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Autore: Niky McGregor    03/08/2012    4 recensioni
Felicia è una donna single con una figlia di tre anni a cui dedica tutta la sua vita. Lavora in uno degli alberghi più lussuosi di Boston, il "Sunshine" e sembra una donna abbastanza tranquilla.
Ma cosa celano veramente i suoi occhi grigi e quella espressione innocente che sfoggia sempre? Qual'è stato il suo passato? In un modo o nell'altro la sua vita si collegherà a quella di Emily Lowell, un agente di polizia che ha subito un trauma alla tenera età di tre anni, l'età di Rose... riuscirà a scoprire il grande segreto di Felicia? E David è veramente un amico?Scoprirete tutto leggendo!
Buona lettura
Genere: Malinconico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Uno

La monotonia non è sempre tale...

Foto: <3

 

Al "Sunshine" non ci si annoiava mai, c'era sempre da lavorare. Ospiti che arrivavano, altri che partivano.. senza contare i tanti passanti che fingevano do perdersi per poter ammirare l'ingresso sfarzoso di quell'edificio e tutti quelli che cercavano di accaparrarsi una stanza anche senza aver prenotato.

Felicia stava pensando a questo mentre osservava l'enorme lampadario che pendeva al centro della sala: ogni giorno la stessa musica, le stesse parole gli stessi sorrisi e gli stessi complimenti.

-È così che ti guadagni lo stipendio? Ammirando un vecchio lampadario?- disse una voce allontanandola dai suoi pensieri.

Voltò la testa e sorrise vedendo David che la guardava con le mani congiunte come in preghiera e il capo volto all'indietro.

-Beh tu non è che stai facendo chissà che cosa!- ribatté dopo alzando un sopracciglio.

Anche il biondo sorrise e si avvicinò al bancone fissandola con attenzione.

-Un penny per i tuoi pensieri.- esclamò poi con fare cospiratorio.

La rossa scoppiò a ridere, poi abbassò lo sguardo e lo puntò sulle mani dell'uomo, legate alle sue.

-Stavo pensando che ogni giorno è uguale a quello precedente... se ci pensi è sempre la stessa musica... stessi ospiti di sempre, stessi turisti che si fingono sperduti...- rispose poi a voce bassa.

-Stesso amico che scassa dalla mattina alla sera...- aggiunse David cercando di farla ridere.

Lei sorrise appena poi vide i portoni aprirsi e si ricompose facendo segno all'amico di andare.

-Su vai che devo lavorare!- sussurrò facendogli l'occhiolino.

Quest'ultimo fece un cenno con la testa e uscì dalla porta secondaria alla destra del bancone

Felicia si sistemò la gonna e si stampò in faccia il solito sorriso accogliente che sfoggiava ogni qualvolta che qualcuno entrava da quella porta.

-Benvenuto al Sunshine, signore... come posso aiutarla?- disse poi quando l'uomo la raggiunse. Era vestito in modo elegante e portava gli occhiale da sole. Quei capelli neri le ricordavano qualcuno...

-Oh tu puoi aiutarmi molto bene!- rispose, abbassando gli occhiali e fissandola con un ghigno divertito stampato in faccia.

-Thomas...- sussurrò la donna riconoscendo gli occhi ambrati dell'uomo... del resto erano gli stessi che vedeva ogni giorno con sua figlia. Il suo sorriso se ne ara andato lasciando il posto ad una smorfia di puro terrore.

-Ciao Felicia.. contenta di rivedermi?- la salutò il moro.

Lei si limitò a scuotere la testa e ad indietreggiare.

-No tu non dovresti essere qui... come hai fatto a trovarmi? Che vuoi da me?- chiese balbettando, una mano posata sul petto e l'altra sullo scaffale dietro di lei.

Thomas schioccò la lingua come se qualcosa non fosse di suo gradimento e continuò a fissarla con molto interesse.

-Tesoro... non credevi sul serio che saresti potuta scappare da me per sempre... Avanti io sono Thomas Crowford e posso tutto!- commentò poi fra il divertito e il minaccioso.

Felicia deglutì a vuoto guardandosi attorno disperata.

-Che peccato... proprio oggi che vengo a farti visita non c'è nessuno che può salvarti!- parlò di nuovo il moro guardandosi anche lui intorno.

-Che sei venuto a fare Thomas?- gli domandò la donna ritrovando la voce.

-Te l'ho detto sono venuto a farti visita... ma ora devo proprio andare... è stato un piacere averti rivista tesoro.- rispose lui, rimettendosi gli occhiali sugli occhi e voltandosi verso l'uscita.

Uscì dall'albergo come se niente fosse lasciando Felicia nella stessa posizione precedente, gli occhi sbarrati e le nocche bianche da quanto stringeva lo scaffale dietro di se.

Troppo occupata com'era a riprendersi da quel incontro non vide una testa bionda uscire nuovamente dall'albergo

"Ho parlato troppo presto... le cose più inaspettate succedono sempre quando abbassi la guardia..." pensò, chiudendo gli occhi con forza. Quando li riaprì si sedette al bancone ed appoggiò la testa contro il marmo freddo cercando di regolarizzare il proprio battito.

In un attimo le era passata tutta la vita davanti come se stesse per morire... Dopo tre anni dalla sua fuga quell'uomo l'aveva trovata e avrebbe ricominciato a destabilizzarla psicologicamente con i suoi soliti trucchetti ben pianificati.

"conoscendolo avrà ripetuto questa scena mille volte davanti allo specchio" pensò nuovamente.

-Mi scusi?- chiese una voce femminile.

Alzò la testa e riconobbe la signora Fennings, come sempre vestita di nero.

La signora Fennings era vedova e ogni anno prenotava la stanza 103 dal 16 aprile al 12 maggio. La stessa stanza e lo stesso periodo in cui era morto il marito. Felicia si chiedeva come faceva a sopportare la vista di quei mobili dove esattamente dieci anni prima era deceduto il signor Fennings... lei non avrebbe resistito un solo attimo.

-Salve Pamela... posso esserle utile?- le domandò affabilmente.

Nel suo lavoro non poteva permettersi di chiamare gli ospiti per nome, ma quella signora insisteva sempre... DOVEVA chiamarla per nome.

L'anziana signora sorrise e le accarezzò una guancia.

-Felicia Felicia... sei una ragazza adorabile, sempre così gentile e disponibile... ma io so che i tupi occhi anno visto cose che non dovevano vedere... che hai vissuto esperienze che nessun uomo dovrebbe vivere e che hai sofferto così tanto da sperare nella pace. Mi dispiace dirtelo tesoro... ma temo che non sarà così...- disse poi ansimando leggermente a causa dello sforzo.

Felicia si specchiò negli occhi azzurri e ricoperti di cataratta della signora e sorrise a malapena.

Non era la prima volta che le diceva una frase del genere ma in quel particolare momento le parole di Pamela la colpirono nel profondo...

A volte si chiedeva se la signora Fennings non fosse una veggente o qualcosa di simile...

-Credo proprio che ha ragione... non sarà così.- replicò sorridendo amaramente.

Poi si ricordò di trovarsi al lavoro e non in un bar con un amica e ritornò a sorridere con gentilezza.

-Comunque... le serve qualcosa?- aggiunse ripetendo la domanda precedente.

-Oh sì... mi dovrebbe indicare la strada per arrivare a questo indirizzo!- esclamò la signora porgendole un pezzetto di carta.

Ormai Felicia faceva finta di leggere quelle parole... ogni giorno le chiedeva di indicarle la strada per andare da sua sorella e lei ogni giorno le spiegava pazientemente come arrivarci.

-È molto semplice, esca dall'albergo, svolti a sinistra e prosegua a diritto fino al semaforo, li giri a destra e troverà il numero che cerca!- le disse aiutandosi con le mani.

Come da copione la signora l'avrebbe fissata a lungo, in silenzio, poi avrebbe scosso la testa e le avrebbe detto che prenderà un taxi.

Sempre col suo sorriso la giovane donna dai capelli rossi le avrebbe chiamato il taxi e le avrebbe detto di attendere la macchina fuori.

Ogni giorno la stessa musica... con ogni tanto una nota differente...

   
 
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