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Autore: FRC Coazze    20/08/2012    5 recensioni
Tutti noi prima o poi ci fermiamo per lanciare un’occhiata alle nostre spalle e vedere il cammino che abbiamo percorso nella nostra vita. Le scelte giuste. Quelle sbagliate. Le cose dette. Le cose non dette. E se a farlo fosse un certo papero?
One-shot. Personaggi: Paperon dè Paperoni.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Il personaggio di Scrooge McDuck (Paperon dè Paperoni) e altri citati appartengono alla Walt Disney Co.
La Saga di Paperon dè Paperoni (The Life and Times of Scrooge McDuck), cui questa storia fa riferimento, appartiene invece a Don Rosa.
La trama originale della storia appartiene a me, pertanto non può essere utilizzata e/o tradotta altrove senza mia previa autorizzazione. Questa storia è stata scritta per puro divertimento e come tributo al personaggio di Paperon dè Paperoni, nessuna infrazione del copyright è intesa.

Ispirata ai lavori di Carl Barks e Don Rosa.


Note dell'autrice: La mia prima fan fiction sul papero più ricco del mondo. Un momento di pazzia. Era da tanto che volevo scrivere qualcosa su Paperone, ma doveva arrivare questo caldo per darmi alla testa abbastanza da trovare l’idea giusta. Per la serie: non tutto il caldo vien per cuocere. XD

Ho mantenuto i nomi originali per rispetto verso Carl Barks e il suo lavoro, e anche verso i personaggi. La storia si basa sugli avvenimenti narrati da Don Rosa ne La Saga di Paperon dè Paperoni. Potete vedere Paperone in versione umanizzata o paperesca, come preferite: lascio a voi scegliere tra le due.

Spero che questa storia sia di vostro gradimento e vi invito a lasciarmi un commentino. Me lo lasciate un commentino, vero?



 

 

Le lettere di una vita
 

 



 
A volte mi chiedo…

A volte mi chiedo come sarebbe stata la mia vita se, chissà?, se ad uno dei tanti bivi che ho incontrato avessi preso l’altra strada.

Difficile dare una risposta.

Puoi pensarci finché vuoi e mille possibilità si accavallano nella tua testa, ma alla fine tutto ciò che rimane è solo un enorme, gigantesco punto di domanda.

Vi è mai accaduto? Pensare: ehi, chissà se dove sarei ora se avessi fatto così anziché cosà. Se avessi detto questo e non quello! Beh, a me capita. Piuttosto spesso, per la verità. Sempre più spesso ultimamente. Troppo spesso. Forse è l’età. Forse, l’avvicinarsi della fine mi spinge a ripercorrere i ricordi, quasi a voler tirare le fila della mia vita. Il bilancio di fine anno. Tocca valutare il passivo e l’attivo e, chissà come mai, viene naturale tentare di fare paragoni inutili con quella dimensione parallela del “e se…?”.

Sto diventando pazzo. Sto diventando pazzo?

E dire che mi sono sempre ritenuto un uomo concreto, con i piedi ben saldi a terra. Questi viaggi mentali non sono da me. Sono inutili. E Dio solo sa quanto io odi gli sprechi! Eppure, eccomi lì, la sera, appena terminato di visualizzare i bilanci delle mia aziende, quando il cervello è troppo stanco per lavorare a qualcosa di concreto e ancora troppo riposato per abbandonarsi al sonno. Eccomi là, ad ascoltare un branco di fantasmi fannulloni che si burlano di me. Ed io do loro ascolto per di più. Un tempo riuscivo a tener loro testa… riuscivo a metterli a tacere, andare avanti e fingere di non vederli, ma ora… o loro sono più testardi o io sto invecchiando.

Propendo per la seconda.

Santi numi! Sto invecchiando? Davvero?! Ridicolo… pensavo di aver superato la fase del fossile[1]… Bah, ora sono un fossile che chiacchiera con dei fantasmi. Scrooge McDuck, hai perso la tramontana.

E’ finita. Mi sono arenato un’altra volta. E già la seconda, accidenti! La seconda volta che mi faccio fregare da me stesso… d’accordo, il mio io m’ha insaccato già diverse umilianti volta, ma solo due volte ha presentato il conto dei rimpianti.

Rimpianti.

Che poi, che rimpianti può avere uno che ha tutto?

Io so che le persone là fuori credono che uno come me sia la persona più felice del mondo… che problemi può avere il vecchio Scrooge? Ha tanti soldi da tappezzare l’intero stato del Calisota!

Beh, vengano qui nel mio ufficio la sera e vedranno che bella cagnara di spettri piagnucolanti! Vedranno il ricco Scrooge McDuck chinato sulla sua scrivania con le mani strette sulle orecchie per non sentire quelle accuse e quelle lamentele. Prego Dio che nessuno mi veda mai così. Piegato. Dal peso dell’età e della mia stessa vita di cui ero così orgoglioso…

Quanto durerà ancora?

Sto andando verso un inevitabile crack? Questi cosi… ricordi, fantasmi, chiamateli come diavolo volete!... questi cosi mi stanno fagocitando. Non ho più la forza di urlare loro contro e di dire: “No! Non avrei rinunciato alla mia vita per tutto l’oro del mondo. Non ho rammarichi!” L’ho detto a Matilda[2]. Lo pensavo davvero… ora, invece, non posso non rendermi conto che è tutta una bugia. I rammarichi ci sono, e questi affari che mi girano nella testa non fanno che ripetermeli.

E’ inutile.

Goldie.

Sono da solo. Sono sempre stato da solo. Sono solo con questi cosi. Accidenti! Come si fa a mandarli via? C’è un bottone da premere, un spina… un qualcosa per scollegarli dal cervello? Stanno in silenzio tutto il giorno e poi cominciano a gridare la sera come un branco di lupi affamati. Fossero davvero lupi! Allora saprei come far loro fronte… come nel Klondike. Ma questi cosi sono diversi. Sono me stesso, ed io non so come affrontare me stesso da solo. Le volte in cui ho dovuto vedermela con me ho inevitabilmente perso. Sto perdendo anche ora? O forse sto vincendo?

Si può combattere con sé stessi? In ogni caso vinci e perdi. A ogni guadagno corrisponde una perdita. Forse ho fatto troppi investimenti nella vita. Forse avrei dovuto lasciare che andasse come doveva andare… ma io non sono così. Non lascio il timone. Mai. Una nave che va alla deriva è una nave persa, e io non perdo mai. Mai. Posso rinunciare. Ho rinunciato. Questi fantasmi me la sbattono in faccia quelle rinunce, e io non posso fare a meno di pensare cosa sarebbe successo se…

Oh dio! Ma perché mi faccio questo? Improvvisamente sono diventato un filosofo! Dio, mi sto annientando con le mie stesse mani…! Sto perdendo colpi. Il mio me del passato se la sta ridendo come un pazzo a vedermi ora. Più vecchi si è, più tocchi si diventa!

Papà.

Ho ancora la tua lettera, sai?[2]  E’ forse l’unica cosa che riesce ad allontanare un poco questi se. Ce l’ho qui, nel cassetto della scrivania… prima era nel baule. Nel grande baule dove tengo tutti i miei ricordi, insieme ad un’altra lettera. Una lettera che non c’è. Una lettera di cui è conservato solo il ricordo. Ma la tua… la tua è reale. E’ qui. Ecco, l’ho qui in mano.

Lo sai? Avevi ragione. Avevi ragione su tutto. Per quanto io sia incapace a volte di capirmi, per quanto non riesca a non pensare a perché abbia fatto certe scelte… perché ho sempre voluto mettermi alla prova fino ai limiti delle mie capacità. Perché non sono mai stato capace di scegliere la strada più semplice… forse la più facile, la più felice, leggera…

Nella mia stupidità non riuscivo a vedere valore nelle cose guadagnate senza sforzo. Avrei potuto fermarmi. Avrei potuto tornare a casa e vivere tranquillo, ma non ne sono stato capace.
Volevo di più e lo scotto da pagare è stata la famiglia. Sono stati quegli affetti che, per scelta, idiozia o orgoglio ho lasciato da parte. Ed è questo il mio rimpianto.

Ho passato la vita a cercare qualcosa di più. A pormi obiettivi e a raggiungerli. Non ho mai pensato a cercare valori diversi. Credevo di essere il più duro tra i duri e il più furbo tra i furbi e invece ero solo un ragazzino ambizioso che cercava il suo posto in un mondo con cui era in lotta. Un mondo che stava vincendo. Stava vincendo e io non avevo l’arma risolutiva. Non avevo qualcuno a cui appoggiarmi… ero solo e troppo stupido e orgoglioso per vedere chi mi stava intorno.

Mi trema la mano e non so perché. Questi fantasmi non mi lasciano in pace. Mandali via!

Vogliono strapparmi di mano la tua lettera. Guarda: è tutta stropicciata. Tutte le volte che l’ho presa in mano… che l’ho aperta e ripiegata… ogni volta, i dubbi e i rimorsi che mi assalivano… questi fantasmi… si allontanavano. Ora no. Ce n’è uno ancora. Uno rimane.

C’è bisogno di un’altra lettera per scacciarla, ma io quella lettera non ce l’ho. Non ce l’ho!

Quel fantasma… quella ragazza che mi sta ora davanti… oh , lo conosco bene. Mi fa compagnia da molti, molti anni. Non se ne andrà mai. Cerca la lettera, ma io la lettera non ce l’ho. Non ce l’ho!

E’ a Dawson quella lettera. Gettata nella neve. Abbandonata per paura. In una busta chiusa.

Non ce l’ho quella lettera.

Ho solo la tua, papà, vedi? Solo la tua. La lettera da casa che ho sempre aspettato, è qui, ma a questo fantasma non importa: lui vuole la lettera da una casa che avrebbe potuto esserci.

Ho avuto paura allora. Paura delle parole che erano scritte su quella lettera. Paura di essere ferito. Sì, Scrooge McDuck ha temuto di venire ferito dalle parole di una ragazza. Dai, ridete! Lo so che siete ancora lì, voi altri fantasmi insignificanti.

Vedi, papà? Non hai un figlio cuor di leone, dopotutto.

L’ho gettata nella neve, quella lettera. L’ho gettata. E ora darei qualsiasi cosa per poterla leggere. Non mi importa di nulla. Vorrei soltanto leggerla. Aprire quella busta e leggere. Ma ormai è tardi. Il treno è passato, Scrooge, sveglia! L’hai perso da anni ormai!

Goldie.

Dove sarei ora? Uh?

Dove sarei?

Sarei quello che sono? Sarei un altro? Cosa sarebbe accaduto se avessi avuto il coraggio di aprire quella busta? Se avessi lasciato da parte per un attimo i miei sogni di ricchezza e fossi tornato indietro?

Ecco, lo vedi? Ci sono ricaduto.

Sono finito. Che senso ha continuare ad arrabattarsi su qualcosa che ormai è passato. Non posso tornare indietro. Non posso cambiare nulla, ma quella lettera… vorrei che ci fosse davvero, in quel baule. Vorrei poterlo aprire e tirarle fuori tutte e due, papà. La tua, quella di Goldie. Ma non posso.

Vorrei poterle tirare fuori e leggerle, di tanto in tanto, come faccio con la tua quasi tutte le sere ormai. Vorrei poterle mettere sulla scrivania e dire: “Ecco, Scrooge. La tua vita è completa.”, ma non posso. Perché quella lettera non ce l’ho. Ho solo la tua. La tua e il ricordo dell’altra, ed è un vuoto nella mia vita che questi fantasmi continuano a bisbigliarmi. Quel fantasma… quel fantasma non se ne andrà.

Vorrei aprire quel baule e vedere le vostre lettere. Tutte e due. Lo aprirei e vi metterei dentro quest’altra lettera, questa che sto scrivendo ora e chiudere la porta sulla mia vita col sorriso. Ma non posso. Perché se la lettera di Goldie fosse qui… se fosse qui, questa non esisterebbe e non so… forse è meglio così.

Sto impazzendo, sì lo so. Sono un vecchio pazzo che si sta facendo annientare da un ricordo. Ma è solo il periodo, dopotutto. Domattina mi sveglierò, rileggerò questa lettera e mi vergognerò a morte per la mia stupidità. Farò sparire questa lettera prima che Battista la trovi… o peggio ancora Donald o i ragazzi. Preferirei buttarmi dal testo del deposito piuttosto che vederli leggere questa roba! Il loro zio burbero e orgoglioso che si mette a farsi un’auto psicanalisi in una lettera… santi numi!

Mi ci sono voluti ottant’anni per capire che, forse, quello che davvero mi mancava e che desideravo era una famiglia. Vi ho rinunciato per tre volte. Ho lasciato te, ho lasciato Goldie, ho lasciato le mie sorelle, ma… ma l’ultima occasione non me la sono lasciata sfuggire. Mi sono svegliato in tempo.

Te la stai ridendo, ora. Vero, vecchio? Oh, te la ridi sotto i baffi, perché tu l’hai sempre saputo. Anche la mamma l’ha sempre saputo… che avrei dovuto fermarmi un giorno e accettare quello che era la vita a offrirmi, invece di cercare ancora e ancora.

Beh, l’ho fatto. L’ho fatto.

Questi fantasmi mi seguiranno in eterno, devo solo sopportarli forse. Non è vero?

Potrei invitare Donald e i ragazzi domani sera. Passerò la serata con loro e i fantasmi se ne staranno lontani. Farò così.

Ma prima, prima concluderò questa lettera che tale non è nata. La firmerò, la piegherò, la infilerò in una busta… ci scriverò perfino l’indirizzo, forse… e poi la getterò nel caminetto e continuerò a vivere la mia vita, coi miei nipoti, i miei ricordi e i miei fantasmi. E bubbole tutto il resto. Compresa questa lettera inutile che mi ha solo fatto perdere tempo.

Salutami la mamma e gli antenati lassù e buonanotte.


Con affetto,

Scrooge McDuck



[1]Rif. a “La Saga di Paperon dè Paperoni” di Don Rosa, Capitolo 12 Il papero più ricco del mondo.
[2]Rif. "Una lettera da casa" di Don Rosa.
 
  
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