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Autore: The Loveless Jester    11/08/2012    3 recensioni
-Eros stesso soleva giocare con le armi d’Efesto , giacche l’amore ha vittoria e potere persino sulla guerra fatale-
Genere: Angst, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Achille, Ettore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Katà Moira : Attraverso il destino.

 

Come nel sogno
talor ne sembra con lena affannata
uom che fugge inseguir, né questi ha forza
d’involarsi, né noi di conseguirlo;
così né Achille aggiunger puote Ettore,
né questi a quello dileguarsi. E intanto
come schivar potuto avrìa la Parca
di Prìamo il figlio, se l’estrema volta
nuovo al petto vigor non gli porgea
propizio Apollo, e nuova lena al piede
?
 
(Iliade , libro XXII)

 
 
 
 
 

Ancora l’alta pira di Patroclo innalzava fumi a Urano  ed il Pelide piè veloce  già rincorreva sulla biga una vendetta sanguinosa e crudele, nella mente sovrano regnava il desiderio di dilaniare le carni del principe Ettore alla  stessa maniera  di un cane che  si cibava della carcassa di un morto.
Nel petto del valoroso eroe acheo vi era un infuocato tumulto di ira e rancore verso colui che  aveva  osato privarlo di uno dei suoi affetti più cari .
Non appena giunse sotto le mura di Ilio  smontò dalla biga e la voce dell’acheo sovrano parve risuonare più forte del frastuono generato dalle fulminee saette, lanciate da Zeus dall’alto dell’Olimpo, mentre invocava il nome del domatore di cavalli.
“Ettore!” si dilatarono  i polmoni d’Achille mentre scandiva altisonante ogni lettera di quel nome ,impregnando ognuna d’esse di un odio profondo e fastidioso all’udito.
“Ettore!” Urla di nuovo il pelide  compiendo ancora un passo verso le belle ed alte mura di Ilio ,quelle stesse mura imperiture che da dieci anni proibivano agli achei l’assaporare il dolce gusto della vittoria.
“Ettore!” è la terza volta la decisiva , Le porte Scee s’aprirono sulla sfolgorante figura di Ettore glorioso domatore di cavalli che avanzava fermo nell’animo, ben rivestito con l’armatura dei teucri , al braccio lo scudo e i dorati schinieri con le effigi di Ilio incise al di sopra.
Avanzava cauto senza elmo sul capo. lasciava che la chioma bruna fosse accarezzata dal soffio dei venti provenienti dal mare.
-Ebbene dunque per tre volte hai acclamato il mio nome di fronte alle sacre mura di Ilio mia patria, per tre volte il cuore mio mi ha sospinto a rendermi sordo alla tua chiamata, ma avrei troppo rossore di me stesso e di tutti i teucri per fuggire realmente dinnanzi alle tue accorate invocazioni.
Solo una cosa ti chiedo, Achille figlio di Peleo e signore dei Mirmidoni feroci ,giacche  siamo in un era di civiltà, ognuno di noi si impegni a far si che il caduto sia onorato con le dovute onoranze funebri.-
Con occhi di fuoco  il pelide guardò il principe dal bell’aspetto , sputò in terra ringhioso come una cagna che protegge la propria prole dal pericolo esterno e poi pronunziò grande giuramento.
-Non vi siano patti principe tra uomo e leone, questa notte  tu vagherai per l’oltre tomba storpio di parole e d’udito e d’occhi e  chiunque  tra le ombre vedendoti ti deriderà, “ecco lo stolto che credeva d’aver ucciso Achille .”- velenose le parole del pelide gettarono nel cuore del teucro la più gelida delle angosce che fu mantenuta nascosta solamente  dalla tempra del gran guerriero che distingueva il principe Ettore tra tutti i troiani.
-Sia allora come dici tu figlio di Peleo .- e per un attimo un lampo di tristezza  traversò rapido i fulgenti occhi nocciola del principe teucro. –Non avrei mai tolto la vita al tuo giovane cugino, credevo fossi tu, e me ne rammarico profondamente del mio gesto. AH ! davvero fossi stato tu al posto dello sventurato Patroclo!- tentava invano il principe Ettore di mutare la sua sorte con il potere delle parole  ma vanamente tentava giacche il cuore del pelide era reso nero e duro dall’oscuro dolore che ebbe il potere di annebbiare la mente del più forte dei guerrieri greci.
E dunque attimi di silenzio riempirono l’aria resa tesa dall’attesa dei due eroi che avevano l’uno gli occhi incatenati  a quelli dell’altro.  Se solo il dolore non gli avesse accecato la vista il pelide avrebbe certamente soffermato lo sguardo sui raffinati lineamenti del principe teucro, come  passate volte era già accaduto nel corso dei passati dieci anni, la sua mente ora accecata gli avrebbe di certo rimembrato che una volta le sue mani avevano ardentemente desiderato posarsi sul corpo del principe ma non per elargire morte ma bensì  per donare piacere.
Da sempre aveva ammirato l’eleganza nel combattere mostrata dal nemico figlio di Ilio , molte volte aveva appresso della nobiltà d’animo  del suo nemico  e per questo  il desiderio di possedere l’anima e corpo del principe era scoppiato prepotente nel suo animo finche non era stato accecato dall’oblio del dolore.  E così ebbe inizio.
Non fu molto lungo il fatale duello, ben presto il pelide ebbe la meglio sul suo avversario e crudele e spietato  pose fine all’amara disputa trapassando il principe da parte a parte con la sua fedele spada forgiata da Efesto in persona  e mentre sputava fiotti di sangue la ferita inferta all’altezza del cuore ,Ettore pronunziò la profezia che ogni morto pronuncia al suo uccisore, giacche ogni morente diventa per un attimo possessore del dono della veggenza.
-Hai il cuore come il ferro e lo sapevo. Ma stai attento che io non sia il motivo di qualche ira celeste, che non sia per mia causa che Apollo , venerato Dio del Sole, e Paride Alessandro trafiggano il tuo corpo con fatali frecce  facendo si che la tua anima trovi dimora al di là dello Stige, Li nei Campi Elisi ove è dimora di eroi.- Le ultime parole furon del Principe Ettore che spirato l’ultimo soffio di vita scese nella casa dell’Ade rimpiangendo la gioventù abbandonata .
- E sia, che morte mi giunga quando Zeus stesso lo riterrà necessario.- all’ormai morto furon rivolte le parole del pelide ora chino sul corpo del teucro principe, intento a sfilar via la spada dal corpo freddo dell’altro e mentre lo spogliava delle belle armi d’innanzi a tutto il popolo dei teucri, piangente e riunito sulle mura , un moto di tristezza attanagliò il suo cuore ormai non più reso cieco dal dalla rabbia ma di nuovo ferito dal dolore della perdita.
Sulla biga legò l’insanguinato corpo e subito lanciò Balio e Xanto,i cavalli divini , verso le navi achee ancorate sul lido.
 
Giunse la notte sull’accampamento acheo , il piè veloce disteso sulle pelli d’agnello e di capra  sorseggiava distrattamente vino diviso in due parti con acqua e  una di puro vino , la mente e il cuore ancora al avvolti dal dolore della perdita, contemplava il corpo esangue di Ettore che giaceva ai suoi piedi e versava molte lacrime ,poichè ben presto la mente gli aveva riportato alla memoria ciò che nel furore aveva dimenticato.
Diede ordine di far portare via il corpo del principe, che fosse celato alla sua vista annebbiata  e mentre il capitano dei Mirmidoni eseguiva i suoi desideri lasciò che morfeo lo trascinasse in un sogno agitato.
Quella notte sogno di possedere il bel corpo di Ettore domatore di cavalli, sognò di marchiare a fuoco quel corpo  graffiando con le unghie la pallida e vellutata schiena del principe  che si inarcava sotto i suoi tocchi mentre gemeva nel suo orecchio il suo nome con tono amoroso  perfetto per un amante, infine il sogno prese le conturbanti e nere sembianze di un incubo , il bel corpo d’Ettore giaceva inerte  e insanguinato mentre i bei occhi nocciola puntavano vitrei nel vuoto.
Di soprassalto si svegliò il pelide Achille  e d’innanzi a lui percepì subito una figura incappucciata che non appena lo scorse nell’oscurità si gettò sui suoi ginocchi piangendo e invocando il suo nome in lunghe preghiere.
In quel vecchio incappucciato riconobbe Priamo, Sovrano di Ilio venuto a reclamare umilmente  e con grandi doni il corpo del suo erede per rendergli giusta sepoltura e allora il pelide   commosso sia dal rimorso amaro lasciato dall’incubo funesto e sia dal ricordo nostalgico del vecchio padre che tanto gli era stato ricordato da Priamo, uscì dalla tenda con l’intenzione di riportare indietro il corpo del principe defunto.
Trovo il corpo a pochi passi dalla sua tenda che giaceva sporco di sabbia e dimenticato, avvolto in un telo blu rimaneva scoperta solo la faccia  resa turpe dalla sabbia mista a sangue, Il pelide  con un lembo della sua tunica cercò di pulire  più che poteva il bel viso d’Ettore e mentre compiva quei gesti bagnava quel viso con calde lacrime mal trattenute dalle bionde ciglia.
- Perdonami Principe, ci rivedremo presto nella casa di Ade.- pronunziata la promessa solenne  s’azzardò a fare ciò che fin’ allora aveva visto la vita solo nei lochi più reconditi della sua mente, posò le labbra umide di sale su quelle fredde e secche del principe morto depositandovi sopra un innocente bacio come suol fare un amante con l’amato alla fine dell’amplesso.
Staccatosi dal corpo del principe copri il volto del defunto con un lembo di stoffa caricandosi poi il corpo in spalla lo portò sino alla biga ove lo legò con corde strette e sicure porgendo poi le redini della biga al Vecchio  Priamo che nel frattempo l’aveva atteso al di fuori innanzi alla tenda.
-Avete la mia parola, venerando sire , che nessuno oserà farvi del male, inoltre instauro una tregua con Ilio di dodici giorni ,necessari alle onoranze funebri in onore del Principe Ettore.-
Il vecchio re non rispose  ma il pelide lesse chiaramente nei suoi occhi tutta la gratitudine che poteva esprimere un vecchio padre e re.
 
 








 

-Tuttavia d’innanzi al Destino l’uomo è ben misera cosa. –

 
 





 
 
La fine della guerra infine giunse anche per il Pelide Achille, ormai sceso nella casa dell’Ade , gettato nell’oltretomba dalla freccia di Paride guidata da Apollo fiero Dio del sole.
Lì nei Campi Elisi dove agli eroi  più valorosi è concesso di mantenere le fattezze umane  aveva scorto il principe Ettore seduto nel grano, fulgido più che mai e con il corpo mai più deturpato dalle tremende ferite della morte.
Il pelide lo desiderava in vita e ancora lo desiderava in morte,  ora che lo vedeva lì bagnato dalla luce che rischiara i campi elisi ,circondato da grano dorato che sembra farlo apparire avvolto da un aureo alone, come se lo vedesse per la prima volta ne saggiava i lineamenti come farebbe un amante cieco di fronte allo splendore del proprio amato, ora che lo vedeva non più come principe nemico ma come uomo splendente, per questo il pelide non era riuscito  a controllare le membra deboli e lesto si  era avvicinato a gran passi alla sua figura immobile.
Ed Ettore domatore di cavalli come se percepisse il lesto muoversi dell’altro guerriero aveva voltato la testa, posando gli occhi nocciola sulla fulgida figura dell’acheo che lo privò della vita , ricambiava  lo sguardo torbido di passione del pelide con uno sguardo torbido alla stessa maniera, ed Eros nell’alto dei cieli rideva sommesso accanto alla’aurea Afrodite signora della bellezza.
 Ancora un passo e il pelide  era al fianco del teucro principe , il fiato ormai mozzo e lo sguardo nuovamente incatenato com’era già successo quando entrambi erano in vita ma ancora troppo ciechi per vedersi davvero.
- Conosco il tuo sguardo , l’ho visto molte volte riflesso specchiandomi nel tuo sguardo Principe d’Ilio .-  dunque portò la grande mano sul volto aureo del principe teucro , ne saggiò la consistenza con i polpastrelli  e regalando lievi carezze a quella pelle con il suo pollice , sussurrava queste parole a un soffio dal volto del teucro principe.
-Infine le mani del mio assassino sono qui a vezzeggiare la mia pelle come fosse la sola ragione per cui esse si muovono. Eros non ha avuto pietà di me , né in vita né in morte, così che  mai principe fui d’innanzi a te Achille figlio di Peleo. – e portò la destra a compiere lo stesso gesto che aveva compiuto poco prima la mancina del Pelide.
-Mai più guerriero io sarò d’innanzi a te, solo tuo servo devoto, ora che più alcuna vendetta o guerra ci separa non opponiamoci più al volere del nume più potente di tutti , ne tanto meno continuiamo a dar battaglia a un destino che ci ha già vinti da tempo.- e senza attender risposta posò le labbra  rosee su quelle rosse e piene del Principe Ettore che subito ricambio con slancio e passione e mentre le loro labbra si rincorrevano in danza,  Eros e la Moira, il destino a cui nessuno né uomo ne Dio può sfuggire, stringevano catene d’eterno intorno ai corpi ora per sempre immortali dei due eroi.
Legati da quelle catene  dorate, giacquero nel grano spogli delle armature , persi nell’annusare e nel vezzeggiare ognuno il corpo dell’altro finche infine il Principe  si lasciò possedere da colui che in vita era stato il più feroce e potente guerriero di tutti i tempi che tuttavia nell’atto di prenderlo e possederlo  sembrava aver perso tutto l’impeto del furore lasciando spazio a un tenero amante che possedeva con dolcezza il corpo dell’amato e che allo stesso tempo muoveva la mano su di lui, allo stesso ritmo delle  serrate ma tenere spinte, gli donava piacere giacche desiderava che raggiungessero l’estasi dei sensi insieme. Come nei sogni Il principe teucro  gemeva  direttamente  nell’orecchio del pelide invocando il suo nome confondendolo tra lussuriosi gemiti e parole d’amore tipiche degli amanti  e in quell’istante non solo si unirono entrambi nel corpo, ma soprattutto si legarono indissolubilmente le loro anime vinte dalle catene d’oro  della Moira e di Eros.
Separati in vita ma uniti per sempre nell’eternità promessa nei Campi Elisi, infine giacquero inermi, paghi dell’estasi ormai raggiunta in simultanea,  incatenarono ancora il loro sguardo giurandosi ancora silente amore e devozione .






 
 
 
-Eros stesso  soleva giocare con le armi d’Efesto , giacche l’amore ha vittoria e potere persino sulla guerra fatale-


 

 





The End

 





 


Note: prima storia pubblicata, spero sia di vostro gradimento. Dedicata ovviamente alla koala del mio cuore <3
  
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