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Autore: Myeu_    19/08/2012    2 recensioni
"Aprii gli occhi. Buio. Ero legata, le mie mani fissate da una corda. Probabilmente su una sedia. Nel buio. Da sola, forse.
O forse no."
Genere: Drammatico, Horror, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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Aprii gli occhi. Buio.
Buio e umido.
Le mie mani erano bloccate, sulla schiena.
Ero legata, le mie mani fissate da una corda.
Probabilmente su una sedia.
Nel buio.
Da sola, forse.
O forse no.
Cercai disperatamente di far adattare i miei occhi a quella luce,
ci impiegai qualche secondo.
La mia idea iniziale non era errata.
Ero proprio su una sedia, abbastanza rovinata, forse vecchia.
Mi trovavo dentro una stanza.
Il muro era di pietre, tutte coperte da piante, forse.
Non vedevo bene, era troppo buio.

Rumore di passi.
Il terrore si impossessò di me.
Ero chiusa lì da non so quanto tempo,
e il sentire dei passi non la vedevo come una buona cosa.
Cercai di schiarirmi le idee, e soprattutto i ricordi.

Il mio cuore iniziò a battere fortissimo,
brividi mi passavano lungo la schiena.
Si, paura. Tanta.
Perché?
La mia mente si stava ripulendo,
ciò che mi era accaduto diventava ogni secondo più chiaro.
Lui.
Quel pazzo, si. Lui, mi aveva messa qui.
Mi aveva bloccato il respiro,
continuandomi a ripetere
«I love you girl, I love you girl»
cercando di farmi cadere nella sua trappola.
E io c'ero caduta alla grande.
Il suo sguardo era malefico,
aveva un sorriso strano sul viso, mentre mi parlava.

E infatti, poi, mi aveva stordita in qualche modo,
e poi legata, e messa qui.
In questa..stanza?
Sembrava la stanza di un castello..
Dov'ero?
Cosa voleva lui da me?
Perché mi aveva portata qui?

Ma tutte queste domande, erano estremamente inutili ora,
soprattutto perché lui era lì.
Camminava piano, verso di me,
con lo stesso sorriso crudele di quando mi aveva rapita.
Andai nel panico, e cercai di slegarmi per scappare.
Si accese una sigaretta, con attenzione.
Mi guardò, e poi chiuse gli occhi, preso dal sapore del fumo,
e rivolse il suo sguardo verso l'alto.
Le corde che avevo ai polsi si facevano sempre più larghe,
finché le mie mani riuscirono ad uscirne.
Nella velocità del tutto, la sedia sulla quale poco prima ero bloccata cadde a terra.
In quel pesante silenzio, il legno fece un rumore che sembrava fortissimo.
E lui se ne accorse.
Mi guardò.
Il suo sguardo si fece folle, e feroce.
Non smise di inspirare quel fumo,
sembrava facesse attenzione a non perderne nemmeno un millimetro.
Corsi via, nel panico, andando verso corridoi bui e per me sconosciuti.

Correvo, correvo velocissima, e le gambe iniziarono subito a farmi quasi male.
Tra poco avrebbero ceduto.
Ma non era la corsa, no.
Era impossibile, avevo fatto ben pochi metri.
Diventavano ogni secondo più deboli.
Ero sicura che tutto ciò era dovuto a quel fumo.
Quel fumo mi aveva riempito i polmoni per qualche secondo,
e mi stava facendo male.
Ecco, ecco con cosa mi aveva stordita!
E intanto sentivo il respiro di lui molto vicino,
nonostante non l'avevo visto né sentito seguirmi,
e infatti girandomi non vedevo nessuno.
Il mio collo era caldo,
di un calore esterno, ma comunque umano.
Proprio come se qualcuno avesse le labbra vicino a me.
Mi sporsi da un angolo, osservando dove andava a finire il corridoio da dove venivo.
Mi guardai dietro più e più volte, sentendo il suo respiro proprio dietro di me.
Ma non c'era nessuno.
Cominciai a sudare freddo.

Era un sogno? Ero sveglia?
Ero viva?
Era solo un incubo, oppure no?
Come poteva essere, tutto ciò, così reale?

I miei occhi si fecero lucidi.
Avevo paura come non ne avevo avuta mai.
Ricominciai la mia corsa, verso ciò che mi sembrava l'infinito.
Anzi, non ricominciai affatto.
Qualcuno, o meglio, lui, mi afferrò, tappandomi la bocca con una mano,
prima che potessi iniziare a correre davvero, e impedendomi di gridare.
Mi spinse all'indietro, facendomi girare.
Lo vidi proprio di fronte a me.
I capelli neri, gli occhi scuri,
il sorriso malvaglio era ancora sulla sua faccia.
Era terrificante.
Sapeva ancora di quel maledetto fumo,
e ciò mi fece sentire le gambe di nuovo deboli.
Lo guardai bene, mi diressi verso le mani con lo sguardo,
senza un motivo preciso.
Fu un attimo.
In mano aveva un coltellino, ma non avevo fatto in tempo nemmeno a realizzare il pericolo,
che mi sentii attraversare lo stomaco da quella lama fredda.
Gelai. Riuscii a captare qualche mio battito,
poi sentii come se il mio cuore si congelasse,
tutto piuttosto rapidamente.
Di nuovo silenzio.
Di nuovo quel dannato silenzio.

Scorsi il sangue scendermi dalla ferita,
un attimo prima che i miei occhi si velassero.
Un attimo prima che i miei occhi si chiudessero.
Mi richiusi a riccio, come un ciclamino quando muore.
Caddi in avanti.
Le mie mani si posarono su un terreno quasi morbido, ed erboso.
Era erba secca, che scrocchiava leggermente, passandomi fra le dita.
Strinsi le mani a pugno, cercando di sentire ancora gli arti muoversi,
il cuore battere, le foglie rompersi.
Non so come, ma riuscii a vedere lui.
Era accanto a me, poggiato al muro.
Si guardava le mani sporche di sangue,
con un'aria da colpevole cosciente di cosa aveva appena fatto.
Alzò lo sguardo, gli occhi quasi lucidi.
Lo vidi entrare in pensiero, e dopo poco notai il suo sorridere.
Sorridere come chi è contento, come chi si sente realizzato di ciò che fa.
Il suo sorriso, come quello che mi aveva rivolto la prima volta,
un secondo, precedente a quello stordimento che mi fece sentire come nuvole,
nella mia testa. Poco prima che il mio cervello entrò in confusione,
perdendo il controllo del mio corpo, facendomi svenire.
Lo vidi sorridere.
Se fossi stata ancora viva, sarei esplosa di rabbia.
Sarei scoppiata tra lacrime e dolore.
E lo avrei ucciso.
Come lui aveva fatto con me.
E probabilmente con più violenza.

Continuavo a vederlo, nonostante i miei occhi erano chiusi,
nonostante il mio cuore era ormai spento.
E qualcosa accadde.

Lo vidi alzare lo sguardo.
Osservai bene e scorsi il coltello, che non era più nelle sue mani.
Lo sentivo tra le mie.
Il manico di pelle ruvida, la lama lucente, fredda.
Liscia e sporca di sangue.
Del mio sangue.
Avevo il perfetto controllo di quell'arma,
anche se sentivo comunque il mio corpo aderente al terreno.
Brividi mi passarono lungo la colonna vertebrale,
la rabbia si concentrava sempre di più.

Un attimo.
Un colpo.

Infilai il coltello dritto nel suo cuore,
facendo schizzare il sangue ovunque.
Esplosi in una risata maledetta ed incontrollata.
I suoi occhi erano sgranati,
ma quasi consapevoli di ciò che gli stava accandendo.
Forse, ma ne sono quasi certa,
sentì le mie risa.
Scoppiò a ridere anche lui,
con quel sorriso ancora stampato sul volto.
Eravamo lì, tutti e due,
crudeli e senza cuore,
a ridere della nostra morte.

Intorno, le pietre del corridoio dove c'eravamo uccisi
erano sporche di sangue.
Schizzi avevano colorato quelle mura grigie.

Finalmente, mi sentivo realizzata.
Mi ero fatta vendetta da sola,
e andava più che bene così.
I miei occhi si chiusero per la seconda volta.
Sentii freddo, ma ero felice e dannatamente folle.
Toccai il sangue sul terreno, accanto a me.
Sorrisi ancora.
Poi odorai di nuovo quel fumo, che mi inebriò il cervello.
Diedi un ultimo respiro.

«Addio»




angolino dell'autrice
salve~ come vi è sembrato? se volete sapere da dove ho tirato fuori la storia, guardate qui:

http://www.youtube.com/watch?v=DK_Az8cDQbk
è il video della canzone. ah, aggiungo che forse -probabilmente- ci sarà una seconda parte, ma non vi dico più nulla, se no non è più una sorpresa. u.u
spero vi sia piaciuto. grazie di aver letto. :3
/myeu
   
 
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