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Autore: pervinca potter    04/08/2012    5 recensioni
Nulla di umano sembrava possibile per lei, nella stessa misura in cui tutto il magico le era possibile grazie ai suoi poteri.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Shirley Poppy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 ANGOLO AUTRICE : Ciao a tutti ! Eccomi qui con una one-shot introspettiva su Shirley. Devo ammetterlo ; questo personaggio non mi ha mai affascinato più di tanto ma ieri sera non riuscivo a prender sonno e non so come mi è venuta in mente lei. Ho riflettuto un pò sulla sua storia ed ecco quello che ne è uscito.
Certamente questo non è il mio lavoro più riuscito o quello di cui vado più fiera ma.. non saprei, ho deciso comunque di pubblicarlo.
Spero che sia comunque di vostro gradimento.
Un GRAZIE in anticipo a chi leggerà e recensirà :)
Vì.






 





SHIRLEY.



 

Tanta gente.
Tutti gli abitanti di Fairy Oak riempivano la piazza di Quercia.
Un fiume, o meglio, un oceano di gente in festa, spensierata e di nuovo, finalmente, serena.
Il Terribile 21 sconfitto per sempre, vinto dal potere più forte di tutti : L’Amore.
Il merito era di Pervinca e Vaniglia che ancora una volta avevano dimostrato a tutti che un legame forte come il loro era indistruttibile.
Ma non solo..
 
Un punto, un semplice tocco al centro di quel cerchio.
Senza quel segno all’apparenza insignificante non ci sarebbe stata nessuna vittoria, nessuna felicità.
Shirley Poppy : la chiave di tutto, la svolta di una guerra altrimenti persa.
 
Tanta gente.
Bambini, ragazzi, adulti ed anziani : tutti intorno a Quercia a festeggiare l’inizio di una nuova Era.
Le gemelle erano circondate da abbracci affettuosi e commosse parole di ringraziamento.
E.. lei ?
 
Una ragazzina.
Volata via, leggera come la brezza del mare al tramonto.
Sfugge, scivola via, silenziosa come sabbia tra le dita.
Ora l’aria le pettina i capelli, rossi come il fuoco.
Gli abiti le danzano attorno armoniosamente, come a fare da cornice alla sua esile figura.
Shirley Poppy era seduta su una botte, nel giardino della sua deliziosa casetta.
Osserva da lontano i festeggiamenti.
Da sopra la collina i volti sono sfocati, come un vetro appannato, le voci ovattate.
Sorride, Shirley.
Dolce, inafferrabile, come un soffione che vola via.
Tante volte quel sorriso aveva turbato le persone che l’avevano visto.
Surreale, sembrava giungere da lontano.
Forse dal deserto, forse dal mare.
Accennato, eppure così significativo.
Non era un sorriso di gioia, né di amarezza.
Non aveva nulla di superficiale o finto.
Anzi, nulla era mai sembrato più autentico di quelle due piccole labbra di bambina.
Le ciglia lunghe accarezzavano l’aria, quelle ciglia che erano i guardiani delle due perle nere e lucide che erano gli occhi di Shirley.
Bastava guardarli per un secondo, un misero secondo e tutti i pensieri svanivano, le preoccupazioni, le gioie, i turbamenti.
Il cervello e l’anima si svuotavano, sommersi dall’oceano di sensazioni che gli occhi di quella strana bambina riuscivano a trasmettere.
Erano due laghi densi, o forse l’altra faccia della luna.
Magari Shirley li aveva rubati dalle profondità del mare o chissà, li aveva raccolti insieme alle conchiglie, mentre passeggiava sulla spiaggia dopo una mareggiata.
Di una cosa erano certi tutti colori che vi si erano imbattuti :
quelli non erano occhi come tutti gli altri, né di magico, né di non magico.
Quando le dicevano qualcosa di simile, Shirley sorrideva, in quel suo modo impalpabile ed etereo e rimaneva in silenzio.
Dopotutto perché parlare? A cosa sarebbe servito?
Forse le parole potevano spiegare la sua condizione “umana” ?
Forse le parole potevano esprimere le sensazioni che prova la bambina custode dell’infinito potere?
Potevano forse le parole far comprendere agli altri un destino come il suo?
Shirley sorrideva, sorrideva sempre in quel suo modo incredibile.
Sorrideva anche in quel momento, su quella collina, con i vestiti di scena di sua madre addosso.
Sorrideva guardando Fairy Oak  acclamare le sue eroine.
Lei sorrideva.
Sapeva che il suo posto non era tra quella folla festante.
Nessuno avrebbe capito.
Sarebbero venuti ad abbracciarla e ringraziarla per un gesto di cui nessuno poteva comprendere il significato.
Come spiegare un fenomeno come quello accaduto quella notte?
Come spiegare il senso di quel tocco che aveva cambiato tutto, per sempre?
No, non era posibile.
Nulla di umano sembrava possibile per lei, nella stessa misura in cui tutto il magico le era possibile grazie ai suoi poteri.
Non le era possibile sorridere come tutti gli altri:  in quel mondo lei era unica, ma anche sola.
Non le era possibile guardare i suoi concittadini come suoi compagni, perché così non era.
Non le era possibile comportarsi come una ragazzina qualsiasi, poiché non lo era.
Era un destino singolo, che non poteva dividere con nessun altro.
Un sentiero solitario che doveva percorrere da sola : un sentiero che tutti gli altri nemmeno potevano vedere.
La sua vita era una notte senza stelle, un giorno senza sole.
Destinata per sempre a sorridere, ad osservare senza mai prender parte realmente, senza mai vivere davvero.
Ed ora era lì, in quel posto dove si sentiva davvero se stessa: avvolta nelle vesti di sua madre che aveva condiviso il suo stesso destino prima di darla alla luce e sparire per sempre, con il vento che le sussurrava qualcosa , guardando una realtà così lontana eppure così vicina a lei, mentre i suoi capelli si confondevano con il rosso dell’alba nascente.
 
   
 
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