Libri > Il meraviglioso mago di Oz
Ricorda la storia  |      
Autore: Feel Good Inc    09/08/2012    1 recensioni
Il cuore di Hunk batté più veloce sotto la sua guancia. Lei chiuse gli occhi e inspirò profondamente.
Nessun posto è bello come casa mia.
{ Hunk/Dorothy/Spaventapasseri ~ post-film }
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio , Dorothy Gale, Spaventapasseri
Note: Movieverse | Avvertimenti: Triangolo
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

E lontano ( lontano nel mondo ) ~

 

 

 

 

 

 

 

 

E lontano, lontano nel tempo,

l’espressione di un volto per caso

ti farà ricordare il mio volto.

 

 

Hunk arrivò al tramonto, preceduto dalla sua lunga ombra che a poco a poco oscurò l’aia bagnata di rosso e d’oro. Dorothy sorrise alla sagoma affusolata che si avvicinava, saltò giù dal carretto dove si era accoccolata a leggere il libro che lo zio Henry le aveva fatto trovare sotto il letto, si assicurò di non calpestare Totò e gli corse incontro. Era sempre bello correre incontro a Hunk, anche se arrivava sempre prima lui. Aveva le gambe così lunghe; o forse era solo che non vedeva l’ora di vederla.

La raggiunse davanti al pagliaio dove qualche volta lei si fermava – ancora – a cantare di posti oltre la luna, le nuvole e l’arcobaleno. Aveva qualcosa in braccio. Per un attimo rimasero a guardarsi e a sorridersi così, ansanti e scarmigliati, e il vento da ovest soffiò sulle labbra di Dorothy il profumo della paglia di cui la vecchia tuta di lui era sempre intrisa; poi Hunk tese le braccia e le sorrise un «Buon compleanno, Dorothy!», e lei abbassò lo sguardo e sussultò.

Ci fu un istante di perfetto silenzio. Hunk sbirciava Dorothy perplesso, evidentemente timoroso di aver sbagliato qualcosa; il gattino tra le sue mani gli leccò le dita macchiate di terra e fece le fusa. Dorothy andò con lo sguardo da quella pallina di morbido pelo a quel volto dolorosamente familiare, sorrise, circondò con le sue le mani di Hunk e gli si accostò, mormorando un «Grazie» che si perse nella stoffa sul suo petto.

Il cuore di Hunk batté più veloce sotto la sua guancia. Lei chiuse gli occhi e inspirò profondamente.

Nessun posto è bello come casa mia.

Una lacrima inzuppò la testolina del micio, che si scrollò tutto e fece le fusa più che mai.

 

 

E lontano, lontano nel mondo,

una sera sarai con un altro.

 

 

Al tramonto la strada di mattoni gialli di fronte a lui si aprì in un bivio, e alla sua vista si stese quel vecchio campo di grano in cui un tempo i corvi venivano da lontano a beccare e a ridergli in faccia. Non era cambiato nulla; le ultime spighe della stagione ondeggiavano al vento e i «cra cra» erano sempre l’unico suono; però adesso il palo era vuoto.

Lo Spaventapasseri sedette scompostamente sul ciglio della strada, nel punto esatto in cui era rotolato la prima volta che aveva posato i piedi a terra, e là rimase a lungo con gli occhi rivolti a oriente, dove il cielo era già scuro. Se si guardava con molta, molta attenzione, al di sopra delle casette dei Mastichini si poteva scorgere il tetto di una casa molto più grande, che un giorno era piovuta giù dal cielo e aveva portato nuova vita nel Paese di Oz. Non era la stessa casa – quella era sparita insieme a lei – ma la buona Glinda aveva fatto sì che ai Mastichini restasse per sempre quel segno, che nessuno dimenticasse mai ‘il giorno della stella’. Lo Spaventapasseri sorrise triste. I Mastichini avevano un riflesso di fattoria e un lungo sentiero dorato; lui aveva un campo di grano e il ricordo di due labbra buone su quel misero volto di tela ruvida. Era difficile dire a chi fosse rimasto di meno, anche per un cervello come il suo.

Restò immobile finché qualcosa lo sfiorò e lo fece sussultare. Allora chinò il capo e vide un gattino che gli si strusciava contro uno stivale, desideroso di attenzioni. Il mucchio di paglia muffita che aveva al posto del cuore sembrò sbriciolarsi definitivamente. Era un così bel gattino. A lei sarebbe piaciuto.

Se solo avessi avuto un cervello.

Lo Spaventapasseri lasciò che gli si arrampicasse addosso, e, mentre il micio gli si aggrappava forte al petto, rimpianse un po’ di non poter piangere come faceva lei.

 

 

E ad un tratto, chissà come e perché,

ti troverai a parlargli di me,

di un amore ormai troppo lontano.

 

 

Era stato un gatto a cercare di farla restare.

Forse, se l’avesse fatto lui, lei sarebbe rimasta davvero.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio dell’autrice

 

Da tempo volevo sviluppare una Spaventapasseri/Dorothy sulla meravigliosa Lontano lontano di Luigi Tenco. Considerata la presenza di ‘un altro’ che avrebbe dovuto necessariamente essere Hunk, non potevo che scrivere una movieverse. Così ho deciso di focalizzarmi su quell’aspetto del film che è il gatto – il gatto che fa sì che Totò salti giù dal pallone del Mago, e che Dorothy non possa tornarsene in Kansas insieme a lui. E, niente, ho voluto immaginare quale e quanto effetto potessero avere i gatti sullo Spaventapasseri e su Dorothy dopo la chiusura del film; lui, come minimo, rimpiangerebbe amaramente di aver avuto meno spirito d’iniziativa di quel micio ;_;

‘Il giorno della stella’ è la data della venuta di Dorothy a Oz; Glinda e i Mastichini credevano che il Kansas fosse una stella, da ciò l’appellativo. Per quanto riguarda il gattino che Hunk regala a Dorothy per il suo compleanno e quello che viene a lenire la solitudine dello Spaventapasseri, essenzialmente si tratta dello stesso animale, così come Hunk e lo Spaventapasseri sono più o meno la stessa persona in due mondi differenti.

Hope you liked it,

Aya ~

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il meraviglioso mago di Oz / Vai alla pagina dell'autore: Feel Good Inc