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Autore: Pervenche    12/08/2012    4 recensioni
Tutti ne parlano, ma nessuno si degna di darle la giusta importanza. D'ora in poi qualcuno lo farà. Chi, come e perché della nostra cara "Gossip Girl". Un misero segreto che ti complica la vita: ce l'hanno tutti.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Note dell'autrice: (quasi) tutto totalmente di pura invenzione, questa storia non è quella ufficiale, ma frutto della mia fantasia. Una leggera storia su un'ipotetica "Gossip Girl" e la sua storia, dato che nessuno si è mai degnato di prestarle attenzione in questo modo (correggetemi se baglio), mi sento di doverlo fare.

#Bhè, salve a tutti, avevo un precedente profilo, ma mi è stato rubato, o semplicemente non ricordo la password. Già, sono una smemorata che non ricorda neppure la password della propria email perché non vi mette mai piede. Comunque sia adesso sono qua e non vi abbandonerò. E correggete i miei errori, ho sempre da imparare!

Titolo: Sono io. Sono Gossip Girl. 
Titolo Capitolo:   
Un giorno come un altro. - prologo
Pezzi di vita della nostra GG. Come, perchè nasce. Mia invenzione, pura fantasia.
               

                               
      §§

Sgranocchiava una manciata di pop corn seduta scomodamente, o meglio, in modo estremamente scomodo, su una piccola sedia di plastica rosa, davanti ad una bajour nera che illuminava a malapena i libri che avrebbe, teoricamente, dovuto leggere per la settimana successiva. Forse prima dovremmo presentarci? Emily Dolan. Una teenager delle scuole medie in piena crisi adolescenziale. Cosa altro dire? Questo spiega già tutto. Sospirò e abbandonò la testa sulla scrivania. La scuola era una tortura, specialmente in quel periodo di esami. Sospirò ancora alzando la testa rassegnata. Sbuffò. Sarebbe stato molto più semplice viverla come veniva vissuta dalla maggior parte delle sue compagne, che non si azzardava minimamente a chiamare amiche: per loro la scuola cos'era? Solo un luogo di ritrovo, in cui discutere delle ultime tendenze, degli scapoli da corteggiare e per ultimo, ma non meno importante, come imitare le tendenze in voga nell'US. Già... L'Upper Side: la zona più IN di tutta Manhattan, o di tutta New York forse? Ma lei come poteva saperlo? Era rinchiusa fra le sue quattro mura, in un piccolo quartiere nel Queens: che ne sapeva lei? Un suono interruppe bruscamente i suoi pensieri. Il campanello. Una rottura. Non avrebbe mai finito di leggere quei libri, avrebbe preso una F nella relazione che avrebbe dovuto esporre.
Un

 

"Arrivo, arrivo!" Gridò verso la porta costringendo il suo corpo ad alzarsi e a fare un po' di movimento. Certe giornate sembravano non passare mai, proprio mai. Lentamente calzò le pantofole e si diresse verso la porta, guardandola notò che una mano di vernice non le avrebbe fatto male. Dopo un tempo interminabile aprì cercando di sfoderare un sorriso allegro, che però risultò apparire come una smorfia da persona mezza addormentata. "Finalmente! Pensavo non ti saresti degnata di venirmi ad aprire fino..." La nuova ospite si interruppe guardandosi intorno con aria leggermente preoccupata. Si spostò una ciocca bionda dietro l'orecchio, lasciò cadere lo zaino in terra e poi, sorridente, riprese il suo discorso. "No, fa niente. Comunque noto che sei sola, eh?" Un'altra occhiata intorno a sè. Chissà, forse aveva notato le dieci lattine di coca sparse sul parquet o forse la stanza buia, se non per quella fioca luce proveniente dalla bajour in fondo alla stanza. "Non importa, non rispondere! Ho parecchie cose da dirti!" esclamò estasiata la biondina.

"Umh, senti Lucy, adesso no. Stavo studiando, magari ti chiamo stasera, ok?" Protestò debolmente la ragazza di fronte a lei muovendo leggermente la porta che ancora stringeva in mano dopo aver aperto, al che l'altra scosse la testa calma.

"Arrivo a casa tua da Brooklin e con tutta la strada che ho fatto tu mi dici di andarmene?" Chiese quasi scioccata. "Te lo puoi scordare, continua pure a studiare, ma io non me ne vado, anzi: rimango a cena qua, ok? Ok, bene perfetto." Si tolse il soprabito e lo appoggiò delicatamente su una sedia. Lucy era forse quella più vicina ad una amica che aveva, ma era anche una persona alquanto particolare e insolita. Era delicata alla vista, bionda, con la sua pelle chiara e gli occhi verdi, ma tanto dolce e carina quanto testarda e cocciuta. Era una ragazza calma e paziente, però era meglio non arrabbiarsi con lei: riusciva sempre a farti venire i sensi di colpa. Si sedettero entrambe sul divano davanti alla tv, dopotutto studiare non era il passatempo preferito di nessuno.

"Adesso mi ascolti! Le borse!" Annunciò estasiata. A dir la verità era sempre estasiata.

"Le borse?" Le fece eco Emily con aria interrogativa alzandosi per preparare un tè.

"Ah Ah!" Annuì la bionda. "Adesso nell'US usano le borse per andare a scuola, le nostre cartelle sono out. Ci dovremmo aggiornare, sai?" Squittì mandando giù un pop corn.

"Queste tue idee..." Borbottò Emily scuotendo la testa. "Da quando sei come Jessica e le altre?! Ti sto perdendo d'occhio. Tieni, bevi." Disse porgendole una tazza di tè caldo.

"Ascolta: non sono come Jessica, ma ci tengo ad... aggiornarmi... Adesso le ragazze come noi portano delle borsette. Comunque il mio era solo un consiglio. Mh, buono. Al miele?"
"Sì, bhè, comunque fa attenzione a non entrare nel giro."

"Nel giro?" Domandò fissandola stranamente.

"Nel giro delle oche che si giudicano per un capello! Non eri così prima." Spiegò Emily.

"Emh. Scusami, com'è che sarei adesso?!" Emily capì che non tirava buon'aria. Lucy iniziava a stizzirsi notevolmente. "Non sono come Jessica, ma forse sarebbe meglio..." Pronunciò l'ultima frase in modo affilato lasciando l'altra di stucco. "Se ti piace tanto essere un'oca va pure da lei." Si difese stringendosi nelle spalle e tornando alla scrivania per evitare la sua compagna."Complimenti, sei riuscita a rovinare una bella serata. Adesso non mi sentire più a mio agio a stare qui. Torno a Brooklin." Sorrise acida dirigendosi verso la porta. "Ci vediamo domani a scuola." Disse quando era già fuori.
"Perfetto. Oh, il giubbotto." Rispose con un falso sorriso di circostanza.
Bene, bella serata, ma almeno aveva confermato la sua tesi: non aveva nessuno. Perfino Lucy trovava più interessanti le ragazze popolari, Lucy: la sua amica Lucy. Amica? Ma qual'era il significato di quella parola? Dette uno sguardo ai giornali che sua madre teneva riposti in un cestino situato sotto il tavolo di vetro del salotto.
Teen Vogue, Elle, Naylon... Anche sua madre non scherzava. E poi... Quella cos'era? Una busta... Non si fece scrupolì e la aprì. Saltando i preamboli il succo non era molto piacevole. In poche parole i suoi genitori divorziati non lo erano più, a quanto pare.

<< [...] Dopotutto quello che abbiamo passato. Ti allego i biglietti per tornare qua e qualche soldo. Ti ringrazio ancora di aver accettato la mia offerta. Vi troverete bene a Manhattan. [...] >> Ecco: quella era senza dubbio la parte peggiore. Un nodo le strinse il petto e il suo cuore iniziò a battere più forte. Si sentiva tradita, perchè la madre, con la quale viveva, non le aveva raccontanto nulla: nè della sua relazione con l'ex marito nè del fatto che si sarebbero dovute trasferire. Si sentiva delusa: dopo tutti i progressi che lei e sua madre avevano fatto dopo la separazione sarebbero tornate al punto di partenza, da quell'uomo che un tempo le aveva tradite. Si sentiva a pezzi. Non amava la sua vita in particolar modo, ma in tutti casi la sua vita era lì. Odiava Manhattan. Aveva pure una pagina su facebook che ci scherzava sopra. Che strazio. Per dirla tutta suo padre viveva in quartiere ricco, e lei odiava quei posti. Strinse con tutte le sue forze la lettera che aveva tra le mani e la vide bagnarsi delle sue lacrime.

                                   #######

Salve. Bhè questo era un prologo, per farvi conoscere la complicata vita della nostra Gossip Girl, che ancora non sa di esserlo. Emily è una ragazza di periferia che odia gli eccessi. Ovviamente avrete capito che è tutto frutto della mia testolina bacata. Volevo sapere il vostro parere. Se non è di vostro gradimento la chiudo subito e torno alle mie solite storie. Perché dico solite? Questo è il mio nuovo profilo. Bhè, recensite se avete un pizzico di tempo da prestarmi. Aggiornerò presto il prossimo capitolo, sempre che questo vi sia piaciuto. Ancora non abbiamo visto nessun personaggio che conosciamo, ma non dovrete attendere tanto. Qui per voi,
Gossip Girl.
-Pervenche

 

 


 

Sgranocchiava una manciata di pop corn seduta scomodamente, o meglio, in modo estremamente scomodo, su una piccola sedia di plastica rosa, davanti ad una bajour nera che illuminava a malapena i libri che avrebbe, teoricamente, dovuto leggere per la settimana successiva. Forse prima dovremmo presentarci? Emily Dolan. Una teenager delle scuole medie in piena crisi adolescenziale. Cosa altro dire? Questo spiega già tutto. Sospirò e abbandonò la testa sulla scrivania. La scuola era una tortura, specialmente in quel periodo di esami. Sospirò ancora alzando la testa rassegnata. Sbuffò. Sarebbe stato molto più semplice viverla come la viveva la maggior parte delle sue compagne, che non si azzardava minimamente a chiamare amiche: per loro la scuola cos'era? Solo un luogo di ritrovo, in cui discutere delle ultime tendenze, degli scapoli da corteggiare e per ultimo, ma non meno importante, come imitare le tendenze in voga nell'US. Già... L'Upper Side: la zona più IN di tutta Manhattan, o di tutta New York forse? Ma lei come poteva saperlo? Era rinchiusa fra le sue quattro mura, in un piccolo quartiere nel Queens: che ne sapeva lei? Un suono interruppe bruscamente i suoi pensieri. Il campanello.  

PPe

  
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