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Autore: Angel Selphie    19/02/2007    2 recensioni
[…] L’Estremo, l’Altissimo morirà, come tutte le bellezze di questa terra marcia e corrotta…ed io, la Bianca Anima Cacciatrice, marcerò tra le macerie di questo Eden senza Dio, fino a che l’ultima alba degli angeli non mi porterà il riposo…io, il decimo patriota di oggi, avviata al palo del patibolo! […]
Genere: Triste, Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa è la mia personale trasposizione in storia di una stupenda canzone dei Nightwish, che dà il titolo al racconto. È dedicata a Zil…perché è veramente una ragazza speciale.


10th Man Down

Si sentivano forti i rumori della battaglia provenire da fuori: le grida, il clangore delle armi, le esplosioni…. Eppure in quel salone asettico tutto era silenzio e quiete, quasi che la guerra non fosse stata altro che un eco lontano, proveniente da un altro mondo che, pur tangendo il nostro, non avesse il potere di scalfirlo.
Le sedute di marmo bianco, che occupavano due delle pareti della stanza, erano gremite: angeli di tutte le categorie e di qualsiasi estrazione sociale si erano ammassati ad assistere all’ultimo atto di un processo che era destinato a lasciare un segno indelebile nella storia del Paradiso. Di fronte alla grande porta d’accesso di legno chiaro, rifinita con smalti azzurri che ne evidenziavano i rilievi barocchi, era regalmente seduta su alti scanni l’intera delegazione del Tribunale dei Troni: dodici seggi disposti uno di fianco all’altro con precisione quasi millimetrica, occupati da altrettanti giurati. Al centro di essi, su un sedile ancor più maestoso, stava il Giudice Supremo. Tutti erano in alta uniforme, e dalla loro aria austera si poteva facilmente intuire che quella causa non avrebbe avuto certo un esito positivo.
Io ero seduto nelle prime file, trascinato a vedere quello “spettacolo” da uno dei miei superiori. Non mi piaceva l’atmosfera che si respirava in quel posto, ma non potevo alzarmi e andarmene, e quindi mi vidi costretto a rimanere al mio posto, fermo e zitto come mi era stato ordinato.
Ormai la tensione era palpabile, l’aria si sarebbe potuta tagliare a fette con un coltello, e solo quando ormai un certo brusio aveva cominciato a diffondersi tra quelle quattro pareti candide, infrangendo l’obbligo del silenzio, il Giudice Supremo si decise a dichiarare, con voce possente e ferma:
-Che l’imputato sia fatto entrare!-
In quel medesimo istante il grande portone dai disegni azzurri si spalancò con un rumore sordo, e un suono cadenzato di passi preannunciò l’arrivo delle guardie. Infatti, come avevo supposto, ne comparvero due: indossavano anch’esse l’alta uniforme, e sul loro viso era dipinta un’espressione severa e indifferente. Tra di loro camminava l’imputato. Era un meraviglioso angelo femminile dai lunghissimi capelli corvini mossi come le onde del mare, che teneva il suo sguardo di ghiaccio fisso davanti a sé. Nonostante i numerosi lividi e un profondo taglio sul labbro inferiore, possedeva una bellezza che mi apparve assolutamente ineguagliabile. Indossava una lunga veste bianca senza maniche, la veste dei condannati, strappata e sdrucita, e macchiata in più punti di sangue o terra. Pesanti catene d’argento le bloccavano i polsi e le caviglie, eppure il suo incedere era elegante e orgoglioso, quasi altero.
Il drappello si arrestò a pochi metri dalla Giuria dei Troni: qui una delle due guardie strattonò malamente la prigioniera, facendola finire a terra, dove lei rimase, in ginocchio. La guardai: doveva essere stata torturata, eppure conservava una fierezza stupefacente…. Emanava una forza straordinaria, nonostante la sua evidente debolezza fisica e, soprattutto, nonostante fosse cosciente di andare incontro alla Morte.
-Generale Aniel dell’Esercito delle Potestà, ammetti di esserti ribellata alla volontà dei tuoi superiori e di aver parteggiato per i rivoltosi, schierandoti dalla loro parte con le tue legioni?- tuonò il Giudice Supremo.
-No….- sibilò lei.
-Allora neghi l’evidenza dei fatti? Oseresti affermare il falso davanti al Tribunale di Dio?- ripeté il capo della delegazione.
-No….- ripeté Aniel, testarda.
-Allora vuoi raccontarci la tua versione dei fatti, angelo ribelle?- la provocò il Giudice.
-Stamani…stamani all’alba condussi un attacco contro i Sovversivi…. Ne uccisi tanti…nove…loro sono le ultime vittime…le ultime cadute per mano mia…. Uccisi un angelo, un angelo come me…. Era solo un ragazzo…un ragazzo, capito? UN RAGAZZINO! Anche gli altri otto…anche loro, erano giovani…così giovani…. E io li conoscevo, conoscevo tutti loro! Ma voi…voi non potete capire! Voi, che ve ne state qui, sproloquiando sul Peccato…. Voi che ve ne state al sicuro, aspettando che quell’Inferno là fuori un giorno finisca…. Che ne sapete VOI di cosa noi soldati passiamo? CHE NE SAPETE? Non avete idea di cosa voglia dire combattere…combattere tenendo fede ad un solo Giuramento: dover uccidere tutti per poter salvare se stessi! Non sapete cosa significhi…perciò come potete giudicare?-
Tremavo. Vedevo quell’angelo ormai già morto perorare la sua causa con una convinzione ed una determinazione che pochi, nelle sue condizioni, avrebbero saputo svelare, e mi chiedevo se questa era sul serio la Giustizia di Dio.
-Cosa stai cercando di dimostrare, Generale Aniel?- chiese il Giudice Supremo.
-Io non cerco di dimostrare niente.- affermò Aniel, alzandosi in piedi.
-Come ti permetti? Frena la tua insolenza, ti ricordo che ti trovi al cospetto del Tribunale dei Troni, che giudica tutto e può tutto!-
-E allora se può tutto, liberatemi! Liberatemi da questa guerra inutile, perché non sono stata io a volerla: siete stati VOI! Ho obbedito ai vostri ordini, ho ucciso per salvarvi tutti, ma ora basta. È colpa vostra se i Sovversivi hanno puntato le armi contro di noi! Vostra, e delle stupide leggi che governano questo Paradiso senza Dio, quelle leggi che ci proibiscono di amare!- accusò l’angelo, mentre nei suoi occhi scuri ardevano fiamme di rivolta.
-Taci! Pagherai per questo!-
-Potrò anche pagare…la mia vita non sarà che un minuscolo granello di polvere, in confronto alle mille esistenze di chi ho trucidato! Perché avrei preferito di molto possedere le nove vite che caratterizzano i demoni dell’Inferno…sarebbe stato migliore poter godere nel vedere il mio sentiero costruirsi sui cadaveri lacerati delle mie vittime…uomo all’uomo…soldato al soldato…polvere alla polvere….-
-Sciocca! Vaneggi! Stai rischiando la tua eternità, quando ti basterebbe chiedere perdono per il tuo grande peccato verso Dio e verso la tua stirpe!- asserì il Giudice Supremo.
-Non ho nulla di cui chiedere perdono, voglio solo essere liberata, perché non riuscirò a sopportare di nuovo quella devastazione…chiamatemi pure codarda, ma non guiderò nuovamente le mie armate a combattere contro i loro simili…non lo farò, ho visto troppo…questi miei occhi hanno assistito a troppe morti…un ragazzo, solo un ragazzo! E cento altri come lui non vedranno mai più la luce del sole…giovani trascinati in una battaglia non loro, ammazzati senza pietà, morti senza una ragione…no, non patirò nuovamente…. Ci sarà una fine!-
Non riuscivo a respirare…il vedere con quanta fermezza Aniel stesse andando incontro al suo destino mi aveva tolto qualsiasi facoltà mentale…non ero che un involucro, uno sterile insieme di membra, in confronto a tanto smisurato ardimento.
-L’unica fine ammissibile è la cattura dei Sovversivi!- dichiarò il Giudice.
-Voi, voi vi permettete di parlare soltanto perché siete portatori di un nome altisonante…. Ma guardatevi: mentre le mie truppe mi attendono al fronte, in bilico tra la vita e la morte, consapevoli che ogni alba, per loro, potrà essere l’ultima, voi…voi vi lasciate vivere, sopravvivete fingendo di non vedere, passate le vostre giornate con lo sguardo rivolto altrove, perché la realtà è che non ve ne importa nulla…. I soldati sono stati i primi a vedere i tumulti della guerra, sono stati i primi a morire per mano vostra, mentre voi sarete gli ultimi a sanguinare, gli ultimi a perire….-
-Tu parli senza sapere, traditrice!-
-Io parlo perché HO VISTO! Ho provato sulla mia pelle cosa vuol dire strappare la vita a qualcuno, mentre voi non avete neppure il coraggio si sporcarvi le mani e scendere dai vostri scanni.- accusò Aniel.
-Stai zitta! Ormai hai già firmato la tua condanna!-
-Non chiedevo di meglio! Vedrete…ora sarò liberata e voi…voi sanguinerete con me…uno per uno, tutti cadremo in un baratro di dolore, perché chi ha il potere di staccare la spina di questo meccanismo non ha voluto farlo…. Ora è giunto il momento: ho corso e combattuto per la mia libertà, ho tenuto duro senza mollare…ma questa non è la mia battaglia! E se anche se il mio gesto per voi non sarà altro che l’inutile sacrificio di un angelo pazzo, per chi là fuori affronta in faccia la Morte altro non sarà che la scintilla di una ben più grande rivoluzione rispetto a quella dei Sovversivi!-
Il Giudice Supremo, con gli occhi traboccanti di collera e sdegno per tanta insolenza, si rivolse alle due guardie che affiancavano l’ennesima vittima della Giustizia Divina.
-Guardie, immobilizzatela!- ordinò perentorio.
-Non scapperò, mi è stato insegnato come affrontare questa sentenza con la Dignità, una virtù che da molto tempo ha abbandonato questo luogo!-
-Come osi? Dovresti supplicare pietà, maledetta ribelle!-
-Mai, perché sto lottando per una giusta causa! Ed in fondo, questo conflitto non durerà ancora per molto: l’Estremo, l’Altissimo morirà, come tutte le bellezze di questa terra marcia e corrotta…ed io, la Bianca Anima Cacciatrice, marcerò tra le macerie di questo Eden senza Dio, fino a che l’ultima alba degli angeli non mi porterà il riposo…io, il decimo patriota di oggi, avviata al palo del patibolo!-
Poi uno sparo.
All’improvviso.
Silenzio.
Quel corpo ormai privo di vita si accasciò al suolo, in una pozza di sangue vermiglio, che parve ribollire in un ultimo barlume di orgoglio e onore, mentre le sue ultime parole ancora rimbombavano in quello sterile salone.
Una delle due guardie, con un fucile d’ordinanza, aveva posto la parola “Fine” all’esistenza di quell’angelo fulgente e temerario, che aveva osato sfidare lo stesso Dio.
Non potevo crederci: non riuscivo a capire come fosse possibile che tutta l’audacia di quella creatura meravigliosa si fosse potuta dissolvere con un solo, futile, banale colpo d’arma da fuoco. Bastava davvero una pallottola per porre fine a sentimenti tanto grandi e gloriosi? Era questo il nostro destino, il destino dell’intero genere angelico? No, non era giusto, non doveva essere così: la Regina con la Falce non poteva avere sul serio tutta quell’autorità sulle nostre eterne esistenze di larve ai comandi di esseri senza scrupoli.
Mi alzai, seguendo il mio superiore, mentre dentro di me si mescolavano emozioni contrastanti e forti, così forti che per un attimo credetti di poter svenire; mi accalcai verso l’uscita di quella stanza in cui si era barbaramente svolta un’esecuzione di un’efferatezza spaventosa, guardandomi intorno, cercando di leggere nei visi dei miei compagni una seppur debole traccia dei miei stessi agitati pensieri, e ciò che vidi mi stupì: nei loro occhi potevo leggere la rabbia, l’indignazione, la collera verso un Tribunale tanto ingiusto.
E fu allora che capii: capii che Aniel non era caduta invano, che la Morte non aveva freddato, con un colpo della sua lama ricurva, tutto il suo carisma, perché quel carisma era entrato nel cuore degli astanti, aveva colpito là dove nemmeno il più potente esponente del Tribunale dei Troni sarebbe potuto arrivare. Compresi che il suo valore non si era estinto, anzi: si era moltiplicato, aveva raggiunto tutti, e di tutti si era impossessato. Fu in quel momento, mentre il corpo della Bianca Anima Cacciatrice veniva trascinato fuori attraverso una porta secondaria, come si fa uscire di scena uno dei personaggi minori di una tragedia, che intesi sul serio che il sacrificio estremo di Aniel non era stato inutile, ma che al contrario era stato il seme dal quale lentamente sarebbe germogliata la Rivoluzione dei Cieli, e che quel fiammeggiante spirito celeste non era scomparso, bensì aveva abbandonato il suo rivestimento per smaterializzarsi in infiniti frammenti e continuare a vivere dentro ognuno di noi.
Ora, a distanza di anni, posso affermarlo con chiarezza: quel giorno, in quell’aula fredda e spoglia avvenne un vero miracolo: l’Indifferenza si trasformò in Unità, il Singolo divenne il Gruppo e la Paura mutò in Coraggio, onorando così la memoria del Decimo Patriota, il Decimo Uomo Caduto.

  
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