1)Io,
mia sorella e i suoi
strambi amici.
In
questo mondo ci sono
diverse cose che odio, se dovessi fare un eventuale elenco risulterebbe
piuttosto lungo.
Odio la gente che fa parla
troppo, quella che fa casino e che non riesce a stare zitta nemmeno
sotto
tortura.
Mi innervosisce chi dorme
fino a tardi, chi non sente la sveglia e ti costringe a rimediare alle
sue
mancanze.
Sclero quando qualcuno mi
chiede di fargli copiare i compiti in nome di una non specificata
solidarietà
tra studenti, chi mi fa perdere tempo e chi si veste in modo colorato.
In parole povere io odio
Erin, la mia gemella.
In quanto a me, non c’è
molto da dire, tranne quello che risulta ovvio: ho un problema di
compatibilità
con mia sorella.
In ogni caso mi chiamo
Ruby, ho sedici anni e un carattere che mi rende detestabile.
Amo il silenzio, studiare,
prendermi cura dei miei cactus, i solitari, gli scheletri, disegnare e
vestirmi
solo di nero, esattamente il contrario di quello che è Erin.
Tutte le storie sulla
magia dei rapporti speciali tra gemelli per me e mia sorella non
valgono – le
considero poco più che stronzate prive di fondamento
– e mi strappano sempre
una risata sarcastico-isterica.
Odio entrare nella sua
stanza e trovarla tappezzata di poster di tipi assurdi, disordinata,
con il
letto sfatto, i vestiti ovunque tranne che nell’armadio e le
eterne bandiere
della pace e dell’anarchia a nascondere del tutto la
tappezzeria a fiori di
casa nostra.
Nel caso non si fosse
capito sono anche una persona mediamente ordinata – lei dice
che ho manie
ossessivo-compulsive di controllo per essere precisi – e non
mi piacciono le
cose disposte a casaccio.
È buffo come sembriamo
simili – stessi occhi neri, stesso pallore e capelli lisci e
neri – quando
siamo così diverse, quasi diametralmente opposte.
Mamma dice che è perché
siamo gemelle eterozigote, io sostengo da sempre che
l’ospedale ha fatto uno
scambio di culle in tempi remoti e che la mia vera gemella è
da qualche parte
nel mondo che mi aspetta.
Io ho mantenuto il mio
colore naturale di capelli e sfoggio quella che Erin definisce una
“frangetta
livellata con una scodella”, ora indosso una gonna lunga e
nera, una maglione e
un cappotto dello stesso colore. Ho la mania truccarmi gli
occhi di nero
e di indossare gioielli d’argento:orecchini, anelli e una
collana con la mano
di Fatima.
I miei compagni mi temono
e mi chiamano “bruja”, in onore delle mie origine
ispaniche, lei invece pur
essendo una buffona è molto amata.
Come si fa ad amare una
che ha fatto prendere un infarto a sua madre tingendosi i capelli di un
fucsia
acceso e bucandosi la faccia con un piercing al naso e uno al labbro (e
mamma
non sa ancora del tatuaggio a forma di rosa sul fianco)?
Una che veste sempre con
qualcosa di leopardato o strappato, con minigonne inguinali, anfibi,
borchie e
che si trucca pesantemente?
Una che non sta mai zitta
e passa metà del suo tempo in aula punizione?
Non ne ho idea, l’unica
cosa che so è che non la sopporto, oggi più del
solito.
Erin è l’unica ad avere la
macchina, oggi – come da accordi precedentemente stabiliti
– avrebbe
dovuto darmi un passaggio a casa, ma non si è vista.
Sono rimasta un’ora ad
aspettare che arrivasse – mentre il parcheggio si svuotava
progressivamente e
la gente mi scrutava senza farsi vedere –
sentendomi sempre più idiota e
sempre più incazzata.
Alla fine ho deciso di
andare a casa a piedi – e per inciso è quello che
sto facendo – sperando di
farmi passare gli istinti omicidi. A mia madre si spezzerebbe il cuore
se
uccidessi Erin e poi finissi per essere condannata a morte, non posso
farle
questo.
“ERIN TI ODIO! SPERO CHE
TU ABBIA UNA SPIEGAZIONE DECENTE!”
Urlo a pieni polmoni nella
strada vuota, tirando un calcio a un sasso.
Un vicino esce da casa
sua, dà un’occhiata in giro e
– appurato che sono io – torna in casa.
È questo l’effetto che
faccio alle persone!
Ormai sono arrivata
alla nostra villetta, Erin è a casa (la macchina
è parcheggiata nel vialetto),
quindi posso strapazzarla per bene.
Erin preparati!
Spalanco la porta
d’ingresso con decisione, appendo il cappotto al gancio,
appoggio la borsa per
terra – tutto deve essere ordinato! – e
salgo al piano superiore.
Voglio coglierla di
sorpresa, voglio farle venire un infarto senza considerare
l’ipotesi che, data
la personcina che è Erin, potrebbe essere lei a farmi venire
un colpo.
Decido di fermarmi in
camera mia per pensare meglio a cosa fare, non vorrei beccarla mentre
fa cose
che potrebbero sconvolgermi.
Stringo la maniglia di
ottone della mia camera e la abbasso leggermente, immediatamente inarco
un
sopracciglio: dalla mia camera provengono strani rumori, come se
qualcuno
stesse…
No, non posso pensare che
sia davvero quello! Non può averlo fatto!
Apro la porta e vorrei non
averlo mai fatto, visto che ho una visione in primo piano del
culo del
suo ragazzo prima di scollegare del tutto il cervello e mettermi a
urlare come
una pazza.
"MA VOI SIETE DELLE
BESTIE! STATE SCOPANDO SUL MIO LETTO! IO VI UCCIDO!!”
Sto per mettere in atto le
mie minacce quando due braccia mi afferrano e, da come si capovolge il
mondo,
temo che mi carichino sulla schiena del loro proprietario.
Lancio un ultimo sguardo
di fuoco a quella bastarda con cui condivido il dna – che
ricambia con uno
sguardo smarrito – e al tizio che se la stava
scopando.
Finisco per identificarlo
come Tom DeLonge, uno del nostro anno, a causa dei capelli platinati,
del
tatuaggio e degli svariati piercing.
Uno normale non se lo
sceglie nemmeno a pagarla! Maledetta!
“ERIN SEI MORTA! QUANDO
ESCI DALLA MIA STANZA TI AMMAZZO E POI FUGGO IN GUATEMALA! SEI
MOOOOORTA!”
Continuo a urlare mentre
il tizio ignoto mi trasporta – ansimando
– al piano di sotto, potrebbe
quasi farmi pietà se non mi separasse da mia sorella e dalla
collera che ho
intenzione di farle sperimentare. È esattamente per questo
motivo che sono un
peso poco collaborativo, un peso che urla e scalcia, un peso che ignora
i suoi
grugniti quando i colpi fanno centro.
E dai, stronzo, mollami!
Mi molla solo quando
arriviamo in cucina, solo allora mi fa scivolare in qualche modo su una
sedia e
cerca di riprendere un aspetto umano.
Dovrei essergli grata per
avermi evitato un futuro da detenuta nel braccio della morte, invece mi
metto a
urlare, di nuovo.
“Ma che cazzo fai?
Perché mi hai portato giù,
nemmeno fossi un sacco di patate?”
“Perché avevi l’aria di
una pronta a fare una strage, ecco perché!”
Risponde lui, mezzo
sconvolto, la testa appoggiata al tavolo della mia cucina.
In un momento di lucidità
– la mia collera arriva e si esprime a ondate – gli
do un’occhiata approfondita
e noto che ha i capelli viola.
Oh, grandioso! Un altro
strambo soggetto che solo Erin potrebbe frequentare, degno compare del
tizio al
piano di sopra.
“Non hai considerato
l’ipotesi che forse VOLESSI fare una strage, che fosse un mio
fortissimo
desiderio e che tu ti sei messo in mezzo come un importuno?”
Lui alza la testa e mi
guarda senza profferire parola, solo studiandomi come se fossi un
bizzarro
animaletto mai visto prima. Irritante.
Da una parte sono contenta
che mi guardi – parlare con un tizio che sembrava a un passo
dal collasso non
era il massimo – dall’altra no: ha due occhioni
azzurri che mi mettono a
disagio.
Il perché ci riescano
rimane un mistero, ma non voglio approfondire, ho una collera da
portare
avanti, perdio!
“Stai dicendo sul serio?”
Chiudo gli occhi e faccio
appello a tutte le mie risorse di ironia nascoste.
“No, minacciare di morte è
il mio hobby! Le mie giornate non iniziano bene se non minaccio di
morte il mio
cactus per motivi non specificati!”
Lui scoppia a ridere,
lasciandomi basita.
Non è una risata isterica
o fatta per paura, ride proprio di gusto, visto che è un
passo dalle lacrime o
dal tenersi lo stomaco.
Tendo sempre a
dimenticarmi del fatto che la mia copia mal riuscita frequenti persone
che sono
come lei: strane, assurde, con reazioni imprevedibili.
“La cosa ti sembra
divertente?
Nutri il desiderio segreto
di seppellire il tuo amico tre metri sotto terra?”
“No, però la tua frase era
divertente, si vede che sei la gemella di Erin.”
Alzo un sopracciglio.
“Tra poco non esisterà più
un’ Erin che potrà essere definita la
mia gemella.”
Mugugno tetra, le mani
conserte e lo sguardo puntato verso la porta della cucina.
“Ma dai! Perché te la sei
presa così?
Non sarai una di quelle
bigotte ossessionate dal sesso e da quanto sia perverso ed
impudico?”
Alzo gli occhi al cielo, cosa
diavolo c’entra?
Possibile che non capisca
il nocciolo della questione?
Beh, è un ragazzo, cosa
posso aspettarmi da lui?
“Senti, tizio dai capelli
viola.”
“Mi chiamo Mark.”
“Ruby, dispiacere mio.
Adesso andiamo avanti, il sesso non mi fa schifo e non mi fa nemmeno
schifo
vedere mia sorella che scopa, l’importante è che
abbiano preso precauzioni.
Mi fa paura
l’idea che un’altra Erin
possa aggirarsi in questa casa e fare danni in questo mondo, tanta
paura.
Il punto è che quello era
il mio letto, il posto dove io dormo tutte le notti, sogno, sbavo,
faccio i
compiti, leggo; un posto intimo, mio.
Insomma mi sento violata
nel sapere che quelle due bestie ci stessero scopando sopra, visto e
considerato che una porta più in là –
non a un universo di distanza! – c’è la
stanza di Erin.”
“Secondo me te la prendi
troppo!”
Alzo di nuovo gli occhi al
cielo, non so perché io non l’abbia ancora mandato
al diavolo – è un amico di
Erin, mi ha distolto dai miei propositi di vendetta e adesso si
aggira
nella mia cucina alla ricerca di qualcosa senza avermi chiesto il
permesso –
deve essere sicuramente per gli occhioni azzurri, non può
starmi simpatico.
“Per prima cosa: vuoi
dirmi cosa stai cercando?
Se ti fosse sfuggito
questa è la mia cucina non la tua! E secondo: non hai un
fratello, tu?”
“Una sorella.”
Risponde serafico lui.
“E?”
“Sto cercando delle
patatine, ho fame, non sei stata un peso semplice da
portare.”
Apro un cassetto e gli
allungo un pacchetto astiosa – soprassedendo sul fatto che se
lui mi avesse
lasciato uccidere in pace Erin ora non avrebbe fame –
preparandomi al prossimo
attacco.
“Ti farebbe piacere
trovare tua sorella che fa sesso con il suo ragazzo sul tuo letto,
quando sai
che ha disposizione la sua bellissima cameretta?”
“Penserei che deve fare
schifo fare sesso nel mio letto, dato lo stato in cui solitamente
versa, ma un
po’ mi arrabbierei anche. Credo.”
È una mezza vittoria? L’ho
zittito?
“Toglimi una curiosità,
Ruby.”
No, non l’ho zittito.
“Va bene, sono qui
apposta. Non ho una sorella da uccidere, un letto da cambiare e una
pila alta
sei chilometri di compiti da fare, sono qui solo per rispondere ai tuoi
quesiti
esistenziali!”
“Cosa ti ha fatto Erin?”
Questo cosa c’entra? Lo
guardo senza capire il senso della domanda.
“Scusa?”
“Perché ce l’hai tanto con
tua sorella? È così simpatica.”
“Non è mia sorella, la mia
vera sorella deve essere là fuori da qualche parte che mi
attende, all’ospedale
devono aver fatto uno scambio di culle.”
Accenna una risata.
“Ok, il tuo clone umano
cosa ti ha fatto?
Erin dice che non fate
altro che litigare tutto il giorno e stai ancora covando propositi
omicidi che
non sono, uhm, normali tra sorelle.”
“Perché è un’idiota
rumorosa che mi costringe sempre a far fronte alle sue mancanze. Quando
ci sono
i turni per i lavori domestici li salta, mi supplica per una mano nei
compiti e
sta fuori tutto il giorno a cazzeggiare.
È noioso e non è equo. Non
è che perché siamo gemelle io devo sgobbare e lei
può godersi i frutti del mio
lavoro!
Che lavori lei! E poi
dorme!
Dorme sempre, mi finisce i
colori e non mi avvisa, mi ruba i vestiti dall’armadio e non
si premura nemmeno
di rimettere tutto in ordine. Per non parlare del fatto che ascolta a
tutte le
ore musica, io divento matta a vivere con lei.
Matta!”
“Convincente. Non ti
sembra comunque un po’ poco per toglierla definitivamente dal
mondo?”
“La mia sanità mentale
viene prima di tutto.”
Mugugno, addentando una
patatina.
“E poi, fin dalla più
tenera età, mi ha sempre fatto fare figuracce.
Quando avevamo sei anni mi
ha convinto a uscire nuda per il quartiere dicendo che era per la festa
di non
so cosa.”
Mi porto le mani davanti
al volto, ricordare le umiliazioni che mi ha inflitto in passato mi fa
sempre
desiderare di scomparire e mi fa biasimare la mia ingenuità
di bambina.
“C’è qualche stronzo che
me lo rinfaccia ancora oggi questo fatto. Che idiota!”
Lui scoppia a ridere di
nuovo.
“Oh, avrei voluto vedervi,
soprattutto tu!”
Lo conosco abbastanza da
potermi permettere di tirargli un calcio sotterraneo o sarebbe
considerato poco
carino?
Probabilmente il mio
desiderio mi si legge in faccia perché lui si allontana dal
tavolo e si mette a
distanza di sicurezza.
“Non sei una tizia con cui
si può scherzare, vero?”
“No, non è questo il
punto, è che …. No, lasciamo perdere.”
Lui alza un sopracciglio e
si avvia verso il frigo.
“Prego, fa come se fossi a
casa tua!”
“Ok, e a casa mia esiste
della birra?”
“Non per te, mia madre la
tiene nel frigo in cantina e io non ho voglia di scendere. Puoi
prendere
dell’acqua, della coca o della spremuta di arance, dovrebbe
esserne avanzata un
po’ da stamattina.”
Lui annuisce, apre lo
sportello e fruga un po’ – mai visto uno
colonizzare così alla svelta casa mia!
– poi estrae vittorioso la brocca dove mia madre mette il
succo d’arancia.
“Eccolo!Bicchieri?”
“Nel mobile sopra il
lavandino.”
Rispondo sarcastica.
“Bene. Mi sa che sei
una che si dà alla birra ogni tanto, visto che sai
esattamente dov’è quando
dovrebbe essere un segreto.”
Non rispondo alla sua
provocazione, lui continua.
“Dovevi essere veramente
carina in balia di tua sorella!”
“Ero una cretina, grazie a
lei ho bestemmiato davanti a mia zia Penelope, da allora pensa che io
sia una
satanista.”
Lui ride, rischiando di
sbrodolarsi con il succo.
“Non lo sei?”
“NO! Il fatto che io vesta
solo di nero e che indossi una mano di Fatima non fa di me una
satanista!
Per inciso, questa.”
Sollevo il mio amuleto: “Serve a tenere lontani gli spiriti
maligni!”
“Allora dovrebbe tenere
lontani tua sorella, me e Tom; non mi sembra funzioni.”
“Ah ah ah! Divertente!
Come mai siamo finiti a
parlare di mia sorella e dei miei problemi con lei?”
“Perché sembra che tu ne
abbia bisogno e poi perché dovevo guadagnare tempo e magari
farti sbollire la
rabbia prima del ritorno del mio amico e di Erin.”
Sbuffo e sento una risata
alle mie spalle, in cucina è arrivato il tizio che si stava
scopando mia
sorella.
“Oh, ma guarda chi si
rivede?
Piaciuta la scopata? Prese
le dovute precauzioni?”
Cerco di usare tutto il
mio sarcasmo acido con il ragazzo che ho davanti, ma non sembra fargli
particolarmente
effetto, visto che mi sorpassa sorridendo e parte
all’attacco del
pacchetto di patatine.
“Sì, non è stata male e
sì, abbiamo preso le dovute precauzioni: non voglio essere
padre prima del
tempo.
Buone queste patatine, non
è che si potrebbe avere anche
qualcos’altro?”
Vorrei dare una testata al
muro, ma da dove arriva questa gente?
“Oh, bene! Abbiamo almeno
una cosa in comune – nemmeno io voglio essere zia prima del
tempo – e no,
non si può avere nient’altro: il ristorante
Ferreira è chiuso!”
Lui annuisce e si rivolge
al suo amico irritandomi immensamente.
“Ehi, Mark, ma è ancora
incazzata?”
“Sono qui davanti a te e
parlo la tua lingua, non c’è bisogno che ti
rivolgi al tuo amico!
Sono ancora incazzata e mi
rompe i coglioni il fatto che tu detti legge nella MIA cucina,
perciò vattene!”
“Mi stai cacciando?”
“No, sto ristabilendo
l’ordine in questo manicomio, aria!
Hai avuto quello che
volevi, per il resto esistono i bar!”
Il biondino sbuffa, si
alza dalla sedia dove si era seduto ed esce dalla mia cucina.
“Dovresti scopare di
più, sai?”
Mugugna mentre se ne va.
“Esci prima che io ti
impedisca di scopare per i secoli a venire!”
L’altro soggetto scoppia a
ridere un’ultima volta prima di uscire dalla mia cucina e di
darmi una pacca
sulla spalla.
“Ciao Ruby, sei
divertente.”
“Sì, sì. Ciao.”
Sento sbattere la porta di
casa mia e – solo allora – lancio un urlo
animalesco di vittoria: la pace
è stata raggiunto, così come il silenzio.
Ora resta solo una
questione: parlare con la bestia con cui si suppone io divida gran
parte del
DNA:
“EEEEERIIIIN!”
Urlo come un’ossessa, mi
piace annunciarmi in maniera eccessiva quando si tratta di litigare con
lei.
“MA COS’HAI SEMPRE DA
URLARE, CAZZO?
RUBY, HAI MAI CONSIDERATO
L’IDEA DI CANTARE IN UNA BAND PUNK?”
Salgo in camera sua e la
trovo stesa sul letto, indossa una felpa con il faccione del tizio
morto che le
piace tanto – Sid Vicious – e un paio di shorts
cortissimi, nonostante fuori
faccia freddo.
“No, per carità. Non
voglio finire sui muri delle camerette di altre strambe come
te.”
Lei sospira e si rigira,
lasciandomi la visuale completa dei suoi capelli fucsia.
“Prima che tu inizi a
delirare come tuo solito, vorrei dirti che ho già cambiato
le lenzuola e che
non ti conviene bruciare il letto.”
“Non conviene a te, se io
dovessi spiegare a mamma perché ho bruciato il letto questa
sarebbe la volta
buona che ti sbatte ai domiciliari fino ai ventuno anni.”
Lei sospira, si rigira di
nuovo, si alza e comincia a gironzolare per la stanza.
“Io non so che problema tu
abbia.”
“Il mio problema attuale è
che tu hai scopato nel mio letto.”
“Quello l’ha sentito mezzo
vicinato.”
“Il mio problema secolare
è che tu sei incapace di dimostrare rispetto verso
chicchessia, me per prima.
Non te ne frega niente delle figuracce che mi fai fare, di come la
gente sparli
di me a causa tua, né dei miei
sentimenti.”
Mia sorella continua il
suo giro fino a che non si trova davanti a me.
“Non sapevo fossimo finite
in una telenovela messicana di quinto ordine.
Oh, Ruby, mi ami?”
“Vai a cagare, Erin! Con
te non si può parlare seriamente, sei un cazzo di caso perso
ed è esattamente
per questo che io te non possiamo definirci sorelle, figuriamoci
gemelle!”
“Sì, sì. Adesso tirerai
fuori la storia che c’è stato uno scambio di culle
e che la tua gemella vera ti
aspetta là fuori con tanto di happy end strappalacrime.
Dio, Ruby, puoi fare il
paio con Tom, lui è ossessionato dagli alieni.”
Alzo un sopracciglio, non
è il massimo essere paragonati a un complottista.
“Tom sarebbe?”
“Il tizio che hai
minacciato di ammazzare meno di un’ora fa e a cui hai
scansionato il culo.”
“Scusa?”
Cosa dice questa cretina?
Cosa?
“Credi che non mi sia
accorta che prima di dare di matto hai ampiamente ammirato il
fondoschiena del
mio scopamico?
L’hai apprezzato?”
Stronza!
“Passabile.”
È il suo turno di alzare
un sopracciglio e il mio di alzare le mani.
“Ok, hai vinto, bestia!
Era decisamente una bella visione!”
“Lo sapevo. Dovrai pur
essere la mia gemella per una qualche ragione.”
“Il fatto che i nostri
genitori abbiano scopato non ti basta come ragione?”
Erin muove un dito sotto
al mio naso con aria soddisfatta.
“Ah! Cos’è questa?
Un’ammissione implicita che forse siamo DAVVERO
gemelle?”
“Erin impiccati a una
trave!”
Lei ride soddisfatta e
saltella per la stanza. Non è la mia gemella, è
una pazza!
“E così hai conosciuto Tom
e Mark!”
“ E la loro abilità a
colonizzare la mia cucina. Sì, mi è
capitato.”
“Che ne pensi di loro?”
“Tom è simpatico come zia
Penelope quando mi accusa di essere una pazzoide satanista, Mark
…”
Stavo per dire che è
simpatico! Come è possibile?
Non può essere e
soprattutto Erin non lo deve minimamente sospettare o mi
tormenterà fino alla
fine del tempo! Purtroppo è troppo tardi, la mia adorabile
clone (Mark – argh!
– docet) si è accorta dell’esitazione.
“Mark?”
“Mark niente, è una bestia
come il suo compare!”
Erin scoppia a ridere in
maniera inquietante, riesce a spaventare persino me che la sopporto da
sedici
anni.
Sembra la versione
femminile di Monty Burns, con l’aggiunta di un paio di occhi
rovesciati come quelli
di una tarantolata.
“Tu non me la racconti
giusta, sorellina.”
“Fai paura.”
“Tu non me la racconti
giusta! Mark non è una bestia come Tom per te, no no.
Lo conosco questo
faccino!”
Mi prende il mento tra le
sue dita – causandomi un altro attacco di istinti
omicidi – e mi pianta i
suoi occhioni neri nei miei.
TI ODIO!
“Ruby Ferreira, Mark ti
sta simpatico!”
“Erin Ferreira, se non
vuoi ricevere un calcio nelle ovaie, allontanati subito!”
“Quando ammetterai che
Mark ti piace.”
Tra due secondi la uccido,
fanculo al dispiacere che causerò a mia madre e al fatto che
facendo questo non
arriverò a vedere i miei trent’anni.
“Non doveva starmi
simpatico?”
Bofonchio al limite
dell’isteria.
“Se uno ti sta simpatico
ti piace anche.”
“Certo, anche il
giornalaio sessantenne che c’è accanto alla scuola
è simpatico, ma da qui a
farmelo ce ne vuole, eh!”
“Questo significa che ti
faresti Mark?”
“ERIN LUCIA FERREIRA! SE
NON TI LEVI DALLE PALLE ENTRO CINQUE SECONDI È LA VOLTA
BUONA CHE TI AMMAZZO E
POI SCAPPO IN GUATEMALA!!!”
Lei mi molla, ma continua
a ridere. Cosa ho fatto di male per meritarmela? Cosa?
“Ah, Ruby Ruby! Dopo
tuuuuuuutto il tuo tuonare contro i punk ti interessa uno di
loro!”
“Erin vaffanculo!”
E dopo questo brillante
scambio di opinioni lascio la stanza di mia sorella, per oggi
l’ho sopportata
abbastanza e mi ha dato fin troppe cose su cui pensare.
E no, a me non piace Mark.
Ma proprio no!
Angolo di Layla
Non ero convintissima di pubblicarla, ma ok, sono qui. Spero vi piaccia . Mark con i capelli viola e Tom biondo platino sono ovviamente presi dal video di "Josie". Non so cosa dire.
Alla prossima.