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Autore: SweetNemy    20/08/2012    3 recensioni
Questa è la storia di una ragazza che ha sempre viaggiato in giro per il mondo. Per merito di sua madre riesce a rimanere per sempre nella città in cui è nata e lì è determinata a farsi nuovi amici. La sua prima amicizia sarà una ragazza di nome Serena, ma in seguito conoscerà anche un ragazzo un po’ particolare...
Genere: Drammatico, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ciaooo a tutti. Come promesso, sono tornataaa! :D Questa è la mia nuova storia e racconta di una ragazza, Anna, che dopo aver girato per quattordici anni in giro per il mondo, si stabilisce definitivamente nella città in cui è nata. Qui conoscerà una ragazza come lei di nome Serena. Mentre queste due ragazze si divertono, dall'altra parte del mondo c'è un ragazzo con una vita indegna che cerca solo un po' di libertà. Grazie a due persone speciali, però la sua vita migliorerà radicalmente. Ecco una breve trama. Buona lettura. ^-^

Capitolo I

-Paura degli altri.-

“Caro Diario,                                                                                                                                                4/08/2012
come ogni sera sono qui a scriverti, raccontandoti usualmente quello che ho fatto oggi! Credo ti stia scocciando, dato che scrivo sempre e solo le stesse cose. Due mesi fa sono iniziate le vacanze estive e io non sono ancora uscita di casa, non che prima lo facessi! Avrei sempre sognato poter andare a scuola, svegliarmi presto la mattina, prendere l’autobus pieno zeppo di persone e poi rincontrare gli amici di sempre in una classe, per poi fare lezione insieme ad altri miei coetanei. Ma siccome i miei genitori si spostano continuamente per lavoro, non mi trovo per più di tre mesi nello stesso posto, e non vale la pena iniziare la scuola, per questo motivo ho sempre studiato a casa con un tutor speciale. Mio padre è una sottospecie di archeologo, dico sottospecie perché è solo un aiutante! Se gli chiedi qualsiasi cosa sulla storia non la sa! Mia madre è casalinga e odia terribilmente fare le valigie e cambiare casa, per questo a poco a poco sta finendo per odiare mio padre e il suo lavoro e... come si dice? Le donne hanno una gran forza di volontà! L’ha convinto a rimanere in un posto e a cercarsi lavoro. Così lui non ha perso tempo per andare ad abitare nel luogo in cui sia io che lui siamo nati, una cittadina italiana affacciata da un lato sul mare, con le montagne alle spalle e con un vulcano, visto un po’ celestino per la lontananza, a nord. La mia casa è tutta bianca con le rifiniture in grigio perlato. È una villetta con un piccolo giardino sul retro. Di fronte alla casa in cui abito adesso, e spero per sempre, c’è un piccolo campo da calcio, circondato da una rete e intorno alla rete c’è una specie di piazzetta, con delle panchine, delle giostre, degli alberi e cespugli colorati e molte persone che vanno lì per incontrarsi e divertirsi insieme. Mi diverte vedere le persone che non conosco picchiarsi amichevolmente e prendersi in giro a vicenda, ma allo stesso tempo mi intenerisce guardare le coppie di ragazzi che dolcemente si abbracciano e si scambiano baci. Dall’alto della mia finestra ho potuto notare che in quel parco ci sono varie fasce di persone: ci sono i bambini che giocano innocentemente a calcio, i ragazzi che giocano a calcio per poter fare delle partite, i bambini che vengono lì per le giostre, i ragazzi e le ragazze “seri” che giocano a pallavolo o parlano e i ragazzi più o meno grandi di me che si sentono più di quel che sono e si credono grandi, ma in realtà non valgono niente, anche se a volte sanno essere incredibilmente simpatici. Domani voglio andarci. Forse divento amica di qualcuno. Ti tengo aggiornato.                                                                                                              
                                                                                                                                                             Ciao . Anna.”
Questi sono i pensieri di una quindicenne che non vede l’ora di andare a scuola per farsi nuovi amici. La sua giornata terminò con l’aggiornare il suo carissimo diario, ma domani ne inizierà un’altra molto più bella, almeno per la sua aspettativa...
La mattina seguente fu svegliata dall’odore del caffè. Sì, anche se era solo una ragazzina amava da morire il caffè! Fece tutte le cose che era usuale fare di mattina e uscì in esplorazione, sebbene conoscesse poco quel luogo. Guardò intorno dalla sua finestra e notò che a pochi passi da casa sua c’era una spiaggetta, così si infilò il costume, prese un telo e decise di recarsi lì.
Il mondo all’esterno le sembrava nuovo e misterioso, ma a lei quel mistero intrigava parecchio! Le è sempre piaciuto conoscere cose nuove, anche se a volte si ha nostalgia di quelle vecchie e quando lei è tornata in questa città è come se si fosse accesa!
Si guardava intorno meravigliata, non perché il paesaggio sia bellissimo, ma per la semplicità di quel posto, per la semplicità delle persone che vi abitano. Fu lì che capì che lei era come loro. Questi pensieri furono subito fermati dalla vista di quella spiaggia: era piena zeppa di persone, si guardò intorno per trovare posto e notò che non lontano da lì, su quella spiaggia, c’era una scogliera fatta di scogli bianchi molto particolari, decise di andare lì perché c’erano meno persone.
Distese il telo, si tolse i vestiti e si tuffò da uno scoglio assaporando a pieno il piacere del mare. Erano passati due anni dall’ultimo bagno. Era da una settimana in quel posto, ma da maggio a fine luglio era stata in Colorado, uno stato non bagnato dal mare!
Dopo un paio d’ore passate a tuffarsi e a nuotare decise di tornare a casa, anche perché da sola cominciava ad annoiarsi. Giunta a casa stese il telo in giardino e andò a farsi una doccia per togliere il sale dal corpo.
Dopodiché arrivò sua madre, la salutò con un gran sorriso e le disse che era andata a nuotare, e che oggi sarebbe andata nel parco di fronte casa sua. Sua madre alla notizia che era uscita e si era divertita si rallegrò, dato che dal trasloco era passata una settimana e lei non era mai uscita, e neanche prima, in Colorado, usciva mai di casa!
Sua madre le assomigliava molto. Come lei, Anna aveva dei fantastici capelli dorati e ricci lunghi fino a metà schiena e degli splendidi occhi castani che con la luce del sole brillavano come due diamanti.
Il pomeriggio arrivò inaspettatamente presto e Anna si diresse in quel parco.
Arrivata lì si guardò intorno e si diresse subito dai ragazzi che lei aveva reputato seri. Erano cinque ragazzi, tre maschi e due femmine che giocavano a pallavolo.
-Ciao. – disse sorridendo. – posso giocare con voi?
-Chi sei? – disse uno dei ragazzi del gruppo.
-Ah, già. Scusa! Mi chiamo Anna.
-Sei di qua?
-Sono nata qui, ma sono cresciuta in giro per il mondo. Ora sono tornata da una settimana e starò qui spero per sempre.
-Ok. Hai una storia molto interessante. Io sono Giulio – disse quel ragazzo, dai capelli e gli occhi neri, poi continuò. – Lui è Marco. – disse indicando un ragazzo con i capelli castani lisci e gli occhi verdi. – Lui è Silvio. – indicò ancora un ragazzo, stavolta con i capelli biondi e gli occhi azzurri, con l’aria da esaltato. – E loro sono Emanuela e Marina – disse, infine, indicando due ragazze entrambe con i capelli mossi e neri e con gli occhi castani.
Finite le presentazioni, mi spiegarono il gioco, chiamato “Sette si schiaccia”.
Questo gioco consisteva nel passarsi sei volte la palla e poi la settima volta schiacciarla verso qualcuno. Se riesci a colpire quella persona, la stessa esce; se invece quella persona blocca la palla, è colui che l’ha tirata ad uscire. Anche se era un gioco da bambini (infatti i ragazzi avevano dodici anni) era sempre meglio che restare chiusa in casa. Una volta finito il gioco, mi dissi che volevo rischiare, quindi feci una domanda ai ragazzi.
-Ragazzi, ci sono dei ragazzi quindicenni in questo posto?
-Certo! C’è Gianluca – disse Marco indicando un tipo moro strano sulla bici che prendeva in giro tutti credendosi il re dell’universo. –E c’è Biagio – riprese indicando un altro ragazzo, sempre dai capelli scuri, che girava con dei pantaloncini stretti blu e una camicia bianca di tre taglie superiore alla sua, per non parlare dei capelli! Un ciuffo che se lo piastri arriva fin sotto il mento!
-Ah... – disse disgustata. “Certo, a volte l’apparenza inganna, possono essere bravi ragazzi, se li si conosce meglio." – Non c’è qualcuno più normale?
-No. C’è solo quella ragazza – indicò una ragazza bionda isolata che leggeva un libro.
-Grazie. È stato un piacere stare con voi!
-Quando vuoi! Noi siamo sempre qui! – dissero salutandola e lei si diresse verso quella ragazza.
-Ciao. Cosa leggi?
-Me l’hanno assegnato per la scuola. È uno di quei romanzi antichi dove non si capisce niente e dove un capitolo sembra esso stesso un libro.
-Ho capito. Comunque io sono Anna.
-Serena. Tu cosa stavi facendo?
-Stavo giocando a pallavolo con quei ragazzi. – dissi indicandoli.
-Ah, la band dei mocciosi! Il fatto è che loro sono troppo mocciosi, i quindicenni sono troppo esaltati. Rimarrebbe il gruppo delle ragazze quattordicenni: ci sono, sì, delle esaltate, ma anche delle ragazze a posto!
“Mi girai per guardare se c’erano davvero ragazze a posto in quel gruppo. La risposta? Beh, di certo erano meglio di quegli esaltati sulle bici, ma lo stesso era come se sentissero di avere vent’anni. Beh, credo che l’unica ragazza a posto qui sia Serena.”
-Tu hai delle amiche in questo posto?
-Nel parco no, ma ho due amiche. Una abita in Sicilia e non la vedo quasi mai e l’altra abita in centro, ma da tre mesi è fidanzata e per questo non è che la vedo poi così tanto. Rimarrebbe mia cugina, ma lei abita comunque a trecento km da qui. E tu, invece?
-Eh, io ho una sola amica. Si chiama Jessie e vive in Canada.
-Canada? Sei canadese?
-No, ma ho vissuto un po’ in giro per il mondo per la mia famiglia, ma ora mi sono stabilita in questa città e intendo rimanerci per sempre.
-Ti va di uscire in centro stasera? Magari andiamo a mangiare una pizza!
-Ma è martedì!
-Chi ha detto che il martedì non si può uscire?
-D’accordo. Ci vediamo alle otto. Io abito nella casa di fronte. Vienimi a chiamare. Ciao!
Così Anna tornò a casa soddisfatta, ora aveva un’amica.
I due giorni seguenti lei e Serena si divertirono tantissimo, andarono in quel parco e si schizzarono l’acqua, brindarono con la coca-cola in lattina, fecero un patto che niente le avrebbe separate. Erano diventate come ferro e calamita, praticamente inseparabili, poi arrivò il martedì sera, quando finalmente uscirono.
Serena, come prestabilito, venne a chiamarla sotto e casa e insieme si diressero nella migliore pizzeria al centro. Si accomodarono in un tavolo libero e ordinarono due “Margherite” e una bottiglia di coca-cola.
Dopo una mezzoretta la pizza arrivò. Era incredibile, anche di martedì sera quel locale era pieno di gente!
-Ecco la pizza! – disse Serena.
“La mangiai esitando... non so da quanti anni non mangiavo una pizza come si deve! Quando all’improvviso mi lasciai sfuggire un’affermazione che fece ridere la mia amica.”
-Wow. Non ricordavo che la pizza fosse così buona qui.
-Beh, questa è la città in cui è nata! Tutti ce l’hanno rubata, ma l’originale è sempre meglio.
-Lo penso anch’io.
Così si concluse quella serata stupenda tra Anna e Serena che erano diventate ottime amiche.
Nel frattempo, in Australia, e, quindi, nell’altra parte del mondo un ragazzo scocciato di non poter tornare nel luogo in cui è nato e trascurato dai genitori, deve prendere un’importante decisione...
-Porrò fine alla mia vita?

  
Ciaooo.. Spero vi sia piaciuto questo capitolo. Ci vediamo il 25 con in continuo. Cosa succederà a questo ragazzo??
Questo e molto altro nel prossimo capitolo. (Ahahahah, sembro una narratrice di un telefilm ahahah) Ciao.
SWEET NEMY <3
 
 
  
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