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Autore: Ray08    12/08/2012    2 recensioni
Un anno, duecentotré giorni e quattro ore.
Il vento ad Oz soffia sempre uguale, il sole tramonta e sorge dove tramontava e sorgeva prima, i corvi si avventano sui campi di grano vigilati da semplici fantocci senza cervello.
[Dorothy/Spaventapasseri per Moglia ♥]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dorothy Gale, Spaventapasseri
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ricordare: {ripassare dalle parti del cuore.


Un anno, duecentotré giorni e quattro ore.
Il vento ad Oz soffia sempre uguale, il sole tramonta e sorge dove tramontava e sorgeva prima, i corvi si avventano sui campi di grano vigilati da semplici fantocci senza cervello.

Un anno, duecentotré giorni e quattro ore e deve dimenticare lei – la sua voce dolce e il suo sorriso gentile – ancora una volta, per ogni singolo secondo di tutto il tempo passato.

Ha cercato di ripiegare Dorothy e il suo arrivo – una ventata di aria diversa, un nuovo sole, un fantoccio che diventa veramente vivo – nell'angolo più remoto della sua testa, perché ripensare a lei, a quelle labbra calde e morbide, era troppo doloroso.

Insieme alle gemme colorate che si spaccano sugli alberi, ai piccoli fiori color pastello della primavera, ha pensato di dimenticarla.

Con il sole rovente alto nel cielo che bruciava l'acciottolato, con i frutti maturi e succosi, con le serate d'estate passate a guardare le stelle con il Boscaiolo di Latta, ha tentato di dimenticarla.

Con le foglie scricchiolanti d'autunno, simili a tavolozze inesplorate dai colori rossastri e gialli, marrone chiaro e arancione scuro, ha creduto di poterla dimenticare.

Ma di inverno... d'inverno la neve ha volteggiato piano nell'aria, quasi poeticamente, e quando è atterrata, ha ammantato di bianco la strada gialla, e camminando le persone lasciavano impronte – il Leone grandi orme - e lui si è ricordato immediatamente che Dorothy non era lì dove sarebbe dovuta essere – al suo fianco.

Di giorno ha pregato che la sua immagine si sciogliesse insieme al primo sole, che la sua voce smettesse di torturarlo ogni singola ora, ma di notte, così che lui potesse scambiarla per un sogno, lei è ritornata con ogni fiocco di neve, implacabile, bellissima.

Anche ora nevica.

Se chiude gli occhi riesce a rivederla perfettamente, sdraiata tra i papaveri, ed è assurdo come invece i particolari di quel ricordo - l'ambiente circostante, le parole che gli ha detto il Boscaiolo, i suoi movimenti - appaiano lontani. Tutto è sfocato, solo Dorothy si staglia nitida e luminosa nel mezzo, un'epifania radiosa.

E la vede di nuovo, inattesa, e il cuore perde un battito ma non fa male, non stringe il cuore in una morsa stretta come un anno, duecentotré giorni e quattro ore senza di lei.

Si alza di scatto, quasi perdendo l'equilibrio, la colpa è della paglia che inizia a seccarsi, e si muove incerto verso di lei. Ci sono le sue impronte ora su quella strada che li ha fatti incontrare, e lo Spaventapasseri spera che la neve non sia così crudele da cancellarle subito - sono testimoni del suo ritorno, legittimano la sua presenza lì, a Oz, da lui, perché dovrebbero sparire? - ed ora che sono così vicini riesce a vedere ogni singola sfumatura di luce nei suoi occhi, quasi fossero prismi di cristallo che riflettono la sua anima.

Ci sono tanti piccoli fiocchi di neve che dispettosi si sono infilati tra le sue ciocche ramate.
Lo Spaventapasseri vorrebbe toglierli tutti, uno ad uno, ma le sue mani tremano perché ha paura di toccarla e scoprire che è solamente una fragile apparizione.

«Mi sei mancato» sussurra e si getta tra le sue braccia, letteralmente, e per un secondo, una minuscola frazione di secondo, lo Spaventapasseri sente un paio di labbra calde sulle sue, reali, ed è una sensazione nuova, breve e meravigliosa, e poi la testa di Dorothy è appoggiata sul suo petto, vera, e lo Spaventapasseri capisce che il ricordo di lei è rimasto impresso per tutto questo tempo nei suoi occhi, nel suo cervello, nelle sue mani e nelle sue narici – Dorothy era con lui in primavera insieme ai piccoli fiori coloro pastello, rideva d'estate tra i campi di grano e camminava su un tappeto di foglie scricchiolanti d'autunno. Dorothy in fondo non era mai partita – almeno da lui – e c'era in ogni stagione, in ogni giorno e in ogni ora, c'era in ogni pensiero e in ogni sogno, in ogni mattoncino irregolare e in ogni profumo di Emerald.

Ed è in quell'abbraccio, che sa di malinconici tramonti, biscotti appena sfornati e casa, che ricomincia a dimenticare – dimentica il dolore, la solitudine e la tristezza di quegli inutili cinquecentosessantotto giorni senza di lei.


Note autrice:

Storia dedicata a mia Moglie che mi ha chiesto una Dorothy/Spaventapasseri con il prompt neve. Mi dispiace davvero di aver scritto una storia del genere perché il prompt mi ispirava da matti ma non sono riuscita a renderlo come volevo. Sinceramente trovo un po' OOC il fatto che lo Spaventapasseri tenti di dimenticare Dorothy, ma passatemelo come una licenza poetica – tanto alla fine capisce che era inutile e che in fondo non l'ha fatto, no? Credo che potrebbe essere una What if post-finale del film di Fleming - non me la sento di piazzarlo come missing moment di un ritorno di Dorothy nei libri. 

Il titolo riprende l'etimologia di ricordare, che viene dal latino re–cordis. E boh, spero che piaccia alla promptatrice (?) Regina delle Dorothy/Spaventapasseri.

  
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