricordò il suo nome.

Tra quegli scienziati, che aveva il compito di proteggere quando era una recluta Turk, c’era anche un certo Albert Kob. Un uomo riservato e preso dal proprio lavoro. Non ricordava altro.
 
“In quel biennio, feci una scoperta sorprendente…” proseguì Il Professore “…scoprì, per caso, un siero che era in grado di annientare le cellule aliene di Jenova, negli organismi in cui erano state trapiantate le sue cellule. Doveva essere utilizzato come antidoto, in quegli esperimenti falliti, in cui la degenerazione cellulare era cominciata. Sarebbero tornati normali. Tuttavia, quel folle di Hojo, perseguiva altri fini…e mi volle fuori dal progetto Jenova all’istante.”
 
Pronunciò l’ultima frase con un tono di amarezza e sorseggiò dell’altro vino.
 
“Che cosa ne è stato alla sua cura?”
 
Irruppe Cloud.
 
“Avevo tentato di portarmi via la mia invenzione…” disse, sempre più amareggiato “…ma ShinRa non me lo permise. Per anni, ho pensato che l’avessero distrutta, ma poi…Pyro e Destructor riuscirono a mettere mano su una documentazione segreta custodita dai Turks e scoprirono che non solo la mia invenzione non era stata distrutta, ma che si trovava nei laboratori di un reattore Mako vicino alla città di Nibelheim.”
 
“E noi dovremmo andare a recuperare questa cura…” suppose Vincent “…ma che cosa ne verrà a noi?”
 
“Ho sentito parlare molto di voi dell’Avalanche.”
 
Si sistemò la montatura degli occhiali, che era scivolata sul naso e li squadrò coi suoi occhietti vispi.
 
“State attualmente cercando una cura che sia in grado di debellare il Geostigma una volta per tutte. Se recuperate il mio siero, potrò produrne dell’altro e curare ogni abitante di Midgar che sia stato infettato dalle cellule di Jenova.”
 
“E come faremo a trovarlo?”
 
Questa volta, intervenne Tifa.
 
“Vi lascerò le coordinate per raggiungere il laboratorio all’interno al reattore, ma vi avverto: l’esperimento che state cercando, è un essere umano.”
 
“Un essere umano!?”
 
Sbottarono i tre all’unisono con stupore.
 
“Il nome che le è stato dato è Chloris. Il siero è stato iniettato direttamente nel suo corpo, con tutta probabilità, Hojo aveva pensato di studiarne gli effetti su un organismo sano. La documentazione che è stata recuperata sull’esperimento, non riporta altro.”
 
Seguì un momento di silenzio.
 
Nessuno dei tre si voleva pronunciare, in parte, perché non erano convinti della veridicità di quei fatti. E poi, se Rufus Shinra, avesse saputo di avere una cura contro il Geostigma nei suoi laboratori, avrebbe mandato da un pezzo le sue reclute a recuperarlo.
 
Tuttavia, riflettendoci, erano molte le cose di cui Rufus era all’oscuro.
 
In quanto ai fatti, non avevano molto tempo per decidere se fidarsi o meno, prendere per buone o cattive le parole del Professore.
 
Avevano bisogno di quella cura.
 
Cloud, Denzel e gli abitanti di Midgar ne avevano bisogno.
 
“Accettiamo la missione.”
 
Sentenziò alla fine Cloud, interrompendo il silenzio.
 
“Ottimo.” Sorrise Il Professore “Pyro e Destructor vi forniranno i dettagli della missione. Buona fortuna!”
 
Improvvisamente il computer si spense e la porta scorrevole si riaprì.
 
 
 
---------------------------------->>> Note dell’autrice <<<----------------------------------
 
Ecco, prima faccio diventare una casalinga Cloud e adesso faccio fare a Yuffie la parte della bambinaia! XD Vi starete chiedendo a quale personaggio toccherà qualche altro compito ingrato nel prossimo capitolo, non è così? Non lascio spoiler a riguardo. ;D In quanto a questa organizzazione che si fa chiamare “L’Artiglio Nero”, teneteveli bene in mente, perché nei prossimi capitoli ritorneranno a mettere i bastoni tra le ruote all’Avalanche. Del resto, in questo capitolo c’è stata poca azione e ho lasciato poche battute ai tre protagonisti, per dare spazio ai nuovi personaggi. Avrei dovuto pubblicare il capitolo tra una settimana, ma mi sono trovava a dover accorciare i tempi, visto che tra un po' parto per le vacanze e mi assenterò per 2 settimane. Contavo di pubblicare prima della mia partenza, almeno, i primi 4 capitoli. Del resto...ho modificato per la quarantesima volta il titolo! XD Scusate! Non lo farò più. =P E' che questo...mi sembra quello più azzeccato, vista la piega che ho intenzione di far prendere alla storia più avanti. Volete qualche cenno sul prossimo capitolo? 
 
Si chiamerà “03. Chloris”…

 
“Non riesco a credere che tu mi abbia trascinata in questa storia!”
 
Sbraitò Yuffie mentre evitava agilmente gli attacchi paralizzanti di un Worm, venuto dalla foresta, probabilmente, dopo aver fiutato l’odore dei pneumatici della jeep.
 
“E poi…” continuò lei, lanciando il suo shuriken contro il mostro “…non capisco che cosa ci trovino questi mostri di tanto gustoso in un pneumatico!”
   
 
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