Quando Lavon Haynes rientra a casa sudaticcio e accaldato da una partita di basket con George e Wade, con l'unico desiderio di bere qualcosa di fresco e gettarsi sotto la doccia, il saluto gli muore sulle labbra nel notare qualcosa di assolutamente inusuale all'interno della sua cucina: pentole, pentolini, ingredienti e – cosa più terrificante – Zoe con un grembiule addosso intenta a saggiare la consistenza di un padellino, brandendolo come se fosse un arma contundente con cui difendersi dai ladri.

Resta pietrificato sulla soglia per un paio di secondi.

“Ehi, Lavon! Stavo giust-...”

“WADE!” grida lui, senza lasciarle finire la frase.

L'espressione di Zoe si acciglia: con quella padella in mano ha un'aria decisamente pericolosa. Lavon ha assoluto bisogno di rinforzi per scongiurare una catastrofe di proporzioni epiche.

“WADEEEEEEEEE!”

“Ma insomma!” esclama Zoe. “Cosa c'è da agitarsi tanto?”

“Tu, pentole, fornelli... Ti basta come risposta? Wade!”

“E non chiamare Wade! Ho tutto sotto controllo questa volta, te l'assicuro. Ho scaricato una ricetta perfetta per una torta di fango in pieno stile Alabama. Ho tutti gli ingredienti pronti, presi al Dixie. E, ehi, guarda qui!”

Indica il grembiule che indossa, con un smorfia ammiccante e una strizzata d'occhio: “We love Blue Bell”, recita la stampa celeste tra campane e fiorellini.

“Preso al negozio di souvenir locali”, aggiunge Zoe compiaciuta.

“WADEEEEEEEEEEEEE!”

“CHE C'E'?!”

Wade compare sulla porta, sudato, indispettito e a torso nudo. Sgrana gli occhi non appena getta uno sguardo oltre le possenti spalle di Lavon, ancora impalato sulla soglia.

“Oh, bene, ci mancavi tu!”, sbuffa Zoe, agitando in aria una nuova pentola, questa volta di dimensioni maggiori. “Aria, Wade. Non c'è posto per te e il tuo puzzo di uomo sudato in questa cucina. Vai a metterti una maglietta, e smettila di girare mezzo nudo per casa: sei irritante”.

Wade la ignora, voltandosi con genuina preoccupazione verso Lavon.

“Cosa sta facendo?” chiede, a voce grave.

“Sto facendo una torta di fango, non è ovvio? Per la Gara di dolci di Blue Bell di domani! Brick non avrà la vittoria anche qui, con la sua stupida torta al limone. Gli è andata bene con il gumbo, ma questa volta... Insomma, volete smetterla di guardarmi come se stessi impugnando una pistola e volessi fare una strage in tutta Blue Bell? Vi assicuro che ho messo la parola fine a quella fase della mia vita da un pezzo!”

Lavon apre finalmente bocca.

“Sinceramente sarei meno preoccupato se avessi in mano una pistola, Zoe”.

“Ommiodio, sei serio!” sbotta Zoe, incredula. “Siete seri tutti e due! Smettetela di essere così seri e preoccupati, non è una situazione che richiede serietà e preoccupazione. Ve lo dice un dottore”.

Wade continua a fissarla con le sopracciglia aggrottate e un'espressione di visibile diffidenza sul viso. Si avvicina all'orecchio di Lavon con fare da cospiratore.

“Tienila ferma mentre le tolgo quella pentola dalle mani!” sussurra.

Con un cenno di intesa, Lavon si fa avanti, abbozzando un sorriso angelico per nascondere le sue reali intenzioni.

“Avanti, Zoe, fatti almeno aiutare!”

“Ah-ha!” Zoe arretra rapidamente verso il piano da lavoro della cucina. Con la mano libera dalla pentola, li indica agitando l'indice. “Bel tentativo, fratello! Peccato che abbia sentito benissimo cosa volete fare. Se non vuoi farti scoprire, Wade, imparare a muovere di meno le labbra. Non li guardi certi film?”

“Posa quella dannata pentola, Doc, e torna a giocare con i bisturi!” ringhia lui in tutta risposta. “Farai di sicuro meno danni”.

“Danni? Quali danni?” Zoe gli fa eco sbattendo gli occhi. “Non ci sarà alcun danno, uomini di mala fede! Lavon, sei autorizzato ad entrare in cucina solo se andrà a fuoco – cosa che, ripeto, non accadrà. E ora fuori, sciò! Andate a farvi una doccia: questa stanza dovrebbe profumare di cioccolato, non di uomini sudati e puzzolenti!”

Lavon apre bocca per protestare, ma la combinazione di sguardo omicida e padella impugnata a mo' di mazza da baseball che gli riserva Zoe bastano per convincerlo a far cadere ogni suo diritto di padrone di casa. Scuote la testa rassegnato e lancia un'occhiata disperata a Wade: se Zoe si mette in testa una cosa, non c'è modo di fermarla.

A cosa assomigli quell'ammasso scuro e informe, né Lavon né Wade saprebbero dirlo: di sicuro, però, non ha niente di simile ad una torta.

Eppure Zoe se n'è andata di casa, dopo aver messo il dolce in forno, con un sorriso soddisfatto, che li aveva fatti entrambi ben sperare. Specie visto che, dato che lei in questo momento è intenta a far partorire una paziente, l'incombenza di sfornare la sua creatura e trovarci un senso è ricaduta su di loro.

“Siamo sicuri che non l'abbia fatta davvero con il fango?” chiede Wade, scettico. “Considerato il soggetto, non ci sarebbe da stupirsi”.

Lavon inclina il capo: forse osservare il tutto da un'altra prospettiva darà una forma alla suddetta torta. Si avvicina circospetto di qualche centimetro, e annusa.

“Che diavolo stai facendo?” chiede Wade.

“Annuso”.

“E di cosa sa?” continua l'altro, con un misto di timore e curiosità nella voce.

“Sinceramente non saprei. Di certo non di cioccolato, ma neppure di fango”.

“Dovrebbe essere un buon segno, questo?”

“Forse”.

Restano in silenzio qualche secondo. Lentamente, anche Wade si avvicina al piatto e annusa; si ritrae schifato dopo un battito di ciglia.

“Io non l'assaggio.”

“Neanch'io!”

Si voltano a guardarsi l'uno con l'altro, all'erta. Stringono gli occhi pronti a cogliere ogni minimo movimento, quasi uno potesse infilare a tradimento in bocca all'altro un pezzo di quella poltiglia alla minima distrazione.

“Non l'assaggerà nessuno”, dice Lavon dopo quella lunga pausa carica di tensione, ritrovando l'abituale diplomazia da sindaco. “La butteremo e basta”.

“Zoe ci ucciderà”.

“Forse. Ma ci sarà grata per non averle permesso di avvelenare mezza Blue Bell”.

“Nah, ci ucciderà e basta”.

Lavon resta interdetto con la torta in mano e il cestino della spazzatura aperta: Wade ha ragione, ma non c'è miracolo al mondo che potrebbero rendere commestibile quella poltiglia marrone. Buttarla è davvero l'unica soluzione possibile. Zoe capirà. Si arrabbierà, inveirà, li minaccerà con qualche padella, ma alla fine capirà.

“Zio Mo non ha ricette per le torte”, dice Wade, con un sospiro.

Lavon lascia cadere con un tonfo la torta nel cassonetto.

“Ma la signora Haynes fa un'ottima torta al cioccolato”.

Lui e Wade si scambiano un lungo sguardo d'intesa.

“Quanto credi che ci metterà Zoe a far nascere il marmocchio?” chiede Wade.

L'amico si stringe nelle spalle.

“Spero più di quanto ci metteremo noi con la torta. Passami il telefono: Lavon Haynes sta per chiamare la mamma per la ricetta. Tu tieniti pronto a correre a prendere quello che manca. Dobbiamo sfruttare bene i tempi”.

Wade annuisce: quando Lavon compone il numero di sua madre, lui ha già le chiavi dell'auto in una mano e carta e penna per appuntarsi gli ingredienti nell'altra.

Quando c'è di mezzo Zoe Hart, finisce sempre così.