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Autore: Kitty For Peace    31/07/2012    6 recensioni
Fine ha ventiquattro anni,una ragazza come tante,che sta per coronare il suo sogno d’amore. Finalmente è arrivato il gran giorno,ma il destino decide di giocarle un brutto scherzo: pochi minuti prima dell’inizio della cerimonia,il fidanzato Shade rimane gravemente ferito a causa di un incidente stradale. Il ragazzo entra in coma,le possibilità di risvegliarsi sono scarse. Fine ogni giorno si reca in ospedale,facendogli ascoltare canzoni e sfogliando vecchi album,ricostruendo la loro vita insieme.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1




Giro per i corridoi dell’ospedale,alla disperata ricerca della sua stanza.
Finalmente la trovo.
Mi siedo accanto a lui e poso la borsa beige sulle gambe. Sembra che il suo sonno sia tranquillo,nonostante tutto.
Per prima cosa gli accarezzo la fronte e gli sussurro ‘’Buongiorno’’ anche se so benissimo che non può rispondermi.
Estraggo un album grande quanto la borsa,rilegato in pelle.
Caspita,com’è pesante! Lo appoggio sulle mie gambe e incomincio a sfogliarlo.
Quest’album è tutta la mia vita,ci sono foto di quando avevo pochi mesi fino ad oggi. È come se fosse una mia biografia illustrata,infatti dietro ogni foto c’è una storia,bella o brutta,breve o lunga che sia. Rido come una pazza quando vedo una foto di me e Rein a quattro anni,mentre tentavamo di preparare una torta.
Ricordo che non eravamo d’accordo se mettere o no le uova. Io ero contraria,mentre Rein insisteva ,dicendo che ‘’Una torta senza uova è come la pasta senza il sale’’. Alla fine,visto che non cambiavo idea,prese due uova e me le buttò addosso,in modo da sembrare un occhio di bue. Mi irritai così tanto,che presi la farina e gliela sparsi sui capelli. In questa foto papà ci colse nel momento che Rein mi buttò le uova addosso,mentre la mia mano già afferrava il pacco di farina.
Continuo a sfogliare le pagine e finalmente eccomi,il primo giorno di scuola! Tutta sorridente ,con un grembiule rosa addosso. Sfogliando un po’ più velocemente,arrivo all’esame di terza media. Rein mi scattò questa foto la notte prima degli esami orali. Non dormii per tutta la notte a causa dell’ansia,ripetendo mille volte la tesina a Rein. Avevo delle occhiaie terribili,e quella stupida mi fotografò mentre prendevo l’ennesimo caffè per combattere il sonno,con i capelli gonfi. Sembravo una strega. Finalmente arrivo alle superiori! I miei ricordi più belli partono tutti da lì.

Ma è meglio che torni indietro,quando lo vidi per la prima volta.




***Inzio Flashback***




Credo sia giusto che mi presenti.
Sono Fine,all’epoca avevo 15 anni e vivevo in un paese molto piccolo(dove ancora risiedo). Al mio paese esistono tutt’ora solo l’asilo e le elementari ,perciò dovevo viaggiare per andare a scuola. Ci vuole ben un ora per arrivare a Salerno!Credo ,però, che ne sia valsa la pena,perché mi trovavo bene insieme ai miei nuovi compagni.
Vado ancora molto d’accordo con Martino Masi,abita proprio a Salerno,molte volte rimanevo lì per fare i compiti e prendevo il pullman delle sette per tornare a casa. È un ragazzo simpatico,spiritoso e intelligente. Ha i capelli castani e gli occhi marroni. Un’altra amica è Alessia Torre,lei e Martino sono cugini,ma sono come cane e gatto. C’è dell’aspro,non solo tra di loro,ma anche tra le famiglie. Il motivo mi era ignoto. Alessia non è antipatica o snob,ha un carattere simile al cugino,per questo non capisco il perché. Abitano nello stesso condominio,ma a piani differenti. L’unica cosa che la differenziava da lui era l’andamento scolastico. Non andava per niente bene,non studiava mai e il voto più alto che prendeva era quattro. Ha i capelli lunghi e rossi.
Infine,c’è Stella Russo,che abita sempre a Salerno,un po’ fuori città. Suo padre dirigeva  un’azienda vinicola e ha una villa enorme. Al contrario di quanto si possa immaginare,è una ragazza umile,buona gentile con tutti. Ha gli occhi azzurri e i capelli biondi. A quei tempi era fidanzata con un certo Lorenzo.
Quella mattina arrivai a scuola sbadigliando. Per poco non inciampai nelle scale che portavano al pianterreno,dove si trovava la mia aula. Era un bel giorno di ottobre,c’era un leggero venticello fresco.
Appena scesi le scale,trovai Martino che mi corse incontro.
-Fine,notizia bomba!La Giordano è malata e avremo supplenza per una settimana!- mi disse scuotendomi
La prof Giordano è (ancora oggi sono dello stesso parere)la più crudele tra i docenti. Insegna tutt’ora francese. Urlava sempre e si lamentava anche del più minimo rumore perché non voleva sentire chiasso mentre parlava. Una volta litigò anche con il prof dell’altra sezione,perché l’aveva interrotta durante la sua preziosa spiegazione. Lo trattò come un alunno,lo sgridò e lo invitò gentilmente(beh,non proprio!) a ripassare nella sua ora di buca. Il voto più alto che metteva era sei,anche con quelle più brave. Tutti la odiavamo. Che bello!Una settimana senza di lei!
Vidi il prof Esposito che si dirigeva verso la mia aula e io e Martino ci catapultammo dentro. Arrivammo giusto in tempo.
Si mise seduto e incominciò a spiegare il perché della supplenza,mentre tutti,dentro di sé,gioirono.
Dopo l’appello,ci portò nell’aula computer per ascoltare una canzone in francese.
-Magari la Giordano fosse così!-mi mormorò Stella mentre prendevamo i quaderni.
Appena arrivati,dopo aver ascoltato la canzone,ognuno di noi,con il testo sullo schermo,traducemmo la canzone. Nell’aula regnava un silenzio incredibile,tanto eravamo occupati.
All’improvviso,si spalancò la porta ed entrò un ragazzo più grande di noi,forse del quarto anno,dagli occhi e capelli blu. Mica male! Si scusò con il prof dell’intrusione,spiegò che doveva stampare una relazione e gli serviva un computer.
Il prof notò che c’era un computer libero accanto a Martino,e glielo indicò.
Il ragazzo si accomodò e mentre accendeva il pc,si avvicinò al moro e gli disse:
-Ciao amico,da quanto tempo !Che fai di bello?-
-Sto facendo francese!-esclama lui,scoppiando a ridere
-Veramente?Pensavo che stavi facendo arabo!-
Tutti e due risero,e io mi unii a loro.
Sembrò che il prof non avesse sentito,o almeno,fingeva. Rimase impassibile mentre osservava il computer.
Tornò di nuovo il silenzio,mentre il cobalto stampò la relazione.
Salutò Martino,si alzò ed uscì salutando tutti.
-Prof,come si chiama quel ragazzo?-chiese Alessia. Sempre la solita!Appena uno sconosciuto entrava mentre noi facevamo lezione,voleva sapere nome,cognome e classe!
-Si chiama Shade ed è della 3°F. è molto bravo in francese. –rispose il prof continuando a osservare il pc.
-Ed è fidanzato?-chiese un’altra ragazza, Anita. Al contrario di Alessia,voleva sapere solo se erano impegnati o meno. Corteggiava qualsiasi ragazzo che vedeva,ma non otteneva mai successo.
-Sì,con una ragazza della sua classe-disse Esposito ridendo e guardandola.- Credo che ti interessi sapere il suo nome:è Azzurra.-
-Oh no!Tutti i ragazzi carini sono sempre fidanzati!Uffa!-sbuffò Anita legandosi i capelli in uno chignon con fare disperato.
Tutti scoppiammo a ridere,incluso il prof. Non cambierà mai! Ah,è vero!Prima ho dimenticato Anita!
Anita Cordelli è una ragazza simpatica e spiritosa. Vive ad Amalfi. Era una ripetente. Nonostante la bocciatura,non si impegnava e insieme ad Alessia,era tra le più scarse della classe.
Ancora ridevo sotto i baffi mentre la osservavo riprendere noiosamente il lavoro.
Finalmente suonò la campanella,tutti ci catapultammo fuori salutando distrattamente il prof.
La giornata trascorse velocemente,nonostante le tre ore consecutive di chimica.
All’uscita,salutai Martino e Alessia. Mi accomodai sul muretto dell’enorme aiuola che si trova ancora oggi affianco al portone,aspettando Stella. La solita lumaca!Usciva sempre tardi,molte volte rischiò di rimanere chiusa a scuola.
Mentre aspettavo,sentii una voce lontana che mi salutava. Alzai lo sguardo e vidi una figura che era davanti al portone del primo piano. A causa del sole non riuscii a distinguere il viso,ma ricambiai il saluto.
Mi girai e vidi Stella accanto a me. Guardai l’orologio.
- Le due meno un quarto!Oh no!Il pullman è già arrivato e io sto qui? Mi dispiace Stella,parleremo meglio domani. Ciao!-dissi correndo verso la fermata.
Lei mi salutò e salì nella limousine che l’aspettava.
Finalmente arrivai alla fermata. C’era ancora il pullman. Salii velocemente e mi sedetti al primo posto vuoto che trovai,mentre l’autista mi chiese l’abbonamento. Feci finta di non sentire,misi le cuffie nelle orecchie e chiusi gli occhi.


Ecco come l’ho conosciuto.
  
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