Anime & Manga > Death Note
Ricorda la storia  |      
Autore: Mendori    18/02/2007    13 recensioni
“Il buio ha stagnato a lungo in quella stanza, incrostandosi lentamente sulla carta da parati. L’aria soffoca e spegne, oppressa da quella pesante oscurità. E lui è lì, uno schermo luminoso, cumuli di fogli e dolci ovunque abbandonati, ipotesi fallite disordinatamente accumulate negli angoli di quella camera.[…] Da sotto le cortine delle tende pesantemente calate, ignorato, il sole ribolle in una striscia di luce appena visibile, sul pavimento opaco.”
Una piccola immagine di L, prima del caso Kira.
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: L
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Otherside
*


Il buio ha stagnato a lungo in quella stanza, incrostandosi lentamente sulla carta da parati.
L’aria soffoca e spegne, oppressa da quella pesante oscurità. E lui è lì, uno schermo luminoso, cumuli di fogli e dolci ovunque abbandonati, ipotesi fallite disordinatamente accumulate negli angoli di quella camera.
Ma quelle buone, quelli forti della guizzante vita della logica continuano a fluire in torbide correnti che non hanno ancora trovato il loro corso, il vero sbocco a cui sono destinate. I suoi pensieri continuano a muoversi, a tenerlo sveglio in quell’atmosfera grave e a riempirgli la mente di locali e luoghi che non visiterà mai di persona.
Da sotto le cortine delle tende pesantemente calate, ignorato, il sole ribolle in una striscia di luce appena visibile, sul pavimento opaco. A quello non penserebbe mai, no. Watari non c’è a scostare con contenuta premura quelle tende e annunciargli l’arrivo del giorno. E lui, accovacciato su quella poltrona, è lontano, lontanissimo.
Rimane così a lungo, marcendo nel suo buio.
E poi lo sente, e tutto si spezza nell’inconsueto vibrare di quel suono illogico, fuori posto, che distrae irrimediabilmente la sua attenzione. Seccato da quel rumore improvviso e vagamente simile allo squillo di un cellulare, si alza mollemente dalla sua posizione accovacciata e si guarda intorno, meditabondo.
Rovista tra carta, plastica e nulla. Rovista a lungo, testardo.
Ed eccolo, l’assurdo tassello fuori posto nel mondo silenzioso compreso tra quelle mura. Lo trova in un angolo, nascosto tra i suoi pensieri scartati. E’ un insetto.
Una cicala che innalza un lamento confuso al buio melenso di quella camera, e che non ha nessun motivo di trovarsi lì, ma c’è.
C’era, e pochi secondi prima sfregava le zampe fiduciosa, sperando di ritrovare il sole, e l’erba e lo stridio delle sue compagne; c’è, e ora con le piccole antenne analizza spasmodica la superficie delle sue mani, irrimediabilmente serrate ad intrappolarla.
Lui se la porta al petto, ed è incuriosito e affascinato nel sentirla muoversi e arrampicarsi, dai piccoli scatti del suo corpicino, quando tenta inutilmente di liberarsi con un balzo.
E sente in sé l’infantile tentazione di restare fermo così, e sentirla ancora per un po’ tra le mani sapendola viva, ma nuovamente si alza, infilandosi tra le cortine delle tende e aprendo la finestra come può , impacciato nei movimenti. Si conosce, e sa che potrebbe di nuovo perdersi, e tenere strette le dita così a lungo da ucciderla.
Ma viene ripagato della sua scelta adulta, perché scopre la luce dietro a quelle tende. C’era, e sentendosi dimenticata, aveva fino a quel momento lottato per farsi strada oltre l’impenetrabile barriera di tessuto; c’è, e gli fa aprire lentamente le mani e liberare la sua piccola prigioniera, che per un po’ non si muove, stordita e attonita dal calore del sole che nuovamente la ricopre. Salta, compie una piccola parabola nell’aria, scompare. Il gioco è finito, il caso risolto, il paradosso eliminato.
Richiude l’anta della finestra, ma non subito, non subito.
Prima resta un po’ con gli occhi ricolmi di un riflesso splendente, d’un mondo d’insetto illuminato da quel sole intoccabile. C’era, e milioni di anni fa brillava ancora della sua luce accecante; c’è, e gli riscalda timidamente le mani pietrificate in quel movimento di liberazione.
E quando il vetro si chiude, delimitando nuovamente i limiti del suo universo, e lui ritorna ad accovacciarsi in quella sua posizione assurda, e a portarsi in modo automatico cucchiaiate di panna alla bocca riattaccandosi allo scorrere dei suoi pensieri, il sole trabocca silenzioso dalla finestra, illuminando la stanza.

 

 

*
 

Questa storia è un capriccio. Pura, ostinata voglia di scrivere su un personaggio che adoro e che al contempo mi rattrista abbastanza. E come tale, come capriccio, sono piuttosto insicura su quello che ne sia uscito, perché L è un personaggio così dannatamente bello e difficile da rendere. ç_ç

Un’ultima cosina; il titolo è tratto dall’ omonima canzone dei Red Hot Chili Peppers. L’ho ascoltata per tutta la scrittura e ormai non riesco a fare a meno di associarla a L. ^^;

 

   
 
Leggi le 13 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Death Note / Vai alla pagina dell'autore: Mendori