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Autore: Stella cadente    16/08/2012    17 recensioni
"Li avrei visti dal vivo, per la seconda volta, al loro primo vero concerto.
Esultai di nuovo, mentre un sorriso che andava da un orecchio all’altro mi si stampava in faccia.
Ancora non lo sapevo, ma anche se in quel momento ero soltanto una normale ragazzina felicissima per l’arrivo dei suoi idoli, questa storia avrebbe preso una piega del tutto inaspettata."
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Samantha Chase ha diciassette anni, vive a New York e stravede per i One Direction, la band più alla moda del momento.
Sognatrice e sensibile, ha sempre desiderato incontrarli, dire loro quanto siano importanti per lei, parlarci.
Non sa che un concerto e delle circostanze particolari potrebbero cambiare le cose, catapultandola in una situazione del tutto nuova...
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa è la storia di un sogno. Questa è una storia dolce, una storia che parla di felicità. Quella felicità che colma il cuore, che lo fa straripare, quella felicità che non a tutti può essere accessibile. La felicità di un momento, di uno sguardo, di un sorriso.
Sì, questa è la storia di un sogno. O forse no. 
Dipende soltanto dai punti di vista.


 





Parte Prima









1.
Era solo un sogno

 

 

Sam

 
 
New York, 5 aprile 2012
 

 
Avevo finalmente finito di attaccare l’ultimo poster, e ora della parete verniciata di verde pastello restava ben poco, visto che ormai quasi la mia intera camera era tappezzata da foto, poster e notizie che avevo trovato sui giornalini.
Ora, a lavoro finito, i loro sguardi mi osservavano sorridenti dalle mura un po’ sbiadite, donandomi un intenso moto di soddisfazione.
Cinque ragazzi, niente di più. Eppure sembravano essere tutto il mio mondo, uno dei principali motivi della mia felicità.
Mi sdraiai sul letto, notando quanto il loro aspetto fosse così bello, pulito, immacolato. Una foto era più carina dell’altra, e immaginai che mi stessero indirizzando quei sorrisi speciali, dai poster. Sapevo perfettamente che non avrei mai potuto averli vicino, ma ogni volta che li sentivo cantare o vedevo un loro video il cuore mi si gonfiava inevitabilmente di felicità, e non riuscivo a trattenere un sorriso.
Continuai a guardare quelle facce angeliche, persa nei miei pensieri.
“Come fai a provare un sentimento del genere verso persone che neanche conosci?” era la frase che sentivo così spesso. Ma io alzavo le spalle elusiva, pensando che chi lo diceva non avrebbe mai compreso come mi sentivo.
Inserii con un gesto automatico il loro  cd nello stereo, “Up All Night”, che avevo ormai ascoltato fino allo sfinimento;  non appena premetti il tasto play le note della prima canzone si diffusero nella stanza, chiudendomi come in un guscio indistruttibile.

 “You’re insecure, don’t know what for, you turn your head when you walk through the door...” 

What makes you beautiful. 
Era con quel concentrato di pura allegria e vitalità che li avevo conosciuti, che li avevo ascoltati, che avevo iniziato a sognare.
Cominciai a canticchiare quasi senza volerlo e mi lasciai scivolare nel mio invisibile e trasparente mondo musicale. La canzone era contagiosa, orecchiabile, irresistibile; era inevitabile, ogni volta che ascoltavo un loro brano riuscivo sempre a tornare di buon umore. Ogni singola nota sprigionava magia, energia ma anche amore o tristezza.
Immaginai, con un sorriso, che potessero sentirmi cantare insieme a loro. Cantavo con passione, come se davvero fossero stati davanti a me, a guardarmi orgogliosi.
Loro erano i One Direction, cantanti che stavano ormai spopolando sempre più, mentre io Samantha Chase, una qualsiasi adolescente americana. 
Sapevo che le mie probabilità di incontrarli e conoscerli erano pari a zero, ma partecipare ad un loro concerto, vederli, ascoltare le loro voci dal vivo sarebbe bastato a farmi andare in fibrillazione e a, ne ero certa, ricordare quel momento per sempre.
Il cd andava avanti con One thing, mentre io, immersa in questi pensieri, venivo dolcemente cullata dalle loro melodie allegre e dalle loro voci limpide.
– Sam! – sentii strillare improvvisamente dal piano di sotto.  – È pronta la cena, stasera c’è hamburger con patatine!
La voce acuta e forte di mia madre interruppe il mio piccolo mondo astratto fatto di musica e sogni. Roteai gli occhi con un gesto plateale e scesi rapidamente la scala a chiocciola, continuando a canticchiare.

 

****

 


“I was thinking about you, thinking about me, thinking about us, what we gonna be... open my eyes, it was only just a dream...”  la suoneria del  cellulare interruppe il ticchettare delle mie mani sulla tastiera del portatile bianco, a cui ultimamente stavo sempre connessa. Non mi curavo del fatto che cominciassi a diventare miope, ed ogni sera mi connettevo regolarmente per leggere qualche notizia succosa riguardo ai ragazzi.
– Pronto? – risposi, senza guardare il display. Ero, come al solito, presa da uno dei lunghissimi articoli che qualcuno aveva pubblicato sui One Direction.
– Ehi bellezza! – sentii dall’altra parte. Quella era una voce dal timbro allegro ma ribelle, che conoscevo bene.
Corey.
– Ciao –  le risposi di rimando con un tono vacuo, distratto. Ero felice di sentirla, era pur sempre la mia migliore amica; non staccai però lo sguardo dallo schermo del computer, connesso alla solita pagina Internet, divorando lo spazio, le righe, le notizie con occhi attenti, veloci, affamati di informazioni.
– Senti... – cominciò lei, con un tono di voce che conoscevo anche fin troppo bene. Era il tono che di solito assumeva quando aveva in mente qualcosa, o quando era arrivata a conoscenza di un pettegolezzo sensazionale – sto per darti una notizia bomba... – continuò infatti, senza dirmi il motivo per cui mi aveva chiamata.
Sapevo che le piaceva l’idea di tenermi sulle spine, come sempre. La sua voce però tremava, come se tradisse una certa emozione.
– Dimmi – risposi, cercando di mantenere la calma. Fremevo dalla voglia di sapere cosa stesse per dirmi.
– Pronta? – chiese, con la voce colma di eccitazione.
In quel momento non seppi cosa aspettarmi; sembrava che stesse per esplodere da un momento all’altro.
– Sì –  incalzai, sempre continuando a guardare il computer.  – Corey, che cosa c’è?
– Il ventisei maggio i One Direction torneranno qui a New York! – urlò di colpo nella cornetta nera del telefono.
Nell’istante in cui lo disse sentii come una fitta al petto.
– D..davvero? – riuscii a balbettare, mentre camminavo nervosamente per tutta la stanza. Era come se le mie gambe avessero acquistato una vita propria ed avessero deciso di muoversi a loro piacimento, senza tener conto della mia opinione.
– No, per finta –  rispose con sarcasmo. – Ci pensi? Sarà il loro primo tour! Però dobbiamo sbrigarci a prendere i biglietti, perché sono sicura che andranno a ruba. Scommetto che molti sono già finiti... dobbiamo sbrigarci e andarli a prendere domani mattina, okay? Verso le nove va bene?
Aveva detto tutto questo quasi inciampando tra una parola e l’altra; si sentiva che era emozionata.
– Certo, ma... –  indugiai un poco. Lei aveva solo detto che avremmo dovuto prendere i biglietti alle nove, ma non aveva detto dove.
– Perfetto! – disse soddisfatta, senza lasciarmi rispondere.
– No aspetta – la fermai io, prima che potesse riattaccare.
– Cosa c’è? – ribatté, un po’ infastidita.
– Non mi hai detto dove prenderemo i biglietti –  le dissi, con la risata nella voce.
– Ah, giusto, scusa – fece la mia amica, imbarazzata. – Beh, le vendite online sono tutte esaurite, dobbiamo andare nei punti vendita – si riprese poi, più determinata che mai. – Quindi... che ne dici di Macy’s? Mi sembra che lì non siano finiti i biglietti. E noi dobbiamo assolutamente prenderli.
Quel tono di voce così fermo e deciso mi spaventava vagamente: quando Corey faceva così, voleva dire che niente e nessuno l’avrebbe fermata.
– Okay, –  dissi, entusiasta – allora ci vediamo domani.
– Mi raccomando Sam, puntuale – concluse per tutta risposta, minacciosa.
Sapeva che ero un’inguaribile ritardataria, che amavo fare le cose con calma.
– Va bene – la rassicurai io, prima di salutarla e riattaccare.
Mi lasciai cadere di colpo sulla poltroncina bianca girevole; sembrava incredibile che i One Direction venissero proprio a New York. Non riuscivo a credere al fatto che, forse, li avrei rivisti dal vivo. Almeno, sempre che avessimo avuto un po’ di fortuna e avessimo preso i biglietti.
Io e Corey li avevamo sentiti cantare in live per la prima volta qualche mese prima, quando avevano accompagnato i Big Time Rush – altra band che seguivamo assiduamente – in concerto. Ormai quei ragazzi stavano avendo successo anche negli Stati Uniti, e noi, che li seguivamo dai tempi di XFactor, ne eravamo felicissime. Ci sentivamo fiere di loro, fiere del fatto che si stessero affermando come artisti veri e propri.
Non riuscii più a contenermi ed esplosi in un “Sì!” saltando di gioia, proprio come una ragazzina.
 Sam? Stai bene? –  chiese una voce familiare alle mie spalle.
Vanessa, mia sorella.
I suoi occhi color smeraldo mi squadravano da capo a piedi, il viso contratto in un’espressione a metà tra l' inorridito e il preoccupato.
 – Sì – feci, con un gran sorriso. – Perché i One Direction torneranno a New York – canticchiai, contenta.
– Davvero? –  i suoi occhi grandi si spalancarono dalla sorpresa.
– Già – continuai. – Non sto scherzando, io e Corey andremo a prendere i biglietti domani – conclusi. Ero entusiasta all'idea, non potevo fare a meno di sentirmi emozionata.
– Oddio...
– Ragazze, tutto bene? –  fece mio padre passando da lì, con il giornale in mano. Ci guardò storto, come per chiederci una spiegazione a tutto quel trambusto.
– I One Direction verranno a New York! –  facemmo all’unisono, come sincronizzate.
– Bene – sorrise lui.
Lo ricambiai, con gli occhi che brillavano. Improvvisamente volevo con tutta me stessa mandare avanti il tempo per prendere i biglietti con Corey. La mia amica aveva deciso di trovarci davanti a Macy’s alle nove di mattina; non ero mai stata abituata a quell'orario, ma decisi immediatamente che, per loro, mi sarei svegliata anche alle cinque se fosse servito.
Li avrei visti dal vivo, per la seconda volta, al loro primo vero concerto.
Esultai di nuovo, mentre un sorriso che andava da un orecchio all’altro mi si stampava in faccia.
Ancora non lo sapevo, ma anche se in quel momento ero soltanto una normale ragazzina felicissima per l’arrivo dei suoi idoli, questa storia avrebbe preso una piega del tutto inaspettata.

 



 

 



 

Buongiorno, directioners!
Questa è la mia prima FF ... spero vi piaccia :)
Ho modificato un po' il capitolo, per chi l'avesse già letto in precedenza (nella sua forma più arcaica)...
Non so, mi sembrava troppo sintetico, non mi piaceva.
E poi è molto meglio ora, no?
Fatemi sapere se vi piace con qualche recensione <3
Baci a tutti quelli che sono arrivati vivi fin qui,

Stella cadente

 

  
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