Anime & Manga > La Corda D'oro
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Autore: musa07    27/08/2012    0 recensioni
" Guardare Tsuchiura guidare è una cosa in grado di ipnotizzarlo come poche ..."
Ho scelto – non a caso ahahah^^ – tre personaggi del manga e ogni capitolo è dedicato ad ognuno di loro. Il tutto si svolge all’incirca una decina di anni dopo rispetto l’ambientazione del manga/anime e prende in esame i pensieri, le sensazioni, le emozioni dei tre protagonisti nell’ambito di uno stesso particolare momento. Enjoy.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Se non si fosse capito, quando mi fisso con un anime/manga è la fine. Sì, è la fine per i protagonisti perché li userò per mio uso, diletto e piacimento. Per costruire tutte quelle storie che mi passano per la testa, che nella maggior parte dei casi sono idee folli e bislacche, come questa che la mia mente ha partorito mentre ero in coda in macchina ad un semaforo e scritta durante una delle notti più calde di tutta la storia dell’umanità, quindi diciamo che è una sorta di esperimento. Sì ok: sto cercando di pararmi il ciapet nel caso in cui quello che ho scritto vi faccia schifo e quindi io possa tranquillamente dare la colpa al caldo per non essere stata in grado di scrivere decentemente^^;
Chiudo qui che altrimenti l’intro diventata più lungo dei tre capitoletti. Ho scelto – non a caso ahahah^^ – tre personaggi del manga e ogni capitolo è dedicato ad ognuno di loro. Il tutto si svolge all’incirca una decina di anni dopo rispetto l’ambientazione del manga/anime e prende in esame i pensieri, le sensazioni, le emozioni dei tre protagonisti nell’ambito di uno stesso particolare momento. Enjoy.
 
 
                “I nostri sogni e desideri cambiano il mondo”
 
       Tsukimori
 “ In You I trust”
 
Guardare Tsuchiura guidare è una cosa in grado di ipnotizzarlo come poche. Dal momento in cui sale in macchina al posto di guida sporgendosi verso di lui per recuperare dal cruscotto gli occhiali da vista con montatura nera che usa solo ed esclusivamente quando guida all’attimo in cui li inforca socchiudendo leggermente gli occhi. Per non parlare di quando si volta per far retromarcia per uscire dal parcheggio aiutandosi nella manovra appoggiando il braccio sulla spalliera del suo sedile per poi mettersi in posizione abbandonandosi sullo schienale con un sospiro, una mano appoggiata al volante mentre l’altra pigramente abbandonata sul cambio. Non parlano mai molto quando sono in macchina, in particolar modo quando rientrano da un concerto ma preferiscono godersi assieme le sensazioni date dalla loro musica unita al silenzio che troneggia fuori dall’abitacolo insieme all’aria fresca che entra dai finestrini leggermente abbassati. Capita a volte che Len, lasciandosi cullare dalla guida calma di Ryotaro, scivoli dolcemente nel sonno fino a quando, una volta arrivati a casa, la morbida voce del suo adorato non lo risvegli.
Inutile dire che il suo modo di guidare è scandalosamente simile alla maniera in cui suona il pianoforte, o questo è quello che sembra a Tsukimori che è l’unico ad avere il privilegio di poter far questo tipo di comparazione. Forse è proprio per questo che semplicemente adora vederlo guidare e pensare – a differenza di quando suona, quando migliaia di persone lo guardano e ascoltano – di essere l’unico ad aver questa concessione. Osservare le sue dita affusolate accarezzare il volante sfiorandolo non può non riportargli alla mente la maniera in cui Ryotaro lambisce i tasti del piano sapendo benissimo che quelle dita, una volta fermi ad un semaforo, tamburelleranno sull’impugnatura del cambio il ritmo della musica che avvolge dolcemente l’abitacolo. Così com’è dolce la sua guida, dolce ma anche incredibilmente decisa e forte in grado di darti una sensazione di protezione e sicurezza senza eguali, elegante ma incisiva e graffiante. Proprio com’è il suo modo di suonare. Proprio com’è lui.
Tsukimori osserva rapito, per non sa nemmeno lui quale volta, il profilo regolare di quello che ormai è il suo compagno da anni, alla ricerca di qualche piccolo particolare mai notato fino allora. Come se fosse possibile. Come se non conoscesse perfettamente quel volto osservato, venerato in ogni sfumatura e dettaglio.
- Tsuki, smettila di fissarmi. – lo becca Tsuchiura per nulla infastidito, ma anzi: nel tono della voce si può cogliere perfettamente una sfumatura divertita. Ha usato il suo nomignolo, quel nomignolo che usano solo in privato, solo quando sono loro due e basta. Nomignoli nati anni prima quasi per scherzo, giocando sul fatto che la prima sibilla dei loro cognomi fosse identica. ( Oh che bello: finalmente sono riuscita ad usar ‘sta cosa dei soprannomi, era da tanto che mi ronzava in testa!ndClau). E, per la prima volta da quando hanno lasciato il parcheggio sotterraneo del Teatro, Ryo si volta a guardarlo e gli fa il suo mezzo sorriso sghembo. Sorriso sghembo che, da tempo, dedica solo ed esclusivamente a lui.
“ Allora perché ho sentito il cuore perdere un battito, proprio come se fosse la prima volta?” si chiede Len, appoggiando la mano su quella dell’altro ora abbandonata sul sedile facendo intrecciare le loro dita mentre la guida tranquilla e sicura di Tsuchiura li ha condotti fino al cancello d’ingresso della loro casa.
 

   
 
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