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Autore: EleRigoletto    15/08/2012    5 recensioni
Non sapete dove andare perchè fuori si muore dal caldo?
I vostri amici vi hanno dato buca e, per qualche strano motivo, siete capitati in questa sezione?
Questa storia è a vostra disposizione.
Ricordate che non ha un senso logico.
Se vi ho incuriosito, non rimane che leggere ...
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Ciao a tutti, vi racconterò la storia di un pomeriggio a dir poco ridicolo e pieno di demenzialità con la mia famiglia.
 
Stavamo tutti seduti sul divano della sala, ognuno si faceva i fatti propri: Mia sorella si dipingeva le unghie con uno smalto orribile, mio padre e mia madre stavano sul computer ed io giocavo con il mio gatto.
Fino a qui tutto a posto, ma poi, io decisi di bere un bicchier d’acqua ed aprii il frigo.
“Mamma, non c’è più la tua cioccolata!” Esclamai sconvolta, non vedendola più.
Mia madre si alzò di scatto, arrivando in un minuto in cucina.
“Che cosa, dov’è finita?” Incominciò a diventare tutta rossa in viso.
Alzai le spalle, non ne avevo la più pallida idea.
“Bene, se non parlate, mi toccherà scoprire chi è stato l’assassino.”
Urlò, facendo venire gli altri due componenti della famiglia a rapporto.
“Guarda che non è mica morto nessuno, è solo una barretta.”
Disse mia sorella.
“Non dirgli così, dopo si arrabbia ancora di più.” Sussurrai silenziosa, però mia madre l’aveva già sentita, troppo tardi.
Girò per la stanza avanti e indietro, mi venne quasi da vomitare; Lei ci guardò con aria di sfida ed alzò il viso.
“Ok, allora dovrò iniziare l’interrogatorio.”
“Stai scherzando, suppongo.”
Mio padre si mise a ridere, ma la sua risata durò ben poco perché mia madre non stava affatto scherzando, era serissima.
“Non credi di esagerare? In fondo possiamo andarla a ricomprare.”
Provai a convincere mia madre del fatto che non era così importante, ottenendo poco o niente.
“Voi non capite, per me era importante.
Mi teneva compagnia quando mi sentivo stanca dal lavoro, mi serviva per cucinare le torte, per svagarmi un po’.
Era la mia migliore amica!”
Si accasciò a terra, emettendo un urlo incomprensibile.
Io, mia sorella e mio padre ci guardammo contemporaneamente negli occhi, cercando di non ridere.
“Tranquilla.”
Per la prima volta mio padre cercò di ‘consolarla’.
“Basta parlare della mia povera amichetta, iniziamo con l’interrogatorio.
Ah. Sappiate che sarò spietata.”
Ci lanciò una minaccia.
Faceva davvero sul serio, quello che mi preoccupava di più era quello.
Ci fece sedere sulla poltrona accanto alla sala e portò mio padre in cucina, chiudendo la porta.
Passarono dieci minuti ed iniziai a preoccuparmi.
“Che gli starà facendo?” Mia sorella mi guardò paurosa.
“Non chiederlo a me … è già tanto straziante restare qui, figuriamoci quel poveretto che deve sorbirsi tutte le sue domande.”
Avevo una grande compassione per lui in quel momento.
“Già, per di più non posso neanche uscire perché ci metterà del tempo.”
“Dimmi, sei stata tu a mangiarla?” Le chiesi.
“No, almeno non tutta.”
Ridemmo tutte e due.
Si aprirono le porte e mio padre uscì sconvolto.
“Che gli hai fatto?” Indicai il poveretto tutto rosso in viso.
“Vi avevo avvertito che sarei stata cattiva.
Ora vieni Ele, tocca a te.”
Lasciai il posto all’uomo coraggioso e salutai mia sorella.
Mi sedetti in una sedia a caso, con i piedi rivolti in aria.
“Dimmi tutto, sono pronta.”
“Fai poco la furba; Allora, ieri sera alle undici e tre quarti dov’eri?”
“A casa, non ti ricordi che ti ho aiutato a svuotare la lavastoviglie?”
Si grattò la testa, cancellando dal blocchetto che aveva in mano, una scritta.
“Ah. Già è vero.”
“Ok, passiamo alla prossima.
Quand’è l’ultima volta che hai visto Chock?”
“Chock, è chi è?”
Mi sentii confusa.
“Chock, la nostra vittima.”
“Ah. Chock … Beh. Stamattina l’ho vista appoggiata allo scaffale in alto.”
Man mano che le risposte andavano avanti, cancellò tutte delle serie di frasi o domande.
“Ok, abbiamo finito, puoi andare.”
Finalmente!
Uscii ridendo, dando una pacca sulla spalla alla prossima interrogata.
Intanto che aspettavamo l’ultima, feci un po’ di conversazione con mio padre.
“Come mai sei ridotto così?” Indicai il viso viola.
“Mi ha fatto impazzire, continuava a chiedermi che facevo ieri, ma lei sa che ero al bar a lavorare.”
Fece un gesto che condivisi in pieno.
Non pensate male, era quello per indicare quando una persona è matta.
Uscirono mia madre e mia sorella dalla porta; Buttò a terra il blocco e guardò ognuno di noi.
“Hai scoperto chi è il colpevole?” Chiesi, sarcastica.
“Sì, c’è voluto del tempo ma sono riuscita a trovare l’assassino che ha ucciso la mia Chock.”
“Vorrai dire l’assassino che ha mangiato la tua Chock.”
La corressi,io.
“È lo stesso; Comunque, l’assassino è …”
Stava per dire il nome dell’ipotetico “assassino”, quando saltò sul divano la nostra micia, con in bocca la carta della cioccolata tanto ricercata.
“… Ma allora è stata lei!” Gridammo tutti all’unisono, fulminando mia madre che si guardò intorno confusa.
“Sapete cosa dovete fare.”
Ci incitò mio padre.
Piano, piano ci avvicinammo a lei.
“Aspettate, che volete fare?”
Si alzò e iniziò a indietreggiare.
“Fai bene a scappare, perché quando ti becchiamo, non avremo pietà.”
Iniziammo a rincorrerla per tutta la casa, ridendo come dei pazzi.
Quel pomeriggio, non ce lo saremmo mai dimenticati.
 
Ciaoo a tutti, questa è una stupidissima storiella che mi è venuta in mente aprendo il mio frigo.
Chiedo scusa per gli eventuali errori, non ho avuto tempo di rileggere.
Beh. Fatemi sapere com’è, ci tengo!
Un bacio Ele! ;)
PS. Questo capitolo lo dedico alla mia mamma … Che in questo periodo sta andando giù di matto! XD
 
 
 

  
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