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Autore: Princess Kurenai    27/08/2012    2 recensioni
Nessuno poteva salvarlo, perché per lui era ormai troppo tardi.
Aveva guidato quella carica animato più dalla paura che dalla brama di vittoria.
Era sceso in campo carico di rimorsi e senza più speranza... perché, in fondo, che speranze o che futuro poteva avere un morto?
James Nicholls lo era.
Era morto quando era diventato un soldato.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Out of this World
Titolo del Capitolo: 1. Awakening
Fandom: Crossover | War Horse - Snow White and the Huntsman
Personaggi: James Nicholls (Tom Hiddleston), Eric il Cacciatore (Chris Hemsworth)
Genere: Introspettivo, Drammatico
Rating: Arancione
Avvertimenti: What if? (E se…), Slash, Alternative Universe (AU), Crossover, Spoiler per chi non ha visto Snow White and the Huntsman e War Horse
Conteggio Parole: 1632 (FiumiDiParole)
Note: 1. Non ha senso. Il pairing è nato… senza avere un senso. E così la fic. Parte tutto dal “E se James non fosse morto e venisse salvato da qualcuno?”… ed ecco lo schifo!
2. Dedicata alla ragione della mia vita. Grazie di esistere!
3. Non betata!


{ Out of this World ~
- 1. Awakening -



Al suo risveglio fu il dolore a fargli capire di non essere ancora morto, e aprendo gli occhi - ancor prima che il suo corpo riacquistasse la sensibilità - scoprì di non essere più in groppa al suo cavallo, ma all'interno di una casa. Restò immobile, ad osservare le travi ed il tetto della dimora nella quale si trovava, cercando di capire che fosse successo.
Ricordava tutto - la battaglia e tutte le morti - ma il dolore alla spalla, e la crescente fame che stava sentendo, gli impedivano di pensare lucidamente.
Tentò di muoversi, e puntellandosi sul braccio sano cercò di sollevarsi.
" Ah...", gemette per il dolore, scoprendosi più debole di quanto pensasse in quelle condizioni. Tuttavia, poté finalmente osservare la casa nella quale si trovava.
Era piccola. Possedeva ad occhio e croce due o tre stanze, e quella dove si trovava era una cucina con un rudimentale caminetto nel quale scintillavano ancora dei tizzoni ardenti - era agosto ma c'era ancora chi cucinava con il fuoco.
Era più che altro un rifugio e, a giudicare dal silenzio che regnava nel luogo, il padrone di casa doveva essere fuori.
Continuò a guardarsi attorno, avvistando su una sedia i suoi indumenti sporchi di sangue e strappati. Solo nel vedere i suoi vestiti si rese conto di indossare un camicione dal tenue color azzurro più grande di qualche taglia. Con movimenti lenti, alzò la mano per scoprire delicatamente la spalla ferita - ogni movimento era una tortura e sentiva le poche forze che possedeva scivolare via.
La trovò fasciata da delle candide bende bianche, sinistramente macchiate di sangue - forse i suoi movimenti erano stati più bruschi del previsto.
Si distese ancora, lamentandosi piano ed osservando di nuovo il soffitto con il fiato corto per lo sforzo.
Chiunque abitasse in quel rifugio, amico o nemico, gli aveva salvato la vita quando ormai pensava fosse giunta la sua ora.
Era come l'aver ottenuto una seconda occasione. Ma... per fare cosa?
Tornare nell'esercito? O fare il disertore?
In fondo lo credevano sicuramente morto...
Sospirò e chiuse gli occhi, troppo debole e confuso per continuare a pensare al suo futuro.
Gli unici progetti che aveva fatto gli erano stati strappati via dal padre, e non si sentiva in grado di pensare a ciò che aveva perso visto che stava per morire.
Si concesse un nuovo lamento tentando di far regolarizzare il suo respiro, che si mozzò subito quando sentì la porta del rifugio aprirsi.
Sollevò il capo, osservando l'ingresso di un uomo alto e robusto che scaricò sul tavolo vari conigli.
Non portava pistole - almeno così sembrava - ma solo coltelli ed asce. Era un cacciatore.
Incrociò quasi subito i suoi occhi chiari - spiccavano in un modo quasi straordinario nella pelle abbronzata e forse sporca dell'uomo.
" Sei sveglio.", constatò parlando in inglese ed avvicinandosi alla brandina dove era steso James.
" S-sì.", la sua voce suonò strascicata e debole, quasi impercettibile.
Era come se non parlasse da giorni e forse quell'impressione non era poi così lontana dalla realtà.
Deglutì e cercò di alzare di più il tono per farsi sentire.
" Chi siete?"
" Solo un cacciatore.", rispose l'altro senza aggiungere altro, allungando però la mano per sfiorargli la fronte.
Nicholls si irrigidì subito, ma non si mosse - anche se avesse voluto, non ci sarebbe riuscito.
" La febbre si è abbassata.", mormorò il cacciatore, spostando poi la mano sulla camicia per scostarla e controllare le bende mentre James lo osservava in silenzio, troppo imbarazzato e debole per fare qualsiasi cosa.
" Preparo uno stufato di coniglio. Poi ti cambio le bende.", dichiarò il cacciatore serio, allontanandosi dal capezzale dell'altro.
Per qualche istante Nicholls restò in silenzio, poi riuscì ad aprire bocca - aveva fame ed era debole, avrebbe volentieri ripreso a dormire, ma aveva troppe domande e pochissime risposte.
" Che... è successo?", chiese piano, ricevendo un'occhiata da parte dell'altro.
Sembrava stesse cercando le parole ma, alla fine, si limitò a rispondere solo dopo aver iniziato a scuoiare uno dei conigli.
" Il tuo maledetto cavallo ti ha portato qui, febbricitante e con un piede nella fossa.", sbottò. " Hai dormito per quattro giorni."
" Quattro giorni...", ripeté guardando il soffitto e chiedendosi che cosa fosse successo al fronte. " La... guerra..."
" Una seccatura.", dichiarò con decisione il Cacciatore. " Le macchine tedesche fanno scappare tutta la selvaggina e i più stupidi pretendono che divida con loro la poca che trovo."
La sua voce si intrise di rabbia mentre faceva affondare il coltello nel tavolo e metteva un pentolino sul fuoco - iniziando prontamente a risvegliarlo.
Dalla sua posizione James non riusciva a vedere i suoi movimenti, poteva solo sentirne la voce e ad immaginare quello che stava facendo.
" Lei... a-aiuta i... tedeschi?", chiese, cercando di capire nelle mani di chi fosse finito.
" No. Perché sarebbe una seccatura. Ma non aiuto neanche gli inglesi o i francesi.", il suo tono sembrò farsi divertito ed il soldato si sentì quasi sollevato. " Mi tengo lontano da loro e loro fanno lo stesso. I nemici per entrambe le fazioni sono altri, non un uomo solo che non cerca rogne.", continuò.
" Io...", James prese un bel respiro, cercando di non affannare per la crescente stanchezza. " Vi ringrazio... per avermi salvato..."
Il cacciatore tornò a farsi visibile accanto al giaciglio.
" Sei qui perché avevi voglia di vivere.", lo fissò negli occhi. " Io ho solo provveduto a darti una mano se non volevo che quella bestia del tuo cavallo mi rovinasse la casa."
C'era qualcun'altro che doveva ringraziare, constatò James, e quel qualcuno era Joey, il cavallo. E dire che aveva promesso che si sarebbe preso cura di lui, ed invece era successo il contrario.
Quell'animale era speciale.
Piegò le labbra in un mezzo sorriso, soffiando il nome del cavallo come per ringraziarlo, sentendosi pronto per cadere di nuovo nel mondo dei sogni.
" Joey..."
" Ti chiami Joey?", la domanda del cacciatore fece sorridere James più apertamente, facendogli emettere anche una bassa risata che si spezzò per il dolore alla spalla.
" No... il cavallo si chiama Joey... io sono James...", si presentò con un filo di voce mentre chiudeva gli occhi, decidendo di affidarsi al cacciatore senza alcun timore.



Per qualche ora dormì profondamente cullato da un rassicurante sonno senza sogni, al suo risvegliò scoprì che nel frattempo il Cacciatore gli aveva non solo cambiato le bende - e messo qualche cosa di profumato sulla ferita -, ma gli aveva anche fatto indossare un altro camicione.
Si sollevò sempre con difficoltà, tuttavia quella volta giunse in suo aiuto il cacciatore che lo fece mettere seduto.
" G-gradirei essere messo al corrente quando decidete di cambiarmi le bende.", mormorò gentilmente dopo averlo ringraziato, riuscendo però solo a far ridere l'altro uomo.
" Non illuderti, non allungo di certo le mani.", rispose ghignando e porgendogli un piatto con lo stufato di coniglio.
James avrebbe voluto ribattere - intanto stava già arrossendo come una fanciulla -, ma il profumo del pasto risvegliò la sua fame.
Appoggiò il piatto sulle gambe, iniziando subito a mangiare con gusto. Gli sembrò addirittura di non aver mai assaggiato niente di più buono da quanto aveva bisogno di riempirsi lo stomaco.
Il cacciatore lo guardò mangiare per qualche istante, come per assicurarsi che stesse bene, poi si dedicò alla pulizia delle sue armi. Solo alla fine del pasto James si permise di osservarlo a sua volta, decidendo di non parlare e di aspettare che fosse l'altro a fare la prima mossa.
Aveva un viso serio ed interessante, o almeno lo era secondo i suoi canoni artistici. Gli era sempre piaciuto fare dei ritratti, e se non fosse stato per suo padre, avrebbe continuato a coltivare quella sua passione... ed il viso del cacciatore era uno di quelli che avrebbe ritratto volentieri.
Scacciò quei pensieri troppo dolorosi, e continuò invano ad attendere che l'uomo parlasse. Quando si rese conto che l'altro non avrebbe mai aperto bocca, fu lui stesso a cercare di intavolare un piccolo discorso.
" Vive qui da solo?", chiese.
" Hai visto qualcun'altro?", ribatté.
Non era molto gentile, se ne era subito reso conto, e sicuramente non era neanche abituato a parlare tanto con le altre persone. Tuttavia gli aveva salvato la vita e non poteva né voleva giudicarlo... ciò che però non poteva fare era stare ancora in silenzio.
Era abituato a parlare parecchio, soprattutto quando era nervoso o preoccupato, ed ultimamente aveva preso Joey come suo confidente - al cavallo aveva rivelato il suo triste passato, il presente che temeva più di ogni altra cosa ed il futuro che aveva perso.
" Parla inglese molto bene. Deduco che lei non sia francese o tedesco.", constatò James allontanando ancora quei pensieri.
" Sono scozzese.", rispose brevemente l'altro, senza degnarlo di uno sguardo e facendogli indirettamente capire di non voler aggiungere altro su quell'argomento.
James sospirò e, accettando almeno per il momento la sconfitta, tornò disteso.
L'aver mangiato l'aveva subito fatto sentire meglio, e qualunque cosa avesse fatto il Cacciatore alla sua spalla gli aveva fatto abbassare almeno per il momento le fitte più acute di dolore, che ovviamente continuava a persistere.
Si toccò la ferita con la mano.
" Quando potrò andare via?", chiese, anche se non sapeva esattamente quale strada avrebbe intrapreso una volta fuori da quella casa.
" Non prima di due settimane.", dichiarò il cacciatore dopo averci pensato su per qualche istante.
" Non desidero recarvi altro disturbo.", mormorò.
" Finché dormi e stai zitto non sei di disturbo.", rise facendo sorridere anche James.
" È un invito indiretto smettere di parlare?", chiese.
" Sei sagace, James.", ghignò il cacciatore.
" Ditemi il vostro nome, e prometto che ridurrò al minimo le domande."
In realtà sentiva di nuovo il bisogno di riposare - aveva ancora la febbre anche se bassa, e la ferita gli portava via tutte le energie -, ma più forte di tutto c'era la necessità di dare un nome all'uomo che lo aveva salvato.
Lo guardò negli occhi in attesa di una risposta che, finalmente, giunse.
" Eric."
" Allora vi ringrazio Eric.", sorrise e restò in silenzio a pensare e ad ascoltare il cacciatore curare le sue armi fino ad addormentarsi.


   
 
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