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Autore: crazybulma    26/02/2007    21 recensioni
No. Non è un errore di battitura, se è questo che state pensando... La febbra è una dolcissima malattia che colpisce dritta al cuore, accellerandone i battiti. Raccolta di one-shot dedicate alla coppia Bulma/Vegeta.
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Trunks, Vegeta
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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WEAKNESS

LA FEBBRA
by Crazybulma

Quel giorno Vegeta non riusciva proprio a concentrarsi sul suo quotidiano allenamento.
Spense il regolatore di gravità e si avvicinò ad uno degli oblò della Gravity Room, guardando oltre il vetro spesso. Sembrava tutto normale, una giornata come tante altre in quello stupido e splendido pianeta chiamato Terra.
Ed invece era una giornata molto diversa, perchè non avrebbe visto LEI.
Per la prima volta dopo mesi Bulma non sarebbe stata lì... E già gli mancava. Gli mancava vederla passeggiare davanti a lui con tutta la maturità del suo corpo, gli mancava la grazia naturale con cui si muoveva, con la testa eretta ed i suoi fianchi ondeggianti. Era sempre così semplicemente... erotica! Era quella la parola più adatta a definirla, pensò Vegeta frustrato.
E quel giorno non l'avrebbe incontrata.

Bulma era costretta a restare a letto, tramortita da una terribile malattia... O almeno, questo era ciò che la signora Brief gli aveva riferito quella mattina, durante la colazione.
Ed ora Vegeta non riusciva a pensare ad altro che a Bulma, delirante e sofferente, in preda alla FEBBRA. Era così che si chiamava quella malattia? Non lo ricordava con precisione.
Perchè si stava preoccupando per lei, poi? Non doveva già preoccuparsi dell'imminente arrivo dei cyborg? Che si arrangiasse! Senza contare che poteva contare su tutti i suoi stupidi amici terrestri che erano andati a trovarla, quella mattina. E perchè diamine non le avevano portato un senzu? Forse la febbra era una malattia incurabile?
Non voleva!
Vegeta non voleva provare per lei i sentimenti che già sentiva nascere in sé, sentimenti come l'amicizia o il bisogno di proteggere qualcuno. Era indignato con sé stesso, e si vergognava di quella debolezza così... umana. Aveva giurato solennemente che, dopo Freezer, mai più nessuno lo avrebbe fatto sentire vulnerabile. E allora perchè si preoccupava per quella donna?
Probabilmente perchè si sentiva quasi in debito verso di lei.
Bulma era sempre stata così gentile nei suoi confronti!
Eppure lui le aveva rivolto milioni di parole dure, nella speranza di stroncare ogni rapporto con lei per molto tempo. Non era stato così: Bulma era come impermeabile alle offese, e disponibile a confortarlo con il proprio sorriso, dandogli un calore che lui aveva sempre creduto non potesse esistere e colmandolo di ogni genere di attenzioni.
Doveva fare qualcosa, si disse infine.
Che fosse anche solo sincerarsi sulle sue condizioni!



Mezzora dopo stava già salendo la lunga scala di marmo che portava alla stanza da letto di Bulma.
Confidava nel fatto che probabilmente lei stava dormendo e che non si sarebbe svegliata, e strinse i denti quando la porta scricchiolò nell'aprirsi.
Eccola! Il sole di giugno, che filtrava delicatamente dalla finestra, tingeva d'oro le sue guance rosee.
Accanto al suo letto c'era un catino, ed una spugna impregnata d'acqua era posata sulla sua fronte. Era strano vederla così, immobile e silenziosa, proprio lei che sprizzava sempre vitalità, salute e gioia di vivere.
Vegeta si guardò attorno. Era la prima volta che entrava nella stanza di Bulma e non si sorprese di trovarla tutta sui toni del lilla, dalla tappezzeria al piumino orlato di pizzo che copriva il letto. L'odore che riempiva la camera era nuovo, così femminile, delicato, eccitante.

"Ciao, Vegeta!"
Lui sobbalzò, accorgendosi solo allora che Bulma lo stava fissando, in silenzio. Incontrò lo sguardo terso dei suoi occhi azzurri, poi indugiò sulle labbra piene e infine sulla rotondità dei suoi seni.
Bulma lo guardò con affetto, sollevandosi su di un gomito per vederlo meglio. Lui portava un paio di pantaloni grigi sportivi ed un maglione blu. Notò le sue spalle larghe e fianchi stretti e fu pervasa da un'ondata di desiderio, come spesso le accadeva quando lui era nelle vicinanze.
"E così... hai la febbra!" esordì Vegeta, serio e teso.
La febbra? Bulma avrebbe riso di gusto se solo un improvviso attacco di tosse non glielo avesse impedito. Che cosa diamine era LA FEBBRA?
"Sto bene" disse poi con voce malferma, quindi guardò Vegeta e gli fece un mezzo sorriso. Lui incrociò le braccia come per prendere le distanze. "Non sembra."
"Sei forse preoccupato per la mia salute?" domandò Bulma in tono sottilmente provocatorio, ma lui rispose con uno sguardo freddo.

Bulma sospirò. La testa le doleva e prese a massaggiarsi la nuca. Sapeva che doveva recarsi in ufficio, e per la prima volta dopo anni non ne aveva nessuna voglia e avrebbe preferito restare lì, nella propria camera da letto, in compagnia di quell'uomo oscuro e attraente. Ma allo stesso tempo detestava sentirsi così inutile e debole.
"Dannazione! Ho un mucchio di lavoro da sbrigare, non posso permettermi di restare sotto le coperte a poltrire. Io sono Bulma Brief e sono incrollabile!"
*Che stupida!* fu il pensiero di Vegeta nel sentire quelle parole. Quando lui era stato male, dopo l'incidente con la Gravity Room, quella donna aveva cercato di impedirgli in tutti i modi di riprendere gli allenamenti finché non fosse guarito completamente. Però ora si stava comportando in maniera irrazionale e sciocca, esattamente come aveva fatto lui!
La seguì con lo sguardo mentre si alzava faticosamente dal letto, e andava seminuda a scegliere un vestito pulito dall'armadio. Quando Vegeta la vide con addosso solo reggiseno e mutandine, il suo cuore si mise a battere all'impazzata.


Lei indossò velocemente un'elegante camicetta rosa ed una gonna nera, e mentre si osservava attraverso il grande specchio attaccato sull'anta dell'armadio, ebbe un lieve mancamento.
La vista le si annebbiò, e per un lungo istante non si sentì più le gambe...
La reazione di Vegeta fu pronta, automatica. Fece un passo avanti e la sorresse con le sue forti braccia, stringendola contro di sé perchè non cadesse.
Bulma si appoggiò a lui con i palmi delle mani sul suo petto e sentì il suo cuore battere furioso sotto le dita.
Respirò il suo profumo ormai familiare, selvaggio e invitante. Poi lo ringraziò con un filo di voce e alzò il capo.
Vegeta incontrò i suoi occhi. Occhi enormi e dalle lunghe ciglia, due zaffiri incastonati nella pelle liscia e chiara. L'aveva fissata per qualche istante senza parlare, sorpreso di scoprirla tanto bella. La dolce sensazione che provò nel tenerla stretta a sé gli sembrò la continuazione di un sogno, e averla tra le braccia risvegliava in lui sensazioni primordiali. Lei gli piaceva, non poteva più negarlo a sé stesso.
I suoi occhi indugiarono sulle labbra, e vi rimasero fissi per diversi istanti quasi non volessero staccarsene, e Bulma fu sicura che Vegeta si sarebbe chinato a baciarla.
Invece la scostò da sé e, bruscamente, la spinse in direzione del letto. Lei sbuffò, delusa e sopraffatta dall'amore che provava per quell'uomo, e che per qualche istante si era persino illusa fosse ricambiato.
"Uffa! A quanto pare non ho ancora le forze per lavorare!" brontolò Bulma, ritornando ad infilarsi sotto le coperte. Notò subito l'espressione pensosa di Vegeta, e sapeva che probabilmente voleva tenere per sé le sue riflessioni, per cui decise di non fargli domande. Socchiuse gli occhi e cercò di rilassarsi e riposare.

Poi, lentamente, Vegeta si avvicinò al letto dove lei giaceva indifesa.
Era così perfetta, con quell'espressione confusa e quei suoi morbidi capelli sparsi sul cuscino.
I suoi seni sembravano quasi protesi verso di lui e per un attimo fu tentato di sentirli sul palmo della sua mano. Ma tenendo ancora con sé un briciolo di autocontrollo, Vegeta poggiò la mano poco sopra il seno di Bulma, in prossimità del collo.
"Che cosa stai facendo?" chiese lei, allarmata e allo stesso tempo emozionata. Scrutò il suo viso, ma era impenetrabile, una maschera che probabilmente aveva imparato a costruirsi per sopravvivere. Ma Bulma era certa che Vegeta, dentro di sé, era traboccante di passione e di collera. A lei sembrava di conoscerlo da sempre. Strano, ma era così!
Una forte luce circondò il braccio del saiyan e Bulma chiuse gli occhi, infastidita da quel bagliore accecante.
Passarono pochi minuti, dopodichè sentì la mano di Vegeta staccarsi.

"Ti ho trasferito po' della mia energia" disse lui, con tono noncurante.
A lei parve che Vegeta si aspettasse una risposta, così tirò fuori quel filo di voce che l'emozione le concedeva.
"E' così. Mi sento molto meglio..." sussurrò, mettendosi seduta sul bordo del letto.
Vegeta annuì, compiaciuto. Si diresse verso la porta, felice di poter riprendere gli allenamenti senza più nessuna preoccupazione, ma fermò i propri passi quando sentì qualcosa di molto simile ad un gemito.
Si voltò e notò che Bulma aveva cominciato a piangere calde lacrime, singhiozzando.
"C-che cosa ti succede? Perchè..." Vegeta non riuscì a terminare la frase, troppo terrorizzato da una tale reazione. Adesso Bulma, che gli era sempre sembrata tanto forte e piena di carattere, si stava sciogliendo in lacrime davanti a lui. Che cosa le aveva fatto?
Lei si sforzò di sorridergli, continuando a piangere. "Scusa. Va tutto bene. Sono solo... contenta!"
Purtroppo era una frase banale, ma le veniva dritta dal cuore e non c'erano altre parole per esprimere quello che sentiva dentro. Era la prima volta che Vegeta faceva qualcosa per lei. Qualcosa di buono, qualcosa di così tremendamente giusto e incredibilmente generoso.
Bulma era felice, e soprattutto era consapevole che la barriera che Vegeta aveva costruito attorno a sé stava cominciando lentamente a sbrecciarsi. Ne era certa: tra loro si stava creando un nuovo legame, speciale e splendido, ma anche fragile come una tela di ragno. Doveva stare molto attenta a non spezzarla.


Impotente davanti a tutto quel piangere, Vegeta accolse con sollievo l'ingresso della signora Brief. Si defilò a gambe levate, deciso più che mai a non farsi più vedere da Bulma per almeno una settimana.
Lei pianse ancora, e ancora, sotto lo sguardo sbigottito di sua madre.
"Che ti è successo?"
"Mi è solo... passata la febbra".

- Fine -
Sono graditi commenti, belli o brutti, ma soprattutto belli! :p




  
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