Titolo: Never Surrender.
Conteggio parole: 770,
secondo il modesto parere di Word. One-Shot.
Paring:
Dean/Castiel – per chi
ce lo vede, libera interpretazione.
Trama: Non è
colpa tua, perché è
guerra. Ma la sensazione di nausea non svanisce come
vorresti; è guerra e la morte è tua compagna, e
questa non è una
giustificazione – non lo
sarà mai.
Note:
2014!verse. C’è un angelo strafatto
(nominato), c’è la guerra e
c’è quella testa calda d’un Winchester
che affronta
un mondo dove il fratello è diventato il vestitino del
Diavolo.
Titolo palesemente rubato dall’omonima canzone dei discepoli di Chuck, che
vagano per il mondo a
cantare delle vicende di Supernatural
(?): gli Skillet.
Dedicata alla
mia compagna di scleri
sovrannaturali, toh Ale. E’ per te <3.
Never Surrender.
Do
you know what it's like when
You're not who you wanna be
Do you know what it's like to
Be your own worst enemy
Who sees the things in me I can't hide
Do you know what it's like to wanna surreneder.
Skillet-
Never Surrender.
Alice. Randall.
Luca. Loise.
Quattro
nomi, quattro vite spezzate in un mondo che – davvero-
non ha più nulla di umano se non qualche campo di
superstiti sparso e senza speranza.
E dovresti
essere abituato – e invece ti sorprendi del male che senti
nel petto, e sei
stupido, stupido, stupido.
Sai che
è
inevitabile. E’ guerra, e in guerra si muore.
Ma quella pattuglia l’hai mandata tu in ricognizione, quei
ragazzi non più
vecchi di te li hai mandati tu a morire.
Non è colpa tua, perché
è guerra. Ma
la sensazione di nausea non svanisce come vorresti; è guerra
e la morte è tua
compagna, e questa non è una giustificazione – non lo sarà mai.
Hai sentito
l’esplosione quando ha fatto tremare la terra, hai sentito i
ruggiti e le
grida, hai sentito il cuore incrinarsi e
piangere stille di veleno doloroso.
Ma hai messo su la maschera, hai indossato il tuo ruolo di
capitano e hai
organizzato un’altra spedizione. Questa volta ci sei tu alla
guida della
macchina – e forse morirai su un’altra mina, forse lo speri.
E sei
stupido e vigliacco e non
osi guardare direttamente
quei zaffiri, troppo luminosi per essere realmente lucidi,
- perché
sai che ti stanno dicendo tutto
questo.
Lo senti che
ti segue – e pensi che lo faccia ancora, dopo tutto il tempo
che è passato,
perché in fondo anche lui spera di saltare in aria e farla
finita.
Ed è un pensiero orribile – che non scacci e che
non giudichi, e sei cieco
perché non vedi che c’è altro
in
fondo a quell’azzurro in tempesta.
Non vuoi guardare. Non vuoi cercare e trovare quello di cui hai
bisogno. Non
vuoi un appiglio che ti salvi dal baratro del nulla, non vuoi aver il
terrore
di perdere ancora un pezzo di cuore.
Quel blu ti ricorda un cielo d’agosto ed è questo
che ti paralizza quando ci
pensi. Hai paura,
paura perché quello
stesso cielo non potrai vederlo più – perché
è guerra e il nero inghiotte tutto, lo spazio, il
tempo, le anime, le
speranze.
Ora hai un
ruolo,
una missione da seguire.
Stai combattendo per un mondo morto, viscido. Un mondo nel baratro.
E non sei sicuro di sapere perché continui a farlo. Forse
sono i bambini del
campo, sempre un po’ smagriti ma sempre con una risata
ingenua sulle labbra.
Forse è il ricordo della felicità che vorresti
ridare ai tuoi commilitoni.
Forse perché stai rincorrendo la tua stessa ombra, sfumata e
sempre più
indefinita, di ciò che eri un tempo.
In questo
preciso istante, però, tutto questo non ha senso. Andrai
avanti; pensare ad
altro è inutile.
Carica la pistola. Sali in macchina.
Ascolta la voce troppo allegra per essere sobria dell’unica
cosa che ti è
realmente rimasta e sali in quella dannatissima macchina.
Alice.
Randall. Luca. Loise.
Sai che
cercherai
in tutti i modi di non saltare in aria, perché semplicemente
non puoi.
E, nonostante la voglia di prenderlo a pugni è giorno dopo giorno sempre più crescente, sai che farai i tutto per evitare che anche lui salti in aria.
Perchè non è più un Angelo - per colpa tua. Perchè ormai è un semplice essere umano in decadenza. Perchè è Cass, e ti basta.
Non è
una
zona rossa quella in cui ti trovi. Non pensi a molto – sai
che devi stare
comunque all’erta e che devi fare il tuo lavoro,
perché nonostante
tutto c’è chi ancora crede in un
Paradiso, c’è ancora chi crede di aver bisogno di
piangere i propri amici.
Come se potesse alleviare il dolore, come se cambiasse qualcosa.
Intimi alla
tua squadra di sbrigarsi e – inespressivo e con una maschera
di ghiaccio – e
carichi quei corpi fottutamente rigidi sulla Gip.
E devi
tornare alla base, e devi ascoltare il dolore delle madri e degli amici
mentre
consegni spoglie senza vita.
Perché
sei
nel 2014.
Perché adesso è guerra, morte.
Perché tuo fratello è morto, e al suo posto il
Diavolo sta distruggendo
tutto quello per cui hai sempre combattuto.
Perché hai ucciso un Angelo del Signore facendolo cadere con te,
e questo è
il tuo più grande rimorso – che ti segue in ogni
missione, che ha disintegrato
il palo che aveva su per il culo per far spazio ad anfetamine e
chissà che
altro, che è morto
quando tu credevi
di fare la cosa giusta.
E non
c’è
peccato più grande.
Ma il
Paradiso ha chiuso le porte già da tempo ormai, facendo spalancare quelle
dell’Inferno.
E,
nonostante stare nel mezzo sia un
grande schifo, tu lo farai. Andrai avanti.
Per Annie.
Per Kyle. Per Lee, e per tutti gli altri che fanno parte del tuo Campo
e che
rappresentano tutta la vita rimasta in questo mondo marcio.
E’ una
dannatissima guerra.
Lo sai.
Carichi il fucile e spari.
Non hai intenzione di arrenderti, non fin quando ci sarà
qualcuno per cui
combattere.
E, a questo
punto, anche Satana in persona può andare a farsi fottere.