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Autore: Beauty    20/08/2012    10 recensioni
Tutti conosciamo la storia di Elizabeth: del suo matrimonio con William Hamleigh quando era solo una tredicenne, degli anni terribili che ha vissuto accanto ad un marito violento, della sua fuga e di come Aliena l'abbia aiutata a ricostruire la sua dignità.
Ma cos'è successo dopo? Cos'è accaduto ad Elizabeth dopo la presa di Shiring?
Elizabeth è una ragazza che nella vita ha solo un sogno, che non spera di realizzare. Ma qualcuno l'aiuterà a farlo. Qualcuno come Richard.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Angolo Autrice: Ciao! Prima che leggiate, un paio di precisazioni: questa storia si colloca dopo la presa di Shiring, Alfred è ancora vivo e Aliena ha ancora la sua filanda.

E’ tutto! :).

Buona lettura!

 

Ad Elizabeth piaceva lavorare alla filanda, e questa era una gran fortuna.

Ci avrebbe lavorato in ogni caso; Aliena era stata così gentile e premurosa con lei, non solo ad aiutarla a fuggire da suo marito, ma anche dandole un mestiere, che per senso di gratitudine non avrebbe mai lasciato quel lavoro, anche se l’avesse odiato.

Ma così non era. Perché ad Elizabeth piaceva quel lavoro. Le piaceva alzarsi la mattina presto, fare colazione insieme ad Aliena, Jack e il piccolo Tom – la famiglia della sua amica era stata così gentile ad ospitarla… –, le piaceva indossare degli abiti semplici che non la soffocavano per il corsetto troppo stretto. Le piaceva dirigersi al lavoro camminando allegramente fra le persone, le piaceva lavorare, spostare le balle di lana, tessere maglie e abiti, e rivendere i prodotti al mercato.

Sì, era vero, non era più una nobildonna e non aveva ancora un’indipendenza economica sufficiente da permetterle di trovarsi un posto tutto suo – e, se anche così non fosse stato, suo marito era ancora a piede libero, stare da Aliena la faceva sentire più sicura –, ma almeno aveva detto addio a quella vita. Aveva detto addio a castelli bui e solitari, ad abiti scomodi che la impacciavano, ad un matrimonio combinato ed infelice, aveva detto addio a sua suocera, Lady Regan, che per anni l’aveva vessata e umiliata, e soprattutto, aveva detto addio a suo marito, William Hamleigh, che fin dalla prima notte di nozze non aveva fatto altro che picchiarla e violentarla.

Ora Elizabeth poteva fare quello che voleva quando voleva, senza dover sottostare a rigidi schemi di corte o agli ordini impartitile da sua suocera e suo marito. Poteva possedere denaro e spenderlo come voleva, poteva chiacchierare con chiunque le piacesse e ridere senza preoccuparsi di contenersi.

Se suo marito non fosse stato ancora vivo, avrebbe persino potuto risposarsi…

Ma questo non era possibile. Elizabeth sapeva fin troppo bene che William Hamleigh era ancora in circolazione e, chi poteva saperlo, forse la stava ancora cercando. Forse voleva vendicarsi di lei per essere scappata, o per aver aiutato Aliena ad espugnare il maniero di Shiring. Questo dubbio non la faceva dormire la notte. L’unica cosa che la consolava erano i discorsi che sentiva fare da Jack e dal fratello di Aliena: dopo la conquista di Shiring, entrambi sostenevano che presto Hamleigh sarebbe caduto e che, con un po’ di fortuna, forse sarebbe perfino finito sulla forca.

Elizabeth si vergognava di avere dei pensieri così poco cristiani, ma in cuor suo non poteva fare a meno di sperare che Jack avesse ragione. Dopo tutto quello che le aveva fatto, poteva solo desiderare la morte per William. Suo marito le aveva rovinato la vita, l’aveva intrappolata in un inferno per anni, ed era solo colpa sua se ora lei non avrebbe mai più potuto avere figli. Se sarebbe rimasta da sola per tutta la vita.

Già, perché Elizabeth sapeva che, quando il Signore avesse deciso di richiamarla a sé, lei sarebbe morta da sola, senza nessuno al suo fianco che le tenesse la mano. Fin da piccola, lei aveva sempre avuto un solo, unico e semplice sogno: sposarsi, avere un marito che l’amava e che le avrebbe donato tanti bambini. Non era nulla di speciale, probabilmente era quello che la maggior parte delle ragazze avrebbero desiderato per il proprio futuro, ma quello era il suo sogno. Elizabeth aveva creduto di averlo realizzato il giorno in cui aveva sposato William. Aveva solo tredici anni, all’epoca, era una bambina sciocca e immatura, piena di favole e di racconti dei romanzi cavallereschi, e William Hamleigh le era sembrato quasi pari a Lancillotto: un cavaliere giovane, bello e valoroso, che era venuto a portarla in salvo sul suo cavallo bianco.

Ma il sogno era svanito la notte stessa del matrimonio, e si era trasformato nel peggiore degli incubi.

E anche ora che tutto era finito, Elizabeth sapeva che non sarebbe mai più stata felice. Per la Chiesa, lei era ancora sposata a quell’uomo orribile e, se anche questi un giorno fosse morto, chi mai avrebbe voluto sposare lei, non bella, senza dote, e per di più sterile?

Ormai questi pensieri infelici l’accompagnavano da tempo. Ed era con questi che, quella mattina, si stava avviando al mercato di Kingsbridge, reggendo in mano diverse stoffe colorate. Aliena la stava aspettando al banco della lana, ormai le aveva dato così tanta fiducia da permetterle di occuparsi personalmente delle vendite, e di questo Elizabeth era non poco lusingata.

La notte precedente aveva piovuto parecchio, e il terreno era alquanto scivoloso. Elizabeth fu sul punto di incespicare, e strinse ancora con più forza le stoffe. Poco più in là, un gruppo di ragazzini stava giocando a pallone. D’un tratto, uno di loro calciò la palla nella sua direzione. Prima che la ragazza potesse scansarsi, il pallone colpì in pieno la pila di stoffe, facendone cadere alcune a terra.

Elizabeth lanciò un’occhiataccia a quei monelli, i quali si affrettarono ad allontanarsi. La ragazza si chinò per raccogliere le stoffe, ma subito altre due le caddero di mano. Elizabeth, in preda all’esasperazione, si scostò una ciocca di capelli biondi con un gesto seccato, tentando poi di riafferrare una delle stoffe, quando…

- Posso aiutarti?- fece una voce maschile, giovane e allegra.

Elizabeth sollevò lo sguardo, trovandosi faccia a faccia con un giovane dai capelli castani e mossi e gli occhi scuri e vispi, con un viso pulito e gentile: Richard, il fratello di Aliena.

- Scusa, ti ho spaventata?- fece Richard, raccogliendo le stoffe da terra.- Ti ricordi di me, vero?

- Sì…sì, certo che mi ricordo…- balbettò Elizabeth, senza riuscire a spiegarsi perché fosse arrossita. Era sciocco trovarsi in imbarazzo, lo sapeva. Sì, Richard era il fratello di Aliena, spesso frequentava la loro casa, ma non poteva dire di conoscerlo molto bene. Con lui aveva scambiato sì e no due parole, e l’unica volta in cui era rimasta in sua presenza per più di dieci secondi era stato il giorno della presa di Shiring. Richard era appena tornato dalla Crociata in Terra Santa, e quel giorno, benché con i capelli lunghi all’inverosimile e l’armatura e il viso sporco, le era sembrato come San Giorgio che si avviava a combattere contro il drago.

Richard finì di raccogliere le stoffe.

- Ecco qui…Per fortuna non si sono sporcate, con questo fango…

- Già, per fortuna…- mormorò Elizabeth.

- Cos’è successo? Sei inciampata, forse?

- No, un gruppo di ragazzini mi ha fatto cadere la stoffa…

- Capisco. Qui a Kingsbridge sono tutti dei monelli, e Tommy non diventerà da meno…- sorrise Richard.

- Già, è un bambino molto vivace…- ridacchiò Elizabeth.

- Stai andando da mia sorella?

- Sì, Aliena mi aspetta, e sono già in ritardo…Beh, grazie…- fece per prendere la stoffa dalle mani di Richard e riporla sulla pila che teneva fra le braccia, ma il giovane glielo impedì.

- Anch’io devo andare da lei…Ti aiuto a trasportarla, stavolta Aliena ha veramente esagerato, è troppa roba per due braccia sole…

- Io…oh, beh…grazie…- fece Elizabeth, timidamente, distogliendo lo sguardo.

Fecero la strada restante camminando fianco a fianco, in silenzio. Quando giunsero al banco, Aliena corse loro incontro.

- Eccoti, finalmente! Stavo cominciando a preoccuparmi…

- Scusa, Aliena, ho avuto un imprevisto…- fece Elizabeth.

Aliena notò suo fratello, e subito gli lanciò un’occhiataccia, ma senza smettere di sorridere.

- Capisco, questo fannullone ti ha distratta! Non fidarti di lui, rischia di portarti sulla cattiva strada…

- Oh no!- esclamò Elizabeth.- No, Richard è un così bravo ragazzo, non potrebbe mai portarmi sulla cattiva strada…

- Vedi? Finalmente qualcuno che mi apprezza!- rise Richard.

Aliena sospirò.

- Si vede che non lo conosci come lo conosco io, Elizabeth. Mio fratello sa essere un perfetto ingannatore, quando vuole…

Elizabeth non rispose, ma mai avrebbe potuto credere che un giovane così sincero e solare come Richard avrebbe potuto ingannarla.

 

***

 

Quel giorno Jack aveva deciso di portare Tommy e Aliena a fare un picnic, quindi Elizabeth era rimasta a casa da sola. Non le dispiaceva, quando ancora abitava a Shiring stare da sola era divenuto l’unico mezzo per sentirsi veramente al sicuro, e col tempo la solitudine aveva cominciato a piacerle.

Aveva preparato il pranzo per sé: minestra, un po’ di pane con pancetta e cipolla e una mela. Stava per mettersi a tavola, quando la porta si spalancò di colpo.

- Ehi, Aliena, non è che hai qualcosa da mettere sotto i denti, oggi non ho proprio voglia di…

Richard interruppe la frase a metà, non appena vide che nella cucina c’era soltanto Elizabeth.

- Oh, scusa, non sapevo fossi da sola!- disse.- Dov’è Aliena?

- Fuori. Con Jack e Tommy.

- Oh…- Richard abbassò lo sguardo.- Scusa per questa specie di intrusione, ma oggi non mi andava di cucinare e speravo che Aliena avrebbe potuto lanciarmi qualche osso di pollo!- scherzò.- Scusami ancora, vorrà dire che andrò al monastero ad aggrapparmi al saio di padre Philip nella speranza che mi elemosini qualcosa…- fece per andarsene.

Elizabeth trattenne una risata.

- Aspetta!- disse.- Se vuoi…io ho preparato qualcosa…non è molto, ma è…beh, diciamo che è meglio del pane secco dei monaci!- sorrise.- Se vuoi, puoi farmi compagnia…

Richard si passò una mano sull’addome.

- La buona regola vorrebbe che io rifiutassi gentilmente, ma il mio stomaco mi odierebbe a vita se lo facessi, quindi…grazie, molto volentieri!

Elizabeth sorrise, mentre Richard si sedeva a tavola. La ragazza versò la minestra in due scodelle di legno e le pose sul tavolo accanto al pane. Richard afferrò il cucchiaio e iniziò a bere la zuppa con aria soddisfatta.

- Sai che è deliziosa?- fece dopo qualche minuto, rompendo il silenzio.- Cucini davvero bene…Chi te l’ha insegnato? Aliena?

Elizabeth annuì, abbozzando un sorriso.

- Aliena è un’ottima cuoca, a differenza di me. Purtroppo, io sono in grado di cucinare solo cibi semplici…

- Non è un problema. Io ci sono abituato, sai? Mio padre diceva sempre che noi per primi dovevamo dare il buon esempio, e spesso a tavola avevamo lo stesso cibo dei poveri…Era un uomo molto particolare, mio padre, diverso dagli altri nobili...

Elizabeth ascoltava con attenzione, pendendo dalle labbra del ragazzo. Aveva perfino smesso di mangiare, e ora, per quanto si sforzasse – non era buona educazione fissare così a lungo una persona, quante volte gliel’avevano ripetuto nella sua vita? –, non riusciva proprio a distogliere lo sguardo dal volto di Richard. Quando l’aveva incontrato, di ritorno da Gerusalemme, sembrava molto più vecchio dei suoi trent’anni, con il viso sporco di terra e i capelli arruffati lunghi fino alla vita. Ora, invece, con i capelli castani di nuovo corti e una tunica pulita addosso, era molto bello. Non sembrava neanche che avesse passato tutte quelle disavventure, dalla perdita di Shiring alla Crociata. L’unica cosa che stonava nella bellezza e nella freschezza del suo viso, era quell’orecchio dal lobo mancante.

Elizabeth si sentì improvvisamente in colpa, alla vista di quell’orecchio mozzato. Era stato suo marito a tagliarglielo, perché potesse violentare Aliena senza intoppo. Distolse istintivamente lo sguardo, vergognosa.

Richard se ne accorse, e subito si coprì l’orecchio mozzato con una mano.

- Perdonami…- mormorò, abbozzando un sorriso di scuse.- Forse avrei dovuto lasciarmi i capelli un po’ più lunghi…lo so, non è un bel vedere, soprattutto mentre si sta mangiando…

- No, no!- si affrettò a dire Elizabeth, dandosi mentalmente della stupida per la sua totale mancanza di autocontrollo.- No, davvero…il tuo orecchio non c’entra niente, è solo che…

Visto che Richard non accennava a spostare la mano, la ragazza gliela prese, allontanandola dal suo orecchio.

- Non è per questo, davvero…- mormorò.- Te lo giuro, io…solo dei brutti pensieri, tutto qui…il tuo orecchio non mi fa alcuna impressione…- disse, abbozzando un sorriso.

Richard la guardò per un attimo, quindi ricambiò il sorriso, riprendendo a mangiare.

- Brutti pensieri, dici?- le lanciò un’occhiata di sottecchi. Elizabeth si strinse nelle spalle.

- Ogni tanto mi succede. Ma poi, passa tutto. Continua - lo spronò.- Continua a parlarmi di tuo padre…

- Perché non parliamo di te, invece?- Richard si sporse verso di lei.- Vieni alla festa di Sant’Adolfo, domenica prossima?

Elizabeth abbassò lo sguardo, stringendosi nuovamente nelle spalle.

- Potresti farlo, sai?- fece Richard.- Sarebbe un’ottima occasione per divertirsi. Non puoi restare sempre chiusa in casa, dico bene?

- E’ che…

- Che cosa? Aliena ti sta schiavizzando, lo sapevo! Mia sorella è sempre stata una sadica…Ma non temere, a mezzanotte in punto vengo sotto la tua finestra e ti salvo io, mia Ginevra!- rise Richard.

Elizabeth, stavolta, non poté non unirsi alla risata.

In quel momento, la porta si spalancò, e Jack e la sua famiglia fecero il loro ingresso. Jack portava in braccio Tommy addormentato, mentre Aliena reggeva fra le mani un cesto colmo di vivande.

- Che ci fai qui?- esclamò la padrona di casa, rivolta a Richard.

- Ero venuto ad implorare la mia adorata sorellina di gettarmi qualche crosta di pane, ma al posto tuo ho trovato questa gentile fanciulla che mi ha salvato dalla fame!- rise, indicando Elizabeth.

Aliena gettò un’occhiata alla ragazza, la quale arrossì.

 

***

 

Erano anni che non si trovava in mezzo a così tanta gente. L’ultima festa alla quale ricordava di aver partecipato, era stato il suo banchetto di nozze. Elizabeth strinse la mano di Tommy, tenendosi ben vicina a Jack e Aliena. La sua amica le aveva prestato un abito azzurro che le stava un po’ largo, ma lei non se ne lamentò.

Non aveva mai partecipato ad una festa popolare. Alle figlie dei nobili non era concesso scendere in piazza a bere e danzare insieme alla plebaglia. Elizabeth si rese conto di quante cose si fosse persa, in quegli anni. Il piazzale di fronte alla cattedrale in costruzione era gremito di gente, le voci allegre delle persone si confondevano con la musica festosa dei flauti e delle chitarre. Elizabeth scorse padre Philip in mezzo alla folla, che osservava la festa con aria allegra e soddisfatta. Ragazze con aria affaccendata portavano qua e là vassoi colmi di boccali di idromele, mentre al centro diverse coppie erano impegnate in una danza vivace.

Ben presto, Tommy si staccò dai genitori, correndo incontro a dei bambini poco distanti. Jack andò a parlare con padre Philip, mentre Aliena si allontanò sottobraccio a Martha, la sorella dello scultore.

Elizabeth rimase sola in mezzo al piazzale.

D’un tratto, si sentì toccare una spalla. Si voltò di scatto.

- Ciao!- la salutò Richard.- Che fai qui tutta sola?

- Nulla…mi guardo in giro…- mormorò Elizabeth, abbozzando un sorriso.

- Ti diverti?

La ragazza annuì, senza guardarlo.

- Posso offrirti da bere?- senza attendere risposa, Richard la prese per mano, conducendola ad uno dei tavoli. Una ragazza posò di fronte a loro due boccali stracolmi di birra.

- Tu bevi, vero?- fece Richard.

- Non ho mai provato…- ammise Elizabeth. Titubante, la ragazza sollevò il pesante boccale e ingurgitò un piccolo sorso di birra. Fece una smorfia.

- E’…buona…

- Dalla tua faccia, non si direbbe…- rise Richard, bevendone un sorso a sua volta.

- A te, invece, piace…- osservò Elizabeth.

- Beh, sai, in Terra Santa ce la propinavano tutte le sere a cena, ci fai l’abitudine…

- Come sono i posti in cui hai combattuto?- chiese Elizabeth, interessata. Lei non era mai stata al di là dei confini di Shiring e dintorni, e tutto quello che era straniero ed esotico l’affascinava.

- Nulla di che. Tanta sabbia e una marea d’infedeli…- Richard fece spallucce.

- Tutto qui? Io ho letto Il romanzo di Alessandro, e dicevano che in quei luoghi le pietre preziose crescono sugli alberi…- fece la ragazza.

- Beh, di diamanti al posto delle foglie, personalmente non ne ho visti…- rispose Richard, sorridendole.- Ma, se non ci fosse stata la guerra, allora quei luoghi sarebbero stati davvero meravigliosi. Non ho mai visto un cielo stellato come lo era nel deserto, e la sera il tramonto era qualcosa di assolutamente spettacolare…E’ stato per questo che ho capito perché la chiamassero Terra Santa…Dio era presente, in tutte le cose…

- Dio è sempre presente - disse Elizabeth.- In ogni piccola cosa, il Signore ci fa dono della sua bontà…

Richard sorrise; rimase qualche minuto in silenzio, quindi si alzò, prendendo la ragazza per mano.

- Dove andiamo?- domandò Elizabeth, confusa.

- Vieni, balliamo un po’…

Prima che potesse opporsi, Richard l’aveva già trascinata in mezzo agli altri ballerini. Le fece fare una giravolta, a ritmo di musica. Elizabeth rise, mentre Richard le prendeva le mani, per poi lasciarla e cedere il posto ad un altro ballerino. I due non distolsero gli occhi l’uno dall’altra finché il secondo giro non fu finito, e si ritrovarono di nuovo a danzare insieme. Richard prese Elizabeth per mano, muovendo qualche passo in avanti, quindi ci fu un altro cambio di coppie. Quando toccò di nuovo a loro, i musicisti stavano suonando le note finali della canzone. Richard fece fare un’altra giravolta ad Elizabeth e, quando tornarono a guardarsi negli occhi, le imprigionò i polsi con le mani, i loro volti vicinissimi.

Quasi senza che Elizabeth se ne accorgesse, Richard le posò un veloce bacio sulle labbra.

La ragazza rimase interdetta qualche istante, indietreggiando di qualche passo. Distolse lo sguardo, rossa di vergogna. Infine, senza dire nulla, si allontanò da lui quasi di corsa.

Richard rimase a guardarla andarsene, confuso.

 

***

 

- Tom, sei uno sporcaccione esattamente come tuo padre!- disse Aliena, osservando la casacca del figlio macchiata di fango. Tommy ridacchiò, nascondendosi dietro una seggiola. Aliena sbuffò, chinandosi a raccogliere il resto dei panni sporchi.- E ora, come faccio? Oggi arriva una consegna di lana importante, ma questi due sporcaccioni non hanno quasi più vestiti…

- Se vuoi, posso andare io a fare il bucato, Aliena…- propose timidamente Elizabeth.- Davvero, vado io al torrente…

Era la mattina seguente alla festa di Sant’Adolfo, e la ragazza aveva trascorso quasi tutta la nottata sveglia, riuscendo ad addormentarsi solo a poche ore di distanza dall’alba. Il pensiero di quel che era successo con Richard continuava a tormentarla, e sentiva il gran bisogno di distrarsi.

Aliena la guardò.

- Non sai che favore mi faresti…- disse, riconoscente.- Grazie.

Elizabeth sorrise, prendendo i panni e il sapone e avviandosi verso il torrente. Una volta giunta a destinazione, s’inginocchiò sulla riva, immergendo nell’acqua una camicia di Jack e iniziando a sfregarla con il sapone. Cercò di concentrarsi sul bucato, ma proprio non riusciva a togliersi dalla testa il ricordo delle labbra di Richard sulle sue…

Sentì dei passi alle sue spalle. Si voltò, solo per vedere Richard avanzare verso di lei. Elizabeth ripose la camicia in un angolo, alzandosi in piedi sistemandosi le pieghe della gonna.

- Che ci fai qui?- chiese, e la voce le uscì stranamente stridula.

- Sono passato a casa di Aliena, e mi ha detto che tu eri qui. Volevo parlarti…- ammise il giovane.

Elizabeth distolse lo sguardo. Richard le si avvicinò.

- Perché sei scappata, ieri sera?- chiese.

La ragazza non rispose.

- Dimmi, ho fatto qualcosa di male? Rispondimi!

- No, Richard, tu non hai fatto nulla, è solo che…- Elizabeth sentì la sua voce incrinarsi, e non terminò la frase, scoppiando in lacrime.

Richard l’abbracciò, facendole posare il capo contro il suo petto.

- Shht…- sussurrò.- Va tutto bene, stai tranquilla…Io ti amo.

Elizabeth si staccò, guardandolo negli occhi.

- Lo so, Richard, è proprio questo il problema!- singhiozzò.

- Problema? Perché dovrebbe essere un problema?

Elizabeth si allontanò da lui, con lo sguardo fisso a terra.

- Tu sai chi sono io, Richard…- mormorò.- Per la Chiesa, io sono ancora la moglie di William Hamleigh! Se anche tu lo volessi, non potresti sposarmi. Non avremmo futuro, lo capisci?

- Ma…

- E poi, non posso avere figli!- la ragazza riprese a singhiozzare.- Mio marito mi ha stuprata quando avevo tredici anni, e da allora i medici mi hanno detto che…Sarei solo un peso, Richard, solo un fardello inutile che non ti porterebbe nulla di buono, nella vita…

Richard rimase un attimo in silenzio, quindi, lentamente, le si avvicinò e l’abbracciò di nuovo. Elizabeth affondò il viso rigato di lacrime contro il suo petto, perdendosi nel calore di quell’abbraccio, ma subito Richard la costrinse a guardarlo negli occhi.

- Non me ne importa niente se sei sposata o no - sussurrò fermamente il giovane.- Al diavolo le convenzioni, al diavolo quello che dice la Chiesa, al diavolo William Hamleigh! Io ti amo e tu ami me, questa è l’unica cosa che conta. Il resto non sarà un problema. Guarda Jack e Aliena! Per la Chiesa, mia sorella è sposata con Alfred, ma lei è a tutti gli effetti la moglie di Jack, e lo è anche senza un giuramento di fronte a Dio, perché lei lo ha sposato semplicemente donandogli il suo cuore! E sarà così anche per noi due, se lo vorrai. Saremo marito e moglie anche senza l’approvazione della Chiesa…E non me ne importa niente se non puoi avere figli. Staremo bene così, noi due soli, finché morte non ci separi!

Elizabeth lo guardò negli occhi per un lungo istante, quindi annuì, aprendosi in un sorriso. Richard la baciò sulla fronte, stringendola nuovamente fra le braccia.

 

***

 

La gente si stava accalcando sempre di più attorno alla forca. Elizabeth si sollevò sulle punte per poter vedere meglio e, facendo saettare lo sguardo oltre le teste delle persone, scorse il cadavere di William Hamleigh penzolare con un cappio al collo.

La ragazza provò uno strano senso di sollievo, nel vederlo. L’uomo che le aveva rovinato la vita era finalmente morto. Si fece strada fra la folla, cercando con lo sguardo il volto di Richard. Il giovane aveva mantenuto la sua promessa: pochi giorni dopo il loro chiarimento in riva al fiume, Elizabeth aveva lasciato la casa di Aliena per trasferirsi a vivere con Richard. Questa sua scelta aveva suscitato molto clamore e scandalo nella bigotta comunità di Kingsbridge, ma a lei non era importato, e ora, da qualche mese a quella parte, era felice accanto al giovane.

Scorse il suo viso a pochi passi da lei, ancora concentrato su quella macabra scena. Richard distolse lo sguardo, incrociando quello della ragazza e sorridendole. Elizabeth capì immediatamente cosa volesse dirle: erano felici insieme, sì, ma ora che William Hamleigh era morto e lei era sciolta da ogni vincolo, dovevano ubbidire alla legge del Signore, come presto anche Jack e Aliena, anche lei ormai vedova di Alfred, avrebbero fatto.

 

***

 

Era la seconda volta che Elizabeth si sposava, ma di sicuro la più felice. Ora non era più la ragazzina di tredici anni sciocca e ingenua che era salita all’altare una piovosa domenica di Pentecoste, stretta in un abito da sposa troppo grande per lei, andando incontro ad un uomo che non aveva mai incontrato prima e che le aveva fatto trascorrere gli anni peggiori della sua vita. Invece, adesso conosceva chi stava per sposare, l’uomo che già nei mesi precedenti aveva riconosciuto come marito pur senza l’approvazione della Chiesa, conosceva Richard, il suo cuore e la sua anima e, quando il priore Philip pronunciò le parole vi dichiaro marito e moglie, Elizabeth seppe che ora nulla avrebbe mai più potuto separarli, niente e nessuno si sarebbe mai frapposto fra lei e Richard, nulla avrebbe spezzato la loro felicità e il loro amore.

Il pranzo di nozze fu molto semplice, e lo consumarono tutti insieme. C’erano pochi invitati: Aliena, che aveva messo a disposizione la sua casa per il banchetto, Jack, Tommy, Martha e il priore Philip insieme a Jonathan. Avevano deciso di invitare anche Ellen, ma la donna non si era fatta vedere in chiesa, rimanendo fedelmente ancorata ai suoi principi.

La madre di Jack fece la sua comparsa a metà del banchetto, scusandosi per il ritardo. Reggeva in mano una specie di boccale, seminascosto da un fazzoletto bianco.

- Io benedico questo matrimonio!- disse, avvicinandosi agli sposi.

Il priore Philip alzò lo sguardo al cielo, facendosi il segno della croce.

- Mamma, per favore…- gemette Jack.- Hai già dimenticato quello che è successo con il vescovo Waleran?

- Che ho detto di male?- sbottò Ellen.- Volevo solo fare le mie congratulazioni agli sposi, tutto qui…E a questo proposito, ho un dono per la sposa…

Elizabeth guardò la donna, mentre questa le porgeva il boccale. Al suo interno, vi era un liquido denso e biancastro, molto simile a del latte.

- Bevi!- la incitò Ellen.- Fidati di me, porta fortuna…

Elizabeth sorrise, titubante, ringraziandola per il dono. Quindi, tolse il fazzoletto e bevve tutto il contenuto del boccale. Era buono, pensò la ragazza, era molto simile a latte e miele, ma con uno strano aroma di menta…

Non appena ebbe finito, Ellen iniziò ad applaudire, entusiasta, e ben presto tutti si unirono all’applauso.

- Evviva gli sposi!

 

***

 

Richard posò un delicato bacio sulla fronte imperlata di sudore della moglie, quindi spostò lo sguardo sul fagottino che Elizabeth teneva fra le braccia.

- E’ un maschietto!- esultò Aliena, con le lacrime agli occhi.

Elizabeth sorrise, mentre il priore Philip prendeva in braccio il piccolo appena nato e lo battezzava mormorando preghiere in latino, per poi riporlo con delicatezza fra le braccia della madre.

- Come lo avete chiamato?- domandò Ellen.

- Bartholomew - disse Richard.

- Come il padre di Richard e Aliena!- aggiunse Elizabeth, raggiante.

- Incredibile…- fece Martha.- Elizabeth, ci avevi detto che non potevi avere figli, eppure…

Elizabeth era la più felice, ma anche la più confusa per questa novità. Qualche settimana dopo il matrimonio, la ragazza aveva iniziato ad avvertire un piccolo malessere, ma nessuno era riuscito a spiegarsi che cosa fosse. Alla fine Aliena, che ricordava bene di come all’inizio non si fosse accorta di aspettare Tom, si era resa conto di come stessero le cose, e aveva azzardato l’ipotesi che, forse, Elizabeth potesse essere incinta.

Nonostante le proteste e lo scetticismo iniziali, ogni dubbio si era estinto con il trascorrere dei mesi, in cui il ventre della ragazza aveva iniziato ad arrotondarsi, ma per tutto il corso della gravidanza lei e Richard erano stati felici ed increduli insieme: com’era possibile?

Elizabeth ricordava molto bene cosa le avessero detto i medici: le lesioni che William Hamleigh le aveva causato erano state troppo gravi, non sarebbe mai stato possibile, per lei, avere dei figli. E ancora adesso, tenendo fra le braccia suo figlio, non riusciva a spiegarsi come potesse essere accaduto. Che i dottori si fossero sbagliati? Che fosse stato William, e non lei, ad essere sterile?

- Ma com’è possibile?- fece Jack.

- Il Signore ha fatto il miracolo!- sorrise il priore Philip.

- Oh, sì…- disse Ellen.- E sono sicura che ne farà molti altri…

Elizabeth guardò la donna. Improvvisamente, le parve di risentire sulle labbra il sapore di quella bevanda a latte e miele.

Ellen le sorrise, facendole l’occhiolino.

 

FINE

 

Angolo Autrice: Beh, che ne dite? E’ una storiella semplice e senza pretese, che spero vi sia piaciuta…Mi fate sapere che ne pensate?

Thank you very much for reading!

Dora93

  
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