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Autore: Daydreams and Sins    03/08/2012    1 recensioni
Mentre camminava, un ragazzino gli si avvicinò e gli sorrise incuriosito: “Sei tu quello che era sul giornale?”, gli chiese.
Neal sorrise e si affrettò a rispondere: “Credo che tu mi abbia scambiato per qualcun altro... o forse no”, fece un cenno con la testa al ragazzino che, con espressione dubbiosa, lo guardò allontanarsi lungo il viale.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Neal Caffrey, Peter Burke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Personaggi: Peter Burke, Neal Caffrey
Rating: G
Genere/Avvertimenti: introspettivo/sentimentale; flashfic
Conteggio Parole: 740 (word)
Disclaimer: I personaggi non sono miei e non guadagno un centesimo da questo scritto.
Note: Questa fic è stata scritta tanto tempo fa, alla fine della prima stagione, o forse dopo il mid-season della seconda, non ricordo. Post-cavigliera.



Neal passeggiava per i viali alberati di Central Park soffermandosi, di tanto in tanto, ad osservare gli anziani seduti sulle panchine, i bambini che correvano spensierati e le giovani coppie che si tenevano per mano. Quel giorno tutto sembrava esageratamente perfetto: il sole splendeva, il cielo era di un azzurro mai visto prima e l’aria primaverile rendeva tutto più allegro e leggero. Non si era sentito così da molto – da anni – e non pensava che la sua vita potesse ritornare ad avere un senso, eppure quel pomeriggio era tutto così splendido. Forse non se lo meritava. Aveva ferito molte persone e compiuto azioni non proprio lodevoli, ma ultimamente stava riuscendo a rigare dritto... ovvio, con le dovute eccezioni. L’evento di qualche settimana prima era stato una svolta decisiva per uno come lui.

La sua mente vagava leggera da un pensiero all’altro, ma per la prima volta, senza preoccupazioni; niente ossessioni, niente casi da risolvere, niente codici da decifrare, niente truffe, niente problemi. Quel pomeriggio non c’era spazio per niente di tutto questo.
Mentre camminava, un ragazzino gli si avvicinò e gli sorrise incuriosito: “Sei tu quello che era sul giornale?”, gli chiese.
Neal sorrise e si affrettò a rispondere: “Credo che tu mi abbia scambiato per qualcun altro... o forse no”, fece un cenno con la testa al ragazzino che, con espressione dubbiosa, lo guardò allontanarsi lungo il viale.

Dopo qualche metro un cane si avvicinò correndo verso di lui entusiasta e cominciò a fargli le feste e a saltargli tutt’intorno, appoggiandosi con le zampe alle sue gambe.
“Hey, Satchmo! Questo è un Devore, credevo che ti avessero insegnato le buone maniere!”, rise e ricambiò le coccole dell’animale, inginocchiandosi accanto a lui, prima di alzare la testa verso Peter, che era ancora a qualche passo da loro.
“Non sono riuscito a trattenerlo, appena ti ha visto ha iniziato a correre verso di te ed è persino riuscito a sfilarsi il collare!”, Peter li stava fissando con aria da finto rimprovero.
“Oh. Bravo cucciolotto, vedo che impari in fretta!”, il ragazzo toccò la testa dell’animale ridendo soddisfatto.
“Neal! Gliel’hai insegnato tu?”, l’espressione di Peter era esterrefatta, ma presto tornò il sorriso sulle sue labbra, “Oh, questa volta non importa”.
Neal si rialzò e istintivamente prese dalla mano di Peter il guinzaglio di Satchmo per poi rimettere il collare all’animale, che docilmente non protestò.
“Come sta Elizabeth?”, chiese Neal riprendendo a camminare accanto ai due amici.
“Impegnata col lavoro; ora è a San Francisco, ma dovrebbe tornare in un paio di giorni. Ed è orgogliosa di te, ci teneva che te lo dicessi...” Neal sorrise e continuò a camminare, attendendo che Peter finisse la frase, ormai capiva quando c’era dell’altro e gli lasciava il tempo necessario per completare il pensiero.
“Ed anche io lo sono”, disse Peter a voce bassa, tenendo gli occhi davanti a sè sul viale.
Neal sorrise e per qualche minuto camminarono in silenzio, senza una meta precisa.
“Non ti senti un po’ più leggero su quella gamba?”, rise Peter interrompendo il silenzio, indicando la caviglia sinistra di Neal.
“E’ una bella sensazione”, sorrise lui, “ed è bello anche essere su un giornale senza la scritta ‘ricercato’ sotto la mia foto”, risero entrambi e Satchmo abbaiò come per dare la sua approvazione.
“Neal”, Peter si fece serio ma sereno, “da oggi tutto sarà diverso, avrai una nuova possibilità di far funzionare le cose e di dare un senso alla tua vita; so che non mi deluderai”.
Neal sorrise fiducioso, annuì e poi rise cambiando argomento in fretta: “Quindi, stasera come minimo mi devi una cena! E in un ristorante di quelli costosi, conosco un posto sulla...”
Peter lo interruppe con un cenno della mano e non gli fece finire la frase. “Oh, farò di meglio, stasera cucinerò io!”
Neal bloccò i suoi passi, rimase in silenzio e fissò l’uomo esagerando volutamente l’espressione sconvolta e incredula: “Tu- tu cosa?”
“Cucinerò per te”, ripeté determinato l’agente.
“Peter, tu non cucini!”, Neal era sempre più divertito e piacevolmente sorpreso, e riuscì a nascondere a stento una risata.
“Oh, ci sono tante cose che ancora non sai di me”, Peter lo guardò con aria di sfida e riprese a camminare, lasciando il ragazzo un paio di metri dietro di lui.
“Non finirai mai di sorprendermi. Davvero, chi l’avrebbe mai detto!”, continuò a scherzare Neal alzando di poco il tono della voce e raggiungendo l’amico, senza riuscire, questa volta, a trattenere una fragorosa risata.
  
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