A/N= Mi
è venuta quest’idea la scorsa mattina. Ho pensato fosse carina ed eccola qui.
Questa fic non sarà in POV, ma sarà in terza persona.
“OT= Continuerò a scrivere l’altra fanfiction, ma probabilmente non potrò
postare presto… Andrò in vacanza e il pc che mi porterò potrebbe non avere
Word. Potrei postare un capitolo prima di partire, ma non vi assicuro
nulla… “
---psychpsychpsychpsychpsychpsych---
Era passato un mese da quando Shawn e Juliet erano
tornati insieme. Juliet lo aveva lasciato dopo che le aveva detto di non essere
un sensitivo. All’inizio era molto arrabbiata con lui per non averglielo detto
prima. Poi Shawn riuscì a farle capire quanto tenesse a lei e che a parte
quella bugia tutto il resto era vero. Anche senza volerlo Shawn riuscì a dimostrare
a Juliet quanto questa bugia era servita a tutti: a Shawn era servita a
crescere, al padre a riavere il lavoro (per ben 3 anni), a Juliet ad essere
trasferita e diventare un detective, ma era servita molto alla popolazione ora
che avevano un buon detective in città.
Non che gli altri erano di meno, ma in molti casi
Shawn era riuscito ad aprire le strade dalla nebbia e mostrare il vero
colpevole e la verità ai detective.
Decise però di non tornare con lui subito dopo. Il
suo orgoglio le diceva che non doveva sembrare debole.
Le disse che non aveva bisogno di lui per essere
felice.
Dopo un mese di negazioni, si lasciò finalmente
andare.
Adesso che erano di nuovo insieme, Jules riusciva
a capirlo meglio. Finalmente riusciva a vedere che in tutto l’ultimo periodo
aveva iniziato a dare per scontato e a sottovalutare le sue abilità. Ma ora che
sapeva che tutto quello che intuiva derivava dalle sue abilità che aveva
coltivato nel tempo. Dalle sue ABILITA’, non da pseudo poteri sensitivi. Sin
dal primo momento si era sempre mostrato egocentrico e spesso ricorreva a
capricci infantili se nessuno gli dava retta. La sua “egocentricità” si era
mano a mano affievolita con il tempo lasciando invece a quella che è sempre
sembrata invidia. Adesso invece Juliet capì che quello che Shawn provava verso
Declan e The Mantis era gelosia. Questo perché loro potevano essere visti come
uomini con grandi abilità mentre lui solo come il fortunato con “il dono”.
Le sue abilità invece erano spettacolari ed quasi
impressionanti e lui era riuscito ad utilizzarli per i motivi e le cause
giuste.
Questo lo rendeva ancora più affascinante e per
questo aveva iniziato a seguirlo ancora di più. Da quando sapeva la verità
aveva iniziato a studiarlo, a capire i suoi “trucchi”, i suoi ragionamenti.
In due mesi non aveva ancora capito come faceva.
Quello che riuscì a notare erano tutte le sue
abilità, che molto probabilmente non erano ancora tutte.
Quello che invece lo rendeva più “umano” erano
sicuramente le sue carenze, come il fatto di non sapere un acca di geografia o
di storia, o della sua leggera soglia dell’attenzione.
Uno di quei giorni decise di chiedergli delle
lezioni. Giu di li Shawn scoppiò a ridere dalla richiesta ma ben presto tornò
serio e le disse di non poterlo fare. Jules cercò di convincerlo, in molti
modi: con le buone, con le cattive, e persino con le minacce.
Gli disse che avrebbe adottato un procione in
casa, che avrebbe tirato fuori dalla finestra il film di “The Breakfest Club” e
addirittura il vinile dei “Tears For Fears” in edizione limitata.
Ma non cedette.
Decise quindi di andare dal padre. Anche se la
cosa sembrava molto “strana” decise di chiederlo lo stesso. Voleva migliorare
come detective e se Shawn era riuscito in questo modo a diventare quel che era,
allora valeva la pena almeno tentare.
Henry la avvertì che con il figlio era stato molto
duro e che i risultati li avrebbe ottenuti solo così.
Lei decise che non era un problema. Era una
poliziotta oltretutto e non era più una bambina.
Ma sottovalutò la cosa. La sera agli allenamenti
arrivava sempre molto stanca da lavoro. Non era facile per nulla e non ti dava
nemmeno soddisfazione o un po’ di merito quando riusciva a migliorare.
Dopo due settimane mollò tutto.
- Te l’avevo detto, no? – Shawn la abbracciò e
prese la coperta per coprire entrambi.
Lei mise la testa sulla sua spalla. – Ha sempre
fatto così? Buttarti giù di morale? Buttare giù la tua autostima. –
- Sempre. Aveva paura di rendermi altezzoso. Il
commento più gentile fu, “Sei stato bravino,
questa volta.”-
- Ah. Non il massimo… questo ti fa pensare che le
altre volte hai fatto schifo. –
- Ricordi quando ti ho raccontato di quella volta
in quel bar dove mi ha fatto contare i cappelli per un pezzo di torta? -
- Certo. –
- Beh, li ero stato “Passabile”. -
- Stai scherzando?! –
Questa era una delle prime vicende che le aveva
raccontato, ma questa era quella che le era rimasta più impressa. Questo anche
perché la portò il giorno stesso nell’esatto locale di 20-25 anni fa e le
dimostrò in cosa consisteva la prova. Poi le chiese anche di fare alcune
domande. Lei si girò intorno e gli chiese come si chiamava la camieriera
all’entrata. In quel momento però Shawn decise di strafare dicendo anche il
nome di altre camieriere che però lavoravano dietro il bancone, e dicendole
anche l’esatta font usata per stampare i font dei cartellini.
- Ti pare che scherzo? – Rise e risistemò le
coperte. – Dai dormiamo. – Le diede un bacio sulla fronte.
- Che ne dici di essere il mio maestro? –
Shawn sbuffò. – Ne abbiamo già parlato. –
- Ma Shawn… -
- Non se ne parla. –
- Come vuoi. – Aprì le coperte ed uscì dalla
stanza.
- JULES!!! –
Poteva anche avere paura ora.
L’ultima volta si era svegliato abbracciato ad un
procione invece che alla sua fidanzata. Gridando anche il procione si era
spaventato e gli graffiò la faccia.
I segni rimasero per un paio di giorni.
- Jules che stai facendo?? –
- Non te lo dico. –
La sera stessa si arrese. L’allenamento sarebbe
iniziato un giorno dopo.