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Autore: _LilianRiddle_    23/08/2012    1 recensioni
Questa è la prima storia che pubblico, quindi siate clementi e recensite!
Tratto dal primo capitolo: "S’incamminò verso la porta che, piano piano, si aprì senza un cigolio. Una luce abbagliante invase la stazione, ed io sentii una forte scarica allo stomaco. Poi tutto si fece vuoto."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1.1
 
Correvo senza meta, con le mani sporche di sangue, cercando di scappare da qualcuno, forse da me.
Nella testa l’urlo silenzioso di quella povera bimba, sulle mani il suo sangue innocente. Una domanda affiorò nella mia mente confusa: “Che cosa avevo fatto?”. Non volevo ricordarlo.
Un suono, come un’eco lontana, si fece spazio tra i miei pensieri sconnessi: era una dolce melodia che suonavo con il violino da quando ero bambina. Un groppo mi chiuse lo stomaco, le lacrime invasero i miei occhi dorati: erano anni che non prendevo in mano il mio strumento.
Improvvisamente mi fermai davanti al ponte, dove io e lei andavamo sempre a giocare. Guardai il vuoto sotto di me. Una voce mi raggiunse poco prima di buttarmi. Mi girai verso di lui e sorrisi lasciandomi cadere. Provò a prendermi. Non ce la fece. Urlò il mio nome. Non risposi. Niente ora poteva più salvarmi.
Piangendo chiamai mia sorella, e tutto si fece buio.
 
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Aprii gli occhi e mi guardai intorno. Dove mi trovavo? Ero in una sala d’attesa completamente bianca, come quelle degli ospedali, ma non c’era nessun medico. E poi, io non dovevo essere morta? Insomma, mi sono buttata giù da un ponte!
All’improvviso una voce mi riscosse dai miei pensieri.
- Benvenuta alla stazione, Celeste –
Mi voltai di scatto. Davanti a me c’era un alto ragazzo moro, con gli occhi turchesi e le ali. Era molto bello. Ma, aspetta. Le ali? Che scherzo era mai questo?
- Chi sei? – chiesi diffidente e curiosa allo stesso tempo.
- Mi chiamo Noah. Sono il tuo Angelo Custode. Da piccola pensavi che fossi femmina e mi chiamavi Angelica – mi rispose sorridendo.
Io lo guardavo a bocca aperta. Oddio. Il mio Angelo Custode. Allora ero davvero morta. Ma come potevo credergli?
- Dimostrami che tu sei veramente quello che dici, e che questo non è solo frutto della mia mente – dissi.
Lui si avvicinò lentamente e, quando fu a un palmo dal mio viso, mi poggiò le mani sul volto. All’improvviso tutti i ricordi della mia vita, tutte le scelte, tutti gli sbagli, mi passarono davanti agli occhi nella più totale chiarezza. Quando mi passò davanti il ricordo del mio ultimo compleanno, cercai di divincolarmi. Sapevo cosa sarebbe successo dopo, e non volevo vederlo. Ma Noah era molto più forte di me, e non mi lasciò scappare. Rividi tutto. Lei che si avvicinava danzando verso di me. Io che tagliavo la torta con un grande e affilato coltello. E poi lei mi ha urtato il braccio, e il coltello è schizzato dritto verso il suo cuore. Non potei fare niente per salvarla. Il coltello affondò troppo facilmente in quel corpicino di dieci anni, e il sangue innocente della mia sorellina macchiò me e il pavimento dove lei si accasciò senza più vita. Quando arrivammo in ospedale era già morta. Non c’era già più nulla da fare.
Mi lasciò la testa e scoprii con orrore che stavo piangendo come una bambina, davanti a uno sconosciuto che mi avrebbe creduta debole.
- Celeste, tu sei qui perché ti sei suicidata. Non era il tuo momento di morire. Non hai salutato nessuno. Ti sei incolpata di cose di cui eri innocente. La morte di tua sorella è stata solo un incidente. Poteva capitare a chiunque – disse gentilmente.
Lo guardai senza capire. Dove voleva arrivare?
- Tu non puoi tornare indietro, non puoi tornare in vita. Ma puoi rimediare agli errori che hai fatto. Ora dovrai scegliere. E ti avviso, sarà una scelta difficile. Io ti aiuterò e sarò sempre accanto a te in questo viaggio. Hai capito? –
- Si – risposi io con un groppo in gola.
- Bene. Ora dimmi: puoi scegliere se accedere direttamente in Paradiso, dove il Padre assolverà tutti i tuoi peccati e tu raggiungerai tua sorella, o scegliere di aiutare i tuoi cari sulla Terra, non entrando in Paradiso, ma viaggiando tra cielo e Terra come angelo custode. –
Ecco la trappola. Me stessa o gli altri? Avrei tanto voluto rivedere mia sorella, chiedere scusa, magari avere il suo perdono, ma allo stesso tempo non potevo lasciare i miei cari da soli. Ci misi lunghissimi secondi a decidere, ma poi dissi: - Scelgo di essere un Angelo Custode. Sono sicura che Greta se la caverà benissimo anche senza di me, lassù in mezzo agli angeli. Io servo a chi è rimasto sulla Terra. -
Mi sorrise e mi rispose: - Hai fatto la scelta migliore Celeste, sono fiero di te. Ora vieni, non puoi restare con quei vestiti orrendi addosso. Sei un Angelo, ora. -
- Orrendi?! – esclamai seguendolo. – Ma se sono stupendi! –
- Non ho mai approvato il tuo modo di vestirti, infatti. Chi credevi che fosse quello che ti faceva rimpicciolire a dismisura gli abiti nella lavatrice? Io. Ma poi tu andavi a comprarne di peggiori. Sei sempre stata un caso disperato. Se non perso. –
- Ma come ti permetti? Saranno belli i vestiti che ti metti tu! –
Effettivamente, però lui era vestito davvero bene: indossava un paio di pantaloni bianchi che gli fasciavano le gambe, una camicia bianca e, incredibile, un paio di Air Max rigorosamente bianche.
- Non ci credo! Indossi delle Air Max? – chiesi scettica.
Lui arrossì e, guardandomi storto, mi spinse in una piccola camera quadrata dove, su una gruccia, era adagiato uno splendido abito rosso, come quelli che portavano una volta le dame nel Medioevo.
Lo indossai e costatai stupefatta che mi stava alla perfezione. Sciolsi i miei lunghi capelli lisci e li adornai con dei nastri, rossi anch’essi.
Mi ammirai allo specchio per un po’, poi mi decisi a uscire. Noah mi aspettava seduto su una sedia che prima ero sicura che non ci fosse. Notando il mio sguardo rise e disse: - I vantaggi di essere un angelo. –
Poi, come colto da un pensiero improvviso, mi guardò meglio. Vidi il suo sguardo farsi più penetrante e più assente allo stesso tempo, come se stesse pensando a qualcosa di molto doloroso.
- Come sei bella – sussurrò. Fu la mia volta di arrossire. Mi avvicinai a lui e mi sedetti sulla sedia che aveva fatto apparire con uno schiocco delle dita.
- Che cosa dobbiamo fare, ora? – chiesi.
Si riscosse con un sussulto.
- Oh, sì! Allora, dovrai fare un regalo, un vero regalo, non materiale naturalmente, alle persone a te care. –
- Regali non materiali? Non ho capito, che tipo di regali dovrei fare? –
- Dovresti andare oltre al tuo materiale egocentrismo, Celeste. –
- Io non sono egocentrica! –
- Bugiarda. Ora, ascoltami. Andremo a fare visita a tutte le persone a te più care che vivono sulla Terra, e donerai loro qualcosa che possa essere utile a loro per andare avanti, senza Greta, e senza di te. –
- Ma cosa gli posso donare? Io non ho più niente da donare. Sono vuota. –
- Non ti preoccupare, quando arriverà il momento, saprai cosa fare. –
Si alzò dalla sedia e mi afferrò per mano, facendo alzare anche me.
- Ora dobbiamo andare. I primi a ricevere il tuo dono saranno i tuoi genitori. – disse sospingendomi verso una grande porta rettangolare piena d’intarsi dorati. Sono assolutamente sicura che prima non ci fosse!
- Questo è il passaggio per il nostro mondo e quello dei mortali. Le prime volte saranno un po’ traumatiche, ma vedrai che ti ci abituerai. Sei pronta? –
- No. Andiamo? – non stavo più nella pelle dall’emozione. E dalla paura.
S’incamminò verso la porta che, piano piano, si aprì senza un cigolio. Una luce abbagliante invase la stazione, ed io sentii una forte scarica allo stomaco. Poi tutto si fece vuoto.
 
  
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