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Autore: shywr1ter    07/08/2012    0 recensioni
ML, quando le loro vite iniziano a intrecciarsi… uno stralcio di un pomeriggio in cui imparano qualcosa l’una riguardo all’altro.
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Logan 'Eyes Only' Cale, Max Guevara
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Dietro gli occhi verdi - shywr1ter

Traduzione a cura di: AryYuna
Betato da: Serpentina


   L’originale di questa storia può essere trovato qui .

   DISCLAIMER E SIMILIA: i personaggi non mi appartengono. Lo vorrei, ma sono nuova in questo mondo, per cui sono l’ultima a poter avanzare pretese.
   
   
ANCORA SCUSE: sono ancora piuttosto nuova con gli episodi di DA, ma sono così grandiosi, e hanno un tale potenziale che non ho potuto aspettare di imparare di più prima di tuffarmi in questa cosa. Per favore, perdonate qualsiasi errore dovuto al mio essere troppo ansiosa per aspettare di avere le idee più chiare.
   
   
AMBIENTAZIONE: presto, all’inizio della loro relazione di lavoro, prima serie. Quando stanno ancora imparando qualcosa l’uno sull’altra…
   
   
   Il telefono bussò varie volte all’orecchio di Max prima che una voce maschile rispondesse - non quella che lei si aspettava. « Ehi, Bling, lui c’è? » tentò.
   « No, Max, se n’è andato circa mezz’ora fa. Non pensava di tornare tanto presto - mi ha detto di non aspettarlo; tornerà nel tardo pomeriggio, a far preso ».
   Dannazione - stava forse andando da qualche parte dove voleva che venisse anche lei? Avrebbe potuto aspettarla, in questo caso - cercò di non sentire il pizzicare del senso di colpa per aver fatto passare tanto prima di richiamarlo, anche se la colpa era del ladruncolo che le aveva venduto delle batterie che erano durate nel suo cercapersone appena una settimana prima di suicidarsi inaspettatamente. Le ci erano voluti quasi novanta minuti in coda prima di poter avere di nuovo delle batterie nel cercapersone, dove aveva trovato due messaggi da parte di Logan.
   « Ha detto di che si tratta? ».
   « No - tranne che non era lontano. Gli ho detto che la Aztek era quasi a secco ma non ha voluto che andassi a fare rifornimento; andava appena a qualche isolato di distanza - niente posti di controllo ».
   Quindi non doveva andare lontano, non doveva lasciare il Settore Nove. « Ok, gli puoi dire che ho chiamato, e che mi dispiace ma ho letto i messaggi solo adesso? ».
   « Certo ».
   « Grazie, Bling ». Esitò. « Ehi, pensi che stia bene? Voglio dire, non è andato a cercare di salvare il mondo senza copertura, vero? ».
   « No… ». Ma c’era apprensione nella voce dell’uomo. « Era pensieroso negli ultimi giorni, però. Qualcosa gli occupava la mente, ma non ha detto nulla. Niente di insolito da nessuna delle fonti regolari, a quanto io abbia visto ».
   Quindi nessuna strana richiesta di aiuto, nessuna pericolosa soffiata dalla rete di informatori o dritte dai contatti nella polizia. Ma l’aveva vista anche lei, una malinconia che lo aveva reso più distante del solito, meno pronto ad essere simpatico o cinico o anche scontroso, solo…
   Solo niente; stava bene; non era un bambino… e Bling lo aveva lasciato andare senza troppe preoccupazioni. Sarebbe stato bene, e lei doveva lavorare. Tornò sulla Terra.
   « Bene. Grazie » riagganciò il telefono a gettoni e sentì Normal lamentarsi con la sua familiare cadenza coi suoi colleghi, i quali rispondevano con i loro soliti toni indifferenti. « Max? C’è una consegna urgente da fare, signorina; ora ».
   « Sì, sì… ». Prese il pacco e alzò lo sguardo verso i due che aveva appena preso Original Cindy - entrambi nel Settore Nove. Se doveva comunque fare una consegna… seguì la ragazza verso la porta per dirle a bassa voce, fuori dalla portata delle orecchie di Normal « Ehi, OC, aspetta - hai una consegna nel Settore Nove? »
   « Sì, bambolina - tu dove? ».
   « Da queste parti, ma urgente - senti, ti spiace fare a cambio? ».
   « Scambieresti due consegne fino al Nove per una sola qui? Qual è il problema? ». Scrutò Max, gli occhi ridotti a due fessure, poi rispose alla propria domanda. « Oh, il ragazzo ricco è nel Settore Nove - stavi pensando di fare un’altra fermata per qualche regalino, o magari per rifarti un po’ gli occhi? ». Vedendo che Max iniziava a prendere il fiato per protestare la interruppe. « Lo so, non è così. Ovvio, bambolina, come vuoi - a me resta comunque una consegna più facile. Vai pure ».
   « Grazie, OC. E di’ a Normal quello che vuoi quando torni, non mi importa ». Salì sulla sua bici e aggiunse « Non sono sicura di quanto ci metterò, ma spero non ci vorrà più di una regolare consegna ».
   « Uh-uh. Vai pure, e ci pensiamo noi come sempre ».
   Max saltò sulla bicicletta e corse per la stradina, tagliando attraverso vialetti e cortili privati nella fretta di togliersi di torno i pacchi per poter cercare Logan, senza rallentare finché non si trovò in un’area del Settore Nove a un miglio dal suo edificio. Almeno era probabile che lo avrebbe trovato ragionevolmente vicino alla sua macchina, e la sua macchina non era facile da nascondere, soprattutto visto che, dopo averla parcheggiata, il ragazzo avrebbe dovuto allontanarvisi e tornarci di nuovo sempre su ruote.
   Che diavolo era successo, comunque? Lui le era entrato sotto la pelle, lo sapeva, ma pensava di avere la cosa sotto controllo. Ma questa sua strana malinconia l’aveva scossa, quello sguardo così triste in quegli occhi straordinari… con un respiro profondo, si fece largo tra le strade per effettuare una consegna, poi la successiva, prima di tornare indietro e percorrere metodicamente le strade vicino casa di lui…
   Non ci mise molto; scorse la sua Aztek a meno di un miglio e mezzo dalle Fogle Towers. Rallentando, si guardò intorno, ma non vide nessuno nei paraggi del veicolo solitario, fermo su una strada che curvava leggermente verso un cimitero che sembrava un parco.
   Max rabbrividì. Il luogo avrebbe potuto scoraggiare qualche curioso spione a vantaggio di un qualche informatore che voleva un incontro tranquillo, ma non sembrava nello stile di Logan. Il cimitero era ben tenuto e sorprendentemente integro, verde e rigoglioso nella piovosa primavera di Seattle, silenzioso come se fosse a miglia dalla città. Tuttavia, le stucchevoli decorazioni le davano i brividi, quasi fossero profetiche: era stata addestrata a rendere omaggio a un compagno caduto e poi andare avanti. Qui, il posto sembrava rinchiudere la tristezza e il dolore in una bolla senza tempo, un eterno promemoria che la morte era in attesa appena dietro l’angolo, avvolta in un aspetto bello e tranquillo. Max non era così ingenua, sapeva che la morte era brutta e crudele. Non era disonesto rendere un cimitero così grazioso?
   Smontando con grazia dalla bicicletta e attraversando per poggiarla accanto alla macchina di Logan, si riscosse in fretta dai suoi pensieri e si avviò per il viale ricoperto di ghiaia, sentendola scricchiolare sotto i piedi, per tornare indietro lungo la carreggiata sui prati erbosi. Non vide né sentì Logan, e si chiese se fosse nelle vicinanze. Guardando verso un piccolo edificio di pietra, vi si avvicinò, e notò un paio di strutture simili in lontananza; ognuna sembrava avere una sola entrata e nessuna finestra. Inconsciamente, aggrottò le sopracciglia, preoccupata. Forse non lo conosceva da molto, ma sapeva già che non era così ingenuo da tenere un incontro in un luogo con una sola via di uscita - no? Camminò intorno alla piccola struttura, di marmo a giudicare dalle apparenze, e si avvicinò all’entrata aperta. Dall’interno non giungeva alcun suono, nessun movimento che riuscisse a distinguere, finché un lieve raggio di sole cadde attraverso l’ingresso lungo il pavimento del mausoleo e luccicò su un qualcosa di metallo, attirando l’attenzione di Max quando la sedia di Logan si mosse silenziosamente in avanti di appena qualche centimetro… e mentre lei si spostava leggermente per guardare, lo vide sporgersi in avanti per rimuovere con attenzione un po’ di verde dalle lettere in rilievo, forse qualche pianta lasciata da un altro visitatore, un altro giorno…
   Quando lui si riappoggiò allo schienale con un lieve sospiro, lei riuscì a vedere i nomi e le date sulle pesanti placche di ottone… Logan Robert Sr… Sarah Hopkins Cale… sua madre e suo padre… la data della morte di sua madre era quello stesso giorno di primavera, tanti anni prima.
   Possibile che l’avesse chiamata per chiederle di venire qui con lui? I suoi genitori se n’erano andati da tanto tempo, e Logan e lei erano solo colleghi di lavoro occasionali, non avevano una relazione di quel tipo - no, non poteva essere per questo che l’aveva chiamata. Era appena piombata in un momento che lui avrebbe voluto mantenere privato, e se ne sarebbe andata, lo avrebbe lasciato alla sua visita, avrebbe lasciato un messaggio sulla sua segreteria. Gli avrebbe parlato più tardi…
   Ma non riusciva ad andarsene. Si sentiva attratta all’interno dal silenzio, dal suo dolore. Anche scorgendo a stento il suo profilo, quasi nascosto, riusciva a capire dal modo in cui era seduto, dal modo in cui si muoveva, che soffriva. L’unica cosa che sapeva della sua famiglia era che era la fonte della sua fortuna e che apparentemente si tenevano a distanza - nessuna visita o chiamata a quanto aveva notato, nessuna cartolina o foto o disegno sul frigorifero. In qualche modo sapeva che non era solo una precauzione per Solo Occhi.
   Era così rapita che non si accorse di nulla - o forse aspettò troppo nonostante tutto. Mentre era lì in piedi sulla soglia, osservando la figura solitaria, Logan sospirò di nuovo, a fondo… e si voltò per andarsene…
   « Max… ». I suoi occhi verdi, benché tristi e di anni più vecchi di quanto avrebbero dovuto, vibrarono interrogativi alla sua apparizione. « Che fai qui? ».
   Si aspettava che fosse irritato che lei fosse comparsa - o imbarazzato, o per lo meno infastidito perché lo aveva seguito. Qualsiasi cosa tranne questo - era silenzioso, sorpreso per la sua visita inaspettata, ma niente di più - i fantasmi del luogo ancora lo tormentavano, impedendo qualsiasi altra reazione. « Mi hai chiamato sul cercapersone e, quando ho telefonato, Bling ha detto che eri via per una commissione vicino casa. Non sapevo se volevi che ti accompagnassi, e ho visto la tua macchina… ». Le parole si precipitarono fuori, innaturalmente agitate nella quiete.
   La sorpresa si ammorbidì e divenne comprensione, forse anche un lieve sorriso. « Oh… no » scosse la testa, distogliendo lo sguardo. « Era un’altra cosa - niente di urgente ». La osservò, l’imbarazzo di lei sembrò raggiungerlo, e il suo sorriso si allargò leggermente. « Sei qui da molto? ».
   « No, io… solo qualche minuto, non volevo interrompere… ».
   Lui annuì, senza muoversi, il sorriso che aleggiava ancora sulle sue labbra. Rimase in silenzio per qualche momento, poi disse gentilmente « Non vengo qui molto spesso… forse nemmeno abbastanza spesso… ma ogni anno, il 3… ». Allontanò lo sguardo, riportandolo involontariamente di nuovo alle placche. « I miei genitori ». Tornò a guardarla, negli occhi lo stesso dolore che lei aveva notato dal modo in cui teneva le spalle, dalla lentezza dei suoi movimenti.
   « E tua madre è morta il 3 di maggio… ».
   « … quando avevo tredici anni » spiegò.
   Che cosa poteva dire lei? « Mi dispiace ». Almeno aveva avuto dei genitori, sbuffò tra sé - poi ricordò a se stessa che non riguardava lei… e sembrava che anche tanti anni dopo, lui soffrisse ancora per aver avuto e perso i genitori quanto lei per non averne mai avuti.
   Ma il suo sorriso gentile guizzò ancora, stavolta raggiungendo i suoi occhi, almeno un po’. « È stato tanto tempo fa » sospirò, e i fantasmi svanirono un po’ mentre espirava. « E non hanno visto tutto questo, l’Onda Elettromagnetica, la follia… la sedia ». I suoi occhi rimasero lontani per un altro momento, poi lui tornò a guardarla, il suo sorriso che si dissolveva un po’ tornando al presente. « Almeno questo ». Un’altra pausa, poi ammise « Non avrei mai voluto che lei mi vedesse così… ».
   « Sarebbe stato un problema per lei? ».
   Lui si accigliò per un momento mentre diceva piano « Mi piace pensare di no… ». Esitò poi un sorriso distese la sua espressione. « No, so che non lo sarebbe stato. Voglio dire, sarebbe stata sconvolta e preoccupata per me, tutte quelle cose da mamma… ma no, avrebbe detto che non importava, che ero ancora io, in piedi o no… ».
   Rimase di nuovo in silenzio, ma stavolta riflettendo un po’ azzardò « Tu me la ricordi molto ».
   « Davvero? ». Max si spostò, sollevando le sopracciglia. In qualche modo, qui e ora, sapeva che significava qualcosa.
   Rimase pensieroso per un momento, poi fece una mezza risata, triste, sollevando lo sguardo verso gli occhi color cioccolata, e poi distogliendolo. « No, non proprio ». Scuotendo la testa, aggiunse in fretta « Non in molte cose, ma… sì, in quelle importanti. Nelle cose che diresti… che faresti. Le saresti piaciuta, molto ».
   Le parole di Logan la fecero rabbrividire un po’, e si sentì a disagio per la propria reazione. Da dove veniva? Come potevano parole così semplici da parte di quest’uomo significare così tanto? Per riscuotersi tentò « E tuo padre? Avevi, quanto… quindici anni…? ».
   Logan annuì, stringendosi nelle spalle smentendo il suo tentativo di mantenere il sorriso. « Era spesso via… al lavoro… e io ero a scuola ». Alzò lo sguardo verso gli alberi in lontananza dietro di lei, poi tornò a concentrarsi sul suo viso. « Dopo che morì mia madre, mi mandò in un collegio con i miei cugini. Prima di allora, beh… ». Il sorriso vacillò, ma ripeté, con la stessa alzata di spalle « Era spesso via ». Logan osservò il bel viso e la figura aggraziata, lì di fronte a lui, a spendere il suo tempo con lui nella cripta della sua famiglia; una chimera che non aveva una famiglia in nessun senso possibile del termine, e consumata dal desiderio di trovare coloro che erano cresciuti con lei, che ascoltava le sue riflessioni mezze mormorate su una famiglia persa da tempo, una madre amorevole e un padre impegnato… una donna che danzava nel vento ed era irrequieta dopo essere rimasta per quindici minuti da qualche parte… Logan improvvisamente riconobbe la profonda compassione e l’affetto che lei teneva dentro di sé, anche se aveva spesso paura di mostrarli. Era toccato dal fatto che lei fosse rimasta - per lui - e voleva permetterle una via d’uscita facile. « Senti - probabilmente il tuo capo ti starà già chiamando a vuoto, sei qui da un po’. Vuoi un passaggio al lavoro? »
   « Nah - posso tornare altrettanto in fretta in bici, con tutte le scorciatoie per stradine e vicoli ». Aveva visto il cambiamento nei suoi occhi straordinari, aveva visto crescere quella gratitudine che, sapeva, era per la sua compagnia, e sentì un insolito calore arrossarle le guance. « Ma grazie ».
   « Di nulla ». Si mosse per farsi strada fuori dal mausoleo e, fianco a fianco, raggiunsero i loro mezzi di trasporto in un confortevole silenzio. Mentre si avvicinavano alla macchina, sbloccando le porte col telecomando, Logan si fermò per dirle « Ehi - non manca molto all’ora di cena - finirai di lavorare prima di mezzanotte? ».
   Lei si fermò a sua volta e si voltò verso di lui. « Il mio turno finisce alle sei e non un minuto più tardi ». Sorrise.
   « Beh, che ne diresti di un bel boeuf à la Bourguignonne? ».
   « Ti chiederei se sarà pronto prima di mezzanotte ».
   Lui si mise a ridere, lievemente. « Che ne dici delle sei, e non un minuto più tardi? ».
   « In questo caso direi che è perfetto ».
   « Bene ». Quasi sembrava di nuovo se stesso. Era sorpresa da quanto lui fosse importante per lei. Si voltò per recuperare la bicicletta che aveva lasciato dal lato del passeggero della Aztek, quando lo sentì dire a bassa voce « Max? ».
   Si girò, in attesa.
   « … grazie ». Quando lei si strinse nelle spalle, indicando che non aveva fatto niente, lui disse « Mi hai dato una visione della mia famiglia - dei miei genitori - con occhi diversi. E hai riportato il sole » disse facendo un mezzo cenno verso il cielo che insolitamente si schiariva. « Significa molto ».
   Lei annuì, poiché improvvisamente non si fidava della sua voce. Devono essere i fantasmi, rifletté; sospettava che se ne sarebbero andati per quando il boeuf à la Bourguignonne fosse stato pronto. Almeno per la maggior parte…
   
   
    Nota della traduttrice: è la prima volta che traduco qualcosa, ma questa storia - come tutte quelle di shywr1ter - è così bella che non ho potuto resistere. Spero di averle reso giustizia.
    Qualsiasi recensione verrà tradotta ed inviata all’autrice, e se ci saranno risposte ve le posterò tramite il servizio di replica di efp.


   
 
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