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Autore: romiee    11/08/2012    1 recensioni
E come la tediosa pioggia di Novembre, incapace di scegliere fra il fermarsi totalmente o l’aumentare il proprio ritmo, Colin Farrell rimase in bilico tra la vendetta e l’amore.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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November rain
A differenza di quanto si dicesse fuori dal set di “Alexander”, Jared Leto (Efestione) e Colin Farrel (Alessandro) non erano in buoni rapporti.
Sebbene interpretassero due “amici” storici che avrebbero sacrificato la loro vita pur di salvare quella dell’altro, i due attori avrebbero fatto fuoco e fiamme per oscurare l’immagine del “rivale”.
Tuttavia, per farlo avrebbero dovuto attendere la fine delle riprese, la quale appariva sempre più distante a causa dei continui battibecchi, ormai, protrattisi persino durante le registrazioni.
Qual era, però, il problema principale fra i due attori?
Jared era un perfezionista che non ammetteva sviste o errori durante le proprie performances. Pretendeva da se stesso più di quanto gli fosse richiesto. Addirittura il regista era esasperato dal suo comportamento: infatti, Jared, spesso, ritardava il suo lavoro obbligandolo a ripetere la parte fin quando non si avvertiva soddisfatto di sé, di aver interpretato al meglio il personaggio al quale prestava il suo volto. Ed era difficile che lo fosse solamente dopo poche prove.
Colin, al contrario, tralasciava i particolari e sovente non seguiva le battute del copione, modificandole a suo piacimento. Certo, non mutandone il significato, ma magari qualche parola. Insomma, come sostituire ad un “sì” affermativo, un “certo”. Non si curava dei particolari; la sostanza era di gran lunga più importante.
Il Regista, ad ogni modo, non si lamentò mai dell’atteggiamento con cui i suoi attori si approcciavano alla vicenda, al film.
Anzi, si era dimostrato abbastanza paziente.
Tuttavia, era richiesto loro di non fare sfoggio dell’astio che nutrivano reciprocamente.
Purtroppo, però, spesso i due infransero questa regola facendosi cogliere nel bel mezzo di una discussione in cui i toni erano elevati e minacciosi.
La superbia di Jared colpiva in pieno l’orgoglio di Colin, suscitando in lui una reazione di contrattacco.
Così come accadde durante la premiazioni dei film proiettati in quell’anno.
Colin, quale protagonista principale, si era alzato dal proprio posto nel momento in cui fu nominato “Alexander” per ritirare il premio; Jared, dal suo canto, gli fu dietro. Il pubblico ammirò i due ricongiungersi sul palco. Cole, un po’ incuriosito dal gesto del collega, lo lasciò parlare: desiderava sapere che cos’avesse in serbo Leto con quel suo gesto.
“Prego Jared Leto di spendere due parole in favore del premio”, così abbandonò il primo piano posizionandosi un passo dopo “Efestione”.
“Ti ringrazio, Farrell! Vorrei solo ribadire una cosa: il premio non spetta al mio collega in quanto egli non vi metteva impegno nel rappresentare al meglio il proprio personaggio! Era un evento da calendario quando riusciva ad attenersi al testo del copione, figuratevi premiarlo! I numerosi ringraziamenti potrà farli lui! “
Colin lo fissò con un’espressione sconvolta, frastornata.
Perché gli aveva recato un danno così grande?
Un insopportabile silenzio piombò in quel teatro. Ed egli si sentì al tempo stesso vittima e carnefice di quel fatto: era stato umiliato senza troppi rimorsi e, egli stesso gli aveva permesso di farlo.
Il conduttore, impacciato, recuperò la scena e, con voce rintontante, squillò:”Un applauso a Colin Farrell, Jared Leto e ovviamente, Alexander!”
L’uomo, ciondolante, abbandonò il palco per tornare a sedersi. Jonathan Rhys Meyers gli sorrise e in segno d’amicizia colpì la sua spalla a mano aperta.
“Mi dispiace, Cole”, strascicò il rammarico che nutriva nei suoi confronti.
Piano piano al suo interno il rancore si faceva strada.
Jared l’avrebbe pagata in un modo o nell’altro.

In seguito a quell’evento, le loro strade si divisero. Presero percorsi differenti, a senso unico, in modo tale da non scontrarsi durante il loro viaggio.
Ma si sa, le precauzioni non sono mai una certezza.
Prima o poi capita qualcosa che le stordisce, le rende nulle.
E ciò, accadde: il tredici luglio, Leto s’imbatté in Farrell, nuovamente.
Eoni di tempo in cui Jared ammirò in tutta la sua compostezza il nemico di due anni prima.
Colin non apparve sorpreso di rivederlo.
Lo avevano chiamato giorni addietro per comunicargli la presenza di Leto come suo antagonista e, proprio a tal proposito aveva accettato la parte che inizialmente avrebbe rigettato.
“Ciao!” sorrise sornione il castano, prima di tendergli la mano in segno d’amicizia.
“Tu… che ci fai qui?” aveva risposto balbettando, l’altro.
“Mi hanno scelto per la parte, non ci arrivi?” domandò dubbioso.
Jared storse le labbra per simboleggiare il proprio disappunto.
Un’altra volta avrebbero dovuto recitare assieme: questo non lo faceva sprizzare di gioia, tutt’altro.
Con un guizzo, raggiunse la porta che dava al proprio camerino.
Prima di entrare, Cole gli disse: “Scusami. Non dovevo usare quel tono.”
Jared tacque e chinò la testa.
Farrell sorrise riconquistandosi la poltrona sopra la quale era comodamente seduto prima che Jared irrompesse nella stanza.

Il film andava alla grande, la loro rivalità sul set stava attenuando quella reale.
Negli angusti locali di New York si offrivano da bere e condividevano le proprie esperienze senza il timore reciproco che precedentemente aveva dominato il loro rapporto. Il timore di essere ritenuto inferiore rispetto all’altro: Jared non avrebbe potuto sopportarlo
La vodka scendeva lungo i loro esofagi tradendo i segreti celati negli angoli più remoti della loro psiche. Essa parlava e svelava, soprattutto.
Di buon grado, Jared finiva con il rimettere l’anima a fine serata, mentre Cole manteneva costantemente un certo livello di sobrietà per ascoltare i problemi del collega e non dimenticarli.
Una notte, fuori dalla locanda di turno, Cole accompagnò Leto a casa, ormai incapace di reggersi in piedi.
Si era scolato un paio di bottiglie di disparati alcolici senza alcun ritegno. Era un pozzo senza fondo sia per quanto riguardava il cibo, sia per le bevande.
Lo sollevò per porselo sulla spalla. Quel ragazzo pesava pochissimo e il suo fisico, appena palestrato, era talmente minuto che gli pareva di stritolarlo con le sue grandi e pesanti mani.
Forse, l’avrebbe dovuto fare,pensò.
Lo poggiò sul letto delicatamente e l’osservò dormire.
Aveva assunto una visione talmente angelica da non poter distoglierne lo sguardo.
E, Fuori pioveva ininterrottamente.
Le gocce erano noiose e monotone. Il gelo, altrettanto complice, spingeva contro le sue ossa.
Non era lui stesso la causa dei suoi movimenti, o almeno così voleva credere.
Sperava fosse il labile vento che s’infrangeva contro la sua pelle a conquistare la padronanza del suo corpo.
Accarezzò il volto di Jared e poggiò le sue labbra sulle sue che sapevano di alcool.
E probabilmente, proprio quel retrogusto disgustoso lo aveva distolto dal continuare a baciarlo.
Ma se solo non vi fosse stato dove sarebbe arrivato?
Sospirò e scorse la pioggia novembrina oltre la finestra.
Con passo svelto vi si posizionò davanti.
Con il dito tracciò la strada di ogni lacrima del cielo che vi strisciava esalando l’ultimo respiro.
Cole aveva cercato vendetta assicurandosi la fiducia di Jared.
Il suo obiettivo era piegare Leto al suo volere e renderlo ridicolo agli occhi degli esterni, nello stesso modo in cui fece lui.
Eppure, faticava solo a torcergli un capello per quanto fragile gli appariva al tatto.
Era una di quelle relazioni a doppio senso: credi di partire a senso unico e poi ti accorgi che un’altra auto ti sta venendo incontro ad alta velocità.
È inevitabile lo scontro.
“Cole” mormorò il ragazzino – l’appellativo che gli aveva appioppato giorni prima – con i capelli corvini scompigliati.
Era ancora più bello del solito,pensò.
“Piove, rimani qua “ rantolò accovacciandosi sul letto come un bambino.
“Certo” acconsentì occupando l’altra metà del matrimoniale.
“Buonanotte Farell.”
“Notte, Leto.”
E come la tediosa pioggia di Novembre, incapace di scegliere fra il fermarsi totalmente o l’aumentare il proprio ritmo, Colin Farrell rimase in bilico tra la vendetta e l’amore.

Note
Che dire? È la prima storia che pubblico su un sito e la prima sulla coppia Leto/Farrell.
Ammetto di non conoscere i due personaggi così bene da poterli descrivere al meglio.
Questa mia one-shot è più che altro frutto di un’ispirazione repentina.
Inoltre, è da molto che non scrivo qualcosa – tre anni per la precisione - perciò ho trovato difficile la stesura di “November rain”.
(Non che abbia utilizzato un registro elevato o complicato, anzi è un testo molto semplice, a mio avviso).
Maaaa basta con le ciance!
Grazie mille a tutti coloro che hanno avuto voglia di leggerla.
  
  
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